domenica 12 febbraio 2012

(4) M O B B I N G e S T A L K I N G - STRESS e DISTURBO PSICOLOGICO da M O B B I N G e S T A L K I N G



MOBBING e STALKING: Le Differenze


Sempre più lavoratori affermano di essere (o di essere stati) vittime di mobbing, inteso come comportamento illecito del datore di lavoro o dei colleghi protratto nel tempo, preordinato e finalizzato all’emarginazione o all’eliminazione della vittima. Nonostante l’esistenza del fenomeno sia ormai apertamente riconosciuta dalla Magistratura del Lavoro, nel nostro Paese manca ancora un’apposita legge a tutela del lavoratore. Si tratta di una lacuna legislativa che ha dato origine a un dibattito tra quelli che ritengono indispensabile disciplinare normativamente il fenomeno del mobbing e quelli che invece sono contrari. Il Legislatore italiano ha recentemente introdotto l’art. 612 bis del codice penale (‘Atti persecutori’), secondo il quale "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero di ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita". Si è voluto in questo modo contrastare il fenomeno del cosiddetto ‘stalking’ (dall’inglese to stalk = molestare, perseguitare). Una delle differenze tra il mobbing e lo stalking è che in quest’ultimo l’aggressore pone in essere la condotta persecutoria nell’ambito della vita privata della vittima, mentre nel mobbing l’aggressore si muove all’interno dell’ambiente di lavoro. Tuttavia, gli effetti negativi del mobbing non sono legati soltanto alla sfera economica e professionale (ad esempio, l’autoeliminazione della vittima che molto spesso si trova costretta a dimettersi), ma finiscono inevitabilmente col ripercuotersi nella vita sociale, personale, familiare del lavoratore vittima di mobbing (svilimento della personalità e della dignità umana che può provocare disturbi psicofisici, perdita di fiducia e di autostima, stato d’ansia, ecc.). Ecco perché quello dello stalking è un fenomeno per certi versi simile a quello del mobbing, soprattutto per quanto riguarda gli effetti negativi sulla persona, persona che lo Stato ha il dovere di tutelare in qualsiasi ambito della vita. Si possano verificare episodi di stalking anche in ambito lavorativo in senso lato, e non si tratta necessariamente di episodi posti in essere dal datore o dal superiore. Si pensi al caso di quel dipendente che, volendosi vendicare del datore di lavoro ritenuto arrogante e autoritario, lo attacca sulla sfera privata con telefonate continue nel cuore della notte, messaggi sms intimidatori, minacce, ingiurie, ecc. Viceversa, si pensi al caso del datore di lavoro che non accetta il rifiuto di avances da parte di una dipendente e pone in essere nei confronti di questa una serie di atti riconducibili allo stalking. In queste ipotesi, si parla di stalking cosiddetto ‘occupazionale’ traendo origine gli atti persecutori dall’ambiente di lavoro. Le affinità tra i due fenomeni e la nuova norma contro lo stalking, sembrano offrire spunti interessanti in merito alla necessità o meno di apposite norme anche contro il mobbing. Il dibattito continua.

Avv. Maximilian Maria Russo

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25.11.2009



Mobbing e Stalking, quando la violenza entra in ufficio

Scritto da in Normativa/Leggi | Permalink:

http://blog.leiweb.it/lavoro/2009/11/25/mobbing-e-stalking-quando-la-violenza-entra-in-ufficio/

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STALKING e MOBBING GENITORIALE

