sabato 1 dicembre 2012

* I L M A L E E C O M E T R A S F O R M A R L O *

EVA PIERRAKOS - * I L  M A L E  E  C O M E  T R A S F O R M A R L O *
Eva Pierrakos
IL MALE
e come trasformarlo
Per più di venti anni, un'entità spirituale chiamata la Guida, ha trasmesso
tramite Eva Pierrakos gli insegnamenti che sono alla base del Sentiero, un
metodo completo di sviluppo, che
affronta tutti gli aspetti dell'essere
umano: il fisico, l'emotivo, il mentale
e lo spirituale.
Le lezioni presentate in questo secondo volume, che segue Il Sentiero del
Risveglio interiore, affrontano tutte il
tema del male e della sua trasformazione.
La maggior parte degli insegnamenti
spirituali ci esorta a focalizzarci sull'essenziale bontà dell'essere umano, e
questo è un messaggio senz'altro valido, ma non completo. Il Sentiero ci
insegna che nel cuore di ogni uomo
si nasconde anche il male, che però,
non per questo va negato o temuto.
Ci offre anche un metodo per vedere
con chiarezza il nostro "lato oscuro",
e, ciò che è più importante, per comprenderne le radici e per trasformarlo.

EVA PIERRAKOS
Eva Pierrakos nacque nel 1915 in
Austria, visse per un periodo in
Svizzera, per poi trasferirsi
definitivamente negli Stati Uniti nel 1939. Durante questo periodo divenne il canale di trasmissione della "Guida", l'entità spirituale che attraverso di lei
dettò la serie di lezioni da cui è
tratto questo libro. La sua è stata
l'eterna storia di coloro che
hanno il compito di trasmettere
delle verità spirituali: all'inizio era
sbalordita ed incredula per il
dono che le si era manifestato, poi
fu riluttante ad accettarlo, ed
infine decise di assumersene con
umiltà tutta la responsabilità.
Dalle lezioni della Guida, Eva
sviluppò il Sentiero, un metodo
psicologico e spirituale per
raggiungere il risveglio interiore.
Lentamente si formò intorno a
lei un gruppo sempre più numeroso di persone desiderose
di seguire questo metodo. Eva
morì nel 1979, lasciando la ricca
eredità delle 258 lezioni della
Guida, due comunità attivamente
impegnate a vivere secondo i
principi del Sentiero, e migliaia
di studenti in varie parti del mondo.


IL SENTIERO 2  

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
che la dritta via era smarrita.
Ah! quanto, a dir qual era, è cosa dura,
questa selva selvaggia e aspra e forte,
che nel pensier rinnova la paura!
Tanto è amara, che poco è più morte;
ma per trattar del ben eh 'io vi trovai,
dirò dell'altre cose, ch'io v'ho scorte.
Dante Alighieri
Inferno, Canto I: 1-9




INDICE
Introduzione 15
• Voi, io ed il male
• Eva, la Guida, il Sentiero
• Come usare questo libro
PARTE PRIMA
LA CONOSCENZA DI SE STESSI 25
1 Conosci te stesso 31
2 Sé Superiore, Sé inferiore e Maschera 34
• Porre fino all'autoinganno
3 La Trasformazione delle Emozioni 41
• Affrontare la vita
• Il lavoro di autoricerca richiede tempo
• Il prezzo della crescita spirituale è alto
• Tre tipi di lavoro
4 La Ricerca dei Propri Difetti 51
• La Legge della Fratellanza
• I tre difetti principali
• Revisione giornaliera
5 Le Immagini 60
• Vi sono immagini dentro di me?
• La ricerca delle immagini
• Benefici derivanti dalla dissoluzione delle immagini
• Vergogna
6 Il Circolo Vizioso 73
• Il bambino vuole essere amato
in modo esclusivo
• Paura della punizione e paura della felicità
• Le due coscienze
• Perpetuazione dei complessi di inferiorità
• Dissolvere il circolo vizioso
7 La Tendenza a Ricreare i Conflitti Infantili 84

• La carenza di amore maturo
• Tentativi di sanare in età adulta
i conflitti infantili
• La fallacia della strategia
• Riprovare il dolore infantile
• Come evitare di ricreare le situazioni infantili
8 L'Immagine Ideale 97
• Sé Superiore, sé inferiore e maschera
• Paura delle punizioni e del dolore
• La maschera moralistica del sé ideale
• Accettare se stessi
• Il tiranno interiore
• Alienazione dal vero sé
• Rinunciare al sé ideale
• "Ritornare a casa"
9 Amore, Potere e Serenità 110
• La "soluzione" dell'amore
• La "soluzione" del potere
• La "soluzione" della serenità
• La necessità della crescita emotiva
10 Il Dolore Prodotto dalla Distruttività 125
• Il dolore delle pseudo-soluzioni
• Il dolore del cambiamento
• Il dolore dell'insoddisfazione
• Imparare ad accettare la realtà
PARTE SECONDA
L'ATTACCAMENTO ALLA NEGATIVITÀ        135
11 La Scoperta del "no" Inconscio 141
• Necessità di prendere coscienza della corrente-no
• L'osservazione dei pensieri semiconsci
12 Transizione dalla corrente-no
alla corrente-sì 148
• Siete voi a dire no
• Paragonare le aree positive a quelle negative
• Parlare dei propri problemi
13 La funzione dell'Io in Relazione al Sé Reale       158
• Necessità di un io forte
• Al di là dell'io
14 Cos'è il Male 163
• Il male come insensibilità
• Crudeltà
• Attaccamento della forza vitale
alle situazioni negative
• La persistenza del male: combinazione
di piacere e crudeltà
15 Il Conflitto fra il PiacerePositivo 174
• La vita e l'anti-vita
• Il desiderio di negatività
• La tendenza all'autoperpetuazione
• Piacere negativamente orientato
16 Positività e Negatività:
una sola corrente energetica 184
• La natura della distruttività
• Il piacere della negatività
• Energia sessuale bloccata
• Liberarsi dalle proprie catene
17 Il Superamento della Negatività 193
• Un processo in tre fasi
• Ruoli, giochi e finzioni
• Il quarto passo
PARTE TERZA
TRASFORMAZIONE 201
18 Meditazione a Tre Voci:
Io, Sé Inferiore e Sé Superiore 209
• L'io come mediatore
• L'attitudine meditativa
• I cambiamenti prodotti da
questa meditazione
• La rieducazione del sé distruttivo
• Un modo per iniziare la meditazione
• Riconciliare i paradossi della vita
19 Il senso di identità e lo sviluppo
della coscienza 226
• Voi siete la coscienza integratrice
• Il nuovo senso di identità
• I quattro stadi della consapevolezza
• Il superamento della paura
• L'espansione della coscienza
20 Il Superamento della Paura 241
• Le difese contro il dolore
generano il male
• Il problema della pigrizia
• La paura di provare tutte le emozioni
• L'impegno ad essere consapevole
di tutte le proprie esperienze
• Attraversare la soglia
21 Identificazione con il Vero Sé
ed Intenzionalità Negativa 254
• L'intenzionalità negativa
• Una nuova speranza
• Con quale parte di voi vi identificate
• Rinunciare all'intenzionalità negativa
• La via d'uscita
22 La Transizione all'Intenzionalità Positiva 268
• Analizzare tutti i pensieri
• Continuare il lavoro fino al termine
23 Spazio Interiore, Vuoto Focalizzato 275
• Scoprire la realtà interiore
• Gli stadi del vuoto focalizzato
• Il sé ed il mondo reale
Conclusione
• Il male trasformato e trasceso:
Lo stato unitario 285
La Voce Interiore:
Una Meditazione della Guida 291
Elenco delle Lezioni 293
Appendice 303


Se esiste un modo per raggiungere il meglio, è quello
di riconoscere con coraggio il peggio.
Thomas Hardy


INTRODUZIONE
L'uomo possiede per sua natura un 'immensa capacità distruttiva... Oggi più che mai, è importante che gli esseri umani non sottovalutino questo pericolo che si nasconde dentro di loro. Esso
è, sfortunatamente, fin troppo reale; questo è il motivo per cui la
psicologia deve insistere sulla realtà del male e deve respingere
quelle definizioni che lo riguardano come insignificante, o addirittura, inesistente.
C.G.Jung
Quando si comprende che il male deriva da una temporanea
distorsione della corrente dell'energia divina, causata da specifici
malintesi, si può evitare di rigettarne l'essenza.
Eva Pierrakos

