mercoledì 14 settembre 2011

REINCARNAZIONE - KARMA - CONSAPEVOLEZZA - ETERNITA' DELL'ANIMA

Rappresentazione della reincarnazione secondo l'induismo.

Il karma e la reincarnazione
"Per l'anima non vi è nascita nè morte. La sua esistenza non ha avuto inizio nel passato, non ha inizio nel presente e non avrà inizio nel futuro. Essa è non nata, eterna, sempre esistente e primordiale. Non muore quando il corpo muore." (Bhagavad-gita 2:20)

Può sembrare che ciò che si pensa su ciò che succede dopo la morte non sia così importante, e che ciò che veramente conta sia solo come si vive qui e adesso. Ma che dire se le due cose fossero strettamente connesse? Che dire se ciò che si fa ora influisse in modo determinante sul futuro e le mie attività del passato avessero ora i loro effetti? Con un'analisi approfondita, inoltre, si può osservare che lo stile di vita nelle diverse culture del mondo si può facilmente mettere in relazione al concetto che ciascuno ha della vita dopo la morte.

Spesso è proprio questo che modella l'intera impostazione culturale. Sebbene i particolari della trasmigrazione dell'anima, la reincarnazione, siano differenti da religione a religione, le basi scientifiche di questo credo o i princìpi su cui si fonda, sono gli stessi. In sostanza il concetto è che la forza vitale, o l'essenza che distingue un corpo vivente da uno morto, sopravvive alla morte del corpo; bisogna passare di corpo in corpo, proprio come in questa vita si passa dall'infanzia all'adolescenza e dall'adolescenza alla vecchiaia, fino a quando non si raggiunge la perfezione, vale a dire la relazione di puro amore per Dio che rende coscienti della propria posizione originale. Fino a che non saremo abbastanza puri e desiderosi di ricongiungerci a Dio, torneremo più e più volte a prendere nuovi corpi materiali al fine di purificare appunto la nostra coscienza da tutti i desideri di natura materiale.

La legge di causa ed effetto, conosciuta nella letteratura vedica come "legge del karma" e simboleggiata nella Bibbia dalla frase "ciò che semini raccoglierai", accompagna logicamente il concetto di reincarnazione. Spesso confuso con una specie di punizione, il karma, propriamente compreso, è un sistema didattico dal quale si può trarre insegnamento; se si fanno le cose giuste, tutto andrà bene, mentre se si fanno cose sbagliate tutto andrà male; così è possibile imparare dai nostri errori. Spesso l'apprendimento è sottile quindi, anche se non ricordiamo gli errori commessi nelle vite precedenti, saremo guidati naturalmente verso il progresso, o il regresso, secondo i desideri e le attività del passato. Il fatto che non si possano ricordare le attività del passato non dimostra affatto che non esistano. D'altro canto chi ricorda le prime parole di questo articolo? Gli scettici sostengono che la reincarnazione è la speranza di chi non riesce ad accettare la morte. Molti non desiderano però reincarnarsi, ma cercano di perfezionare le loro vite in vista di un obiettivo al di là del mondo materiale.

Esistono anche parecchie ricerche che suggeriscono che la reincarnazione sia più di una speranza. Ian Stevenson, dell'Università della Virginia, ha raccolto numerose testimonianze secondo le quali molte persone sostengono di ricordare vite precedenti. In molti casi bambini hanno dato indicazioni sufficienti ad identificare una famiglia precedente. L'ipotesi che queste persone possano davvero aver trovato la famiglia giusta è, alcune volte sostenuta da segni particolari congeniti, o caratteristiche che erano presenti nel corpo precedente. Anche nel mondo della scienza, Einstein, Stromberg, Edison, ecc..., erano sostenitori della dottrina della reincarnazione, e i primi filosofi dell'antica Grecia ne erano ardenti sostenitori e la spiegavano in termini di ragione e di logica. Socrate, Platone e Pitagora non sono che pochi tra i grandi pensatori che sostennero la verità della reincarnazione. La scienza considera molto importanti le relazioni di "causa" nel mondo fenomenico. Ogni evento fenomenico ha la sua causa, ed ogni causa avrà il suo effetto; questa è la terza legge di Newton. Le scienze spirituali, specialmente i Veda, allargano questa concezione anche alla vita morale e spirituale dell'uomo. Anche le religioni occidentali lo sostengono. "Ciò che uno semina raccoglie"; oppure "Chi di spada ferisce, di spada perisce", ecc.

Le conseguenze delle scelte passate condizionano la vita presente, come un giocatore si trova la partita vinta in mano, ma è comunque libero di giocarla in diversi modi. Ciò significa che il viaggio dell'anima da un corpo ad un altro è guidato dalle nostre scelte.


La reincarnazione e le religioni del mondo

Proprio come gli hindu e i buddisti accettano la dottrina della reincarnazione, così tutte le tradizioni religiose l'hanno accettata in tempi diversi. Gli antichi Egizi e i Greci la accettavano come un fatto della vita, mentre i Druidi arrivavano a prestare denaro pensando di riaverlo in una vita futura. Gli indiani d'America, gli aborigeni australiani e molte tribù africane includono la reincarnazione nei loro credo. L'idea, pienamente accettata da Ebrei ed Esseni, era largamente diffusa ai tempi di Gesù, e ha continuato ad essere popolare tra gli Ebrei europei fino alla fine del Medioevo, tra gli Ebrei Cassidici e mistici, presso i quali è conosciuta come gilgul ed è spiegata abbastanza in profondità in varie opere cabalistiche.

I Drusi, di origine musulmana, non solo credono nella reincarnazione ma considerano le memorie delle vite passate una cosa normale, anche se fino a poco tempo fa era loro vietato di parlarne al di fuori del loro popolo. Il concetto di reincarnazione è decisamente una componente anche nel primo Cristianesimo; ciò nonostante molti cristiani moderni tendono a considerare l'idea come una buffa superstizione. I padri della Chiesa Cristiana, comunque, testimoniano che le reincarnazione era parte del pensiero cristiano primitivo. Per esempio, nel terzo sec. d.C., Origene che era considerato secondo solo ad Agostino per la sua influenza durante i primi tempi della Chiesa, scrisse nella sua opera Sui principi:

"A causa di una certa inclinazione verso il male di alcune anime, esse perdono le ali e prendono corpo, prima sotto forma di uomini; quindi a causa dell'associazione con la passione irrazionale, dopo il periodo assegnato con la forma umana, essi si trasformano in bestie, forma dalla quale passano poi alla forma di piante. Restano in queste diverse forme di corpi fino a quando non saranno degni di essere riportati alla loro posizione spirituale."

Con il tempo, quando la teologia cristiana iniziò a cambiare, l'idea della reincarnazione divenne sinonimo di eresia, e nel 553 d.C., nel secondo Concilio di Costantinopoli, l'Imperatore Giustiniano proclamò il suo anatema contro Origene: "Se qualcuno dovesse proclamare che l'anima trasmigra da un corpo ad un altro che sia maledetto". Questo pose fine ad ogni disquisizione seria sulla trasmigrazione dell'anima nella cristianità organizzata.


La conclusione vedica

Secondo i Veda, che danno informazioni più dettagliate e scientifiche sulla trasmigrazione dell'anima, la forza vitale è legata al corpo nella stessa misura in cui il corpo è legato ai vestiti che indossa o alla casa in cui abita. Quando un vestito sta stretto o la casa è piccola li cambiamo. La scienza spiega che nel corso di sette anni tutte le cellule del corpo cambiano, quindi il corpo di sette anni fa, non è più lo stesso, difatti basta... guardarsi allo specchio. La nostra mente e la nostra personalità subiscono, nel corso della vita, cambiamenti altrettanto radicali. Eppure, nonostante questi cambiamenti, su un altro livello (quello spirituale) siamo sempre gli stessi, siamo sempre la stessa persona. Che cos'è questo livello più profondo e fondamentale che continua in mezzo a tanti mutamenti? L'anima.

Il vocabolo 'personalità' deriva dal latino persona, che in origine indicava la maschera indossata dagli attori sulla scena. La maschera aveva le caratteristiche del personaggio interpretato, mentre l'attore restava anonimo. Anche noi, usando stratagemmi simili alle maschere, camuffiamo la nostra vera identità con i trucchi e le apparenze del ruolo che stiamo interpretando. Le nostre reali personalità sono nascoste. Sfortunatamente chi sceglie di ignorare il messaggio di Dio, così com'è rivelato dalle Sacre Scritture, tende a perdere di vista la differenza tra la vera personalità e la personalità materiale, che è la maschera che stiamo indossando attualmente, ma che ci verrà tolta alla fine di questo show, con la morte. Siamo tanto identificati con questa parte, che non riusciamo più a vedere nient'altro. Però c'è chi decide di ritrovare la propria vera identità nascosta, cercando di portare la propria attenzione sull'elemento spirituale che sta sotto alle apparenze esteriori. Così riuscendo ad eliminare tutti gli strati della maschera della falsa identificazione materiale, possiamo scoprire il vero attore che c'è sotto: un'anima, che per 'vera' natura è piena di conoscenza, di felicità ed è eterna servitrice di Krishna, Dio, la Persona Suprema.
D A N I E L A  P O E T Y C A





Reincarnazione
Per reincarnazione si intende la rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte terrena.
Il termine reincarnazione è considerato sinonimo di metempsicosi ed è riferito in particolare al mondo culturale e religioso orientale e a movimenti spiritistici.[1] Si ritrova anche il termine con significato simile di metemsomatosi, letteralmente «passaggio da un corpo all'altro».

 

Diffusione

È una delle credenze più diffuse in ambienti legati all'Induismo, al Giainismo, al Sikhismo e al Buddhismo, anche se in quest'ultimo caso non riguarda la reincarnazione dell'anima ma quella del karma[2], ad alcune religioni africane e altre filosofie o movimenti religiosi. La maggior parte dei pagani contemporanei crede nella reincarnazione. Nell'antichità occidentale questa credenza era molto diffusa nelle scuole filosofiche, si ricorda lo stesso Platone. Divenne poi fondamentale nel misticismo neoplatonico pagano con Plotino, Giamblico e Proclo.
Nel secolo scorso, uno dei più importanti propugnatori della reincarnazione in Occidente è stato il filosofo austriaco Rudolf Steiner (1861-1925), nell'ambito della sua corrente di pensiero denominata antroposofia.
Più di recente, la dottrina della reincarnazione ha formato parte integrante del movimento New Age.
La reincarnazione è inoltre riconosciuta principalmente nelle società che praticano o praticavano la cremazione dei defunti, basata sulla convinzione che lo spirito del defunto dopo la morte si distaccasse dal corpo, ragion per cui quest'ultimo non avrebbe avuto alcun valore e poteva per questo essere cremato.

Reincarnazione in filosofia

La reincarnazione nella filosofia occidentale viene indicata con il termine metempsicosi (dal greco antico μετεμψύχωσις metempsicosis, "passaggio delle anime") intendendo la trasmigrazione dell'anima o dello spirito vitale dopo la morte in un altro corpo di essere umano, animale o vegetale.
Erodoto riferisce di una credenza nella metempsicosi presso gli egizi e ritiene che da questi si sia trasmessa ai greci. Gli storici hanno dimostrato che quanto riportato da questo autore non sia attendibile in quanto non è stata rinvenuta nessuna concezione simile alla metempsicosi nella religione egiziana.[3]

Pitagora

Nell'ambito della filosofia occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi seppure sulla base di culti orfici preesistenti.
Aristotele[4] cita la metempsicosi come un "mito" della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime[5] non nomina mai Pitagora ma piuttosto indica Filolao, membro della scuola pitagorica.[6]
Alcuni versi di Senofane, riportati da Diogene Laerzio[7] alludono alla metempsicosi riferendola a un aneddoto con protagonista Pitagora:
« Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce." »
Oltre a questo riferimento lo stesso Diogene Laerzio scrive:
« Si narra che Pitagora sia stato il primo presso i greci ad insegnare che l’anima deve passare per il cerchio delle necessità e che veniva legata in vari tempi a diversi corpi viventi...[8] »
Nell'orfismo e nella scuola pitagorica la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un corso astronomico dell'universo.
L'uomo secondo i pitagorici è precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, per via della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di catarsi, di purificazione. I pitagorici ritenevano che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione libera e divina in cui l'anima si trovava prima della sua caduta.

Empedocle

Empedocle nelle sue Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, sostenendo sulla scia di Parmenide che nulla si crea e nulla si distrugge, aggiungendo però che tutto si trasforma sulla base di due forze soprannaturali, Amore e Odio, le quali determinano l'aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi. L'anima dunque è immortale, e la sua nascita e la sua morte sono solo aspetti passeggeri dovuti all'intervento di quelle due forze. L'uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.

