lunedì 6 settembre 2010

§ * * * I M A C C H I A I O L I * * * § GIOVANNI FATTORI - TELEMACO SIGNORINI - Biografie

 I M A C C H I A I O L I: Giovanni Fattori e Telemaco Signorini

 
 
 
 
 

Macchiaioli in Toscana

Vincenzo Cabianca - Riposo in MontagnaFirenze, alla fine del 1850, vide l’esordio di una compagnia di giovani pittori insofferenti all’insegnamento accademico. Essi solevano ritrovarsi nei locali del Caffè Michelangelo per poter discutere ed aggiornarsi sul fare della pittura, ed insieme ebbero la fortuna di poter visitare la vasta collezione di quadri del principe russo Demidoff nella sua villa a Firenze, ricca di quadri di pittori francesi come Ingres, Corot e Delacroix. Stiamo parlando di Telemaco Signorini e Serafino De Tivoli che furono insieme a Cristiano Banti e Vincenzo Cabianca i primi che si presentarono alla Promotrice di Torino con un linguaggio completamente rinnovato.
Furono chiamati "macchiaioli" per l’esasperata accentuazione del chiaroscuro tramite la stesura di "macchie" di colore. Nello svolgere il loro lavoro dimenticarono la nozione del "disegno" che precede l’elemento cromatico e di fatto privilegiarono la tecnica che allineava "macchie" di colore e di chiaroscuro: l’effetto all’occhio dello spettatore è guizzante e colmo di luce. Sempre di più si dedicarono alla pittura eseguita dal vero e per poter studiare la luce in ogni sua vibrazione la condizione necessaria era dipingere direttamente sul posto. Impossibile non recarsi all’aperto, all’interno dell’atelier non si potevano certo cogliere le intonazioni di luce necessarie per l’esecuzione dell’opera.
Telemaco Signorini - Gioie materneEd insieme ai già menzionati ci furono Vito D’Ancona, Raffaello Sernesi, Giuseppe Abbati e Odoardo Borrani, che passarono un periodo molto fertile recandosi a dipingere a S. Marcello Pistoiese e poi Giovanni Fattori, il più appartato rispetto ai compagni, ma sicuramente il più grande. Coscienza critica, amico e sostenitore dei nostri fu Diego Martelli, che ebbe la possibilità di ospitarli ripetutamente nella sua tenuta a Castiglioncello negli anni che vanno dal '61 al '67. Fu così che si definì il periodo cosiddetto della "scuola di Castiglioncello", proprio per il numero di opere che vennero prodotte grazie a questi rinnovati soggiorni che consentirono ai nostri artisti una totale immersione in quello splendido scenario della proprietà di Martelli. Contemporaneamente a Firenze maturava l’altra grande personalità dei macchiaioli, Silvestro Lega, che ci ha lasciato dei magnifici brani pittorici nel periodo in cui dipingeva in un quartiere fuori Firenze, chiamato Piagentina, alla fine degli anni sessanta. In seguito, agli inizi degli anni settanta, fecero parte della compagnia anche Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis, che successivamente si stabilirono a Parigi. E’ singolare pensare che proprio in questi stessi anni, con esattezza nel 1874, a Parigi nell’atelier del fotografo Nadar, esponevano per la prima volta gli impressionisti.
Completano il nucleo dei pittori macchiaioli Adriano Cecioni, Nino Costa e Antonio Puccinelli. Pur essendo più giovani, anche Eugenio Cecconi, Niccolò Cannicci ed Egisto Ferroni hanno aderito, seppur in parte e tardivamente, al movimento macchiaiolo.

Testi: Cecilia Iacopetti



 

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I Macchiaioli. Sentimento del vero. Catalogo della mostra (Torino, 16 febbraio-10 giugno 2007)I Macchiaioli. Sentimento del vero. Catalogo della mostra (Torino, 16 febbraio-10 giugno 2007)
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Biografia e vita di Giovanni Fattori (1825-1908)







Giovanni Fattori nasce a Livorno il 6 settembre 1825.






Dopo aver studiato con G. Baldini a Livorno, nel 1846 si trasferisce a Firenze.