VOI, IO ED IL MALE
Voi non siete malvagi. Io non lo sono. Eppure nel mondo esiste
il male. Da dove esso proviene, allora?
Il male che esiste sulla Terra viene causato dagli esseri umani.
Non possiamo biasimare le piante, gli animali, le malattie o
pensare a delle influenze malefiche provenienti dallo spazio. Ma
se voi ed io non siamo malvagi, chi lo è? È possibile che il male
esista solo in luoghi lontani da noi, come la Germania nazista,
"l'Impero del Male" o l'Unione Sovietica di Stalin? O solo nei
criminali e nei signori della droga, ma non nel cuore di tutti noi?
Ed è possibile che non esista il male, ma solo l'errore umano?
Possiamo veramente considerare gli orrori dell'Olocausto, il
sadismo di Idi Amin o l'uso della tortura che ancor oggi è così
diffuso in tante parti del mondo, dei semplici errori? Il termine
errore ci appare troppo riduttivo, e non basta a darci una
spiegazione.
Allora, dove risiede il male? E da cosa viene generato?
Il Sentiero ci insegna che il male risiede in ogni anima umana,
e che, quindi, il male che esiste nel mondo è la somma totale del
male che esiste in ogni essere umano.
"Male" è un termine forte. Molti preferiscono riservarlo per gli
Hitler ed i criminali del mondo, non vogliono applicarlo a se
stessi. Esso è valido per voi e per me?
La prima definizione di "male" che il mio dizionario dà è:
"moralmente reprensibile, peccaminoso, malvagio". Questa
definizione ci fa subito capire che è inappropriato dire che le
malattie e la morte sono un "male". Le malattie e la morte sono
aspetti dolorosi dell'esistenza, ma non sono certamente "moralmente reprensibili". D'altro canto, è corretto affermare che la schiavitù è un "male".
Nella mia vita ho fatto cose moralmente reprensibili, e sospetto
fortemente che lo stesso abbiate fatto voi. Tutti noi abbiamo i
nostri difetti di carattere, siamo più o meno egocentrici, egoisti
e meschini. Queste debolezze mi hanno indotto molte volte ad
essere poco amorevole, astioso, geloso, e ad agire in modi che
hanno contribuito ad accrescere la sofferenza del mondo. Ma
questo mi rende "cattivo"?
Voi ed io non siamo certamente del tutto cattivi, ma dobbiamo
riconoscere che in noi c'è del male. Non è allora appropriato
usare la parola "male" per descrivere l'ampia gamma di comportamenti distruttivi che vanno dalla semplice meschinità, al sadismo assassino di un Hitler? Noi, che in genere ci troviamo
all'estremo meno negativo di questo spettro, preferiremmo dire
che non abbiamo niente in comune con gli assassini dell'altro
estremo; ma, d'altra parte, è plausibile affermare che non
abbiamo niente in comune con loro? Per usare il secondo termine del dizionario, non è vero che siamo tutti "peccatori"?
Trenta o quaranta anni fa il termine "peccato" era ancora molto
in voga, mentre oggi (eccetto che dai fondamentalisti) è ben
poco usato. Adesso siamo più abituati alla terminologia della
psicologia, che preferisce parlare di errori e di debolezze umane, e che, in genere, tende a giustificare l'individuo, affermando che egli è quello che è a causa di fattori esterni, siano questi i
genitori o la società. Secondo questo approccio, l'individuo
matura quando comprende il modo in cui è stato negativamente
condizionato dagli altri, rivive tutte le emozioni che ha represso
(in genere, rabbia, risentimento e dolore), e perdona coloro che
hanno creato la sua sofferenza. Questo è, in breve, il processo
della trasformazione personale come compreso dalla psicologia
moderna.
"Tuttavia, l'approccio psicologico ci ha fatto perdere qualcosa
che invece era presente nella vecchia idea religiosa di peccato,
il fatto, cioè, che siamo responsabili della nostra negatività, delle
nostre azioni e delle nostre omissioni. Essere responsabili è
molto diverso dall'essere colpevoli. Significa semplicemente
riconoscere che la causa del dolore, dell'ingiustizia e dell'indifferenza che affliggono il mondo, talvolta si trova in noi stessi."(1)
Se concordo con questo - che non sono la vittima del male del
mondo, ma che anch'io, nel mio piccolo, contribuisco alla
negatività generale - cosa devo fare? In che modo posso
trasformare il male che è in me?
La religione tradizionale ci offre dei precetti morali da seguire,
quali: "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te",
oppure: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Naturalmente,
tutti noi concorderemmo sul fatto che se tutti seguissero queste
regole auree, il mondo sarebbe molto migliore. Il fatto è che
molto spesso non le seguiamo. Io non le seguo, e voi non le
seguite. Se accettiamo come validi questi principi, perché ci
risulta così difficile rispettarli? In che modo possiamo cambiare
il nostro modo di comportarci? Di cosa abbiamo bisogno per
diventare delle persone in grado di amare? La risposta della
religione sembra limitarsi ad essere: "Impegnatevi di più".
Nelle religioni tradizionali, "Il massimo dello sforzo è posto
nell'insegnare principi idealistici che tutti nel loro cuore sanno
di non essere in grado di rispettare. Tali ideali vengono predicati
da uomini di chiesa che sanno bene che si comportano, e che
continueranno a comportarsi, in modo molto diverso da quello
che insegnano. A peggiorare lo stato delle cose, si aggiunge il
fatto che nessuno pone mai in dubbio il fondamento di questi
insegnamenti." (2) 
Le risposte date dalla religione sono così insoddisfacenti, che
molte persone che nei tempi passati avrebbero consultato un
sacerdote, si rivolgono oggi ad uno psicoterapeuta. Ma in che
misura la psicologia moderna ha avuto successo nell'affrontare
il problema del male?
In un recente articolo su Abraham Maslow, il padre della
psicologia umanistica, si afferma quanto segue: "Negli ultimi
anni, Maslow si è dedicato ad affrontare il problema della natura
del male nell'uomo... Egli esprimeva il suo timore che le psicologie
umanistica e transpersonale fossero incapaci di includere il
nostro lato "oscuro" (quello che Jung definì l'ombra) in una
teoria generale della natura umana. Lo stesso Maslow ebbe
sempre difficoltà con questo problema, e arrivò alla morte senza
riuscire a raggiungere nessuna conclusione definitiva a proposito." (3)
Quelli di noi che si sono dedicati allo studio ed alla pratica del
Sentiero, hanno scoperto con sollievo che esso offre il cruciale
anello mancante, che fino ad oggi né la psicologia, né la religione sono riuscite a fornire.
La grande maggioranza delle trasmissioni spirituali dei nostri
giorni (ottenute attraverso i cosiddetti canali o veicoli) evidenzia
l'essenziale bontà degli esseri umani, il fatto che la loro natura
sia in ultima analisi divina. Questo messaggio ha senz'altro il suo
valore. Ma in che modo possiamo affrontare il nostro "lato
oscuro"? Da dove questo proviene? Perché è così difficile da
trattare? 
Il valore e l'unicità del messaggio del Sentiero risiedono proprio
nella sua capacità di dare delle risposte a queste domande. Gli
insegnamenti che ci sono pervenuti attraverso Eva Pierrakos,
affermano che il male si trova nel cuore di ogni essere umano,
ma che non per questo va temuto o negato. Il Sentiero ci fornisce
un metodo grazie al quale possiamo imparare a riconoscere il
nostro "lato oscuro", a comprenderne le radici e le cause, e cosa
ancora più importante, a trasformarlo. Come risultato di questo
processo, il nostro cuore raggiunge la pace, e solo quando un
numero sufficiente di cuori l'avranno raggiunta, la pace sulla
Terra sarà possibile.

EVA, LA GUIDA, IL SENTIERO
Il materiale raccolto in questo libro in origine è stato comunicato in forma orale, non scritta. Eva Pierrakos sosteneva di non esserne l'autrice, ma solo il veicolo attraverso cui esso veniva
trasmesso. Il vero autore era un essere disincarnato, che parlava
attraverso di Eva, quando questa entrava in uno stato alterato di
coscienza. Questo essere non ha mai detto nulla di se stesso o
della sua storia. Non ha voluto comunicare neanche il suo nome,
ed attualmente viene semplicemente chiamato la "Guida". I suoi
insegnamenti sono raccolti in quelle che sono conosciute come
le "lezioni della Guida" ed il processo di trasformazione personale derivato da questi insegnamenti viene chiamato il "Sentiero".
La Guida suggeriva sempre di prestare attenzione al contenuto
del materiale trasmesso, e non alla sua fonte. In una delle sue
trasmissioni affermò : "Non date importanza al fenomeno di
questa comunicazione, in quanto tale. L'unica cosa che dovete
comprendere quando vi avvicinate al Sentiero, è che ci sono
molti livelli di realtà di cui non sapete assolutamente nulla, ed a
proposito dei quali potete solo, al meglio, speculare. La teoria
non può compensare la mancanza di esperienza, e riconoscere
di non sapere, al momento, è molto meglio che cercare di
raggiungere una conclusione definitiva. Ricordate che la voce
che ascoltate non è espressione della mente cosciente dello
strumento umano attraverso cui parlo. Inoltre, tenete conto del
fatto che ogni personalità umana possiede una profondità, di cui
può ancora non essere consapevole. A tale livello, tutti possiedono i mezzi per trascendere gli angusti limiti della loro personalità, e per accedere ad altri domini e ad altre entità dotate di una
più vasta coscienza e conoscenza."(4) 
Dal 1957 al 1979, la guida trasmise attraverso Eva 258 lezioni
sulla natura della realtà psicologica e spirituale e sul processo
dello sviluppo personale. Diciassette di queste lezioni sono state
pubblicate nel volume precedente di questa collana, Il Sentiero
del Risveglio Interiore.(5) Nel presente volume vengono riportate le
lezioni che riguardano soprattutto il metodo della trasformazione,
come insegnato dalla Guida. Non è un metodo semplice, ma
permette, se seguito con coraggio ed onestà, di raggiungere
splendidi risultati.
"Questo Sentiero richiede proprio ciò che i più sono meno
disposti a dare: essere onesti con se stessi, mostrare ciò che
veramente si è, eliminare la maschera delle proprie finzioni, ed
entrare in contatto con la propria nuda vulnerabilità. Non è una
richiesta da poco, ma è il solo modo per raggiungere realmente
la pace e l'integrità."(6)
Durante i primi dieci anni delle comunicazioni della Guida, un
gruppo di persone si riunì intorno ad Eva, studiando i principi
che la Guida insegnava e cercando di metterli in pratica. Nel
1967 Eva incontrò John Pierrakos, lo psichiatra cocreatore di
quella che fu poi chiamata terapia bioenergetica. Alcuni anni
dopo essi si sposarono, e la fusione dei loro lavori comportò una
grande espansione della comunità del Sentiero. Attualmente,
esistono due centri (a Phoenicia, New York ed a Madison,
Virginia) in cui il Sentiero viene praticato ed insegnato, oltre a
numerosi gruppi di studio, in varie parti degli Stati Uniti e
dell'Europa.
Quando Eva era in vita (morì nel 1979) la comunità del Sentiero
si riuniva una volta al mese a New York. Eva entrava in uno stato
di coscienza che definiva di trance leggera, e la Guida parlava
attraverso di lei per quarantacinque minuti circa. Questi messaggi venivano registrati, trascritti e distribuiti ai membri della comunità.
A causa del carattere verbale della trasmissione, all'interno di
una lezione vi erano spesso delle ripetizioni. Inoltre, nel corso di
ventidue anni lo stesso argomento è stato più volte ripreso e
rielaborato in diverse lezioni. In questo volume, molte di queste
ripetizioni sono state eliminate, ma, per conservare il carattere
originario del materiale, alcune sono state mantenute. Alla fine
di ogni incontro, vi era un periodo in cui la Guida rispondeva alle
domande che le venivano rivolte. La maggior parte di queste è
stata rimossa dal presente testo; se ne sono conservate solo
alcune come esempio dello scambio che avveniva fra i partecipanti e la Guida.

COME USARE QUESTO LIBRO
Vi raccomandiamo di non cercare di leggere questo libro tutto
d'un fiato. Le lezioni in esso contenute venivano originariamente presentate a distanza di un mese l'una dall'altra. Il materiale è spesso concentrato e richiede di essere letto più volte per poter
essere assimilato ed applicato a se stessi. È preferibile leggere il
libro insieme a degli amici, con i quali discuterne i punti più
i mportanti. Se questo non vi è possibile, vi suggeriamo di leggere
una lezione alla volta, di far passare alcuni giorni, e poi di
rileggerla. Fate del vostro meglio per applicarne i principi a voi
stessi ed alla vostra vita; solo successivamente, passate alla lezione
seguente.
Quella che troverete di seguito, è una selezione delle 258 lezioni
che furono trasmesse dalla Guida. Sono presentate in ordine
cronologico, ed in tale ordine andrebbero preferibilmente
lette. Tuttavia, se qualcuna di esse vi appare troppo difficile, vi
consigliamo, piuttosto che di mettere il libro da parte, di rimandarne la lettura e di passare ad un'altra il cui titolo attragga il vostro interesse.
In queste lezioni vengono elaborati un metodo per osservare se
stessi ed una struttura teorica da usare per organizzare e comprendere le osservazioni fatte. Il lavoro richiede il diligente impegno di rimuovere le proprie maschere e le proprie difese,
e di riconoscere e sentire le emozioni che si sono represse e
negate. Parte di questo lavoro lo si può fare da soli, ma prima o
poi, si raggiunge il punto in cui questo diventa troppo difficile.
Si comincia ad avere il bisogno di trovare amici, assistenti,
compagni di viaggio che aiutino a vedere quegli aspetti di se
stessi che si preferirebbe lasciare nell'ombra.
Una volta che avrete imparato ad osservare voi stessi, ed avrete
trovato il coraggio di esporre alla luce la vostra ombra, il vostro
sé inferiore, sarete pronti per il processo della trasformazione
personale. Il lavoro non è veloce, né facile, ma può veramente
cambiare la vostra vita.
DONOVAN THESENGA
MADISON, VA.
GENNAIO 1990

NOTE
1. Susan Thesenga. The Undifended Self. Sevenoaks 1988.
2. C. G.Jung. Ricordi, Sogni, Riflessioni. Boringhieri.
3. E. Hoffman. Abraham Maslow and Transpersonal Psychology, in The Common Boundary,
Maggio/Giugno 1988.
4. Lezione N° 204.
5. Eva Pierrakos. Il Sentiero del Risveglio Interiore. Ed. Crisalide
6. Lezione N° 204.