Platone

Riappropriandosi della tradizione orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione il perno della sua dottrina della conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi.[9] L'esistenza della reincarnazione, secondo Platone, è testimoniata dal fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano provenire da un luogo iperuranio dove il nostro intelletto doveva averli contemplati prima di nascere. Nel mito del carro e dell'auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che l'anima, in seguito all morte, sia simile a una biga che cerca il più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee, per assorbirne la sapienza. A causa della propria concupiscenza però, simboleggiata da un cavallo nero, l'anima è facilmente soggetta a precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l'Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. La reincarnazione consente secondo Platone di spiegare anche l'innatismo della conoscenza, concezione secondo la quale l'apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare.

Neoplatonici

Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica.[10] Plotino, Giamblico, Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l'anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l'anima a restare vincolata alla materia.[11]

Cristianesimo

La reincarnazione fu accolta solo presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava accettare la possibilità di una preesistenza dell'anima anteriore alla nascita,[12] ma contestava che lo spirito umano potesse reincarnarsi nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal filosofo Scoto Eriugena.[13] Secondo i sostenitori della reincarnazione nel Cristianesimo,[14] alcuni passi del Vangelo farebbero indurre questa possibilità, ad esempio:
  • Quando Gesù chiede agli apostoli: «Chi credete che io sia?», essi rispondono: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia ed altri Geremia o uno dei Profeti».[15] Ciò testimonierebbe l'accettazione della possibilità che un profeta del passato potesse reincarnarsi nel Cristo.
  • L'episodio della trasfigurazione sul monte Tabor: «“Ma io vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto”, allora i discepoli compresero che aveva parlato di Giovanni il Battista».[16]
  • «“Tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni e, se volete accettarlo, egli è quell’Elia che doveva venire”».[17]
  • L'episodio del nato cieco, che testimonierebbe la possibilità di aver peccato in una vita precedente: «E mentre passava, vide un uomo cieco dalla nascita. E i suoi discepoli gli chiesero: “Maestro, chi ha peccato, quest’uomo o i suoi genitori?”».[18](Il "maestro" afferma a seguire nel testo "Né lui né i suoi genitori,ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio"[19], Gesù pertanto in questo testo elimina ogni possibilità di dolore e sofferenza conseguente al peccato del cieco magari in una vita precedente,così facendo confuta anche la concezione farisaica,per cui le menomazioni o i difetti di nascita siano attribuibili al peccato;Gesù in questa frase quindi da un senso alla sofferenza nel cieco, dicendo che il cieco con tutti i suoi limiti e difetti,rende con la sua vita comunque manifestazione dell'opera di Dio,insomma la sofferenza dell'uomo è e rimane per Gesù un modo in cui si può testimoniare l'opera di Dio e non un frutto di un "karma" per una cattiva condotta in una vita precedente).
  • Quando i farisei interrogano il cieco che annuncia la guarigione: «“Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati e vuoi farci da maestro”».[20]
  • Quando i farisei interrogano il Battista su chi egli sia e con quale autorità compia il suo ministero, gli prospettano tre personaggi di cui uno sicuramente morto ovvero Elia, il Messia o il Profeta.
  • Nell'incontro con Nicodemo Gesù sembrerebbe suggerire una rinascita immediata ovvero una conversione dell'anima all'ipotesi di reincarnazione, come un metodo per spezzare la catena delle rinascite.[21]( la rinascita in un altro corpo non è mai menzionata all'interno dei Vangeli ,si fa invece solamente riferimento come in [22],ad una rinascita interiore da realizzarsi in questo corpo.Gesù in [23] parla non di una rinascita nella carne ma di una nascita da acqua e Spirito in questa vita!Questa è la dottrina Cristiana della rinascita, abbandonare l'uomo vecchio e con il Battesimo in acqua e Spirito far nascere l'uomo nuovo, uomo che può vedere il regno di Dio)
Anche in un testo gnostico denominato Pistis Sophia verrebbe prospettata la possibilità della reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale.Va però precisato che tra i tanti testi gnostici ed apocrifi la quasi totalità di questi, riprende l'idea della rinascita in questa vita(come detto sopra o in [24]) e non in un'altra.

Controversie sulla reincarnazione

Alcune delle prime sette Cristiane come i Sethiani, e a seguire la corrente gnostica di Valentino, credevano nella reincarnazione. Probabilmente, nel clima del sincretismo ellenistico, la reincarnazione era insegnata da alcune delle stesse chiese cristiane, ma a causa di pregiudizi o omissioni di copiatura dei testi, questi insegnamenti sarebbero andati persi o esposti in maniera oscura[senza fonte]. Fra le varie testimonianze vi è quella di San Gregorio Nisseno, fratello minore di Basilio di Cesarea, che affermò: «È una necessità di natura per l'anima immortale essere guarita e purificata, e quando questa guarigione non avviene in questa vita, si opera nelle vite future e susseguenti»[25]. Così Giustino: «Alcune anime che si credono indegne di vedere Dio a seguito delle loro azioni durante le reincarnazioni terrene, riprenderanno i corpi»[26]. Origene sostenne che «in quanto a sapere perché l’anima ubbidisce talvolta al male, talvolta al bene bisogna cercare le cause in una nascita anteriore alla nascita corporea attuale»[26]. Persino Sant'Agostino, che pure respinse la dottrina platonica della reminiscenza, si domandava: «Non ho vissuto in un altro corpo prima di entrare nel seno di mia madre? Quando, Signore, io ho peccato, quand’ero nell’utero di mia madre o prima ch’io fossi?»[27].
Fra gli avversari della dottrina della reincarnazione vi fu invece Tertulliano. La disputa di fatto si concluse con la definitiva condanna della reincarnazione nel sinodo di Costantinopoli del 553. Per ordine dell'imperatore Giustiniano, che si riteneva capo supremo della chiesa d'oriente, venne condannata la dottrina di Origene con nove anatemi del patriarca Menas. Il primo di questi recitava:
« Contro chiunque dichiari o pensi che l'anima umana preesistesse, ossia che sia stata spirito o sacra podestà, ma che sazia della visione di Dio si sia volta al male e che in questo modo il Divino amore si sia raffreddato in lei e sia pertanto divenuta anima, precipitando per castigo nel corpo, anatema sia. »
In seguito la credenza nella reincarnazione riemerse nelle eresie dei Catari e degli Albigesi, diffuse nella Linguadoca, e quindi nei pensatori cristiani rinascimentali.
Oggi la dottrina della reincarnazione è ufficialmente respinta dalla Chiesa cattolica[28] e dalla Chiesa ortodossa. Anche alcuni Evangelici e Fondamentalisti Cristiani considerano ogni fenomeno che riguarda la reincarnazione come inganno del diavolo.
Vari contemporanei hanno tentato una conciliazione tra cristianesimo e reincarnazione. Geddes Macgregor scrisse un libro intitolato Reincarnazione nella cristianità: una nuova visione della Rinascita nel pensiero Cristiano,[29] Rudolf Steiner è stato l'autore di Cristianità come fatto mistico, e Tommaso Palamidessi ha scritto Memorie di vite passate e le sue Tecniche, che contengono alcuni metodi attraverso i quali sarebbe possibile ottenere memorie dalle vite precedenti.[30]
Tra i gruppi che si considerano Cristiani e credono nella reincarnazione, si ricordano la Chiesa Cattolica Liberale, La Chiesa Unitaria, I Movimenti Spiritualisti Cristiani, la Compagnia Rosacruciana ed Lectorium Rosicrucianum.
Il sensitivo americano Edgar Cayce, che si considerava cristiano sia quando era in stato di trance che fuori, affermava l’idea della reincarnazione. Mentre era in trance avrebbe dato "letture vive" durante le quali avrebbe discusso delle precedenti reincarnazioni sue e di chi gli stava intorno.

Età moderna

Col Rinascimento tornarono in voga le dottrine platoniche della reincarnazione soprattutto in Giorgio Gemisto Pletone, Marsilio Ficino e Giordano Bruno, insieme alle correnti esoteriche dell'alchimia. Di nuovo nel Romanticismo la reincarnazione fu sostenuta da Schopenhauer, e da Giuseppe Mazzini.[31]

Reincarnazione nel Buddhismo

Bassorilievo buddhista: Yama, signore della morte, stringe la ruota dell'esistenza.

 

Più che di reincarnazione, nel Buddhismo sarebbe corretto parlare di "rinascita". Il Buddhismo infatti sostiene che non ci sia alcun sé, anima, spirito individuale o ātman e tantomeno che trasmigri di corpo in corpo.
Nella scuola
Yogacara del Buddhismo Mahayana ha avuto origine la dottrina dell' ālāyavijñāna, la "coscienza deposito", l'ottava delle "coscienze", Vijñāṇa, quale responsabile del trasferimento dei semi, o impressioni, che gli atti volitivi lasciano sul loro autore, anche alle rinascite successive. Questa coscienza successivamente venne identificata da alcuni autori yogacara come uguale al concetto del Tathāgatagarbha, la "Matrice dei Così-Venuti/Andati", e pertanto è ritenuta assolutamente identica alla Vacuità. È da tener presente che la dottrina dell' ālāyavijñāna fu tuttavia criticata e rigettata dagli autori madhyamaka, un'altra importante scuola mahayana, come "sostanzialista" in quanto sostanziava la vacuità.
La legge che regola il ciclo di rinascite o samsara è il karma, altrimenti conosciuto come legge di causa ed effetto, in virtù della quale ciò che l'uomo semina raccoglierà. Diverse tradizioni buddhiste, in luoghi e tempi diversi, hanno posto l'accento sulla raggiungibilità del nirvana in modo istantaneo, in questa vita, o come processo lentissimo da compiersi in numerose vite, accentuazioni che dipendono anche dalle diverse culture e società in cui il buddhismo si è radicato.

Reincarnazione nell'Induismo

Il Manusmṛti (Leggi di Manu) afferma esplicitamente: «Considera attentamente le trasmigrazioni degli uomini, cagionate dalle loro azioni colpevoli… lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel grembo di una creatura umana… le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione delle loro iniquità e la felicità inalterabile che invece provano nella contemplazione dell’essere divino che conferisce ogni virtù».[32]

Reincarnazione nell'Ebraismo

« Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite precedenti »
La credenza nella reincarnazione non è estranea nemmeno all'Ebraismo. Definita Ghilgul (גלגול) è insegnata infatti dalla Qabbalah, la componente mistico-esoterica (una sorta di livello superiore, tutt'altro che eretico) della religione ebraica. La Qabbalah si basa in buona parte sul valore mistico-occulto dei numeri e delle lettere alfabetiche ebraiche, grazie al quale vengono estratti dai testi sacri dei significati nascosti e più profondi rispetto a quelli ottenibili dallo studio ordinario.
Benché sia una concezione non esplicitamente presente nella
Torah scritta o nel Talmud, non secondo il livello di interpretazione letterale degli insegnamenti ma rivelata tramite i livelli più alti, si tratta appunto di un insegnamento rivelato nella dottrina esoterica e mistica suddetta tradizionalmente segreto e trasmesso oralmente da maestro a discepolo, linguaggio che ha cominciato ad essere divulgato pubblicamente a partire dal medioevo attraverso dei libri scritti con un linguaggio simbolico, pressoché incomprensibile ai profani.
  • Il principale continuatore della dottrina della reincarnazione secondo l'esegesi ebraica è l'Arizal anche attraverso uno dei suoi testi edito anche in Inglese, Gate of reincarnation, dall'originale ebraico. Accettando il presupposto secondo cui non tutti gli uomini sono soggetti alla reincarnazione, spiegando poi che lo scopo del ghilgul è il tiqqun, in questo caso la rettificazione delle differenti anime Nefesh, Ruach e Neshamah, che possono essere raggiunte e completate in una stessa persona, egli enumera differenti concezioni di reincarnazione, facendone esempi pratici: dice ad esempio che ogni tipo di anima delle persone soggette alla reincarnazione dev'essere rettificato in vite differenti ed in rari casi tutte in una vita successiva soltanto e sottolineando anche che ne esiste una tipologia in cui due persone si corrispondono senza per forza di cose essere stretti dalla stessa anima venuta al mondo due volte o più in situazioni differenti; la persona nasce e muore in più vite; più anime di persone differenti potrebbero essere rettificate nel corso di un unico ciclo di reincarnazioni.
  • Anche il Gaon di Vilna ha scritto un commento al Libro di Giona adattandolo alla reincarnazione secondo l'interpretazione iniziale che trova l'analogia di Giona con l'anima dell'uomo, della barca come il suo corpo, del mare come questo mondo e della Terra asciutta come il Mondo Futuro.
  • Tra gli altri si ricordano Rabbi Isaia Horowitz e Rabbi Shlomo Alkabetz il quale afferma che vi sono tre tipologie di reincarnazione rapportate con le caratteristiche dei tre patriarchi del popolo d'Israele: ad Avraham corrisponde il tipo in cui nelle vite successive si compiono buone azioni e si realizzano i precetti non compiuti o quelli trasgrediti nelle vite precedenti; ad Isacco, simbolo di timore e potenza, corrispondono le vite di anime reincarnate in animali puri, "rettificate" dai peccati dagli Ebrei; infine a Giacobbe, segno di bellezza ed armonia, corrispondono vite successive, fino a 2000, in cui si possono compiere Mizvot non compiute precedentemente per mancanza di opportunità.