http://www.italiamagazineonline.it/archives/6657/stalking-mobbing-piaghe-della

Stalking e mobbing, piaghe della società moderna
di Vanessa Mannino
Lo stalking è una delle piaghe che caratterizzano la società moderna. Questo termine, coniato dall’inglese, sta ad indicare un fenomeno psicologico chiamato anche “sindrome del molestatore assillante”. Lo stalking è quindi l’atteggiamento assillante messo in atto tramite molestie da parte dello stalker che insegue, aspetta e cerca informazioni sulla sua “vittima”. Spesso le vittime sono le donne, perseguitate dall’ex, da un ammiratore insistente o semplicemente da un collega di lavoro: è tuttavia difficile tracciare un quadro omogeneo degli stalkers, i quali non sempre soffrono di disturbi mentali che li portano ad assumere un atteggiamento di tipo ossessivo nei confronti della stalking victim. Studi recenti dimostrano l’esistenza di cinque tipologie di molestatori: “il risentito” che vuole vendicarsi di un torto o di un danno subito o che crede di aver subito,”il bisognoso d’affetto” il quale è alla ricerca di attenzioni e di una relazione o d’amicizia o d’amore: in tal caso, l’idea di un rifiuto, respinto con grande energia, va ad incidere direttamente sull’Io dello stalker che incrementa la sua ossessività nei confronti della vittima, “il corteggiatore incompetente” che attua corteggiamenti oppressivi ed espliciti e nel momento in cui non riesce nel suo intento, modifica tale corteggiamento in atteggiamenti nettamente aggressivi, “il respinto” uno stalker, che diventa tale, dopo aver subito un rifiuto da parte della vittima: si parla generalmente dell’ex che vuole vendicarsi dell’abbandono subito, ed infine “il predatore” un tipo di molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con la sua vittima, la quale lo eccita maggiormente provando paura per i pedinamenti, le minacce o gli appostamenti da lui effettuati.

Gli stalker possono “colpire” la vittima in vario modo: da comportamenti diretti, determinati da pedinamento o sorveglianza, minacce e aggressioni, a comunicazioni intrusive: chiamate, sms, e-mail, graffiti e murales che si ripetono con insistenza e ripetitività. Questi atteggiamenti vengono vissuti dalla vittima come fastidiosi e sgraditi, mettendola in uno stato di emergenza, di paura e di grande stress psicologico. La legge attualmente tutela le vittime e punisce gli stalker. Purtroppo però non c’è una via giuridica che prevede l’attuazione di forme preventive in situazioni di emergenza e ciò può causare gravi danni psicologici alla vittima stessa che difficilmente, in un arco di tempo breve, rimargina le proprie ferite. Si consiglia tuttavia di non sottovalutare mai la situazione, di denunciare fin da subito il proprio molestatore e di non farsi prendere dalla rabbia o dalla paura. Adottare freddezza e piccole precauzioni può essere utile per raccogliere prove e per evitare atteggiamenti che rinforzino lo stalker.
Un’altra piaga da non sottovalutare, è il mobbing, termine tratto dal verbo inglese “to mob” che significa “assalire in massa”. Heinemann, medico svedese, usò tale termine negli anni Ottanta per definire un comportamento adulto, simile al bullismo nei bambini, verificatosi nell’ambiente di lavoro, caratterizzato da attacchi frequenti di gruppi di adulti nei confronti di uno dei propri colleghi. Oggi il termine ha preso una connotazione più ampia e sta ad indicare varie forme di fastidio subite nell’ambito lavorativo, messe in atto da gruppi di colleghi o da singoli colleghi.
Il mobbing può essere di due tipi: il mobbing verticale, messo cioè in atto da un superiore e suddivisibile in strategico, finalizzato al licenziamento della vittima, ed emozionale, finalizzato semplicemente a evidenziare il potere del superiore, o mobbing orizzontale, in questo caso messo in atto da uno o più colleghi. Comunque, a priscindere dal tipo, le forme di mobbing esercitate sulla vittima possono essere diverse: dal bocciare ogni sua richiesta all’emarginazione sociale, dai richiami in pubblico o per iscritto per ogni piccola sciocchezza alla mancanza di collaborazione che non le permette di svolgere ottimamente i propri compiti, fino a veri e propri attacchi alla sua saluta fisica e al suo equilibrio psicologico. Per parlare di mobbing vero e proprio è necessario però che queste tipologie di azioni vessatorie siano messe in atto in modo ripetitivo almeno per sei mesi.
Statistiche recenti mostrano come il mobbing sia un fenomeno diffuso soprattutto ai danni di giovani donne in carriera, specialmente in quei contesti in cui non si è attuata un’apertura adeguata nei confronti del lavoro femminile e soprattutto in relazione a incarichi importanti affidati proprio alla professionalità di giovanni donne laureate. Come per lo stalking la situazione non va mai sottovalutata ed è necessario che le vittime abbandonino il proprio senso di colpa, che va a minare la propria autostima anche quando la situazione è cambiata.