PARTE PRIMA

LA CONOSCENZA DI SE STESSI
L'uomo possiede dentro di sé molte pelli, che ricoprono le profondità del suo cuore. Egli conosce molte cose, ma non conosce se stesso. Trenta o quaranta pelli, spesse e dure come quelle di un bue
o di un orso, ricoprono l'anima. Andate nel vostro mondo
interiore, e lì, imparate a conoscere voi stessi.
Meister Eckhart
È spesso tragico constatare quanto sfacciatamente un uomo rovini
la sua vita e quella degli altri, eppure quanto sia totalmente
incapace di vedere che l'intera tragedia ha origine dentro di lui,
e che lui stesso continua ad alimentarla ed a perpetuarla. Non
coscientemente, naturalmente, perché coscientemente è impegnato
a lamentarsi del perfido mondo, che nel frattempo recede da lui
sempre più. È un fattore inconscio quello che gli fa tessere la tela
illusoria che vela il suo mondo.
C.G.Jung
Cominciamo la prima parte di questo libro con una delle prime
lezioni che la Guida trasmise. Vi troviamo una discussione sulla
felicità. La Guida afferma che il desiderio di essere felici è
insopprimibile, e porta la nostra attenzione sul fatto che l'uomo
tende sempre a biasimare il mondo che lo circonda quando si
sente infelice, mentre dovrebbe assumersi la responsabilità del
suo stato.
Citando la Guida: "La persona spiritualmente immatura pensa
di dover creare la felicità al di fuori di se stessa; crede di poter
essere felice solo se le circostanze esterne, non necessariamente
sotto il suo controllo, si adeguano ai suoi desideri. La persona
spiritualmente matura sa che le cose stanno esattamente al
contrario. " La Guida continua: "La felicità, per quanto le persone spiritualmente immature possano essere convinte del contrario, non dipende dalle circostanze o dagli altri. L'individuo
spiritualmente maturo sa di essere in grado di creare la sua
felicità, prima dentro se stesso e poi nella sua vita esteriore."
Il principio che noi soli siamo i responsabili della nostra felicità,
o della sua mancanza, è il primo pilastro su cui poggia il metodo
di trasformazione personale del Sentiero. La Guida sostiene che
non è necessario credere in questo per cominciare il lavoro, ma
che bisogna essere almeno pronti a prendere in considerazione
la possibilità che sia vero. Rispetto a quest'idea, come rispetto a
molte altre, veniamo incoraggiati a mettere da parte le nostre
vecchie certezze, ad aprire la nostra mente a nuove possibilità, e
ad essere pronti a rimanere sorpresi.
Il Sentiero non richiede che noi crediamo in qualche fede o
dogma. Ci fornisce, piuttosto, dei metodi della cui validità
possiamo convincerci solo applicandoli a noi stessi. Se i risultati
saranno buoni, sapremo che il metodo funziona. Se le idee si
rivelano fruttuose, se ci aiutano a comprendere noi stessi e a
vivere una vita migliore, diventano veramente nostre. Non è più
questione di credere nella loro verità, ma di sapereche sono vere.
La chiave della felicità, dice la Guida, è la conoscenza di se stessi.
Questa non appare come un'affermazione molto controversa.
Tutte le persone ragionevoli sarebbero d'accordo con essa. Ma
la vera domanda è: "Perché è così difficile conoscere se stessi?"
Forse perché a nessuno piace riconoscere gli aspetti meno
lusinghieri di sé, anche se proprio di questi sarebbe più importante che prendesse coscienza. Le lezioni di questa prima parte del libro enfatizzano la fondamentale importanza di conoscere
quelle parti di noi sulle quali più volentieri sorvoleremmo.
Nella psicologia junghiana con il termine "ombra" ci si riferisce
a quella parte dell'uomo che questi preferisce escludere dalla
sua mente cosciente, dimenticare e spingere nell'oscurità. Nel
Sentiero la somma totale dei difetti del nostro carattere, delle
debolezze e delle negatività, viene denominata "sé inferiore".
Questo viene coperto dalla "maschera", che è l'immagine ideale,
glorificata di come pensiamo dovremmo essere, e di come
fingiamo di essere.
Nei primi stadi del Sentiero ci si concentra primariamente sul
penetrare nella maschera e sul prendere coscienza del sé inferiore che si nasconde dietro di essa. Questa parte del lavoro è fondamentale, perché questi due strati della personalità coprono il sé superiore, la scintilla divina che si trova nel nucleo di ogni essere umano. Le prime lezioni ci offrono un metodo per
esplorare le parti di noi stessi che preferiremmo nascondere.
Impariamo, innanzitutto, ad osservare ed a valutare le azioni e le
emozioni della nostra vita di tutti i giorni; questo materiale è già
del tutto cosciente, e tutto ciò che dobbiamo fare è di prestare
ad esso la dovuta attenzione. Successivamente, impariamo a
prendere coscienza dei pensieri, delle emozioni e delle attitudini inconsce. Cose stupefacenti possono emergere, preparatevi ad avere delle sorprese.
"Allegria, entusiasmo, gioia, la miscela unica di pace ed eccitazione, che sempre accompagna l'integrità spirituale, sono il risultato dell'aderire alla verità interiore. Se questo stato è
assente, deve essere assente la verità. Non è più complicato di
questo, amici miei." (1)


1
CONOSCI TE STESSO
Ogni essere umano desidera nel profondo del suo cuore di
essere felice. Cos'è la felicità? La risposta varia a seconda della
persona a cui la domanda viene posta. L'individuo spiritualmente immaturo, dopo averci pensato un po', direbbe forse, che se potesse esaudire questo o quel desiderio o risolvere qualcuno
dei suoi problemi, sarebbe felice. In altre parole, identificherebbe la felicità con l'esaudimento dei suoi desideri. La verità è che anche se riuscisse a realizzare tutto ciò che desidera, non
raggiungerebbe comunque la felicità, sentirebbe ancora dentro
di sé una profonda inquietudine. Perché? Perché la felicità, per
quanto si possa essere convinti del contrario, non dipende né
dalle circostanze esterne, né dagli altri. Le persone spiritualmente mature lo sanno bene. Sanno di essere le sole responsabili della loro felicità o infelicità, sanno di possedere la capacità di
creare una vita felice per se stessi, dapprima interiormente e poi,
inevitabilmente, anche esteriormente. Le pèrsone spiritualmente immature pensano di dover creare la felicità al di fuori di se stesse; credono di poter essere felici solo se le circostanze
esterne, non necessariamente sotto il loro controllo, si adeguano ai loro desideri. Chi è spiritualmente maturo sa che le cose stanno esattamente al contrario.
I più, però, preferiscono non riconoscere questa verità. È più
facile incolpare il fato, l'ingiustizia del destino o gli altri, piuttosto che assumersi le proprie responsabilità. È più facile sentirsi vittime. In tal modo non si deve cercare dentro se stessi. Eppure
la verità è che la felicità è nelle vostre mani. È in vostro potere
trovarla. Potreste chiedere: "Che bisogna fare per trovarla?".
Vediamo in primo luogo cosa significa felicità in un senso
spiritualmente maturo. Significa semplicemente: Dio. Trovare
Dio è l'unico modo per trovare la felicità. E lo si può trovare
proprio nel presente e dove ci si trova. "Come?", chiederete.
Amici miei, tanto spesso la gente immagina che Dio sia immensamente distante, che si trovi in qualche luogo irraggiungibile dell'universo. Niente potrebbe essere meno vero. L'intero universo è dentro ogni essere umano; perciò Dio è in ognuno di voi.
Ogni creatura vivente ha un nucleo divino dentro se stesso.
L'unico modo per raggiungerlo è quello di seguire il sentiero
ripido ed angusto dello sviluppo personale. La meta è la perfezione. Il metodo è quello di imparare a conoscere se stessi!
Questo non è facile, perché richiede di riconoscere e di affrontare aspetti di sé poco lusinghieri. Vuol dire intraprendere una ricerca lunga, ininterrotta, che deve portare alle radici del
proprio essere: "Chi sono io? Cosa significano le mie reazioni, le
mie azioni ed i miei pensieri? Le mie azioni sono basate su ciò
che veramente sento, oppure c'è dietro di esse qualcosa che non
corrisponde a ciò che mi piace credere di me o che vorrei far
credere agli altri? Sono veramente onesto con me stesso? Quali
errori commetto?".
Anche se in alcuni casi riconoscete le vostre debolezze, il più
delle volte preferite ignorarle. Questa tendenza a nascondere
delle verità spiacevoli su se stessi è presente anche in coloro che
hanno raggiunto un certo grado di maturità spirituale. Il punto
è che è impossibile cambiare ciò che non si conosce. Ogni difetto
non è né più né meno che una catena che vi tiene legati.
Liberandovi delle vostre imperfezioni spezzate questa catena, e
ciò vi rende più liberi e vi avvicina alla felicità. Il destino ultimo
di tutti gli uomini è di essere totalmente felici, ma questo destino
non può essere realizzato se non si eliminano le cause dell'infelicità, che sono, per l'appunto, i difetti e le attitudini in contrasto con le leggi spirituali.
Il modo per appurare in quale punto del vostro sentiero spirituale vi trovate è quello di esaminare attentamente la vostra vita ed i vostri problemi. Vi sentite felici? Cosa manca nella vostra vita?
Se vi sentite infelici ed insoddisfatti, ciò significa certamente che
ancora non siete riusciti a realizzare le vostre potenzialità.
Quando il processo di sviluppo segue il suo corso regolare, è
sempre presente un grande senso di felicità e di appagamento,
di pace e di sicurezza. Se questo vi manca, evidentemente non
siete sul sentiero giusto, o non avete ancora raggiunto la liberazione che deriva dal superare le difficoltà che inevitabilmente si incontrano quando si cresce. Solo voi potete dare una risposta
alle domande precedenti. Nessun altro potrebbe o dovrebbe
rispondervi. Se siete sul sentiero giusto e vi sentite completi ed
appagati, ma nella vostra vita continuano ad esservi dei problemi, ciò non dovrebbe scoraggiarvi. È bene che sappiate che le manifestazioni esteriori dei conflitti interiori richiedono talvolta molto tempo per modificarsi.
Nella misura in cui riorientate le correnti interiori, le situazioni
esteriori che ne sono l'espressione diventano gradualmente più
armoniose. Finché questo processo non viene completato, i
problemi esterni non possono essere completamente risolti.
L'impazienza può essere solo d'ostacolo. Se siete sul sentiero
giusto, il mondo divino non mancherà di manifestarsi nella
vostra vita di tutti i giorni. Esso diverrà altrettanto reale, se non
di più, del mondo che vi circonda; non sarà più qualcosa in cui
credere solo teoricamente, ma una realtà che potrete percepire
in tutta la sua pienezza.