Secondo l'Arizal, lo Zohar ed altri

Nel testo dell'Arizal e dello Zohar vengono espressi i seguenti princìpi:
  • Il primo caso riguarda la corrispondenza tra l'anima di Adamo, primo uomo e padre dell'Umanità, ed Avraham, primo padre del popolo d'Israele da cui sorsero anche altri popoli. Considerando che Avraham ebbe maggiori meriti di Adamo, ci si chiese allora perché non fosse stato creato come primo uomo; i maestri mistici ed i rabbini del Talmud considerano che, nel caso Avraham avesse commesso l'errore di Adamo come primo uomo, sarebbe stato quasi impossibile il tiqqun, la rettificazione del peccato originale. Questo è un ulteriore motivo per cui Avraham e Sarah, corrispondendo appunto ad Adamo ed Eva ed associati al tiqqun suddetto, vennero sepolti in Machpelah anche assieme al primo uomo ed alla prima donna dell'umanità. Questa corrispondenza non vale come reincarnazione vera e propria, ma vuole evidenziare come valga lo stesso principio, ossia quello della crescita spirituale e morale delle vite successive.
    La serva di
    Iesse è il Ghilgul di Agar.
  • Un esempio analogo è quello della corrispondenza tra Mosè ed Abele o di Core e Caino; anche Esaù è il Ghilgul di Caino mentre Jetro è il Ghilgul soltanto del bene di Caino. Secondo un'altra opinione anche Hillel in parte corrisponde a Mosè.
  • Un caso molto vicino alla concezione comune di reincarnazione è quello della corrispondenza di Pinchas [o Fineas] e del profeta Elia.
  • Balaam è il Ghilgul di Labano infatti da questo ereditò la magia, appresa anche dall'angelo caduto Azazel.
  • Secondo l'Alshich haQadosh Rut è il Ghilgul della figlia primogenita di Lot; anche di Tamar.
Non è comunque esclusa la possibilità che una stessa anima possa vivere più vite in periodi storici differenti e sia soggetta a più rinascite dopo la morte:
  • a questo proposito si parla di anime nuove che non subiranno o non hanno subito sino a quel momento vissuto alcun tipo di reincarnazione; esse sono più forti delle altre;
  • vi è poi il caso di anime che, mancanti della forza necessaria ad ascendere al Cielo, vagano per il mondo a volte in gruppi in cielo, come turbini, ed a volte stazionando accanto ad animali, piante o oggetti inanimati per averne riferimento per il proprio movimento spirituale: l'Arizal ritiene che lo stazionamento ed il passaggio dal regno minerale al regno vegetale sino al regno animale e poi dell'uomo possa durare dai 20 anni o 100 sino a 1000 in ciascuno di essi;
  • simile a quest'ultimo caso è quello della sosta di un'anima di una persona spirata presso un uomo vivente: non si tratta di un vero e proprio possesso del corpo di quest'ultimo quanto piuttosto di qualcosa simile ad un accompagnamento senza alcun danno per l'uomo o la donna che ne sono il riferimento sovrannaturale. Dunque l'accompagnatore ospitante e l'anima accompagnatrice dovranno avere molte somiglianze nella propria natura spirituale, anime dello stesso genere;
  • l'ibbur riguarda il sostegno divino dato ad una persona con la collaborazione di un'anima di una persona spirata che sia Zaddiq, un giusto: viene insegnato in molti testi rabbinici, tra cui il Tanya, che gli Zaddiqim continuano la loro assistenza al mondo anche dopo la morte, ché anzi è ancor più completa perché libera dai peccati ed unita in modo perfetto all'Unità divina in collaborazione assoluta con Dio, ciò non escludendo l'impedimento di rivolgersi in preghiera a persone spirate o ad angeli, divieto che prevale secondo la fede unica in Dio il cui Regno regge ogni cosa, anche il Mondo dell'Aldilà. Spesso l'anima ospitata potrebbe invece necessitare del supporto dell'ospitante per un proprio tiqqun. Una volta rettificati tutti i gradi delle anime proprie, nell''Olam Ha-Ba quella persona potrà raggiungere lo stesso livello dello stesso Zaddiq o dei vari Zaddiqim che lo supportarono durante i cicli di reincarnazione e rettificazione delle anime. L'assistenza dell'anima di uno Zaddiq ad una persona viva viene paragonata al caso Talmudico del prestito il cui credito viene poi estinto nel Gan Eden secondo i meriti fatti ottenere al secondo dal primo attraverso le Mitzvot e di cui entrambi potranno godere i benefici in quanto entrambi capaci di ciò durante quel ciclo o i più cicli di reincarnazione.
    Uno degli esempi di ibbur è quello dei i figli di
    Giacobbe sui principi delle dodici tribù d'Israele entrati ad esplorare la Terra d'Israele per ordine di Mosè: essi furono loro di supporto sino a quando decisero però di parlare male della Terra d'Israele, ciò avvenne da parte di tutti i principi ad eslcusione di Calev e Giosuè; dei colpevoli l'Arizal dice che vennero abbandonati dal supporto delle anime dei figli di Giacobbe loro assegnato e questa maldicenza fu infatti uno dei peccati principali che impedirono poi a quella generazione di entrare in Terra d'Israele.
Le discussioni ammettono 3 possibili cicli di reincarnazione per persone non rette nei casi in cui ve ne sia necessità, numero, anche questo, che ha rilevanza simbolica anche secondo l'aspetto del ciclo di vita vissuto. Per le persone rette può avvenire un numero superiore di reincarnazioni;
  • vi è poi l'Yibbum che, precetto della Torah oggi non più possibile per insufficienza nei livelli di purità e santità, riguarda il matrimonio di un uomo con la sposa del proprio fratello dopo la morte di quest'ultimo: questo precetto veniva comandato non solo per onorare la memoria spirituale del fratello ma anche per rendergli meriti ed onori con la nascita di figli che poi sarebbero stati dunque discendenza sua. Sebbene non si tratti di reincarnazione, l'Arizal sottolinea che questo vale come suo paragone. L'Yibbum non presenta una reincarnazione all'interno della famiglia lasciata e ciò sebbene il cognato faciliti in questo modo una modalità simile alla reincarnazione ma di questa assente ed intesa come rettificazione per il fratello morto: l'Yibbum è necessario al fine di avere figli in nome del fratello che altrimenti sarebbe considerato morto senza una discendenza; particolare la tradizione secondo la quale il primo figlio nato da questa nuova coppia di sposi avrebbe ricevuto il nome del fratello che non riuscì ad adempiere in vita al precetto biblico della procreazione perché morto prima.

I modi della reincarnazione

Il processo di reincarnazione così descritto riguarda il tiqqun, la rettificazione dell'anima dai peccati commessi nelle vite precedenti non con l'intento di punire durante le vite successive ma con quello di purificazione ed aumento dei meriti: secondo questa teoria le vite successive delle sole anime coinvolte in questi cicli saranno sempre purificate dai peccati delle vite precedenti o attraverso la rinascita stessa o tramite il compimento di azioni che aggiungano un numero di meriti sempre maggiore. Non è presente quindi il rischio che gravi o lievi peccati commessi nelle vite precedenti possano influenzare il corso delle vite successive o, come anche i peccati o le sofferenze patite, possano danneggiare l'anima ospitata nel caso di un ibbur; anche per questo viene insegnato che è molto difficile che una persona divenga consapevole delle vite vissute in precedenza.
« ...preservando la misericordia per 1000 (2000) generazioni... » (Esodo 34.7)
Secondo questo versetto (in ebraico per mille, אלפ (alaf), al plurale אלפים si può intendere duemila) per l'Arizal ci si riferisce al ciclo di reincarnazione dei retti che può contare sino a 2000 vite per una stessa persona mentre per i non retti vale il versetto che afferma: sino alla quarta generazione, contando quindi 3 reincarnazioni in un totale di 4 vite.

Vi possono essere quindi cicli di tre reincarnazioni ma si può arrivare sino a venti, trenta ed oltre: questo dipende dal tipo di reincarnazione, se si tratta di un caso tra i vari ibburim o tra i vari ghilgulim. La Qabbalah esclude quindi che un'anima di uomo o donna possa divenire, nella sua interezza, un essere completo differente come animali, piante o oggetti perché, ad esempio, di natura superiore a quella degli animali comunque esistente. Nel ciclo delle reincarnazioni la sola interazione tra uomini ed animali, piante o altro, come nel caso sopra descritto, avviene per "anime vaganti" che non sono ancora giunte in Gan Eden. Anche gli ebrei di oggi usano chiedere a Dio un sostegno spirituale per queste anime durante la Benedizione degli alberi, benedizione che viene effettuata al principio della Primavera di ogni anno.

Il motivo della reincarnazione come modo per poter rettificare la propria anima, secondo i meriti aggiunti e per acquisirne un numero più alto, passaggio aggiunto all'espiazione completa dei propri peccati solo dopo la morte nel Ghehinnom, è il privilegio di avere un'opportunità in più in un'altra vita anche per compiere maggiori buone azioni, in particolare quelle non compiute nelle vite precedenti; la ricompensa di questi sarà manifesta nell'era messianica e nell''Olam Ha-Ba in modo da potervi giungere completamente rettificata grazie al percorso durante la propria vita o le molte reincarnazioni, ciò anche per rettificare le trasgressioni compiute in precedenza; nel caso invece di un'anima di una persona non retta occorre invece un intervento divino di maggior forza individuato nell'espiazione nel Ghehinnom che ha una durata massima di un anno e che nella Tradizione ebraica, inteso come Inferno e Purgatorio contemporaneamente, permetterà a quest'anima di espiare grazie all'intervento divino suddetto per poi giungere comunque nel Gan Eden finalmente rettificata e purificata. Come detto quindi ciò non esclude che anche l'anima di chi è sottoposto a reincarnazione debba espiare i propri peccati nel Ghehinnom infatti nelle vite successive, oltre a meriti comuni, si deve aderire a quelli mancati precedentemente.

Anche se per motivi differenti, similmente l'Arizal ammette che l'uomo soltanto è passibile di reincarnazioni perché il fuoco dello
studio della Torah lo protegge dal fuoco del Ghehinnom, studio che per la donna non è considerato obbligo e per la quale, dopo la morte, vige invece l'espiazione dei peccati tramite il fuoco del Ghehinnom e non attraverso reincarnazioni successive: la donna non è quindi soggetta al ciclo delle reincarnazioni perché di animo più delicato e quindi con un bisogno maggiore della protezione e dell'intervento divino, ciò escludendo rari casi per aver avuto rapporti sessuali proibiti con altre donne quando è quindi necessaria la reincarnazione per la gravità del peccato.
Questo assunto non esclude l'espiazione dei peccati nel Ghehinnom anche per gli uomini.

Quando l'era messianica sarà completata, e tutto il mondo vivrà nella completa rettificazione, non vi sarà più bisogno del ciclo delle reincarnazioni. Nella resurrezione, con la rivelazione del Messia, potrà succedere che due corpi possano ricevere comunque le due anime distintamente anche se della stessa persona sostenuta da un ibbur soltanto che ha contribuito alla rettificazione delle due stesse. Un corpo di una persona potrà ricevere soltanto un'anima definita Nefesh mentre un altro potrà ricevere sia Nefesh che Ruach o Nefesh, Ruach e Neshamah anche rettificate nel corso di una stessa reincarnazione se espressioni originarie di quell'anima principalmente attiva alla sua creazione al principio di tutto; può succedere poi che in seguito ad una reincarnazione in un secondo corpo l'anima della persona nell'era messianica risorga nel secondo corpo e non più nel primo maggiormente macchiato dalle colpe della prima vita e ciò nel caso di un'unica anima nefesh in entrambe le vite.

I maestri insegnano che prima di nascere le anime di ogni sposo ed ogni sposa sono unite sino a quando, una volta presenti nel mondo, in vita Dio si occupa di farli incontrare affinché si riuniscano come individui nuovamente divenuti un'entità completa. In un commento ad una parte del Talmud, a tal proposito l'Arizal spiega che il versetto che afferma come Dio li riunisca contro la loro volontà non si riferisce ad anime gemelle ma all'anima di un uomo reincarnato che, per adempiere alla Mizvah della procreazione, si riunisca con una donna diversa da quella a cui era unito nel corso della prima vita, sua sola anima gemella. L'Arizal insegna infatti che la potenza della Volontà divina è tale da permettere che essi possano vivere assieme in modo corretto e conforme accettando poi senza astio o disprezzo questa possibilità; ciò è vero alla luce dell'insegnamento secondo cui soltanto l'uomo, e non la donna, è soggetto alla reincarnazione. Questo tipo di coppia, riunita da Dio, nell'Halakhah presenta la medesima valenza giuridica del caso di matrimonio tra individui le cui anime erano unite prima di nascere.