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09.02.2012 - Violenza sulle donne: "Inaccettabile la depenalizzazioni per lo stupro di gruppo"  

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Mobbing, stalking e pari opportunità
Giovedì 09 Febbraio 2012 11:41


Violenza sulle donne: dichiarazione di Alessandra Menelao Responsabile nazionale UIL di mobbing e stalking

Pur nel rispetto del ruolo e delle funzioni della magistratura, riteniamo inaccettabile la sentenza 4377/12 che consentirebbe trattamenti meno severi nei confronti di responsabili degli stupri di gruppo.
Dopo questa sentenza, si corre realmente il rischio che le donne vittime di tale violenza non denuncino più gli abusi lasciando impunito un reato brutale. Vorremmo evitare che si consolidi una cultura di stampo maschilista.
L’Italia ha bisogno di nuovi approcci e di un cambio di mentalità per la comprensione e la considerazione dei fenomeni di violenza nei confronti delle donne.
In tal senso, anche a livello giudiziario, andrebbe valorizzato maggiormente il vissuto psico-fisco di chi ha subito un simile trauma.

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25.11.2011 - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne  
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Mobbing, stalking e pari opportunità
Giovedì 24 Novembre 2011 21:25

25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Come tutti sapete la UIL da tempo ha aperto numerosi centri di ascolto nelle Unioni Regionali e nelle Camere Sindacali Provinciali.


I centri di ascolto si occupano di aiutare le vittime, che hanno subito i comportamenti violenti di tipo psicologico, sessuale e fisico in tutti i momenti di vita (scuola, famiglia, lavoro), a superare il difficile momento causato dagli atti e dalle azioni che il/la perpetratore/trice o i/le perpetratori/trici hanno inflitto loro.


Il lavoro dei centri di ascolto si è rilevato efficace perché integra un lavoro tecnico specifico – la mediazione sindacale, l’intervento psicologico e quello legale – con l’empatia che caratterizza necessariamente l’aiuto che bisogna fornire alle vittime; in altre parole i/le responsabili/e dei centri di ascolto integrano un sapere con il sapere essere e il saper fare.


La giornata internazionale contro la violenza - 25 novembre - non deve essere una mera commemorazione formale bensì deve rappresentare un momento per riflettere sulle politiche di buone pratiche da mettere in atto da parte dei centri di ascolto per il prossimo futuro.


Quest’anno, in occasione della giornata internazionale, si organizzano in tutta questa settimana incontri sul tema sia a Ferrara che a Salerno. Convegni che prevedono delle mie relazioni tecniche – scientifiche che si collocano nell’ impegno concreto che la UIL ha messo in atto nella costruzione di politiche attive di buone prassi contro le violenze. Nella settimana successiva ci sarà un corso di formazione ad hoc per i dirigenti sindacali organizzato dalla Unione Regionale Sardegna.


Non meno importante è il manifesto per la giornata del 25 novembre 2011 che potete trovare sul sito della UIL nell’area “violenza, mobbing e stalking” .

Buon lavoro
Un caro saluto


La responsabile nazionale dei centri di ascolto mobbing e stalking

Alessandra Menelao

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Seminari e Congressi - Magnifico Rettore - Mobbing - Giugno 2011: http://www.youtube.com/watch?v=NYoL49Alohg&feature=list_related&playnext=1&list=SP60B33D0AA41EE604

http://www.uilpa.it/mobbing-e-stalking
Sportello di Ascolto Mobbing e Stalking
area benessere organizzativo sul posto di lavoro

QUI LE ISTRUZIONI SULL'UTILIZZO DELLO SPORTELLO
Tel. 06/4824202 tutti i mercoledì dalle 14.00 alle ore 17.00



Vai in fondo alla pagina per contattare lo Sportello di Ascolto
compila senza errori i campi previsti, sopratutto l'email,
è li che ti risponderemo
(allega eventuali file, soltano jpg, pdf e doc
)