2
SÉ SUPERIORE, SÉ INFERIORE E MASCHERA 
Voi tutti sapete che oltre al corpo fisico, l'uomo possiede anche
vari "corpi sottili", ognuno dei quali ha le sue specifiche caratteristiche. I pensieri generano delle forme nella sostanza del corpo mentale. Anche le emozioni, che non sono altro che
"pensieri non pensati", generano delle forme in sostanza sottile,
e specificamente nella sostanza che costituisce il corpo emotivo.
Ogni corpo sottile, così come il corpo fisico, ha la sua aura, cioè
le sue vibrazioni e le sue emanazioni. Queste forme, che esistono
realmente, e che costituiscono il mondo dello spirito, fluttuano
e si evolvono, dal momento che ogni cosa in tale mondo è in
continuo movimento.
L'aura del corpo fisico mostra le condizioni, di salute o di
malattia, in cui questo si trova. Le attitudini emotive, intellettuali
e spirituali, si manifestano nell'aura dei rispettivi corpi sottili.
In ogni essere umano vi è il "sé superiore" o "scintilla divina": il
più bello e raggiante dei corpi sottili, che vibra con una frequenza maggiore di quella di tutti gli altri. Al sé superiore si sono sovrapposti, lentamente e gradualmente, alcuni strati di materia
più densa, che costituiscono ciò che potremmo chiamare il "sé
inferiore".
Lo scopo dello sviluppo spirituale è quello di trasformare il "sé
inferiore", in modo tale da liberare il sé superiore dagli strati
densi che lo ricoprono. Potete abbastanza facilmente rendervi
conto, in voi stessi e negli altri, che alcune parti del sé superiore
sono già libere di esprimersi, mentre altre sono ancora imprigionate. Quanto il sé superiore sia libero o imprigionato dipende dal complessivo sviluppo dell'individuo. Il sé inferiore non
consiste solamente dei difetti e delle debolezze, che variano a
seconda delle persone, ma anche di tratti generali presenti in
tutti: è pigro ed ignorante, detesta cambiare e conquistare se
stesso, ha una volontà molto forte, che non sempre mostra, vuole
che le cose vadano a modo suo, e non vuole pagare il prezzo per
ottenere ciò che desidera. È molto orgoglioso, egoista e dimostra sempre una grande vanità personale.
Possiamo determinare molto bene quali forme-pensiero provengono dal sé superiore e quali da quello inferiore, così come possiamo appurare quali attitudini, desideri e aspirazioni pur
provenendo dal primo, sono contaminate dalle tendenze del
secondo.
Quando i messaggi del sé superiore sono distorti dalle tendenze
del sé inferiore, si crea uno squilibrio nell'anima che si riflette
sul corpo emotivo dell'individuo. Per esempio, questo avviene
quando una persona desidera qualcosa di egoistico, ma non
volendolo ammettere, trova dei pretesti per il suo desiderio, e
inganna se stessa. Per noi è facile vedere quanto sia comune
questa tendenza all'auto-inganno negli esseri umani, perché le
forme generate dal sé superiore hanno un carattere molto
differente da quelle del sé inferiore.
C'è un altro strato, il cui significato purtroppo non è ancora
pienamente riconosciuto dagli uomini: la maschera. Questa
viene in essere quando, pur capendo che state per entrare in
conflitto con il vostro ambiente a causa del sé inferiore, non siete
disposti a pagare il prezzo che la sua trasformazione richiederebbe. Per trasformare il sé inferiore, è necessario innanzitutto che lo accettiate per quello che veramente è, riconoscendo le sue motivazioni ed i suoi impulsi; infatti, è possibile affrontare e cambiare soltanto quello di cui si è pienamente coscienti. Imparare a conoscere se stessi significa incamminarsi su un sentiero impervio, cioè sul sentiero del proprio sviluppo spirituale. Molti
preferiscono rimanere alla superficie e reagire emotivamente,
non vogliono rendersi conto che molte delle loro reazioni provengono dal sé inferiore. Presentano al mondo una falsa
immagine di se stessi, in modo da evitare situazioni difficili,
spiacevoli o svantaggiose. In questo modo creano uno strato che non ha nulla a che vedere con la realtà, né con quella del sé superiore, né con quella temporanea del sé inferiore. È questa
la maschera, che a ragione può essere considerata niente altro
che una frode.
Tornando all'esempio precedente, il sé inferiore impone all'individuo di essere cinico ed egoista. Non è difficile rendersi conto che seguire i propri impulsi egoistici non può che provocare
ostracismo e rifiuto da parte degli altri, e nessuno desidera
questo. Invece di affrontare il suo egoismo e di vincerlo attraverso un lento processo di sviluppo, l'individuo spesso agisce come se già fosse altruista, mentre in realtà sa bene di essere ancora
egoista. Il suo adattarsi alle esigenze altrui, le sue dimostrazioni
di generosità, sono solo una finzione, e sono in contrasto con i
suoi veri sentimenti. Si comporta nel modo giusto per obbligo e
non per libera scelta. In altre parole, il suo comportamento, pur
apparendo giusto, non è fondato su ciò che veramente sente, il
che genera conflitto. Imporre a se stessi una tale falsa bontà non
significa pagare il prezzo nel giusto senso. Agire in questo modo
significa non solo essere egoisti, ma anche tradire se stessi, in
quanto comporta la perdita della propria integrità.
Ciò non vuol dire che si devono seguire le tendenze del sé
inferiore, ma che è necessario lottare per la propria realizzazione, e perseguire con forza il proprio sviluppo, allo scopo di purificare i sentimenti e i desideri. Se questo non lo si riesce a
fare, non si dovrebbe ricorrere alla finzione ed all'inganno. Si
dovrebbe avere, almeno, una chiara ed esatta dimensione della
discrepanza fra i propri sentimenti e le proprie azioni. In questo
modo si eviterebbe di costruire un'ingannevole maschera.

PORRE FINE ALL'AUTOINGANNO
Tuttavia, succede fin troppo spesso che una persona si sforzi di
credere nel suo altruismo, rifiutando di riconoscere i suoi veri
sentimenti e le sue vere motivazioni. Dopo qualche tempo, le
radici di questo male affondano nell'inconscio, dove fermentano
e creano delle forme distruttive, che non possono essere eliminate fin quando non sono rese nuovamente coscienti. Il caso dell'egoismo è solo un esempio; ci sono, infatti, amici miei,
molte altre caratteristiche e tendenze che sono governate dallo
stesso processo.
Se una persona soffre di disturbi emotivi, ciò significa inevitabilmente che ha creato una maschera dietro cui si nasconde. Non si rende conto di stare vivendo una menzogna, di aver costruito
uno strato irreale che non ha niente a che vedere con il suo vero
essere; in altre parole tradisce se stessa senza accorgersene.
Come ho già detto, essere leali con se stessi, non significa
arrendersi al proprio sé inferiore, ma esserne coscienti. Ingannate voi stessi, se invece di agire in base a ciò che veramente sentite, continuate a seguire la vostra tendenza a difendervi. Solo
prendendo coscienza del fatto che le vostre emozioni sono
ancora immature, in questo o in quel rispetto, avrete una buona
base da cui partire. Sarà più facile per voi vedervi in modo onesto
e sincero, se realizzerete che sotto gli strati del vostro sé inferiore
vive il sé superiore, la vostra realtà ultima, con la quale siete
destinati a riunificarvi. Perché questo avvenga, dovete innanzitutto affrontare la vostra negatività, la vostra realtà transitoria; infatti, se continuate a nasconderla ed a negare la sua  esistenza, la distanza fra voi e la realtà assoluta (il vostro vero sé)
aumenta sempre più. Il primo passo per affrontarla è rendervi conto che indossate una maschera e decidere di toglierla.
Mentire a se stessi, non essere consapevoli delle proprie vere
emozioni e motivazioni, lasciare semplicemente che le emozioni seguano il loro corso, talvolta può apparire giusto, ma non lo è mai. Chi desidera essere sano, felice, in pace con se stesso, chi
veramente vuole realizzare lo scopo della sua vita, deve trovare
una risposta alle seguenti domande: "Chi sono veramente io? Qual è il mio sé superiore? Qual è il mio sé inferiore? È vero che mi nascondo
dietro un'ingannevole maschera?".
È molto importante che tutti voi cerchiate di esercitare la vostra
visione interiore, ed impariate ad osservare voi stessi e gli altri da
questo punto di vista. Quanto più diventerete spiritualmente
sensibili, tanto più vi risulterà semplice capire le vostre e le altrui
vere motivazioni. Quando entrerete in contatto con il vostro sé
superiore, sentirete quanto questo sia differente dalla maschera, e quanto siano sgradevoli le manifestazioni di quest'ultima, anche se precedentemente non vi apparivano tali.
Solo quando queste verità penetrano negli strati inconsci della
personalità, tutte le resistenze interiori possono essere superate.
Se volete percorrere questo sentiero, se volete superare i vostri
conflitti emotivi, è importante per voi capire tutto questo.
Dovete affrontare il sé inferiore, che esiste dentro ognuno di voi,
ma anche sapere che esso non è la vostra realtà ultima. Il sé
superiore, la parte divina che già esiste al di là della vostra
negatività, è la vostra vera essenza.
DOMANDA: Come si possono guarire le malattie fisiche prodotte dal sé
inferiore?
RISPOSTA: In primo luogo, non dovreste occuparvi solo degli
effetti. Se il vostro sé inferiore ha provocato una malattia, la
prima cosa che vi è richiesta è di accettarla. Dovete cercare di
individuarne le radici e di identificare le parti del sé inferiore
che hanno avuto un ruolo nella sua formazione. Quest'ultimo
deve essere affrontato ed esplorato fino in fondo. Il vostro
obbiettivo deve essere quello di perseguire la purificazione e il
perfezionamento in nome della vostra divinità interiore, e non
di evitare il dolore. È vero che sono necessarie forza interiore e
perseveranza per purificare le proprie motivazioni, ma senza
questa indispensabile base non è possibile procedere in questo
lavoro. Mentre costruite tale base, imparate contemporaneamente tante altre cose: praticando l'onestà con voi stessi, diventate spiritualmente più forti. Una volta che le vostre motivazioni
saranno più pure, la vostra malattia diventerà per voi molto
meno importante della salute della vostra anima. Nella misura in
cui l'io impara a difendersi meno, una fondamentale legge
spirituale viene ristabilita, e di conseguenza, la vostra salute
gradualmente migliora. Mi riferisco alla legge del rinunciare al
proprio io, che Gesù insegnava. Solo lasciando andare il vostro
io, potete ottenere la vita. Quindi, cominciate ad affrontare il
vostro sé inferiore, con coraggio, ottimismo, umiltà e con spirito
di avventura. Una volta che l'avrete identificato, che avrete
eliminato la maschera che lo ricopre, con tutti i suoi aspetti
superficiali, potrete cominciare a trasformarlo. Potrete farlo,
esaminandovi quotidianamente, osservando e riosservando in
che misura le vostre correnti emotive interiori non corrispondono ai vostri desideri coscienti. In questo modo, vi assumerete la responsabilità della vostra negatività, imparerete ad essere pienamente onesti con voi stessi, i motivi per cui desiderate crescere diventeranno più puri, la vostra visione si amplierà, e di conseguenza, i sintomi ed i problemi da cui siete afflitti gradualmente
scompariranno.
All'inizio non dovreste concentrare la vostra attenzione sulla
malattia, ma sulle cause che ne sono alla base. Solo questo potrà
garantirvi un successo duraturo. Se desiderate realmente maturare e non semplicemente liberarvi delle conseguenze negative che vi disturbano, riceverete l'aiuto e la guida necessari per
portare avanti la vostra battaglia contro il sé inferiore. Di fatto,
questa è una battaglia che nessuno può combattere da solo.