Vi è poi il caso di due coniugi che si reincarnano per non essere riusciti ad avere figli, obbligo biblico, nella vita precedente: essi si riuniranno rincontrandosi anche nella reincarnazione al fine di adempiere all'obbligo di questa Mizvah.

Esperienze

Chaim Vital racconta che spesso il suo maestro Arizal scorgeva anche le anime di Zaddiqim o studiosi di Torah stare in piedi sulle loro tombe inoltre poteva intravedere anime sostare presso oggetti inanimati ed indicare i nomi di tali persone nonché le loro mancanze in vita per quelle reincarnazioni.

Studi e ricerche

Nell'ambito dell'esercizio della professione medica, alcuni professionisti hanno riportato i risultati di estese ricerche basate sulla presunta regressione a vite passate, ottenuta con l'ipnosi o con tecniche di rilassamento guidato, nel corso delle quali i soggetti coinvolti descrivevano con notevoli dettagli esperienze di vita che si sarebbero svolte sino a diversi secoli, o anche millenni, anteriori alla loro nascita. Tra questi studiosi si possono ricordare:
  • Helen Wambach, che ha condotto studi su 1.088 soggetti;[33]
  • Brian Weiss, che ha pubblicato diversi best seller sulla sua attività di psichiatra basata sulla tecnica della regressione;[34]
  • lo psichiatra Ian Stevenson;[35]
  • Jim B. Tucker, direttore della clinica di psichiatria infantile della Virginia University.
Quest'ultimo ha effettuato uno studio in particolare sui bambini che affermano di ricordare vite precedenti. Nel suo saggio Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life,[36] egli descrive quarant'anni di ricerche compiute in tal senso. I bambini da lui analizzati provengono da ogni angolo del pianeta e da diverse tipologie di famiglia. L'età di questi bambini varia dai due ai sei anni, dopodiché tali ricordi verrebbero dimenticati. I ricercatori, una volta raccolte le testimonianze, sono andati personalmente nei posti indicati dai bambini ad incontrare le persone di cui avevano parlato, riscontrando, a loro dire, che avevano detto la verità.[37] Psicologi come Tucker analizzano i casi di centinaia di pazienti, e spesso per verificare le informazioni che i bambini ricordano devono interrogare almeno una cinquantina di persone diverse. Stevenson per primo fa notare che organizzare una truffa coinvolgendo più di cinquantamila persone è quantomeno difficile, se non impossibile.

I risultati di J. B. Tucker

Secondo la testimonianza di Jim B. Tucker, i bambini analizzati non usano mai l'espressione "vita precedente" pur descrivendo con chiarezza ciò che sarebbe loro avvenuto in passato. Un bambino turco, per esempio, avrebbe fornito molti dettagli circa la sua famiglia passata residente nella città di Istanbul, che si trovava molto lontano dal luogo dove abitava adesso, aggiungendo particolari di parenti avuti in passato, citando i loro nomi armeni assieme ai relativi indirizzi di casa. Ricordava anche i nomi della moglie e dei figli.
Non tutti i bambini però ricorderebbero le vite precedenti. Tucker avrebbe notato che nel 70% dei casi i bambini ricordano morti avvenute soprattutto in circostanze non naturali, quali incidenti, episodi traumatici improvvisi e morte violenta.
A fronte dei suoi vari esperimenti, che lo hanno portato a ritenere che la coscienza non sia un prodotto del cervello bensì dell'anima, e che quindi sia immortale, Jim B. Tucker non vuole usare il termine "reincarnazione", pur affermando che tale possibilità non possa essere esclusa del tutto; egli preferisce parlare di prove concrete sulla sopravvivenza delle emozioni umane in presenza di specifiche circostanze.

Nella letteratura e nell'arte

Metempsicosi nella mitologia classica

Poseidone fece reincarnare il figlio Cicno, che era stato ucciso da Achille durante la guerra di Troia, in un cigno. L'episodio è narrato nelle Metamorfosi di Ovidio: « Con le ginocchia il corpo, e con la palma / Con più forza, che può, stringe la gola, / Tanto, che toglie quella strada à l’alma, / Che suol dar fuor lo spirto, e la parola. / Al fin con questo modo à lui la palma / De la vittoria il forte Achille invola./ Cerca poi trargli il vincitor Acheo / L’arme, perpetua à lui gloria, e trofeo. / Ma tosto, ch’apre l’arme, intende il lume / Quivi entro, volar fuor vede un augello. / Spiega lontan da lui le bianche piume, / Grande, ben fatto, à maraviglia bello: / Il Re, che tributario have ogni fiume, / Volle, ch’entrasse in quel corpo novello. / Hor le cagnate sue terrene some / Non ritengon di prima altro, che ’l nome.»[38]

Un altro grande protagonista della guerra di Troia, anch'egli semidio e vittima di Achille, fu fatto reincarnare dopo la morte: Memnone, il bellissimo re degli Etiopi, che era figlio di Eos. La dea era inconsolabile, e Zeus decise di alleviarne il dolore: mentre la pira stava per ardere la testa e il corpo di Memnone (il sovrano era morto tramite decapitazione) si levò improvvisamente dalle fiamme uno stormo di uccelli. Memnone da quel momento avrebbe vissuto in ognuno di essi, e per sempre: «De la prima favilla ogni sorella/Nel revoluto fumo un’alma informa./Da questo, e da quel lato esce una ascella,/ Fin che di vero augel mostra la forma./Quante scintille alzar fa la facella,/Tante in augelli il fato ne trasforma/Nel modo stesso in aere in un momento/Se ne veggon formare, e cento, e cento./Sì gran numero al ciel se’n vede asceso,/Che fan quasi oscurar ne l’aere il giorno./Fan sopra mille giuochi al rogo acceso,/Indi il giran tre volte intorno intorno./Tre volte il grido lor fan, che sia inteso/Insino al piu beato alto soggiorno/L’essercito in due campi poi si parte/E forman le battaglie al fiero Marte./Indi crudeli ad affrontar si vanno,/E con gli urti, e co’ rostri, e con gli artigli,/Et ogni estrema ingiuria empi si fanno/Del bruggiato Mennone in novi figli./Tanto che molti con disnore, e danno/Del proprio sangue lor cadon vermigli./E fan l’essequie con la lor tenzone/A la cognata polve di Mennone.»[39]

Nel VI libro dell'Eneide, durante la discesa agli Inferi di Enea e della Sibilla Cumana, dalle parole che Anchise rivolge al figlio traspare la concezione pitagorico-orfica di Virgilio: Anchise descrive una teoria dei cicli e delle rinascite spiegando come molte ombre dei Campi Elisi si immergano nel fiume Lete per dimenticare le vite precedenti e poter dunque reincarnarsi in nuovi corpi terreni.[40] Secondo vari studiosi, la descrizione della sofferenza di queste anime per gli errori delle vite passate (quisque suos patimur Manes, v.743) è una reminiscenza del Gorgia platonico, dove si parla delle sofferenze animiche di purificazione per un perfezionamento della vita successiva.[41]

Note

  1. ^ «Dottrinalmente il Buddhismo non insegna né l'esistenza dell'anima, né la sua trasmigrazione in successive incarnazioni, ma insiste sulla trasformazione dinamica, o "flusso" (samsāra) di esistenze. Tuttavia, nella sua influenza sul pensiero popolare, questa dottrina è assimilata a ogni altra dottrina sulla trasmigrazione» (M. Anesaki, alla voce "Trasmigration (Buddhist)" in The Buddhists. Encyclopaedia of Buddhism, a cura di Subodh Kapoor, Cosmo Publications, New Delhi 2001, vol. V, pag. 1451).
  2. ^ Fabio Mora, Religione e religioni nelle storie di Erodoto, Edizioni universitarie Jaca, 1986 pagg.115-123
  3. ^ Aristotele,De anima 407b20 = 58 B 39 DK, p. 955 tr. it.
  4. ^ Platone, Menone, 81 AD; Fedone, 70 A, ecc.
  5. ^ Platone, Fedone, 61b
  6. ^ Diogene Laerzio,21 B 7 DK in VIII, 36, pp. 301-303 tr. it.
  7. ^ Cfr. Edoardo Bratina Vite e dottrine dei filosofi, La Reincarnazione, documentata dalla religione, filosofia e scienza, ETI, Trieste 1972, pag. 27.
  8. ^ Cfr. Fedone, 75 d.
  9. ^ «Le anime disincarnate sono distribuite in vari ordini. Il dovere per alcune di queste è di entrare in corpi mortali e dopo un certo tempo sono nuovamente libere. Quelle dotate di una natura più divina sono sciolte dai vincoli terreni» (Filone d'Alessandria, in E. Bratina op. cit., pag. 37).
  10. ^ «È una credenza universalmente ammessa che l’anima che ha commesso peccati li espia, subendo una punizione nel mondo invisibile e poi passa in nuovi corpi», tratto da Plotino, Enneadi (in E. Bratina, op. cit., pag. 34).
  11. ^ Cfr. Edmond Bertholet, La Reincarnazione nel mondo antico, ed. Mediterranee, 1978.
  12. ^ Cfr. E. Bertholet, op. cit., pag. 280.
  13. ^ Prophet, Reincarnazione. L'anello mancante del cristianesimo (v. bibliografia).
  14. ^ Matteo XVI, 13-14.
  15. ^ Matteo XV, 10-15.
  16. ^ Matteo XI, 13-14.
  17. ^ Giovanni IX, 1-3.
  18. ^ Giovanni IX, 3-4.
  19. ^ Giovanni IX, 34.
  20. ^ Giovanni, III.
  21. ^ Giovanni, III.
  22. ^ Giovanni, III.
  23. ^ Giovanni, III.
  24. ^ Gregorio Nisseno, Grande discorso catechetico, tom. III.
  25. ^ a b Cfr. Edmond Bertholet, La Reincarnation, Paris, 1972.
  26. ^ Agostino d'Ippona, Le Confessioni, I, 6.
  27. ^ Secondo la teologia cattolica in realtà Cristo non ha mai parlato di reincarnazione, ma soprattutto questa è in contraddizione con la Resurrezione. Ma poi:
    • Nell'episodio del cieco nato, sono i discepoli che pensano che possa aver peccato lui od i suoi genitori. E' Gesù che nel versetto successivo chiarisce questa questione presente nella mentalità ebraica: «[3]Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.». Dunque questo male fisico non era dovuto ne per i suoi peccati, ne per quello dei suoi genitori, contrariamente a quanto loro pensavano.
    • In Matteo (XII, 31-32) Gesù dice: «[31]Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. [32]A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.». Dunque ne in questa vita, ne in quella futura che verrà dopo la morte, ovvero nell'aldilà.
    • Nel vangelo di Luca, il buon ladrone viene portato subito in Paradiso, essendosi pentito e riconosciuto peccatore di fronte a Gesù. «[42]E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». [43]Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».
  28. ^ G. Macgregor, Reincarnation in Christianity. A new Vision of the role of rebirth in christian thought (v. bibliografia).
  29. ^ Tommaso Palamidessi, Memorie di vite passate e loro tecniche, Edizioni Archeosofica, 1977.
  30. ^ «Noi crediamo in una serie infinita di reincarnazioni dell’anima, di vita in vita, di mondo in mondo, ciascuna delle quali rappresenta un miglioramento ulteriore…» (Mazzini, in E. Bratina, op. cit., pag. 70).
  31. ^ E. Bratina, op. cit., pag. 21.
  32. ^ Cfr. Helen Wambach, Storie vere di viaggi meravigliosi dentro la vita prima della nascita, edizioni Mediterranee, 1991.
  33. ^ Di seguito alcuni best seller di Brian Weiss editi da Oscar Mondadori: Molte vite, un'Anima Sola, 2008; Oltre le porte del tempo, 2000; Molte vite, un solo amore, 1996;
  34. ^ Ian Stevenson, Reincarnazione, 20 casi a sostegno, Armenia edizioni, 2005.
  35. ^ Jim B. Tucker, Life before Life: a scientific investigation of children's memories of previous life, edito da St. Martin's Griffin, 2008 ISBN 0-312-37674-X.
  36. ^ Ovidio, Metamorfosi, libro XII, traduzione di Giovanni Andrea Dell'Anguillara
  37. ^ Ovidio, Metamorfosi, libro XII, traduzione di Giovanni Andrea Dell'Anguillara
  38. ^ Virgilio, Eneide, Mondadori 1989, Commento p.772
  39. ^ Ibidem, p.773

Bibliografia

  • Elizabeth C. Prophet, Erin L. Prophet, Reincarnazione, l'anello mancante del cristianesimo, traduzione italiana a cura di A. Carbone, Armenia, 2003 ISBN 88-344-1478-0
  • Battista Mondin, Preesistenza Sopravvivenza Reincarnazione, Àncora, Milano 1989
  • Geddes MacGregor, Reincarnation in Christianity. A new Vision of the role of rebirth in christian thought, The Theosophical Publishing House, Wheaton, Ill. U.S.A 1986
  • Christoph Schönborn, Risurrezione e reincarnazione, trad. it., Piemme, Casale Monferrato 1990
  • Rudolf Steiner, Cristianesimo come fatto mistico e i misteri antichi, editrice Antroposofica, 2006
  • Hans Urs von Balthasar, La metempsicosi, in: Homo creatus est. Saggi teologici V, trad. it., Morcelliana, Brescia 1991, pp. 111-130
  • Tigunait Rajmani, Karma e reincarnazione, Laris, 2008
  • Edouard Bertholet, La reincarnazione nel mondo antico, trad. it., edizioni Mediterranee, Roma 1978 ISBN 88-272-1022-9
  • Jim B. Tucker, Il bambino che visse due volte, Sperling & Kupfer, 2009

Voci correlate

Collegamenti



Nityânandam paroma shukhadam Kevalam Jnâna mûrtim dvandvâtitam gagana

sadrishyam tattvamasyadhilakshyam ekam nityam vimalam achalam sarvadhi

Sakshibhutam bhavâtitam triguna rahitam sadgurum bhavâtitam

triguna rahitam sadgurum trigunarahitam sadgurum

nityânandam brahmânandam advaitânandam âtmânandam.