Mobbing e Stalking


UNIONE ITALIANA DEL LAVORO

SEGRETERIA CONFEDERALE

S

EDE NAZIONALE

00187

ROMA VIA LUCULLO, 6

TELEFONO

06 47531

TELEFAX

06 4753208

SEDE EUROPEA

R

. DU GOUVERNEMENT PROVISOIRE 34

1000

BRUXELLES

TELEFONO

00322 / 2178838

TELEFAX

00322 / 2199834

Data: 16-02-2012

Prot: 87

Servizio: Organizzazione


Coordinamento Nazionale Violenza, mobbing e stalking

Oggetto: Protocollo di intesa

A TUTTE LE STRUTTURE

Il

Coordinamento Nazionale Violenze, mobbing, e stalkingche come sapete promuove e

sostiene tutte le iniziative volte a favorire le politiche di buone prassi e la cultura della non

violenza ha siglato un protocollo di intesa con la

UIL Polizia

Tale protocollo si pone come obiettivo quello di aiutare le vittime di violenza e di atti persecutori

nel difficile percorso della denuncia nelle sedi preposte. L

obiettivo è quello di agevolare le

formalità in sede di sostegno e accompagnamento dei soggetti vittime di violenza nelle varie fasi

della denuncia presso le forze dell

Ordine. Eun protocollo che fornisce un aiuto fattivo, concreto

e finalmente risolutivo alle vittime. Già perché loro si rivolgono ai centri di ascolto con estrema

fiducia e, quindi, devono essere tutelati in tutte le fasi della denuncia.

Considerando tale protocollo una iniziativa efficace, nonché di primaria importanza, chiedo ai

segretari responsabili delle Unioni Regionali, delle Camere Sindacali, delle categorie della UIL, e

ai responsabili dei centri di ascolto confederali e di categoria di rendere operativo questo

protocollo favorendone il risultato positivo rapportandosi con la responsabile nazionale, Dott.ssa

Alessandra Menelao.

Allegato: Protocollo di intesa

Roma, 16

02- 2011

Fraterni saluti

La responsabile Nazionale

(Dott.ssa Alessandra Menelao)

PROTOCOLLO DI INTESA PER LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO DELLA VIOLENZA

TRA

UIL COORDINAMENTO NAZIONALE VIOLENZA- MOBBING- STALKING

E UIL POLIZIA

PREMESSO

Che il coordinamento nazionale violenza e mobbing e stalking della UIL, attraverso i suoi centri di

ascolto, sostiene da tempo iniziative volte alla promozione e alla tutela dei diritti fondamentali

della persona e dell
’ uguaglianza fra le persone

Che la violenza contro le donne è presente in tutti i paesi, ed è trasversale a tutte le culture

indipendentemente da fattori sociali, economici e culturali;

Che la violenza può assumere diverse forme e tipologie: violenza fisica, violenza sessuale,

molestie, stalking, mobbing, stupri, sfruttamento, economica, psicologica, religiosa;

Che i dati su
“ la violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia” ( indagine

Istat 2006 ), affermano che 6 milioni 743 mila donne dai 16 ai 70 anni nel corso della loro vita

hanno subito una violenza fisica o sessuale; mentre 2.077.000 donne hanno subito comportamenti

persecutori (stalking);

VISTA

La Convenzione sull
’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne,

adottata dall
’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1979, entrata in vigore il 3 settembre

1981 e ratificata dall
’Italia nel 1985;

La Dichiarazione delle Nazioni Unite sull
’eliminazione della violenza contro le donne, adottata nel

1993;

Il Protocollo operazionale alla Convenzione sull
’eliminazione di tutte le forme di discriminazione

nei confronti delle donne, adottato dall
’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 6 ottobre 1999;

La Convenzione europea dei diritti dell
’uomo;

La raccomandazione europea 1450 del 2000, sulla violenza contro le donne in Europa;

La risoluzione europea 1247 del 2001 sulle mutilazioni genitali femminili;

La raccomandazione europea1582 del 2002 sulla violenza domestica contro le donne;

La Risoluzione europea1327 del 2003 sui cosiddetti crimini di onore;

La Raccomandazione europea 1663 del 2004 sulla schiavitù domestica;