3
LA TRASFORMAZIONE DELLE EMOZIONI 
A questo punto dovrebbe essere chiaro quanto sia importante
dedicarsi al perfezionamento ed allo sviluppo di se stessi. Di
fatto, questo è proprio lo scopo per cui vivete su questa Terra.
Desidero cominciare questo corso di autosviluppo, fornendo a
chiunque desideri seguirlo gli strumenti necessari. Molte delle
cose che vi dirò potranno essere usate come soggetto di meditazione. Dovrete profondamente assorbire gli insegnamenti che vi impartirò fino a farli diventare parte di voi stessi. Conoscerli a
livello puramente teorico non vi servirebbe a molto.
Tutti sanno che è importante essere persone corrette, non
comportarsi in modo distruttivo, amare, avere fede, essere
altruisti, ecc. Questo tuttavia amici miei, non è sufficiente. In
primo luogo, anche se siete d'accordo con questi principi, non
è detto che sappiate metterli in pratica. Potete forse, con un atto
di volontà, trattenervi dal commettere un crimine, come rubare
o uccidere, ma non potete certamente forzarvi ad amare gli altri.
Potete agire in maniera amorevole, ma non forzarvi a sentirvi
amorevoli. Tutto quello che riguarda le vostre emozioni ed i
vostri sentimenti non è sotto il controllo diretto della vostra
volontà e dei vostri pensieri. Cambiare le proprie emozioni
richiede un lento processo di sviluppo, basato sulla conoscenza
di se stessi. Esse non possono cambiare in nessun altro modo.
Per esempio, se vi rendete conto di non avere abbastanza fede,
e tentate di imporvi di averne, dicendo a voi stessi: "Devo avere
fede perché è giusto che ne abbia," non avanzate di un solo
passo, anzi ottenete l'effetto esattamente contrario. A livello
superficiale potete perfino riuscire a convincere voi stessi, ma
questo non significa che la vostra fede sia reale. Ecco in cosa
consiste il sentiero: nella vera trasformazione delle emozioni. 
Ora, cosa potete fare per cambiare le vostre emozioni? In primo
luogo, amici miei, bisogna che sia chiaro che non si può cambiare ciò che non si conosce. La più grande difficoltà risiede nel fatto che l'uomo tende ad ingannare se stesso. Questa tendenza
non è necessariamente inconscia. Fra il conscio e l'inconscio
esiste un altro strato, molto più vicino a voi, del quale, però,
preferite in genere rimanere inconsapevoli. Vi allontanate e
fuggite da esso, anche se i suoi effetti ed i suoi segnali si trovano
esattamente sotto i vostri occhi. L'uomo fugge perché erroneamente ritiene che per eliminare qualcosa basti non vederla.
Questa idea, forse, non viene mai formulata chiaramente, ma
non per questo è meno dannosa. La realtà è che ciò da cui
l'uomo fugge, contìnua ad esistere, anche se egli cerca di
allontanarsene.
Questa tendenza alla fuga fa parte della maschera. Tutti voi
sapete che è sbagliato fare, pensare o sentire certe cose. Ora, se
queste esistono ancora nel vostro sé inferiore, voi ve ne allontanate, cercate di reprimerle, pensando che questo sia l'unico modo per affrontare e cambiare ciò che di sbagliato esiste in voi.
Questo è il più grande errore che un essere umano possa
commettere, ed è a causa di grandi conflitti, sia interiori che
esteriori.

AFFRONTARE LA VITA
La vita e lo sviluppo dell'uomo sono regolati da precise leggi
spirituali. Il processo che ho appena descritto viola una di queste
leggi, e precisamente, la legge dell'affrontare la vita. Affrontare
la realtà della vita significa innanzitutto vedersi per come veramente si è, con tutte le proprie imperfezioni. Se non si fa questo, crescere è impossibile. Tutti i metodi che cercano di insegnare
all'uomo di aggirare questo problema non possono assolutamente aver successo, perché implicano la violazione di questa legge.
Tutti voi siete inconsciamente coinvolti in questo processo così
dannoso. Non c'è una sola persona per cui non sia valido,
almeno in una certa misura, quello che sto dicendo. Potete forse
conoscere alcuni dei vostri difetti, ma certamente non conoscete
tutte le vostre motivazioni reali. Non comprendete perché avete
certe opinioni, gusti, o idiosincrasie; perfino le vostre buone
qualità possono essere parzialmente inquinate da correnti interiori distruttive. Avete tutti bisogno di imparare a conoscervi meglio.
Non c'è nulla nell'animo umano che provenga interamente dal
sé superiore o da quello inferiore, perché questi interagiscono
continuamente. Per imparare a conoscere se stessi bisogna
separare, comprendere, riorganizzare coscientemente le varie
tendenze che coesistono nel mondo interiore. Il vostro sé
superiore dice: "Voglio migliorare me stesso. So che è questa la
volontà di Dio". Il sé inferiore, nella sua ignoranza, ritiene di
poter raggiungere questo obbiettivo semplicemente allontanandosi dalle imperfezioni, fingendo che non esistano. Il sé
inferiore vuole ottenere tutto senza nulla dare in cambio. Vuole
cambiare, ma per motivi diversi da quelli del sé superiore.
Quest'ultimo desidera crescere e migliorare, perché sa che
questo è il solo modo per imparare ad amare gli altri. Il sé
inferiore desidera le stesse cose, ma al solo scopo di ottenere
ammirazione e riconoscimento. Queste attitudini contrastanti
esistono in tutti voi. È importante riconoscere che la stessa cosa
può essere desiderata per motivi diametralmente opposti. Scoprire che in voi esistono delle tendenze negative non dovrebbe essere un motivo per sentirvi in colpa e per biasimare voi stessi.
Il prerequisito essenziale perché il processo di purificazione
possa procedere è che vi accettiate completamente ed incondizionatamente, in tutto e per tutto, nel bene quanto nel male.
È anche necessario che riconosciate i motivi per cui il sé inferiore non vuole che affrontiate voi stessi. Uno di questi è, come ho già detto, che non è piacevole riconoscere il fatto che siete
imperfetti; un'altro è che il sé inferiore è semplicemente pigro
e preferisce non lavorare: di fatto, affrontare quello che c'è in
voi, affrontare cose spiacevoli e dolorose, è un lavoro. Quindi, il
primo passo, amici miei, nel prendere la decisione di percorrere
questo sentiero di sviluppo e di purificazione, è di comprendere
chiaramente questo: si può crescere e maturare solo affrontando le proprie imperfezioni, non aggirandole.

IL LAVORO DI AUTO-RICERCA RICHIEDE TEMPO
Non dovete aspettarvi che iniziando a percorrere questo sentiero la vostra vita immediatamente migliori. È necessario che sappiate che esso è molto lungo, e che il tempo delle prove non
finirà tanto presto. È sbagliato ritenere che seguendo delle
discipline spirituali i problemi possano venire facilmente risolti,
o che, se così appare per qualche tempo, questo sia un sicuro
segno di successo. Immaginare che le proprie difficoltà ed i
propri problemi possano cessare improvvisamente, è immaturo
ed infantile. Naturalmente, essi gradualmente diminuiranno,
ed infine saranno completamente superati, ma perché questo
avvenga ci vorrà del tempo, il tempo necessario ad imparare a
conoscere voi stessi e a dissolvere gli aspetti distruttivi che sono
alla base dei vostri conflitti. Solo dopo che avrete ottenuto le
prime vittorie, potrete veramente comprendere questa verità,
ma ciò richiederà molto tempo, anni di lavoro su voi stessi. Poi,
molto gradualmente, nella misura in cui diverrete più consapevoli di voi stessi, ed in particolare del vostro sé inferiore, le prove cominceranno a diminuire, il loro impatto e la loro frequenza
diverranno minori.
In questo lavoro di auto-ricerca, aspettatevi di scoprire cose poco
lusinghiere sul vostro conto, cose di cui non avreste mai sospettata l'esistenza. Andate loro incontro, non nascondetevi e non tentate di fuggire. Le prove che avete affrontato prima di
incamminarvi su questo sentiero, continueranno ancora per
parecchio tempo. La sola differenza sarà che dopo aver ottenuto
i primi successi, comprenderete che ogni prova ed ogni difficoltà possiede sempre un suo preciso significato. Ogni avversità, ogni periodo di difficoltà, contiene un messaggio speciale, che
è essenziale che voi comprendiate. Solo dopo un considerevole
tempo la vostra mente sarà abbastanza allenata da comprendere
cosa ha da imparare da ogni circostanza. Una volta che ne avrà
compreso il significato, quella prova particolare cesserà. Fin
quando non l'avrà capito, continuerà. Potrà scomparire per un
po' di tempo, ma ritornerà in una forma o nell'altra, fin quando
la lezione non sarà stata appresa.

IL PREZZO DELLA CRESCITA SPIRITUALE È ALTO
Un altro pensiero su cui meditare: incamminandovi su questo
sentiero dovete conformarvi ad un'altra legge spirituale, quella
che dice che c'è un prezzo da pagare per tutto. Colui che si rifiuta
di farlo, finisce inevitabilmente col pagare un prezzo molto più
alto. Questo rifiuto esiste in tutti, anche se in alcuni è più
apparente ed in altri meno. Realizzate che c'è un prezzo, ma un
prezzo che vale la pena di pagare! Quando volete comprare una
casa, se desiderate un magnifico appartamento, siete in genere
disposti a pagarlo il giusto prezzo. Non vi aspettate di ricevere un
palazzo per la stessa cifra di una baracca.
Il prezzo da pagare per percorrere questo sentiero di sviluppo è
certamente alto, ma non esiste assolutamente nessun altro
modo per raggiungere l'armonia, l'amore, la felicità e la sicurezza. Il prezzo è costituito dalla rinuncia ad ingannare ed a compiangere voi stessi. Ciò che riceverete in cambio vale cento
volte di più, ma non aspettatevi di riceverlo subito dopo aver
iniziato. Per inizio intendo un periodo di circa due anni, sempre
che le vostre riserve mentali non rallentino il vostro cammino. In
altre parole, simbolicamente parlando, il prezzo deve essere
prima pagato per intero!
So, amici miei, che queste parole non sono quelle che la persona
indulgente con se stessa amerebbe sentire. Non esiste alcun
metodo facile e nessuna formula miracolosa per ottenere ciò
che voi tutti desiderate: la felicità! Non posso promettervi che
otterrete il dono prezioso del paradiso (sulla terra e nel mondo
dello spirito) semplicemente facendo degli esercizi spirituali. Se
vi dicessi queste cose, avreste ragione ad insospettirvi, anche se,
indubbiamente, lo preferireste. Ciò che io vi offro è vero e reale.
Ciascuno di voi ha la possibilità di verificarlo per se stesso,
semplicemente mettendo alla prova i miei suggerimenti. Il
primo di questi è: meditate sulle mie parole, su quello che vi ho
appena detto. Considerate qual è il prezzo che dovete pagare e
cosa potete aspettarvi; poi prendete una decisione. Siete disposti
ad incamminarvi su questo sentiero? Qualcuno forse risponderà: "Sono troppo stanco, preferisco aspettare." A questo posso solo rispondere che si tratta di un'attitudine molto miope.
Infatti, se siete stanchi o deboli è proprio perché le vostre
energie sono investite nei canali sbagliati, nei quali si esauriscono e non si rinnovano organicamente, come altrimenti avverrebbe. Se solo cominciaste e non vi scoraggiaste alle prime difficoltà, riuscireste a risanare queste correnti interiori, e liberereste
dentro di voi una meravigliosa forza vitale, che potrebbe completamente cambiare la vostra vita.
Come vi ho detto, non posso promettervi che i vostri problemi
cesseranno, visto che essi sono necessari al vostro sentiero, fosse
solo perché è importante che impariate ad affrontarli in maniera matura e corretta. Quello che tuttavia posso promettervi è che dopo che avrete soddisfatto alcune condizioni fondamentali, le
difficoltà della vostra vita non vi deprimeranno più. Non vi
sentirete più stanchi; avrete l'energia per affrontare i vostri
problemi e per portare la vostra croce nel modo giusto, comprendendo il perché della sua esistenza.
Infatti la cosa più difficile per voi e quella che più vi rende deboli
è che non comprendete i motivi di ciò che vi accade. Solo
seguendo un sentiero come questo, potrete comprenderli, e
questo vi darà la forza di cui avete bisogno. Inoltre, posso
promettervi che dopo un po', ancor prima di aver superato tutti
i vostri problemi, comincerete a sentirvi meglio e ad essere più
felici. Godrete di una vibrante vitalità, prima solo di tanto in
tanto, e poi sempre più spesso. Nella misura in cui comprenderete voi stessi e metterete ordine nella vostra anima, una vibrante forza vi riempirà e la vita vi apparirà in tutta la sua bellezza!
Perciò amici miei, non rimandate questo lavoro. Qualunque
vostro progresso avrà un valore eterno. E quando parlo di
progresso, mi riferisco naturalmente alla conquista del vostro sé
inferiore.