A Firenze, nel 1847, Giovanni Fattori diventa allievo di Giuseppe Bezzuoli (autore di grandi quadri storico-romantici).






Il 1848 vede Giovanni Fattori coinvolto nei moti risorgimentali, con il compito, modesto ma pericoloso, di fattorino del Partito d'Azione, ossia di distributore di fogli "incendiari".






L'anno seguente assiste all'assedio di Livorno che lascerà in lui un'impressione indelebile.






Le battaglie risorgimentali, che saranno tante volte oggetto delle sue pitture, sono per lui la strada per raggiungere non solo l'unità d'Italia, ma soprattutto un mondo sociale nuovo, libero, onesto e giusto.






All'inizio del 1852 inizia a frequentare il Caffè Michelangelo sito in via Larga, dove si ritrovano gli artisti Odoardo Borrani, Telemaco Signorini e Vito d'Ancona che intorno al 1855, costituiscono il gruppo dei Macchiaioli.






A Firenze si entusiasma anche del colore di Domenico Morelli, ma Giovanni Fattori non aderisce subito alle nuove esperienze e fino al 1859 dipinge in maniera tradizionale, seguendo il gusto romantico.






Al 1854 risale l'Autoritratto, primo quadro di qualità elevata, intonato su un cromatismo terso di toni bruni e bianchi accesi.






Fra il 1855 e il 1857 Giovanni Fattori partecipa alle diverse edizioni della Promotrice fiorentina, nelle quali espone dipinti di argomento storico-letterario.






Determinante per l'orientamento artistico di Giovanni Fattori è l'incontro con Nino Costa, per consiglio e incoraggiamento del quale presenta al concorso per la celebrazione della guerra del 1859 (vincendolo) il "Campo italiano dopo la battaglia di Magenta" (1862), il primo quadro italiano di storia contemporanea.






Nel 1861 esegue I fidanzati e il Ritratto della cugina Argia.






Si trasferisce a Livorno per alleviare le sofferenze della moglie, malata di tisi ed esegue tre grandi dipinti: Acquaiole livornesi, Le macchiaiole e Costumi livornesi.






Nel 1867, dopo la morte della moglie, Giovanni Fattori è ospite di Diego Martelli a Castiglioncello, dove esegue i ritratti di lui e della moglie.






Nel 1869 viene nominato professore all'Accademia di Firenze.






Alcuni anni più tardi, nel 1873, Giovanni Fattori compie il primo viaggio a Roma, dove esegue alcuni dipinti, come i Barrocci romani.






Nel 1875 è a Parigi con alcuni allievi. Al ritorno è ospite della famiglia Gioli a Fauglia, dove dipinge amabili ritratti femminili.






Nel 1880 esegue Lo scoppio del cassone e Lo staffato. A quel tempo comincia a trattare soggetti campestri, che lo portano nel 1885 a soggiornare presso il principe Tommaso Corsini nella tenuta della Marsigliana.


In quell'occasione Giovanni Fattori trae spunti per alcuni suoi quadri quali La marca dei puledri e il Salto delle pecore, esposti entrambi a Venezia nel 1887.






In questi anni ottiene anche la cattedra di paesaggio all'Accademia di Firenze, dove dal 1869 insegna come incaricato.






Alla fine del decennio esegue il Ritratto della figliastra e quello della seconda moglie.






Nel 1905 si risposa per la terza volta con Fanny Martelli, anch'essa ritratta in uno dei suoi dipinti.






La sua attività è intensa fino all'estrema vecchiaia, come dimostrano le numerose opere che espone con regolarità alle rassegne d'arte italiane e straniere.




Giovanni Fattori muore a Firenze il 30 agosto 1908.






E' stato il maggior pittore della macchia e forse di tutto l'ottocento italiano.






Giovanni Fattori spesso nel corso della sua vita aveva sostenuto di non credere che per fare un artista occorra la cultura esatta e tuttavia questo essere "omo sanza lettere" è stata forse la sua principale arma, quella che gli ha permesso di essere solo sé stesso, un artista libero creatore, privo di condizionamenti culturali.

O P E R E

BOVI BIANCHI AL CARRO


DIEGO MARTELLI, 1867

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