La Raccomandazione europea 1681 del 2004 sulla campagna per combattere la violenza domestica

contro le donne;

La Risoluzione europea del 20 settembre 2001 sul mobbing;

La Legge 15 febbraio 1996, n. 66;

La Legge 5 aprile 2001, n. 154;

La Legge 23 febbraio 2009, n.11

SI CONVIENE QUANTO SEGUE:

La UIL COORDINAMENTO NAZIONALE VIOLENZA-MOBBING-STALKING, attraverso i suoi centri di

ascolto distribuiti a livello territoriale :

-
promuove e sostiene iniziative volte a favorire le politiche di buone prassi e la cultura della

non violenza in particolare per il contrasto delle violenze;

-
garantisce i soggetti che hanno subito violenze, vessazioni, abusi e maltrattamenti fisici,

psicologici e sessuali sostegno e assistenza attraverso:

o
colloqui individuali di accoglienza e di sostegno psicologico per la comprensione e

l
’uscita del disagio;

o
avvio e gestione dei percorsi individuali di uscita dalla violenza;

o
avvio e gestione della consulenza sindacale;

o
avvio e gestione della consulenza legale;

o
sostegno e accompagnamento dei soggetti nelle varie fasi della denuncia presso le

Forze dell
’Ordine;

-
promuove, sostiene e realizza percorsi di formazione e di sensibilizzazione sul tema della

violenza;

-
provvede alla raccolta, all’elaborazione e alla diffusione dei dati dei propri centri di ascolto.

Sulla base dell
’esperienza maturata, si è riscontrato che appare particolarmente delicata la fase di

sostegno e accompagnamento dei soggetti oggetto di violenza-stalking presso le Forze dell
’ordine

da parte del personale adibito ai centri di ascolto;

Per tale motivo si ritiene utile ed importante che nell
’ambito delle esigenze operative che possano

emergere in questa fase:

il centro di ascolto potrà interessare l
’ufficio nazionale – nella persona della responsabile

nazionale, Dott.ssa Alessandra Menelao, per ricevere un supporto - al fine di agevolare le

formalità in sede di sostegno e accompagnamento dei soggetti nelle varie fasi della denuncia

presso le Forze dell
’Ordine - dal referente individuato dalla UIL POLIZIA;

L
’ufficio nazionale contatterà la UIL POLIZIA per chiedere il supporto di un referente UIL POLIZIA

presso il centro di ascolto;

Il coordinatore della UIL POLIZIA a stretto giro provvederà a far contattare il centro di ascolto

interessato dal referente della UIL POLIZIA designato e che sarà stato preventivamente allertato

dallo stesso coordinatore . La UIL polizia, si impegna a fornire e ad assicurare la pronta

disponibilità del proprio referente individuato all
’uopo per la messa a punto della denuncia della

vittima fornendo alla vittima tutte le informazioni tecniche per la eventuale gestione del suo caso.

Inoltre, la
UIL COORDINAMENTO NAZIONALE VIOLENZA- MOBBING- STALKING e la UIL POLIZIA

valuteranno la possibilità di organizzare
percorsi di formazione e di sensibilizzazione sul tema

della violenza mirati al personale della Polizia di Stato iscritto o simpatizzante della
UIL POLIZIA.

Sarà cura delle Parti interessate procedere annualmente ad una verifica di tale protocollo

finalizzata a implementare le fasi operative sulla base delle criticità riscontrate.