TRE TIPI DI LAVORO
Ecco un altro pensiero su cui riflettere, per decidere consapevolmente se inoltrarvi o meno su questo sentiero: dovete distinguere i tre tipi di lavoro che esso comporta. Uno riguarda il vostro
comportamento esteriore, il riconoscimento dei vostri difetti,
delle vostre qualità e di qualunque altra cosa si trovi alla superficie. La fase successiva, che spesso si sovrappone parzialmente alla precedente, riguarda quella parte di voi stessi che non
appartiene direttamente all'inconscio, ma di cui non siete consapevoli perché non prestate ad essa la dovuta attenzione.
Questo strato deve essere trattato in maniera diversa e io vi
mostrerò come. Infine, c'è il terzo livello, quello della mente
inconscia. Non crediate che l'inconscio, solo per il fatto di essere
tale, non abbia alcun effetto su di voi. In realtà, senza saperlo, ne
siete contìnuamente dominati. È senz'altro possibile scoprire,
lentamente ma sicuramente, cosa si trova in esso, almeno in una
certa misura. Quindi dovete distinguere fra i tratti che sono in
diretta relazione con la vostra volontà, e che perciò possono
essere direttamente controllati da essa, e quelli che non ricadono in questa categoria, in quanto per la loro natura emotiva non possono essere coscientemente controllati. Il mondo delle emozioni può cambiare solo grazie ad una crescita organica, in quanto non può essere controllato dalla volontà. Questa può
essere utilmente utilizzata, ma solo in modo indiretto.
Per esempio, supponiamo che sentiate di non avere fede o di
non essere in grado di amare. Per quanti sforzi possiate fare con
la vostra volontà, non potete obbligarvi a sviluppare questi
sentimenti. Ciò che, invece, potete fare è percorrere questo
sentiero, compiere i passi necessari, superare forse una certa
mancanza di disciplina che vi impedisce di dedicarvi diligentemente a questo lavoro. In questo modo non agirete direttamente sulla vostra mancanza di fede o di amore, ma imparerete a
conoscere voi stessi e scoprirete perché non siete in grado di
amare o di aver fede. Grazie a questa graduale comprensione, a
questo costante processo di auto-osservazione e di rilassato
apprendimento, la forza vitale comincerà a fluire dentro di voi
e modificherà automaticamente le emozioni, senza alcuna partecipazione diretta della vostra volontà. Se le vostre emozioni cominceranno a cambiare dopo alcuni anni, ciò potrà essere
considerato uno splendido successo. Questo cambiamento avverrà in modo così naturale, che all'inizio forse non riuscirete neanche a percepirlo.
Studiate questi concetti, riflettete profondamente su di essi.
Credetemi, amici miei, tutto questo non è né così difficile come
potreste pensare, né un miracolo che vi possa dare la felicità
senza domandare da voi tutto quello che avete, in termini di
onestà, di forza di volontà e di costruttività.
C'è un'ultima cosa che voglio dirvi a proposito di questa fase di
preparazione e di decisione: aspettatevi che dentro di voi si
sviluppi un conflitto. Mi riferisco al conflitto fra il vostro sé
inferiore ed il vostro sé superiore, nel quale sarà il vostro io
cosciente a decidere chi prevarrà. Sarà necessariamente una
battaglia lunga, che all'inizio si manifesterà sotto forma di
difficoltà a decidere di incamminarvi su questo sentiero. Il sé
inferiore invierà i suoi messaggi: "Io non ci credo", o "Forse non
è necessario dopo tutto", o "Sono troppo stanco", o "Non ho
tempo". È necessario che voi riconosciate questi "messaggi" per
ciò che sono, e che vi rendiate conto della loro provenienza.
Usateli come punti di partenza per andare dentro voi stessi.
Cercate di vedere chiaramente cosa succede dentro di voi
quando queste scuse e questi pretesti sotterranei cominciano ad
apparirvi convincenti. Se sarete preparati e vi aspetterete queste
cose, sarete pronti ad affrontarle costruttivamente, e questa sarà
la vostra prima vittoria. Vi servirà, inoltre, anche ad imparare a
riconoscere la vostra maschera ed i vostri motivi sbagliati. Ciò vi
risulterà molto utile in seguito, quando il sé inferiore ostacolerà
il vostro sentiero con altri e più subdoli mezzi. Non sorvolate
semplicisticamente sulle vostre scuse. Consideratele, esaminatele, appurate che non hanno alcun fondamento!
Molti di voi hanno paura di ciò che potrebbe venir fuori dal loro
sé inferiore. Forse si tratta solo di una paura vaga ed inespressa,
ma non per questo meno dannosa. Questa paura è uno dei
motivi per cui vi rifiutate di vedervi per ciò che siete. È importante che impariate a tradurre queste emozioni vaghe in pensieri concisi.
Naturalmente, è infantile immaginare che ciò che non amate in
voi non esista più semplicemente perché volgete altrove il vostro
sguardo ed evitate di affrontarlo. Il sé inferiore, per sua natura,
è immaturo ed ignorante. Non fuggite da quello che c'è dentro
di voi! Il sé inferiore non è che uno strato temporaneo e non
costituisce in alcun modo la vostra intera personalità. È qualcosa
che dovete affrontare, ma non è la vostra realtà ultima.
Il vostro sé superiore, in parte già libero di esprimersi, si manifesta attraverso le vostre buone qualità, la vostra generosità e la vostra bontà. Esso continua a risplendere in tutta la sua perfezione anche quando non può manifestarsi perché è ancora coperto dai vari strati del sé inferiore. Come potete raggiungerlo se
prima non penetrate in quest'ultimo? Perciò, non spaventatevi,
non meravigliatevi quando scoprite che in voi esistono degli
aspetti distruttivi. La fase dell'esplorazione del sé inferiore, non
può essere evitata, perché se non la si attraversa non si può
compiere nessun ulteriore progresso. Essa fa parte del sentiero,
amici miei. Se meditate su queste parole e se allo stesso tempo
cercate di essere coscienti di quanta paura e di quanta vergogna
avete del vostro sé inferiore, se vi lasciate penetrare da queste
verità e da questa conoscenza, i vostri progressi saranno rapidi.
Potrete affrontare la paura in modo realistico, e non la nasconderete più a voi stessi.


4
LA RICERCA DEI PROPRI DIFETTI 
Vi ho già parlato delle difficoltà e dei pericoli che potete
incontrare su questo sentiero se vi ci accostate con l'illusione che
poche meditazioni e qualche formula magica possano far sparire le vostre preoccupazioni terrene.
Altro grande equivoco è quello che seguire il sentiero che vi sto
indicando significhi trascurare altri aspetti della vostra vita.
Qualcuno di voi potrebbe ritenere che dedicare tempo ed
energie allo sviluppo spirituale significhi distoglierli dalla lotta
quotidiana per la sopravvivenza, e che questo avrebbe effetti
catastrofici sulle sue condizioni finanziarie. Altri potrebbero
credere che non rimarrebbe loro tempo sufficiente per godersi
la vita, e così di questo passo. Ma questo modo di pensare è del
tutto sbagliato perché lo sviluppo spirituale, in generale, e
questo sentiero in particolare, non è semplicemente un'attività
ulteriore, che si va ad aggiungere a tutte le altre, sottraendo così
energia e tempo ai propri doveri e piaceri. Di fatto, amici miei,
è vero proprio il contrario.
La verità è che questo sentiero di purificazione è la base della vita.
È il terreno sul quale procedere. Quando decidete di incamminarvi su di esso, il corso della vostra vita cambia. Dopo un po', anche se i vostri problemi più importanti non si risolveranno da
un giorno all'altro, si risveglierà in voi una nuova energia che vi
darà una forza, un'acutezza ed una vitalità mai avute prima,
grazie alle quali potrete gioire della vita in modo completamente nuovo. Diventerete più efficienti nel vostro lavoro, trarrete maggior piacere dalla vita, anche nelle aree in cui adesso essavi
appare scialba e piatta. Questi sono i risultati che posso promettervi, se lavorerete a livello spirituale nel modo che vi sto indicando. Essi non saranno percepibili subito, ma solo dopo un
certo tempo, dopo che avrete ottenuto alcune vittorie interiori.
Allora vi renderete conto che val la pena di intraprendere questo
sentiero, anche da un punto di vista egoistico, ed anche se i
conflitti più importanti non potranno subito essere risolti.
Su questo sentiero potrete scoprire in che modo infrangete le
leggi spirituali che governano l'uomo. Tale presa di coscienza vi
permetterà di modificare gradualmente le vostre correnti interiori e le vostre reazioni emotive, e ciò libererà automaticamente l'energia e la forza vitale precedentemente bloccate. Non vi sto
promettendo un miracolo che vi giungerà dal cielo, affermo solo
che seguendo questo sentiero otterrete dei risultati, perché esso
si basa sulla legge di causa-effetto, che agisce in modo naturale
ed impersonale. Vi chiedo di non considerare il lavoro su voi
stessi come un'attività in più nella vostra vita, alla stregua di un
nuovo corso di studi, che porta via tempo ed energia. Vedete
questo sentiero, piuttosto, come la base su cui ricostruire la
vostra vita in modo più armonioso. Se sarete in grado di risolvere
i conflitti interiori, risolverete anche quelli esteriori.
Se le vostre reazioni si conformeranno alle leggi spirituali, vi
sentirete molto più appagati nella vostra vita, scoprirete finalmente cosa significa essere felici. Quante persone sono in grado di esserlo veramente? Molto poche, miei cari. Affrontando la vita
apertamente, senza paura, senza autocommiserazione, senza
timore d'essere feriti, si ubbidisce ad una legge spirituale molto
importante. E solo questo permette di raggiungere la felicità.
Perciò, se seguirete il sentiero dell'autoconoscenza, tutto ciò
che farete avrà più sapore e più brio. Il tempo che vi sarà
richiesto non sarà maggiore di quello che ragionevolmente
potrete mettere a disposizione. Tutti voi, nessuno escluso, potete, con un po' di buona volontà e determinazione ed una corretta organizzazione delle vostre faccende quotidiane, dedicare mezz'ora al giorno al vostro sviluppo spirituale. Vi occupate del vostro corpo fisico, lo nutrite, gli concedete riposo, lo tenete
pulito, e di certo non sentite che questo vi distoglie dagli altri
vostri doveri o piaceri. Date per scontato che ciò sia necessario,
che faccia parte della vita. Eppure, quando vi si prospetta
l'opportunità di occuparvi alla stessa maniera del vostro sviluppo spirituale, paure, dubbi e domande vi sbarrano la strada. Ma non sarebbe così, miei cari, se vi prendeste la pena di esaminare
in modo razionale la questione. Non riuscite ad essere razionali
perché non considerate i vostri dubbi nella giusta luce; non
comprendete che essi vi sono suggeriti dal vostro sé inferiore.
Finché non saprete riconoscere come questo opera, come si
manifesta e in quali modi tortuosi si nasconde dietro abili
giustificazioni, non sarete in grado di padroneggiarlo.
Sono di ostacolo ai vostri progressi sul sentiero, non solo quei
tratti comunemente considerati dei difetti, ma anche le varie
paure che nutrite e che in genere non considerate necessariamente negative. Non capite che esse sono causa di gravi danni, a voi stessi ed agli altri. La paura oscura la luce dell'amore, della
conoscenza e della verità. Percorrendo questo sentiero, non solo
dovete superare i lati deboli del vostro carattere, dovete anche
vincere le vostre paure, perché finché nel vostro cuore si annida
la paura, non potete evitare di essere distruttivi.
Vi ho promesso di mostrarvi come iniziare concretamente a
calcare il sentiero del vostro sviluppo spirituale. Ci sono molti
modi, ed ognuno deve scoprire qual è il più valido per lui. Mi
limiterò a darvi alcune direttive che vi serviranno da guida per
prendere la vostra decisione.
Tutti voi sapete che conoscere se stessi è di fondamentale
importanza. Come potete acquisire questa conoscenza? Il primo
passo è di esaminarvi il più obbiettivamente possibile, sia in
termini di buone qualità che di difetti. Fate un elenco, delle
vostre qualità e dei vostri difetti; lo scrivere vi aiuta a mettere
ordine nelle vostre idee, a focalizzare la vostra attenzione su ciò
che è rilevante, ad analizzarvi con più distacco e a non dimenticare.