Eterna beatitudine, suprema gioia, Assoluto

Incarnazione di saggezza che trascende ogni dualità

onnipervadente come il cielo, la cui definizione è Tat Tvam Asi

Uno senza secondo, eterno, puro, immutabile

Testimone d'ogni cosa
Trascendente ogni emozione.

Aldilà delle tre qualità della natura,

il Sadguru, il vero maestro trascende ogni emozione, ogni qualità.

Egli è eterna beatitudine, la beatitudine dell'Assoluto
,


Questo brano cantato da Sai Baba come introduzione ad un discorso del 1992 è tratto, con alcune Sue modifiche ed aggiunte, dalla Guru Gita e descrive le caratteristiche di un Guru, di un vero maestro.

In particolare mi soffermerei sulla parte in cui viene detto che "Colui che trascende la dualità" è il vero Maestro ed è Gagana sadrishyam, onnipervadente come il cielo.

Gagana è ciò che tutto abbraccia, che è diffuso in ogni dove, è il cielo, l'etere che è presente dovunque.
Gagana, dunque, indica il cielo, lo spazio: akasha.
Che cosa si intende per "cielo"? Il cielo è vuoto (shunya), immanifesto, invisibile.
Noi chiamiamo "cielo" ciò che vediamo quando guardiamo in alto, ma quello non è cielo, non è lo spazio; fa solo pensare allo spazio. In realtà, ciò che noi chiamiamo "cielo" non è che un assembramento di nuvole, mentre non è affatto cielo. Il cielo è diffuso ovunque. Potete circoscriverlo in qualche particolare luogo? No. Non può essere evidenziato.
Eccolo qui; eccolo là!
Nello schioccare delle dita c'è lo spazio (akasham); nel battere le mani c'è lo spazio; nel parlare dello Svâmi c'è lo spazio. Quali sono le qualità costitutive, gli attributi dello spazio?

Persino nell'atto dell'inspirare e dell'espirare c'è spazio.

Dunque, dove si colloca esattamente il cielo?

Antarbahishcha tatsarvam vyapya Nârâyanah sthitah

Tutto è pervaso da Nârâyana, dentro e fuori.

Proprio come l'etere è diffuso dappertutto, oltre l'etere esiste Dio stesso che avvolge il tutto in un divino amplesso.

Shabda Brahmâ mayi charachara mayi jyotir mayi vang mayi nityânanda mayi.

È il suono di Dio, mobile-immobile, è Luce, Linguaggio, è Eterna Beatitudine.

Queste sono le caratteristiche dell'akâsha.
Chi è Colui che è onnipresente?
È Dio. Ecco il vero Maestro!

Gagana sadrishyam tattvamasyadhilakshyam

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Nota su akâsha:

Akâsha (traducibile in italiano come etere) è una parola dal significato molto complesso in quanto simboleggia un qualche cosa che non esiste e che non è fisicamente rilevabile:
"Ciò che non può essere visto con gli occhi, o udito con le orecchie, o espresso a parole, caratterizza il regno di Akasha.” (SB)
Perfino Einstein, che aveva iniziato uno studio complesso sull’etere scelse poi di non pubblicarlo per evitare probabili contestazioni "scientifiche". Dovrebbero essere comunque disponibili alcune relazioni di Einstein sull’etere, ricordo di averle lette durante le scuole superiori, per fisica sperimentale.
In sintesi l’ahasha-etere potrebbe essere considerato la tela di fondo del campo quantico in cui ogni fenomeno oggettivo si colloca.
Akasha è il quinto panchamahabuddha: i cinque grandi elementi dai quali è originato jagat, l’universo visibile.
Akasha significa anche cielo e spazio: è l'elemento che dà a tutti gli altri elementi la possibilità di manifestarsi.
Nella tradizione vedica ogni elemento costitutivo dell’universo ha tre sottopartizioni, ci sono pertanto tre akasha che insieme rappresentano l’infinità dello spazio.
Appartengono al regno di Akasha il cielo che non può esser compreso neppure dalla mente, il sole e la luna, le nuvole e le stelle.
I tre Akasha sono: Bhutakasha, Chittakasha e Chidakasha. Il bhutakasha è fisicamente percettibile, il chittakasha invece è percepibile solo a livello mentale, il chidakasha invece è indescrivibile.

(segue approfondimento sui tre akasha)





I tre akâsha

Messaggiodi sky il 07/12/2010, 15:27
La spiegazione dei tre akasha è stata fatta da Sai Baba in un discorso del 23 maggio 2002 dal titolo "Dio non ha forma". Il discorso è stato tenuto agli studenti nell'ambito dei corsi estivi di cultura e spiritualità indiana che si svolgono ogni anno nel campus di Brindavan a Bangalore.
La selezione dei brani è mia, il discorso integrale è a questo indirizzo:
http://www.saibaba.it/discorsi/20020523.html

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Si può dar forma ad un albero, affinché non si pieghi o attorcigli,
e si può dare una forma perfetta ad una pietra,
ma possiamo forgiare la mente, sì da renderla perfetta?
La parola di Sai è la parola della Verità


Incarnazioni dell'amore!
Il nostro Preside mi ha chiesto di parlarvi dei tre Akasha (infinità dello spazio). Ciò che non può essere visto con gli occhi, o udito con le orecchie, o espresso a parole, caratterizza il regno di Akasha. Non può esser compreso neppure dalla mente. Il sole e la luna, le nuvole e le stelle appartengono al regno di Akasha.

Ci sono tre Akasha: (1) Bhutakasha , (2) Chittakasha e (3) Chidakasha.

1) Il Bhutakasha comprende i fenomeni visibili ed invisibili. Per esempio, nel cielo sono visibili molte stelle, ma ce ne sono molte di più che restano invisibili. La distanza fra la terra ed il sole è di circa centocinquantamilioni di chilometri. Il Bhutakasha ha un' estensione che è impossibile calcolare. Il sole è una stella e ci sono innumerevoli altre stelle sparse nel cosmo, che come dimensioni sono simili al nostro Sole. Ci appaiono così piccole a causa della distanza che le separa da noi. Ogni stella ha lo splendore del sole. La luce di queste stelle viaggia ad una velocità incredibile, trecentomila chilometri al secondo! Ci sono altre stelle, la cui luce non ha ancora raggiunto la terra.
La luce emessa dalle stelle è stupenda nella sua intensità. Il loro splendore non può essere accostato a niente o nessuno su questa terra. Il nostro sole elargisce alla terra solo una parte della sua radianza.
Né le stelle più grandi, né il sole o la luna sono in grado di generare questo fulgore per conto proprio.
C'è un' Energia fondamentale che è alla base di tutto questo.
Essa è l'illuminazione di base, dalla quale ha origine tutto lo splendore esistente. Questa Energia primordiale è l'Atma: esso permette alle stelle, al sole ed alla luna di risplendere.
Tutto ciò che è stato menzionato qui sopra è compreso nel Bhutakasha.

Ma allora, che cosa è il Chittakasha? Dato che tutto ciò che è visibile è il Bhutakasha, non si potrà discutere sul fatto che ciò che appartiene al mondo dell'invisibile appartenga al Chittakasha.
(2) C'è un'Energia che è invisibile, silenziosa, impercettibile ed eterna. Questa Energia è il Chittakasha. In esso è riflesso, o impresso, tutto ciò che si vede nel Bhutakasha. La grandezza del Chittakasha è molto piccola e sottile. Dall'altra parte, il Bhutakasha, grossolano e visibile, si estende in modo impressionante. Eppure, l'intero contenuto del Bhutakasha appare come un piccolo puntino a confronto del Chittakasha!
Per esempio: guardate una montagna. Poi chiudete gli occhi, e potrete visualizzare l'immagine della montagna nel Chittakasha. Allo stesso modo, le stelle e il cielo sono permanentemente incise nel Chittakasha.
Fino ad oggi l'esatta grandezza fisica e la dimensione del Bhutakasha non sono state ancora calcolate. Ma si può sapere qualcosa del Chittakasha. Tutta la creazione visibile è contenuta in forma sottile nel Chittakasha. Ogni forma ed ogni suono nel Chittakasha è il riflesso di qualche entità presente nel Bhutakasha. Il Bhutakasha è fisicamente percettibile. Il Chittakasha invece è percepibile a livello mentale.

(3)Il terzo è il Chidakasha. Esso è anche chiamato Atma.
L'Atma non ha forma. Non ha movimento. Non ha attributi, è sempre splendente, eterno, vittorioso, immacolato e senza fine. Chi ha visto il Chidakasha ha avuto l'esperienza dell'Atma. Per vedere il Chidakasha non sono richieste qualifiche accademiche, lauree o abilità particolari. D'altra parte nessuno può vedere neppure un riflesso od un'ombra del Chidakasha, per quanto strenuo possa essere lo sforzo che compie.
La distanza di numerose stelle dalla terra è misurabile. Ma ce ne sono molte di più che si trovano così lontane da essere al di là di qualsiasi possibilità umana di
valutazione. Gli scienziati hanno fatto molti tentativi di analizzare questo fenomeno: hanno cercato di raggiungere Chidakasha con l'analisi scientifica. Tutti i loro sforzi possono condurli al massimo a Chittakasha, e non un passo più in là. Neppure il Vedanta è riuscito a descrivere adeguatamente Chidakasha. Anche la scienza fallisce in questo tentativo. Tuttavia, entro certi limiti, alcuni indicatori di Chidakasha sono disponibili sul Vedanta.

Il riflesso di Bhutakasha è Chittakasha.
Ciò che riflette il Chittakasha stesso è il Chidakasha. La relazione fra i tre è spiegata come segue:
(1) "Colui che pensate di essere": questo è Bhutakasha, perché contiene tutto ciò che vedete, sentite e sperimentate.
(2)"Colui che gli altri pensano che voi siate": questo è Chittakasha, perché riflette nell'occhio della vostra mente tutto ciò che è oggetto della vostra contemplazione.
(3)"Colui che siete realmente": questo è il Chidakasha, o principio Atmico - la vostra vera natura.
È la Beatitudine Divina.
"Beatitudine", "Io", "riflesso della Divinità" ed "Atma": tutte queste parole definiscono una stessa cosa. "Io" è riferito esclusivamente all'Atma. "Io" è una parola di una sola sillaba. I Veda dichiarano: " 'Io' è la Verità, ma questa è interpretata in molti modi diversi dagli studiosi" (Ekam Sat Vipahraha Bahuda Vadanti).
Se chiedo chi è Anil Kumar, lui si fará avanti e la sua risposta sarà:
"Io". Se chiamo Girigaru, da un'altra parte arriverà la risposta: sempre "Io". Posso chiedere "chi è..." a quanta gente voglio: la risposta sarà sempre "Io!". Questa unità nella diversità (Atmatatwa) è "Io".

Non si può spiegare, dicendo che è il cielo, o la terra etc. È così infinitamente grande che non è misurabile.
Gli studiosi infatti dicono: "Non c'è nient'altro fuorchè il vuoto dello spazio, nel quale potete vedere qualche stella e qualche nuvola" (Akasam Gaganam Soonyam).
Ma "quanto" le potete vedere?
Solo fino ad una certa distanza. Ogni cosa al di là di questa distanza è invisibile ai vostri occhi. Ciò che non si può vedere con gli occhi è visualizzabile solo in Chittakasha. Anche "Io" non può essere visualizzato. Nessuno può fornirne un reale significato.
Il Vedanta propone l'unità nella diversità con ogni suo insegnamento.
Per esempio con la frase "Io sono Brahma" (Aham Bramhasmi). La parola "Brahma" segue la singola lettera "Io". Ogni altra parola deve seguire Aham. Senza la sillaba "Io" la parola Atma non può comparire. Brahma ha origine da
"Io", Quindi la lettera "Io" esprime il principio primordiale. Il Vedanta avverte che, anche se si sono lette le Sacre Scritture e i Testi Sacri, si deve comunque fare ogni sforzo per scoprire quale sia la propria vera natura.
(...)
Tutti i nomi sono stati assegnati, nessun nome è nato con voi. Vi sono stati dati tutti al momento della vostra nascita, allo scopo di potervi identificare in questo mondo materiale. Non stabiliscono la vostra vera identità. L'Atma non ha un nome fisso. È l'identità di se stesso. Non ha altra forma.