Roma, 03-02-2012

Il segretario generale UIL Polizia La responsabile Nazionale

Oronzo Cosi Alessandra Menelao

§

Mobbing Vs. Stalking




Il Legislatore italiano ha recentemente colmato la lacuna del nostro Ordinamento in tema di molestie e, più in generale, di atti persecutori. E' stato infatti introdotto l'art. 612 bis del codice penale (‘Atti persecutori'), secondo il quale "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero di ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita". Si è voluto in questo modo contrastare il fenomeno del cosiddetto ‘stalking' (dall'inglese to stalk = molestare, perseguitare). Mettiamo a confronto il fenomeno dello stalking con quello del mobbing quale
comportamento illecito del datore di lavoro o dei colleghi protratto nel tempo, preordinato e finalizzato all'emarginazione o all'eliminazione del lavoratore che ne è vittima. Nonostante l'esistenza del fenomeno sia ormai apertamente riconosciuta dalla Magistratura del Lavoro e nonostante un numero sempre maggiore di lavoratori affermi di essere (o di essere stato) vittima di mobbing, nel nostro Paese manca ancora un'apposita legge a tutela del lavoratore. Si tratta di una lacuna legislativa che ha dato origine a un acceso dibattito tra quelli che ritengono indispensabile disciplinare normativamente il fenomeno del mobbing e quelli che invece sono contrari. Una delle differenze tra il mobbing e lo stalking è che in quest'ultimo l'aggressore pone in essere la condotta persecutoria nell'ambito della vita privata della vittima, mentre nel mobbing l'aggressore si muove all'interno dell'ambiente di lavoro. Tuttavia, gli effetti negativi del mobbing non sono legati soltanto alla sfera economica e professionale (ad esempio, l'autoeliminazione della vittima che molto spesso si trova costretta a dimettersi), ma finiscono inevitabilmente col ripercuotersi nella vita sociale, personale, familiare del lavoratore vittima di mobbing (svilimento della personalità e della dignità umana che può provocare disturbi psicofisici, perdita di fiducia e di autostima, stato d'ansia, ecc.). Ecco perché, a mio parere, quello dello stalking è un fenomeno per certi versi simile a quello del mobbing, soprattutto per quanto riguarda gli effetti negativi sulla persona, persona che lo Stato ha il dovere di tutelare in qualsiasi ambito della vita. Si possano verificare episodi di stalking anche in ambito lavorativo, e non si tratta necessariamente di episodi posti in essere dal datore o dal superiore. Si pensi al caso di quel dipendente che, volendosi vendicare del datore di lavoro ritenuto arrogante e autoritario, lo attacca sulla sfera privata con telefonate continue nel cuore della notte, messaggi sms intimidatori, minacce, ingiurie, ecc. Le caratteristiche in comune e il fatto che per lo stalking si sia ritenuto di dover contrastare normativamente il fenomeno, ripropongono la questione sulla necessità o meno di disciplinare normativamente anche il fenomeno del mobbing.

(31/08/2009 - Maximilian Maria Russo)
§


Cronaca, Osservatorio sulle Relazioni

Violenza domestica (e stalking): le donne amano chi fa del male


I risultati di una ricerca condotta dal St. Michael Hospital di Toronto: la maggioranza continua a considerare il proprio partner una persona affidabile, paziente e premurosa. È risaputo che molte donne non abbandonano relazioni con partner che abusano di loro psicologicamente, fisicamente e sessualmente. Ma come è possibile? Per scoprirlo dovremmo chiederlo a loro. Le donne che vivono queste relazioni. UNA RICERCA – È quello che hanno fatto i ricercatori del St. Michael Hospital di Toronto e della Adelphy University di Garden City (NY), che hanno intervistato una ad una 611 donne di età media intorno ai 35 anni, di basso reddito e residenti in zone urbane. Le interviste hanno avuto una durata di circa un’ora e mezza ciascuna e sono avvenute in luoghi concordati con le stesse donne perché si sentissero a loro agio. Quello che è venuto fuori è una realtà a dir poco sconcertante. Il 43% delle donne intervistate ha dichiarato di aver subito violenze domestiche nell’arco dell’ultimo anno. Quelle psicologiche e croniche sono più frequenti di quelle fisiche e sessuali.
RISULTATI SCONCERTANTI - Quello che è importante è che più della metà di queste donne (54%) continua a considerare il proprio uomo una persona affidabile, sia finanziariamente che emotivamente, e circa una su cinque (21%) li considera pazienti e premurosi. È questo il motivo per cui non interrompono la relazione. Solo il 2,3% ritiene i propri compagni estremamente oppressivi e l’1,2% riporta che il proprio partner si produce in gravi comportamenti generalmente violenti. Non sono presi in considerazione dalla ricerca importanti fattori che contribuiscono alla formazione di una visione distorta del proprio partner e della propria relazione da parte delle donne in questione e che rimandano alle strategie applicate dagli uomini per isolare le proprie compagne e renderle dipendenti da loro.
TIPOLOGIE SPECIFICHE – Ma lo scopo dello studio era quello di riuscire a scoprire se le informazioni di donne che non hanno fatto richiesta per trattamenti o consultori per relazioni problematiche possano essere una risorsa per arrivare a individuare specifiche tipologie di aggressori. Sulla base delle interviste i ricercatori hanno diviso gli uomini protagonisti di queste violenze in tre gruppi. Gli uomini “pericolosamente molesti” (18%) che sono i più pericolosi sia per i familiari sia per il resto della comunità; gli uomini “decisi e oppressivi” (38%) che mostrano livelli moderati di violenza e alcuni tratti positivi come l’affidabilità; gli uomini “affidabili e molestatori” (44%) che sono meno oppressivi e violenti.
UN ALTRO LIVELLO DI SPIEGAZIONE – La dottoressa O’Campo, direttrice del centro di ricerca del St. Michael Hospital, afferma che “spesso la gente immagina il molestatore come una persona violenta per un giorno e carina per gli altri cinque” e che lo studio effettuato, focalizzandosi sugli autori delle violenze e non solo sulle vittime, ci restituisce invece “un altro livello di spiegazione del motivo per cui le donne restano nella relazione”. “L’importanza di ascoltare la voce delle donne non potrà mai essere sottolineata abbastanza e necessità ulteriori esplorazioni” dice la dottoressa O’Campoquesto è solo un potenziale passo verso una migliore conoscenza di come trovare ulteriori modi per garantire la sicurezza delle donne”. (http://www.giornalettismo.com/archives/59563/violenza-domestica-donne-amano/)