LA LEGGE DELLA FRATELLANZA
Dopo aver fatto questo lavoro con scrupolo ed attenzione, il
passo successivo sarà quello di chiedere a qualcuno che vi
conosce bene, di dirvi onestamente ciò che pensa di voi. So che
ciò richiederà un certo coraggio, ma sarà molto utile perché vi
permetterà di superare almeno un pò del vostro orgoglio.
Questa prima vittoria contribuirà ad allentare le catene interiori
che vi tengono prigionieri.
È molto importante fare questo lavoro insieme agli altri. Aprire
realmente il cuore ad un'altra persona consente di ricevere un
aiuto spirituale che non si può ottenere in nessun'altra maniera.
Ciò è dovuto al fatto che in tal modo ci si conforma alla legge
della fratellanza. Le persone che si isolano, non importa quanto
coraggiosamente lavorino, quanto leggano o studino in maniera
intelligente, né quanto cerchino di essere oneste con se stesse,
finiscono con il trovarsi imprigionate in un vuoto che impedisce
loro una valutazione corretta ed una conoscenza completa di se
stesse. Isolandosi dagli altri, violano in modo sottile la suddetta
legge.
Non isolarvi richiederà una certa dose di umiltà che è difficile
che possiate avere fin dall'inizio, ma che dopo un certo tempo
dovreste essere in grado di sviluppare. Presto sarete capaci di
parlare apertamente delle vostre difficoltà, delle vostre debolezze e dei vostri problemi, sarete in grado di ricevere critiche senza sentirvi attaccati. Anche queste ultime, naturalmente, sono
salutari per l'anima. Chiunque abbia tentato di aprirsi ad un
altro essere umano, confermerà che semplicemente parlare di
un problema precedentemente tenuto segreto, permette di
ridimensionarlo e di non averne più paura. Essere veramente se
stessi, almeno con un'altra persona, riducendo al minimo la
maschera e le difese, è una medicina molto salutare. Mostrando
le vostre umane debolezze e non cercando di apparire superiori,
compite un atto di amore verso il vostro compagno, e gli rendete
più semplice comportarsi allo stesso modo con voi. Perciò,
cercate di esercitarvi in questa pratica. Vedrete dopo un certo
tempo, quanto tutto questo possa essere utile e benefico. Otterrete materiale su cui riflettere, vi aiuterete a vicenda e imparerete molto a proposito della fratellanza, dell'umiltà e del disinteresse.
Vi consiglio di chiedere aiuto a coloro che già vi conoscono
bene. Costoro vi rispetteranno per il vostro tentativo sincero di
migliorare, di imparare dai vostri difetti, e per la vostra disponibilità ad ascoltare ciò che hanno da dirvi. Chiedete la loro collaborazione nella giusta maniera, spiegando che quattro
occhi spesso vedono meglio di due, che il vostro scopo è quello
di conoscere meglio voi stessi e che non vi sentirete feriti e non
vi arrabbierete con loro anche se vi diranno cose che vi potranno
sembrare ingiuste.
Quando i vostri amici o i vostri familiari vi faranno notare i vostri
difetti, considerateli con calma. Se ciò che vi viene detto vi
appare ingiusto o non vero, cercate nondimeno di tenerne
conto. Potrebbe contenere anche solo un granello di verità. È
possibile che essi vi vedano in modo troppo superficiale, che non
siano in grado di comprendere i veri motivi del vostro comportamento e di percepire cosa si nasconde nelle profondità
della vostra anima; potrebbero anche aver scelto le parole meno
adatte, ma il granello di verità in esse contenuto potrebbe essere
proprio ciò di cui avete bisogno per comprendere meglio voi
stessi. Ciò che vi viene detto potrebbe anche essere qualcosa che
già sapete, ma spesso è necessario valutare lo stesso difetto da
nuove angolature, sotto una luce differente, in modo da poter
capire gli svariati effetti che esso può avere su voi stessi e sugli
altri. Meditate quotidianamente sui difetti che di volta in volta
riconoscete, e se il vostro desiderio di comprendere le loro radici
è realmente sincero, avrete iniziato nel migliore dei modi.
Esercitatevi ad osservare come reagite a livello emotivo quando
scoprite in voi stessi cose che non vi piacciono. Ciò è di fondamentale importanza. Ho iniziato questa lezione dicendo che il sé inferiore resiste continuamente ai vostri sforzi. Qui avete una
magnifica opportunità di vedere come esso si manifesta, opera
e reagisce. Osservatelo come se steste osservando un'altra persona. Cercate di essere distaccati nel giusto modo. Ponete una certa distanza tra le vostre osservazioni e le reazioni del sé
inferiore, il dolore e la vanità che subito emergono quando vi
occupate degli aspetti spiacevoli della vostra personalità. Prendendo coscienza delle vostre reazioni, comprendendole e non prendendovi troppo sul serio, salirete un altro gradino sulla
scala del vostro sviluppo. Ma non aspettatevi che la vostra
consapevolezza cresca da un giorno all'altro. Tale crescita richiede lavoro costante; solo dopo un periodo di regolare applicazione, anche solo di mezz'ora al giorno, potrete riscontrare i primi
risultati. Il primo importante conseguimento sarà quello dì
riuscire a vedere in modo chiaro la differenza che c'è fra il vostro
vero sé ed il vostro piccolo io ferito, il che vi permetterà di
considerare quest'ultimo con un po' di umorismo, e di non
essere completamente coinvolti da esso. Raggiunto questo, la
porta che vi permetterà di accedere ad una ulteriore conoscenza
di voi stessi, sarà aperta.
Perciò, il modo migliore per cominciare a lavorare su voi stessi,
è di fare l'inventario dei vostri difetti. Dopo averlo fatto chiedete
a qualcuno che vi conosce bene di parlarvi di voi e comparate le
sue osservazioni con il vostro elenco. Se ogni giorno farete
questo lavoro di auto osservazione, comincerete a sentirvi interiormente diversi, anche molto prima che dei cambiamenti si manifestino nella vostra vita esteriore. Sempre più spesso sentirete un sentimento di appagamento e di pace.

I TRE DIFETTI PRINCIPALI
Ora vi parlerò dei tre difetti principali degli esseri umani. Questi
tre difetti, dai quali discendono direttamente o indirettamente
tutti gli altri, sono la volontà personale, l'orgoglio e la paura. Se
ritenete che quest'ultima non sia un difetto, commettete un
grave errore. Innanzitutto, dovete capire che questi tre difetti
fondamentali sono connessi l'uno all'altro. Difficilmente può
accadere che abbiate uno di essi, senza che siano presenti anche
gli altri due. Ma è possibile che uno predomini e sia più evidente.
Perciò, è molto importante che facciate la vostra revisione
giornaliera, per verificare come avete reagito ad avvenimenti
anche apparentemente poco importanti. Se analizzate con attenzione le vostre reazioni interiori negative, non potete non scoprire che il più delle volte alla loro base vi è un elemento di
paura, paura forse che gli altri non facciano ciò che volete o non
agiscano in conformità ai vostri desideri. In altre parole, una
forte volontà che le cose vadano a modo vostro, automaticamente genera la paura che i vostri desideri vengano frustrati, e che il vostro orgoglio sia ferito. Se in voi non ci fosse orgoglio, non
avreste paura d'essere feriti; se non ci fosse ostinazione, non
avreste paura di rimanere frustrati.
Se cominciate ad osservare le varie impressioni ricevute durante
la giornata, e le relative reazioni potete prendere coscienza della
paura e del modo in cui essa è collegata all'ostinazione e
all'orgoglio. Cominciate ad osservare le reazioni interiori e
analizzatele da questo punto di vista, senza cercare di cambiarle
immediatamente. Le emozioni non possono essere modificate
con un semplice atto della volontà; cambieranno solo dopo che
avrete imparato ad osservarle.

REVISIONE GIORNALIERA
La pratica della revisione giornaliera è uno strumento potente,
che può essere usato fin dalle prime fasi del proprio sentiero
spirituale. Tutti avete la capacità di dedicarvi ad essa, se lo volete.
Tutto ciò che dovete fare è riconsiderare la vostra giornata,
soffermandovi su quegli avvenimenti che in un modo o nell'altro hanno generato in voi una sensazione di disarmonia. Anche se all'inizio non comprendete ancora perché in certe circostanze reagite in un certo modo, semplicemente annotate gli avvenimenti rilevanti e come avete reagito ad essi. Quando l'avrete
fatto per un po' di tempo, vi accorgerete che le vostre reazioni
si svolgono secondo degli schemi che tendono a ripetersi.
Questo, forse non sarà ancora sufficiente a farvi comprendere il
vostro sé inferiore, ma servirà senz'altro a convincervi che deve
esserci una relazione fra il vostro mondo interiore e ciò che vi
accade. Se eventi o emozioni spiacevoli ricorrono regolarmente,
questo è un segnale il cui significato va compreso. Questa
tendenza a ripetersi degli stessi avvenimenti e delle stesse reazioni può manifestarsi in forme diverse, ma è sempre espressione di un qualche problema di fondo che è vostro compito riconoscere.
Questo lavoro non richiederà più di dieci o quindici minuti al
giorno, che a tutti voi dovrebbe essere possibile trovare. Non
dovete annotare tutti gli eventi che hanno disturbato la vostra
armonia durante il corso della giornata, è sufficiente che vi
soffermiate solo sulle esperienze chiave. Facendo regolarmente
questo esercizio, riuscirete a rendere conscio l'inconscio e a
scoprire le vostre tendenze nascoste. Dopo aver fatto questo
lavoro per un certo tempo, sarete in grado di riconoscere molto
più chiaramente come la vostra vita è governata da schemi, dei
quali precedentemente non eravate consapevoli. Li riconoscerete osservando ciò che vi succede ed il modo in cui vi reagite. 
Questo è tutto ciò che al momento dovete fare. Non vi è alcun
espediente magico in tutto ciò. Dopo che vi sarete dedicati a
questa pratica per un po', rileggete le vostre note. Cercate di
identificare il disegno generale che collega i vari eventi. Chiedetevi: "In che modo ho deviato dalla legge divina?" Poi riprendete in considerazione l'elenco dei difetti fatto precedentemente.
Confrontate e mettete in relazione il disegno scoperto grazie alla
revisione giornaliera con i vostri difetti. Domandatevi quali sono
le vostre vere emozioni, cosa veramente desiderate, e cercate di
appurare se questi sentimenti e questi desideri sono in accordo
con la legge divina. Questo è il modo giusto per iniziare il vostro
sentiero. Senza questo metodo, è estremamente difficile, forse
impossibile, ottenere la conoscenza di voi stessi, che è la chiave
del processo dello sviluppo spirituale.