Entro certi limiti si può discutere e studiare sia Bhutakasha che Chittakasha, mentre Chidakasha non ha né forma né attributi. Quale forma o nome potete assegnare al senza-forma? Esso è l'identità di se stesso. Nessuno può capire il vero significato della parola "io".
"Io" non dev'essere confuso con l'ego. L'ego ha una forma, mentre l' "Io" non ce l'ha. Il Vedanta decrive l' "Io" tramite la negazione.

Non è etere, non è ego, non è suono, non è niente di questo genere.
Una volta un maestro chiese ad un discepolo di scoprire la propria vera identità. Il giorno dopo il discepolo venne e disse: "Maestro, ho trovato la risposta. Io sono Ramaiah".
Il Maestro gli chiese nuovamente: "Chi sei?" "Io sono il figlio di Mallaiah e mia madre è Pullamma". Questi sono tutti nomi dei vari corpi. Nessuno di essi è la vostra vera identità, perché i nomi sono in relazione solo con i corpi. Sono utili per presentarvi al mondo fisico. È solo uno il nome che è nato con voi, e che non vi è stato dato. Questo nome è : "Io","Atma". "Atma" ed "Io" hanno lo stesso significato. Fate lo sforzo di realizzare la natura di questo "Io". Non c'è nient'altro che è importante sapere, una volta che scoprite questo. Non c'è alcun bisogno per voi di dire: "Io sono Ramaiah", quando annunciate chi siete veramente. "Io" è sufficiente. Non c'è bisogno che nessun altra parola segua
"Io" per rinforzare la vostra identità. "Io" è unico e sempre singolo.
La realizzazione di questo è il segreto contenuto in tutto il Vedanta.

Chidakasha non ha niente a che vedere con i riflessi, le reazioni e le risonanze.

È al di là di tutt'e tre. Non può essere identificata o compresa con nessun nome e con nessuna forma.

(...) La Divinità prende sempre la forma che un devoto visualizza e prega. Nessuno in realtà può fissare e valutare l'aspetto della Divinità, perché non ha alcuna forma!
Anche Ramakrishna Paramahamsa ebbe un'esperienza simile. Lui abitava a Kamarpakur. Era posseduto dal potente desiderio di avere il darshan della dea Kali. Non riuscendo più a sopportare il dolore della separazione, cercò di commettere suicidio gettandosi nel Gange.
Sorprendentemente, per quanto lontano camminasse nel fiume, l'acqua gli arrivava sempre e soltanto fino al ginocchio.
Pregò: "Madre dell'Universo! Perchè mi metti alla prova a questo modo? Perché non mi riveli la tua forma? Perché non mi permetti di unirmi a te? Non riesco a sopportare questo dolore indicibile!".
La Dea madre rispose: "Figlio! Ti potrei mostrare la Mia forma, se ne avessi una! Non ho una forma che tu possa vedere. La Mia unica forma è quella dell'Atma.
Puoi scegliere una qualsiasi forma alla quale pensare. Tutte le forme che vedi sono un prodotto della tua illusione. Nessuna di esse può essere presa per la vera identità della Divinità".
Dite che Rama, o Krishna, o Sai Baba vi sono apparsi. Molta gente fa queste affermazioni. Queste sono le manifestazioni dell'illusione (bhrama). Fino a quando avrete Bhrama sarete molto lontani da Brahma (Divinità). D'altra parte, quando avrete realizzato Brahma, bhrama non vi potrà venire in alcun modo vicino. La necessità del momento è quindi quella di superare questa illusione.
Liberatevi dell'attaccamento al corpo. Coltivate l'attaccamento all'Atma, invece. La vostra vera identità è l'Atma. Esso non ha né nome né forma. È l'incarnazione della beatitudine. L'Atma è descritto così:

"La beatitudine eterna, la suprema felicità, la saggezza, il non-duale, l' etereo, l'ultimo, il singolo, l'eterno, il puro, il testimone immobile ed eterno - questi sono i vari nomi e descrizioni dell'Atma"."Esso non ha forma: perciò, non anelate a vedere la forma di Dio; invece considerate come forme di Dio tutte le forme che vedete. Non fissate solo alcune forme come 'forma unica' di Dio".

La caratteristica di Bhutakasha è che comprende il sole, le stelle e tutte le galassie. Non prendete tutte queste cose come attributi permanenti di Dio, perché tutte periranno un giorno, moriranno, o cambieranno forma. Ad un certo punto si ritireranno e spariranno dalla creazione. C'è solo una cosa che sarà sempre con voi, in voi, intorno a voi, sopra di voi e sotto di voi, e questa è la Beatitudine.
La Beatitudine non ha forma.
(...)
C'è un aspetto che potete usare per identificare la Divinità e questo è la gratitudine. Dio vi dà così tante cose. Quando non state bene viene un dottore e vi dá un'iniezione. Gli pagate la parcella. La vostra espressione di gratitudine finisce là. Se avete fame, dite a vostra madre che vi piacerebbe mangiare qualcosa, e lei vi prepara qualcosa che consumate con grande gioia. A volte soffrite. Se qualcuno viene e vi consola e vi dà forza, gli esprimete la vostra gratitudine. Senza dubbio prendete conoscenza di tutto l'aiuto fornitovi con gratitudine:
o meglio, dovrebbe essere così. Ma sfortunatamente oggi non c'è più questa tradizione.
(...)
Sono queste lacrime di gratitudine che voi dovete offrire a Dio. Se non lo farete, sarete dei miserabili ingrati. Collasserete nel ciclo senza fine della nascite e delle morti. La sofferenza e l'agonia vi adombreranno. Le vostre lacrime di gratitudine vi libereranno da tutti questi problemi.
Sarete sempre beati, con sorrisi gioiosi. Questo è l'effetto dell'esprimere la vostra gratitudine a Dio.
(...)
Oggi vi preoccupate per vostra madre, per vostro padre e per i vostri parenti. Come potete credere di ottenere la felicità con tutte queste preoccupazioni? Chi sono i vostri genitori? Sono coloro che vi hanno dato un corpo fisico. Di chi è questo corpo? È solo un'entità fisica. Dimenticate il corpo. Invece, contemplate la Divinità. Questa è vera devozione.
Dimenticate completamente il Bhutakasha, sebbene esso sia ciò che vedete attualmente. Affidatevi al Chittakasha: una volta che avrete assimilato tutto nel Chittakasha raggiungerete il Chidakasha.
Quindi, sviluppate la capacità di fondervi al Chittakasha.

Come visualizzerete il Chittakasha?
Come vi fonderete con esso?
Ve lo spiegherò dettagliatamente più tardi. In questo mondo, molti studiosi ed esperti spiegano la Divinità in modo piuttosto ampio. Ma la Divinità che si può spiegare non è la vera Divinità! Queste sono solo descrizioni, sono "indicatori" della Divinità. Possono rendervi facilmente felici o persino illudervi. Voi dovete andare al di là di queste forme ed anelare a vedere la Realtà, che è "Tat". "Tat Tvam Asi" - Tu sei Quello.
Tu significa "questo" e "Quello" è "Tat". Essi devono diventare uno.
In risposta alla preghiera del Preside Narasimhamurti vi ho spiegato i tre Akasha (Bhutakasa, Chittakasa e Chidakasa).
Il vero "Akasha" è "Hridayakasa" - il cuore. Chidakasha è vitale e basilare. Si deve compiere ogni sforzo possibile per conoscerne la natura.


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Mahakala e i tre akâsha

 il 07/12/2010, 23:44

Nel discorso del 23 maggio 2002 Sai Baba spiega agli studenti i tre Akasha: Bhutakasha, Chittakasha e Chidakasha
In sintesi dice che tutto ciò che è visibile è il Bhutakasha, mentre il Chittakasha potrà essere percepibile a livello mentale in quanto è energia invisibile, silenziosa, impercettibile ed eterna in cui si riflette tutto ciò che si vede nel Bhutakasha.
Mentre la grandezza del Chittakasha è molto piccola e sottile, il Bhutakasha, grossolano e visibile, si estende in modo impressionante, anche se l'intero contenuto del Bhutakasha appare come un piccolo puntino a confronto del Chittakasha.
Tutta la creazione visibile è contenuta in forma sottile nel Chittakasha.
Ogni forma ed ogni suono nel Chittakasha è il riflesso di qualche entità presente nel Bhutakasha.

Il terzo livello dello spazio-akasha è Chidakasha: il principio Atmico, "I", la nostra vera natura, la beatitudine divina.

Mentre possiamo, entro certi limiti, discutere e studiare sia Bhutakasha che Chittakasha, di Chidakasha non possiamo dire nulla perché chidakasha è atma, e atma non ha né forma né attributi.

Esso è l'identità di se stesso. Nessuno può capire il vero significato della parola "io", "I" che è Atma.

Chidakasha non ha niente a che vedere con i riflessi, le reazioni e le risonanze. È al di là di tutt'e tre. Non può essere identificata o compresa con nessun nome e con nessuna forma.
E' il non-duale, l' etereo, l'ultimo, il singolo, l'eterno, il puro, il testimone immobile ed eterno.

Siccome non ha forma non dobbiamo anelare di voler vedere la forma di Dio ma considerate come forme di Dio tutte le forme che vediamo.
In sintesi ci dice:
- di dimenticate completamente il Bhutakasha, sebbene esso sia ciò che vediamo attualmente
- di affidarci al Chittakasha (alla percezione dello spazio “sottile”, del suono interiore, del cielo interno che dovremmo imparare a visualizzare?)
- di sviluppare la capacità di fonderci al Chittakasha per raggiungere il Chidakasha l'Atma, oltre il quale non c’è nulla.

Per comprendere l'Atma senza forma dobbiamo trascendere la forma.
Come si fa?
Sai Baba anticipa la domanda che potrebbero fare gli studenti:
Come visualizzerete il Chittakasha?
Come vi fonderete con esso?

E dice: Ve lo spiegherò dettagliatamente più tardi, anche se conclude con un ultimo bocconcino per i suoi pasu:
Il vero "Akasha" è "Hridayakasa" - il cuore. Chidakasha è vitale e basilare. Si deve compiere ogni sforzo possibile per conoscerne la natura.

A questo punto era inevitabile il sorgere del desiderio di scoprire se Sai Baba avesse poi approfondito la questione lasciata in sospeso ma ho avuto un rapido pensiero: l’ha fatto prima.
Come l’ha fatto prima? Ma allora perché avrebbe dovuto dire ai suoi studenti che glielo avrebbe spiegato “più tardi”?
Forse perché siamo noi che abbiamo il senso dello scorrere del tempo tra un prima e un dopo mentre per lui è diverso?
In effetti capita spesso che Sai Baba prenda un po’ per i fondelli i suoi ospiti dicendo cose del tipo: verrò presto a casa tua, domani ti riceverò, mentre non succede nulla del genere e gli aspiranti devoti non sanno bene se ridere o piangere, o infuriarsi, magari…
Comunque, ho messo da parte il mio pensiero e sono andata a controllare file e archivi.
Nel discorso agli studenti svolto il giorno dopo, il 24 maggio 2002, Sai Baba parla della “riduzione dei desideri invitando gli studenti (noi?) a non cavalcare i nostri desideri che devono venire gradualmente ridotti e a fare dei tentativi per capire la natura di Dio, la Realtà che è Tat.
Poi raccontata subito una strana storia:
“ Non appena la Terra venne formata, dappertutto c'era un'oscurità completa. Dopo le piogge, le nuvole si diradarono. Gradualmente apparirono le stelle. Anche il sole cominciò a splendere e mandò i suoi raggi sulla Terra. La luce permise all'uomo di procurarsi il cibo giornaliero, il grano germogliò e si svilupparono le forme di vita. Quando c'era il buio assoluto l'uomo non aveva desideri. Ma, all'aumentare della luce, anche i desideri dell'uomo si moltiplicarono, perché ora egli poteva vedere la creazione. Oggi, l'uomo comincia la giornata con i desideri! Ma durante la notte i desideri non lo assalgono. La notte sembra privare i desideri dell'opportunità di proliferare! Almeno da questo punto di vista si deve ringraziare l'oscuritá!
Ai tempi della nascita di Rama, per quindici giorni non ci fu luce, era buio dappertutto. In conseguenza a ciò, la luna era inquieta. Si lamentava: "Non posso vedere il Signore Rama!" Dopo quindici giorni, il sole stesso divenne curioso di vedere Rama, e cominciò gradualmente a sorgere. Di conseguenza, la luna cominciò con le fasi lunari. Il sole e la luna iniziarono a svolgere i compiti a cui erano preposti. Fu così che sulla Terra cominciarono ad apparire il giorno e la notte. Se investigate sul ruolo della natura, vi renderete conto che l'uomo non gioca alcun ruolo in essa, da nessuna parte.”
Alla fine di questa curiosa storia Sai Baba conclude:
Come si fa a visualizzare il Chittakasha, e poi a fondersi in esso?
Ve lo spiegherò in dettaglio più tardi.