§
Mobbing e Stalking - Video Youtube

Lo stalking organizzato di gruppo é un crimine serissimo = http://www.youtube.com/watch?v=hKFtVwMHUHM

La violenza psicologica non lascia segni fuori ma uccide dentro = http://www.youtube.com/watch?v=qMaSwQ7xQ7A

Avvocati Senza Frontiere = http://www.youtube.com/user/robinhoodonlus?feature=results_main


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La valutazione del danno da mobbing e stalking dal punto di vista psicologico

(A cura di Ernesto Mangiapane, Gabriella Ilse Viscuso)

Premessa
Il nostro intervento intende affrontare la valutazione del danno da mobbing e da stalking da un punto di vista psicologico. Partendo dalla strutturazione di un modello che affronta i fenomeni persecutori attribuendo ampia rilevanza alla vittimologia, delineeremo il concetto di esperienza traumatica e danno, attraverso l’utilizzo di un approccio descrittivo, mediante la teoria della scienza diossologica di Ege (2010), e di un approccio psicodinamico, basandoci sul modello sindromico di Meloy (1998) che postula alla basa dei comportamenti persecutori una patologia narcisistica.

Perché per il nostro modello è importante riflettere sulla vittimologia? Perché la vittima può aver un ruolo attivo nelle dinamiche relazionali instaurate con l’aggressore.

La vittimologia nasce con B. Mendelsohn che nel 1937 introdusse una nuova scienza che proponeva come oggetto di studio la vittima di un reato proprio per meglio indagare la genesi e lo sviluppo dell’evento criminale. Prima delle teorizzazioni di Mendelsohn, in campo criminologico, l’attenzione veniva riposta completamente sul criminale o sull’azione deviante, mentre la vittima veniva percepita come totalmente passiva ed in balia degli eventi. Quando è stato rilevato che alcuni soggetti avevano avuto delle "responsabilità" per la propria vittimizzazione (ad es., avevano provocato l’aggressore oppure avevano ignorato dei segnali di pericolo) il "focus" di indagine si è spostato, comprendendo tutti gli attori della scena criminale (A. Zucchini, 2011). La vittimologia, in questo senso, rappresenta la raccolta e la valutazione di tutte le informazioni significative che hanno a che fare con la vittima e con il suo stile di vita.