Ci risiamo…se si vuole approfondire la questione bisogna ancora cercare…
E così ho trovato quello che cercavo in un discorso di qualche anno prima intitolato “La visione dell’atma”.
Lì le tre “forme” dello spazio , le dimensioni “eteriche”: Budhaakasha Chittakasha e Cidakasha vengono ancora spiegate e poste in collegamento allo stato di veglia e a quello di sonno profondo.
Il discorso, che è molto lungo e di cui ho scelto alcuni passaggi, è stato fatto a Prashanti Nilayam, 21 febbraio 2001 ed è il primo discorso tenuto in occasione di Shivarathri. Il testo completo a questo indirizzo:
http://www.saibaba.it/discorsi/20010221.pdf

Lode a Shiva Mahakala che gioca con noi!

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Nel discorso di Shivarathri Sai Baba esordisce dicendo che se ci manca purezza di cuore, non riusciremo a comprendere il principio atmico, e questo indipendentemente dal nostro livello d' istruzione. Perché la nostra visione è offuscata dall'illusione che è come la cenere che nasconde la brace. La vera sadhana,dice, consiste nel rimuovere il velo dell'illusione che ricopre lo strumento interiore (Antahkarana).
Il discorso si conclude con un invito ad accrescere il rispetto per noi stessi considerato che il principio dell'"io" presente in ognuno è l'Atma: spazio onnipervasivo, Cidakasha.
"E' sciocco colui che pur vedendola non sa riconoscere la Realtà" ("Pashyannapi cha Napashyati
Moodho"). O uomo, non è stupidità da parte tua credere di non avere visto Dio, sebbene tu Lo veda continuamente nella forma del mondo?

(…) fino a quando una persona è sotto l' influsso della mente, essa identifica se stessa con il corpo e sperimenta piacere e dolore.
Una volta che la mente (Maya) viene trascesa, le dualità del mondo non esistono piú. Essa visualizzerá la Divinità ovunque.
(..)
Per visualizzare la Divinità, occorre innanzitutto comprendere il principio Atmico, o "IO". L'Atma non ha forma.
Fino a quando resterete attaccati alla vostra forma, non potrete capire che cosa significhi "Atma".
Tutti si presentano usando la parola "IO", che altro non è che l'Atma.
Sebbene non si veda, l'Atma è presente nell'uno e nel tutto. L' Atma è omnipervasivo.

Esistono tre tipi di dimensioni eteriche:
Bhutakasha, Chitthakasha e Chidakasha.

Bhutakasha è circondata da Chitthakasha che a sua volta è avvolta da Chidakasha. Bhutakasha, che consiste della terra, del sole, della luna e delle stelle, è molto vasta. Il sole è molto più grande del pianeta Terra, avendo una circonferenza di 8000 crore di miglia (il miglio é una misura di lunghezza pari a 1,609 km - ndt), ma sembra molto piccolo ai nostri occhi perché dista 9 crore di miglia dalla terra. Le stelle sono ancora più lontane e molto più grandi del sole come dimensione, sebbene ci appaiano come piccoli diamanti che adornano il cielo.
La luce viaggia alla velocità di 180.000 miglia al secondo. Alcune stelle sono talmente distanti dalla terra che la luce da loro emanata deve ancora raggiungere la terra. Tutte le stelle, il sole, la luna e la terra costituiscono una parte di Bhutakasha.

Tutte queste sono presenti in Chittha in forma sottile.
Per questo Chitthakasha è molte volte più grande di Bhutakasha.

Voi pensate che il sole splenda di luce propria, ma in realtà è l'Atma ad illuminare il sole. Perciò l'Atma è più grande di tutto. La sua vastità non può essere descritta a parole.

Tutti e cinque gli elementi sono costituiti di atomi, mentre l'Atma non è formata da atomi, poiché non ha forma.

Che cosa significa "Visione dell' Atma"? É la visualizzazione dello splendore omnipervasivo. L'Atma è presente in ogni cellula del corpo umano.
Per comprendere questo, dovete trascendere la forma. Tutti gli oggetti materiali hanno una forma ben definita ma, a causa dell' andar del tempo, perdono la loro identità e si uniscono nella dimensione causale, cioè nell'Atma. L' uomo dovrebbe pertanto sforzarsi di andare al di là della forma e fondersi con l'Atma.
Tutte le attività che sono in relazione con la forma corrispondono a Pravritti (percorso esteriore), cioè Bhutakasha, che è costituita di atomi.
Tutto questo prima o poi finirà per fondersi con l'Atma.
Che cosa è l'Atma? L'Atma è Beatitudine.
Anticamente molti saggi hanno fatto sforzi concertati diretti a riconoscere la natura dell'Atma. Alla fine hanno dichiarato al mondo: "Io conosco l'Essere Supremo che rifulge con lo splendore del sole che è al di la di tamas, l'oscuritá dell'ignoranza". O gente! L'Atma trascende il Nome e la Forma.
Emette luce propria. Per avere la visione dell'Atma, non serve andare in una foresta e sottoporsi a penitenze. Potete vederlo ovunque, una volta che avrete dissipato l'oscurità dell' ignoranza interiore.
Gli sforzi in questa direzione sono la vera Sadhana.
(…)
Solo quando trascendete Bhutakasha e Chitthakasha potrete comprendere Chidakasha. Bhutakasha è come una piccola stella nel cielo di Chitthakasha.
Lo stesso può essere detto di Chitthakasha se confrontato con Chidakasha.
Chidakasha non è nient'altro che l'Atma. Non c'è niente al di là di questo.
Per comprendere l'Atma senza forma, dovete trascendere la forma.
All'inizio meditate su una forma specifica. Ma gradualmente dovrete trascendere questa forma e realizzare la Divinità senza forma. Fino a quando sarete attaccati alla forma sarete legati al piacere ed al dolore.
L'Atma senza forma può essere sperimentato nello stato di sonno profondo (Sushupti) nel quale perdete l'identità del nome e della forma.
Nello stato di sonno profondo, non avete coscienza di Bhutakasha. Finchè la vostra mente dimora in Bhutakasha, vi identificate con la forma. Sebbene l'uomo moderno sia molto istruito, è incapace di comprendere questo principio di Bhuatakasha, Chittakasha e Chidakasha.
Egli si tiene lontano da questo tipo di indagine, nella convinzione di trovarsi davanti ad astruse verità filosofiche. Non si tratta di mera filosofia. Esse sono verità eterne, che devono essere capite e messe in pratica nella vita quotidiana.
Nel Bhutakasha ci sono moltissimi esseri, ma il principio atmico in essi è unico. Dall'infanzia alla vecchiaia l'uomo per presentarsi usa la parola "io". L'uomo passa attraverso i vari stadi della vita, ma l' "io" in lui resta sempre lo stesso. Questo immutabile "io" è in verità l'Atma.
Scordandosi della presenza di questo Divino Principio interiore, l'uomo corre dietro ai piaceri effimeri e materiali. Questo corrisponde a Pravritti. Ma l' Atma invece si riferisce a Nivritti. Mentre l'uomo è avvinto da Pravritti non è capace di realizzare la sua vera natura.
Tutto ciò che vedete nel mondo esteriore altro non è che la manifestazione di Dio. Tutti voi che siete qui riuniti siete incarnazioni di Dio.
Anche questa sala è una manifestazione di Dio. Infatti voi stessi siete Dio.
Sebbene vediate Dio ovunque, siete ancora alla Sua ricerca.
(..)
Lord Krishna dichiara nella Gita: "L'eterno Atma in tutti gli esseri è parte del Mio Essere" ("Mamaivamsho Jeevaloke Jeevabhuta Sanathana"). Voi ed io non siamo separati. Noi siamo Uno e lo stesso. Quando avrete capito questa verità, non cercherete Dio qui e là. Tutto ciò che trovate nel mondo esteriore non è nient' altro che la Forma Cosmica Divina. ("Viswa Virat Svarupa").
Tutte le forme sono Sue. La forma è associata con Pravritti ed è la causa principale dell'illusione.
Che cosa è Maya? Ciò che conduce ad una falsa identità è Maya. Quando al buio scambiate una corda per un serpente vi spaventate. Ma quando dirigete su di essa la luce di una torcia vi rendete conto che è una corda e non un serpente. È la falsa identificazione che ha alimentato la vostra paura. Una volta che conoscete la realtà diventate impavidi. A causa dell'influenza degli oggetti del mondo ("Prabhava"), avete scordato la vostra vera natura ("Svabhava").
Una volta che avrete riconosciuto la vostra vera natura ("Svabhava") e abbiate aderito strettamente ad essa, non ci sarà più spazio per l'illusione o la paura. Che motivo c'è di avere paura se voi siete tutto e non c'è nient'altro al di fuori di voi?
Una volta un attore venne alla corte di un re per fare degli spettacoli. Il primo giorno era venuto vestito da Sankaracharya. Egli fece una dotta esposizione della filosofia di Adi Shankara. Predicó in questo modo:
La nascita, la vecchiaia e la vita di questo mondo sono piene di sofferenze.
Anche la morte è cosa sventurata. State attenti a questa verità.
("Janma Dukkham, Jara Dukkham, Jaya Dukkham Punah Punaha, Antyakale Maha Dukham, Tasmath Jagrat Jagrataha").
I genitori , gli amici, i parenti e l'agiatezza sono come nuvole passeggere.
State attenti a questa verità.
("Matha Nastri, Pitha Nastri, Nasthi Bandhu Sahodaraha Artham Nastri, Griham Nastri, Thasmath Jagrata Jagrataha").
Il re rimase compiaciuto e gli offrì una gran quantità d'oro. L' attore disse: "O Re! Un Sanyasi non ha bisogno d'oro. Io non posso accettare questo dono".
Il giorno seguente l'attore si presentò a corte vestito da ballerino.
Danzò meravigliosamente e deliziò tutti i presenti. Alla fine della rappresentazione il Re gli offrì in dono solo poche monete. L' attore disse:
"O Re! Questo pagamento è scarso e insufficiente".
Il Re restò stupito e replicò: "Ieri hai rifiutato un grosso regalo ma oggi pretendi di più. Qual è il motivo di questo strano comportamento?"
L'attore rispose: "O Re, un attore non sarà coerente con la sua professione se le sue parole non saranno conformi al costume che indossa. Ieri recitavo la parte di un Sanyasi e per questo ho rifiutato la ricchezza. Oggi invece sono un ballerino, ed è caratteristica di un ballerino aspettarsi sempre una grossa ricompensa! La mia condotta deve essere consona all'abito che indosso."
Oggi, sebbene l'uomo indossi l'abito dell'essere umano, il suo comportamento non è consono al suo "vestito". Essendo nato come essere umano, l'uomo dovrebbe vivere nella sicurezza di sé ed aumentare il rispetto verso se stesso.
(…)
Accrescete il rispetto per voi stessi. Innanzitutto, rendetevi conto di che cosa sia L'Atma. Il principio dell'"io" presente in ognuno è l'Atma. I Veda dichiarano: "Io sono Brahma"("Aham Brahmasmi"). Ma secondo me anche questa non é la Verità completa perché la presenza di "io" e di "Brahma" simboleggia la dualità.
La Veritá é una, non due. L'uomo dovrebbe tenersi stretto al principio del non-dualismo e santificare la propria vita. Quando avrete sviluppato fede in questo principio, avrete tutta la purezza e la prosperità.
(…)
Sadhana non significa fare japa e meditazione. Dovreste coltivare in voi stessi sentimenti puri e Divini. Considerate tutti gli esseri Divini, rispettateli. "Tutti sono Miei e io appartengo a tutti." Una volta che abbiate questa ferma convinzione, potrete gioire di una felicità immensa nella vita. Non ci sarà traccia di preoccupazioni.
Una volta Sankaracharya si stava recando al fiume Gange con 14 discepoli.
Lungo la strada incontrò un Bramino che stava cercando di memorizzare alcuni testi in sanscrito, "Dukrun Karane". L'Acharya gli chiese che cosa stesse facendo e il Bramino gli rispose che stava studiando la Grammatica Panini.
"A che ti servirà studiare la grammatica?" chiese l' Acharya. Il Bramino rispose: " Diventerò un grande letterato e andrò in qualche corte reale, sarò un letterato ufficiale e guadagnerò tutte le ricchezze di cui ho bisogno. Con le ricchezze guadagnate condurrò una vita felice."
"Quanto pensi di vivere in quel modo?"
"Vivrò per tutta la durata della mia vita"
"E poi?" chiese l'Acharya.
Questi rispose : "Non lo so".
Allora Sankaracharya fece il suo famoso preannuncio:
"O sciocco, canta il nome di Govinda. Quando l' ora della morte si avvicina le sfumature grammaticali non verranno in tuo aiuto".
L'Acharya continuò: "Tu sciocco, ti godrai i piaceri del mondo fino a che sarai vivo. Ma quando questo corpo perirà, che cosa farai? Perciò, continua a cantare incessantemente il nome di Govinda e non sciupare il tuo tempo con questi studi mondani. Questi studi si riferiscono a Pravritti. Questo aiuta solo per un brevissimo periodo di tempo. Tu sei orgoglioso della tua giovinezza. Quanto dura la gioventù? Presto sarai vecchio. Non riporre la tua fede in questo valore giovanile. Metti piuttosto la tua fede tenacemente in Dio. Realizza la fiducia in Te stesso. La fiducia in se stessi porta alla soddisfazione di sé e questa conduce alla realizzazione del Sé."
Studenti!
L' "io" è una realtà permanente. Considerate questo Atma come Dio stesso.
Senza una base effettiva, non ci sarà manifestazione. La base delle onde nell'oceano è l'acqua in esso contenuta. Allo stesso modo, l'Atma è la base di tutto il mondo fenomenico.
Tutto il bene e il male, la lode e il biasimo sono mere nuvole passeggere.
Il bambino, il ragazzo, il giovane ed il vecchio sono tutte differenze nella forma, ma l'Atma nella persona è l'entità immutabile. Mentre viaggiate nel treno, fuori dal finestrino vedete alberi, montagne e laghi e passare velocemente. Questa è un'illusione. Qualche volta nel cielo vi sembra che la luna si muova velocemente, mentre in realtà sono le nuvole a muoversi.
Anche questa è un'illusione. La luna non si sta muovendo alla stessa velocità delle nuvole. Allo stesso modo l'Atma non cambia e non si muove. Sono solo i nostri sentimenti che cambiano.
 