Per noi, lo studio della vittimologia nella valutazione di un danno da esperienza traumatica causata dalla presenza di azioni persecutorie ha due funzioni specifiche importanti: una funzione preventiva, con lo scopo di tentare di ridurre il numerosi vittime e le circostanze contestuali nelle quali è più probabile essere vittimizzati (attraverso la ricerca e lo studio sulle specifiche proprietà bio-psico-sociali della vittima e del suo rapporto con l’aggressore); ed una funzione riparativa per ridurre e quantificare gli effetti dei danni fisici (danno biologico) e psicologici (esperienza traumatica) arrecati mediante lo studio e la valutazione degli effetti sulla vittima riscontrabili sia a breve che lungo termine (A. Zucchini, 2011).

Stalking e Mobbing: verso una lettura diossologica dei fenomeni persecutori

Affrontare i fenomeni dello stalking e del mobbing significa inoltre, ricondurre tali fenomeni, seppur collocati in ambienti e contesti diversi, sotto una stessa matrice epistemologica che vede nell’atto persecutorio, o più specificatamente nella persecuzione, l’elemento cardine della loro genesi attuativa.

La Diossologia, scienza psicologica introdotta nel 2010 da Harald Ege, rappresenta una innovativa cornice teorica mediante il quale ricercare una regolarità comportamentale per la comprensione delle
2

condotte persecutorie dell’essere umano, utilizzando un nuovo approccio scientifico basato su sette parametri identificativi. La scienza diossologica, quindi, si occupa di definire tutti quei fenomeni quali lo stalking, il mobbing, lo straining, il bullismo che, seppur singolarmente analizzabili, hanno una comune radice epidemiologica: la persecuzione.

Secondo H. Ege, la persecuzione è una situazione conflittuale caratterizzata da sistematiche azioni ostili che non si consumano nella stessa giornata, ma che perdurano nel tempo. Ogni forma di persecuzione nasce da un conflitto o da un’azione ostile che può essere identificata nei seguenti atti: inseguimento fisico, ripetute azioni moleste, situazioni discriminanti.

Ege ha individuato sette parametri comuni per identificare una situazione di persecuzione:

1. Ambiente

2. Frequenza

3. Durata

4. Tipo di azioni

5. Dislivello tra gli antagonisti

6. Andamento secondo fasi successive

7. Intento persecutorio

All’interno di questi sette parametri si snodano i fenomeni che abbiamo citato precedentemente e che ora andremo a descrivere in maniera specifica, per poterli successivamente rapportare alla loro peculiare valutazione ai fini della stesura di una perizia psicologica da danno.

Nello specifico parleremo di stalking e di mobbing.

Definiamo lo stalking come una costellazione di comportamenti assillanti, intrusivi, persecutori che si ripetono nel tempo, portando la vittima a sviluppare un sentimento di fastidio, paura e allerta.

Mentre il mobbing è una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente in un costante progresso in cui una o più persone vengono fatte oggetto di azioni ad alto contenuto persecutorio da parte di uno o più aggressori in una posizione superiore, inferiore o di parità, con lo scopo di provocare alla vittima danni di vario tipo e gravità (Ege 2002).

Riportiamo i parametri identificativi dello stalking:
I 7 PARAMETRI DELLO STALKING
PARAMETRI REQUISITI
AMBIENTE Persecuzione nella vita privata

FREQUENZA Le azioni moleste devono accadere con frequenza settimanale

DURATA Il conflitto deve essere in corso da almeno tre mesi; 3 mesi nel caso del quick-stalking

TIPO DI AZIONE Le azioni subite devono appartenere ad almeno una delle 5 categorie delle azioni violente (violenza fisica, sessuale, psicologica, economica e sociale).

DISLIVELLO La vittima è sempre in posizione di inferiorità

ANDAMENTO FASI SUCCESSIVE Schematicamente, la vicenda ha raggiunto almeno la 2 fase del metodo Ege (Conflitto, azioni persecutorie, conseguenze psicofisiche della vittima, scontro finale)

INTENTO PERSECUTORIO Perché si possa parlare di Stalking, ci deve essere da parte dello stalker un chiaro scopo distruttivo nei confronti della vittima chiaramente ostile e negativo.




<§> LUCE INFINITA DELL'AMORE, DELLA COMPASSIONE E DELLA VERITA' <§>


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