 

Aiuto solo chi non é ozioso
G.I.Gurdjieff - Prieuré d'Avon - Study House
 
sandhya ha scritto:grazie per questa meraviglia, cielo.

Grazie! dobbiamo però ringraziare la chiarezza abbacinante delle parole di Sai Baba, nonostante la probabile doppia traduzione dei discorsi, dal telugu all'inglese e dall'inglese all'italiano, soprattuto nei discorsi agli studenti quando interpella direttamente Anil Kumar, suo traduttore ufficiale in inglese. A volte, nelle grandi celebrazioni delle feste induiste, come Shivaratri o Onam, quando ci sono persone da tutta l'India e da tutto il mondo, Sai Baba tiene il discorso direttamente in inglese per favorire la comprensione al pubblico. A me è capitato così, il discorso di Onam in inglese...l'unica cosa che ho davvero capito è stata la paola Love...Love...Love!
In quell'occasione ero lontanissima dal palco da cui parla, seduto sulla poltroncina rossa (allora) o in piedi gesticolando in modo espressivo con le mani.
In quel caso mi pare fosse in piedi...guardava la folla e guardava ognuno. E' impressionante il silenzio di migliaia di persone accalcate che pendono dalle labbra dell'oratore, anche se non capiscono un fico secco. 
C'era perfino l'elefante nel Mandir e la banda del Kerala che aveva tenuto un lungo concerto usando quelle trombe spacca timpani tipiche della musica keralese, e tamburi giganti...
Poi all'uscita dell'omino Sai Baba cala la potenza del silenzio, è un unico respiro, tutto si ferma, anche se poi la vita riprende, le seva che corrono di qua e di là le mamme che allattano, la gente che dondola per vedere meglio...
La distanza è apparenza, nello spazio del cuore c'è la possibilità di un contatto intimo.
Sono attimi, attimi in cui si sperimenta l'amore incondizionato del trovarsi uniti, tanti insieme a ricordare un antico mito....il tempo cessa di scorrere e l'India è una madre che ti abbraccia, indipendentemente dalla lingua che usi e dal colore della pelle. Come dei puntini luminosi che danzano insieme.
Bello.

In questi ricordi tornano in mente le parole sacre:

"Solo Io conosco l'agonia di insegnarvi ogni passo della danza.
Sono Nataraja, il Re della danza e voi siete tutti i miei allievi."

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Sul tema dello Spazio in relazione alla Coscienza, propongo un brano tratto da un'opera spesso citata da Sri Ramana Maharshi, il Tripura Rahasya (or the Mystery beyond the Trinity).


Il testo in inglese del Tripura Rahasya è reperibile al seguente link:
http://scriptures.ru/tripura1.htm
La traduzione in italiano è tratta dal libro Sri Tripura Rahasya (Jnana Khanda), pagg. 137-141, Edizioni Il Punto d'Incontro, Vicenza, 2001.

Il testo italiano non riporta la numerazione progressiva dei sutra, invece presente nella versione inglese.
L'estratto si riferisce ai sutra dal 72 al 120 del XVIII capitolo.



La conversazione si svolge tra Dattatreya e il suo discepolo Parasurama:

“Ascolta o figlio di Brighu, l'Assoluta Coscienza, come lo spazio, è perfetta, infinita, sottile, pura, illimitata, senza forma, immanente in tutto, senza interno ed esterno; ma lo spazio differisce dalla Coscienza per il fatto che è insenziente.

“In effetti, lo spazio non è altro che una manifestazione del Sé, come tutto il resto. E' soltanto l'ignorante che concepisce il Sé nella forma di spazio soltanto, a causa della sua illusione, proprio come il gufo trova l'oscurità nell'accecante luce del sole. Tuttavia, il saggio trova nello spazio il Sé, la Pura Coscienza.

“Il Potere Trascendente, Immacolato e Autosufficiente, irradia la diversità nel suo Sé come un individuo nello stato di sogno. Questa diversità nella forma di uomini, animali ed altri fenomeni, non tocca e non illude il Sé nella sua purezza, ma illude le aberrazioni del Sé, cioè gli ego individuali. Sua Maestà, l'Assoluto, rimane sempre consapevole della sua Perfezione e Unità. Sebbene sia lo stesso, immutabile, appare mutevole alle sue stesse creature, proprio come un prestigiatore inganna gli spettatori con i suoi trucchi, ma egli stesso non rimane ingannato.

“E' la Luce, Uno senza secondo; tuttavia appare diviso alle sue stesse creature a causa del velo dell'illusione. Proprio come i trucchi del prestigiatore ingannano soltanto gli spettatori e non egli stesso, così il velo di Maya influenza le creature e non il Creatore; questa Maya è l'aspetto dinamico del Supremo ed è infallibile. Vediamo come nel mondo vi siano yogi che eseguono miracoli con i loro poteri, o maghi che incantano la folla con molteplici trucchi; a maggior ragione, nulla è impossibile per la Coscienza Suprema.

“Divisione nell'Assoluto significa contrazione in particolari limiti sotto le spoglie dell'ego, che è generalmente chiamata imperfezione, avidya o ignoranza. In questo modo, o Barghava, l'Assoluto ha investito d'ignoranza il Suo Puro e Indipendente Sé e sembra manifestarsi come differenti entità.

“Perciò, l'identità dello spazio con il Sé non è evidente agli eruditi, la cui mente è distratta dalla sua inerente disposizione a rivolgersi all'esterno, in quanto sono incapaci di investigare il Sé con mente stabile e focalizzata.

“La conoscenza del Sé raccolta da libri o dal guru non può mai liberare un uomo fino a quando la verità dell'insegnamento stesso non viene correttamente investigata e applicata praticamente. Segui perciò il mio consiglio e realizza te stesso rivolgendo la mente all'interno. La Coscienza Trascendentale, che crea tutto e comprende tutto è Puro Splendore, perciò è priva di qualunque cosa possa essere insenziente. Riposa nel suo stesso Sé non intaccata dall'ego. L'insenziente non può esistere da se stesso, ma dipende dalla Coscienza per essere riconosciuto e definito.

“Ciò che è insenziente non può risplendere per proprio merito né rivelare la propria esistenza. La sua dipendenza dalla Coscienza ne tradisce l'imperfezione. Ma la Pura Coscienza è Assoluta, risplende in Se stessa e vive la Sua esistenza senza alcun aiuto esterno. Perciò, è autoluminosa, autosufficiente. Tale è il Perfetto Io, l'Io Trascendentale, totalmente assente e non associato con la creazione insenziente.

“Poiché non vi è nulla al di là della Pura Coscienza, del Supremo, non può esservi nulla a dividerla in settori e perciò è ininterrotta e continua come uno specchio che riflette immagini.

“Come possono essere possibili il divisore e la divisione nell'Assoluto? Tale libertà dalla divisione è Perfezione e lo Splendore di tale Perfezione è l'ininterrotta Coscienza dell'Io, conosciuta come il Sé, l'Eterna, Immanente, Unica e Omogenea Essenza. Sebbene le descrizioni e le affermazioni concernenti il Supremo differiscano secondo gli aspetti enfatizzati, tuttavia Sri Tripura è semplicemente Autosufficienza, Energia e Astratto, Ininterrotto, Unico, Essenziale Essere, tutto unificato in Uno, proprio come la luce e il calore creano il fuoco; tuttavia i tre fattori (luce, calore e fuoco) vengono discussi e descritti separatamente nella vita pratica.

“Tale è il potere chiamato Maya, Shakti, che è in grado di realizzare l'impossibile e rimanere incontaminata nonostante la sua manifestata diversità, come i fenomeni che assomigliano alle immagini di uno specchio. Ella è l'Eterno, Singolo, Ininterrotto Stato dell'Io che attraversa tutta la manifestazione. Queste apparenti rotture nel Continuo Infinito sono dette essere il non Sé, avidya (ignoranza), jadashakti (insenzienza), sunya (vuoto), prakriti (natura primordiale), avyakta (non esistenza delle cose, immanifesto), spazio, oscurità o il primo passo nella creazione, e tutto ciò non rappresenta altro che la prima differenziazione nella Pura Coscienza. Il passaggio dall'Infinito Assoluto all'apparizione del limitato è influenzato da Maya e la transizione è chiamata spazio. Ma questo è ancora indistinguibile dal Sé, a causa del non sviluppo o dell'assenza dell'ego, che è il seme dei cicli delle nascite e delle morti.

“La diversità appare solo nello spazio e questo spazio è nel Sé, che a sua volta lo proietta nel momento in cui inizia la differenziazione, sebbene a quel punto ancora non sia evidente. Parasurama! Guarda all'interno. Ciò che percepisci come lo spazio interiore è l'espansione dove esistono tutte le creature, il loro Sé o Coscienza. Ciò che esse considerano spazio è il tuo Sé. Così, il Sé in uno è lo spazio in un altro e viceversa. La stessa cosa non può differire nella sua natura. Perciò non c'è differenza tra lo spazio e il Sé, che è piena e perfetta Coscienza di Beatitudine.

“Comunque, lo spazio implica sezioni, implica parti. Ogni parte della Coscienza è chiamata mente. Può essere differente dal Sé? La Pura Coscienza contaminata da escrescenze inanimate è chiamata jiva o individuo, la cui facoltà di discriminazione è coerente con le sue limitazioni autoimposte ed è chiamata mente.

“Così, nella transizione dall'Assoluto all'individuo, lo spazio è il primo velo. Il chiaro, concentrato Sé diventa puro e tenue spazio in cui vengono concepite cose dure, dense, pesanti o leggere. Esse si manifestano come i cinque elementi di cui è composto il corpo. L'individuo quindi si racchiude nel corpo, come un baco da seta nel suo bozzolo.

“In questo modo, l'Assoluto risplende come Consapevolezza nel corpo, proprio come la luce di una candela illumina la lampada in cui è racchiusa. La coscienza individuale è così soltanto lo splendore del Sé che si riflette nel corpo, che lo illumina come una fiamma illumina l'interno della lampada che la ricopre. Proprio come la luce della lampada si diffonde attraverso i fori nella sua copertura, così la Luce della Coscienza si estende dall'interno, attraverso i sensi, nel mondo esterno.

“La Coscienza, essendo Assoluta e Onnipervadente come lo spazio, non può uscire attraverso i sensi, tuttavia la Sua Luce, che si estende come lo spazio, presenta certi fenomeni e questa cognizione significa sollevare il velo dell'oscurità, almeno in quella misura. Questa è detta essere la funzione della mente.

“Perciò ti dico che la mente non è altro che Coscienza. La differenza sta nel fatto che la mente è irrequieta e il Sé è sempre pacifico.

“La realizzazione del Sé pacifica la mente irrequieta, che è l'aspetto dinamico della Coscienza. Quando la mente è pacificata, allora si manifesta la perfetta conscia beatitudine piena di pace che è sinonimo della liberazione. Sii certo di questo. Non pensare che un interludio di vuoto o un velo d'ignoranza sopravverrà dopo la cessazione dei pensieri, perché non esiste un fattore come il vuoto o il velo dell'ignoranza. E' semplicemente immaginazione.