5
LE IMMAGINI 
Nel corso della vita, già a partire dalla prima infanzia, si formano
in ogni individuo determinate idee, che dipendono dal modo in
cui egli interpreta le esperienze che man mano ha. Queste idee
sono spesso il risultato di un modo incorretto di ragionare, che
conduce a conclusioni sbagliate. La tendenza a generalizzare,
vale a dire a formulare opinioni generali sulla base di eventi
specifici, è presente in tutti. Le conclusioni che si traggono in
questo modo, non sono meditate, sono piuttosto delle reazioni
emotive, che assumono il carattere di attitudini generali verso la
vita. Posseggono una certa logica, ma si tratta di una logica molto
limitata ed erronea. Man mano che passano gli anni queste
conclusioni e questi atteggiamenti sprofondano sempre più
nell'inconscio, e finiscono con il governare la vita dell'individuo.
Definiamo immagini queste conclusioni sbagliate. Ci si potrebbe
chiedere se le immagini sono solo di natura negativa, o se ne
esistono anche di positive e sane. La risposta è che a causa del
loro carattere rigido e cristallizzato, le immagini sono sempre
irrazionali. I pensieri e le emozioni in sintonia con la realtà sono
in continuo movimento, sono flessibili, fluiscono in modo dinamico e rilassato. Dal momento che l'intero universo è permeato dall'energia vitale universale, le emozioni, le attitudini ed i
pensieri non connessi ad un'immagine, fluiscono armoniosamente con essa, adattandosi spontaneamente ai bisogni immediati ed alle necessità del momento. Le forme emotive ed
intellettuali provenienti dalle immagini sono, invece, statiche e
cristallizzate. Esse non cambiano e non si adattano alle diverse
circostanze. In tal modo creano confusione. Le correnti originariamente pure vengono distorte ed alterate. Si instaura così un corto circuito.
Le conclusioni sbagliate alla base di ogni immagine sono frutto
dell'ignoranza e della scarsa comprensione, non possono perciò
rimanere a lungo nella mente conscia. Man mano che la personalità matura, la nuova conoscenza intellettuale contraddice quella vecchia di carattere emotivo, che gradualmente viene
rifiutata, fino ad essere rimossa completamente. Quanto più
questa sprofonda nell'inconscio, tanto più i suoi effetti si intensificano. Le immagini inconsce sono in contraddizione con ciò che la mente cosciente pensa. Anche se con il passare del tempo
la mente matura, ad un certo livello le emozioni e le convinzioni
conservano il loro carattere infantile.
Tutti subiscono qualche trauma nella loro infanzia. In genere,
con il termine trauma ci si riferisce ad un'esperienza improvvisa,
come un incidente, che abbia un impatto forte ed immediato.
Non è necessariamente così. Specialmente in un bambino, un
trauma anche molto grave, può essere causato dalla lenta e
graduale scoperta che la realtà che lo circonda non corrisponde
alle sue aspettative e ai suoi desideri. Per esempio, ogni bambino
nutre l'idea che i suoi genitori siano perfetti ed onnipotenti.
Quando comincia a capire che questo non è vero, subisce un
trauma, anche se tale presa di coscienza avviene molto gradualmente. Quando si rende conto che ciò che pensava dei suoi genitori e del mondo non è vero, perde la sua sicurezza, si sente
terrorizzato. Siccome questa scoperta è troppo dolorosa, da un
lato egli tende a sospingerla nell'inconscio, anche a causa dei
complessi di colpa che essa provoca, e dall'altro tende a difendersi dalla "minaccia" che essa rappresenta. È proprio questa minaccia a provocare il trauma di cui stiamo parlando. Voi tutti
sapete che i traumi paralizzano. Il corpo e la mente si congelano,
producendo il più delle volte la perdita della memoria dell'evento traumatizzante. La percezione della realtà da parte del bambino può essere del tutto corretta; quelle che in genere sono
sbagliate sono le conclusioni che egli ne trae. Per il bambino i
genitori rappresentano il mondo intero, egli tende perciò a
generalizzare le esperienze che ha con loro. Queste
generalizzazioni e le conclusioni sbagliate che ne conseguono,
producono le immagini.
Queste vengono in essere quando il mondo tranquillo ed ordinato del bambino viene disturbato. Come abbiamo detto, le
conclusioni sbagliate derivano dalla tendenza a generalizzare.
La realtà, naturalmente, è che nel corso della sua vita l'individuo
potrà incontrare persone del tutto diverse dai suoi genitori e
circostanze completamente differenti da quelle della sua infanzia. Le immagini hanno un effetto deleterio sulla psiche, non solo perché sono delle generalizzazioni ingiustificate, ma anche
perché sono delle vere e proprie difese, che l'individuo adopera
per negare la realtà. Miei cari amici, non potrete ricordare
all'improvviso le emozioni, le reazioni, le intenzioni e le conclusioni interiori, legate alle immagini. Questo non sarà possibile perché avete sospinto l'intero processo nell'inconscio a causa
della sua irrazionalità, e a causa della vergogna generata dalla
scoperta che i vostri genitori non erano come voi desideravate.
Nella vostra mente infantile supponeste che il vostro fosse un
caso unico, che ogni altro bambino avesse genitori perfetti e
condizioni familiari perfette. Pensaste che, visto che eravate gli
unici ad aver subito una tale terribile ingiustizia, questa doveva
essere tenuta nascosta a tutti, specialmente ai vostri genitori ed
a voi stessi. La vergogna nacque dall'idea sbagliata che il vostro
caso fosse unico. A causa di questa vergogna respingeste nell'inconscio l'intero processo e ciò impedì ad una parte della vostra personalità di svilupparsi e di maturare. Se una pianta viene
sepolta nella terra non può crescere. Lo stesso avviene per le
correnti e le tendenze emotive. Perciò non dovete essere sorpresi quando scoprite che le vostre conclusioni-immagini non ubbidiscono affatto alla vostra mente cosciente.
Un bambino conosce solo le emozioni più semplici. Prova
amore e piacere quando i suoi desideri vengono soddisfatti, e
odio, risentimento e dolore quando non lo sono. Non è più
complicato di questo. Soltanto molto più tardi, l'individuo
impara a valutare obbiettivamente e non solo in base al suo
piacere. Fin quando dentro di voi vi sono delle immagini, per
quanto una parte della vostra personalità possa essere matura e
sia, perciò, in grado di valutare correttamente la realtà, è inevitabile che vi sia un'altra parte immatura, che vede le cose, sia a livello emotivo che intellettuale, allo stesso modo in cui le
vedevate da bambini.
Un esempio può essere quello dell'immagine che si forma
quando una madre allatta il suo bambino solo quando sta
buono, mentre lo ignora quando strilla e piange. In un caso del
genere il bambino giunge inevitabilmente alla conclusione che
esprimere i suoi bisogni significa essere trascurato dalla madre,
mentre non esprimerli significa esserne accudito. Egli si forma
la seguente convinzione: "Perché i miei bisogni siano soddisfatti,
non devo mostrare di averne!" Quest'attitudine può temporaneamente funzionare con la madre, ma si rivelerà certamente
disastrosa nel prosieguo della sua vita, quando non sarà più
adatta alle circostanze, e produrrà risultati opposti a quelli
desiderati. Da adulto, nessuno conoscerà i suoi bisogni e nessuno li soddisferà. L'aspetto tragico di tutto questo è che, non essendo cosciente di questa immagine, egli tenderà a mostrare
sempre meno i suoi bisogni, sperando che alla fine qualcuno lo
ricompensi per questo. Così la sua insoddisfazione aumenta
sempre più, perché egli non comprende che il vero motivo si
trova dentro di lui, e consiste nel fatto che la sua immagine
genera un comportamento incompatibile con il raggiungimento della soddisfazione.

VI SONO IMMAGINI DENTRO DI ME?
Come potete scoprire se dentro di voi esistono delle immagini?
Un'indicazione in questo senso l'avete quando non riuscite a modificare certi tratti del vostro caratter e nonostante ci mettiate tutta la vostra buona volontà. Come mai tante persone amano
alcuni dei loro difetti? Questo avviene perché le immagini li
fanno apparire come una sorta di protezione contro il dolore.
Per esempio, consideriamo un individuo che abbia la tendenza
ad essere pigro. Anche se non se ne rende conto, la sua riluttanza ad alzarsi dal letto e ad uscire di casa può essere un modo errato di proteggersi dalla paura di essere ferito. "Se sto a letto nessuno potrà farmi del male", potrebbe essere il suo ragionamento
inconscio. Quest'immagine, quindi, è  alla base del suo comportamento.
Un altro segno indubbio dell'esistenza di un'immagine è il
continuo ripetersi di un certo tipo di avvenimenti. Un'immagine genera sempre, in un modo o nell'altro delle reazioni  e dei modelli di comportamento stereotipati; questi a loro volta, senza
che lui se ne renda conto, attraggono verso l'individuo un certo tipo di circostanze. Coscientemente egli può desiderare ardentemente l'esatto contrario di quello che l'immagine produce.
Non si rende conto dell'alto prezzo che le sue immagini inconsce gli fanno pagare: l'impossibilità di soddisfare i desideri che persegue coscientemente. È molto importante capire questo,
cari amici. Ed è egualmente importante capire che gli avvenimenti esterni - certe situazioni, certe persone - possono essere attratti come un magnete dalle vostre immagini interiori. Può
essere difficile rendersene conto, ma è così. Il solo rimedio è
scoprire quali sono le immagini, cosa rappresentano, su che base
si sono formate, e per quali conclusioni errate.
Spesso nella vostra vita sorvolate sul fatto che certi eventi tendono a ripetersi. Semplicemente passate sopra a ciò che vi sembra ovvio. Siete abituati a ritenere che certi avvenimenti siano delle
coincidenze, che il destino vi stia mettendo arbitrariamente alla
prova, o che altri intorno a voi siano responsabili delle vostre
disgrazie. Perciò fate più attenzione alle differenze che alle
similarità, e vi sfugge il comune denominatore di ciò che vi
accade.
La maggior parte degli psicologi è a conoscenza di questa
tendenza alla ripetizione, che viene chiamata coazione a ripetere, e del fatto che essa è generata da conclusioni sbagliate inconsce. Ciò che spesso non viene riconosciuto è che raramente le immagini si formano nella vita presente. Il più delle volte esse sono di vecchia data, e si trasmettono da una vita all'altra.
Questo è il motivo per cui le stesse situazioni possono risultare
traumatiche e dannose per un bambino, e del tutto accettabili
per un altro.
Le immagini latenti vengono riattivate dai conflitti che il bambino incontra nel suo ambiente. Questi conflitti nascono per esempio, quando nei genitori esistono immagini simili a quelle
che il bambino ha portato con se dalle sue vite precedenti. Solo
negli individui spiritualmente maturi esiste la tendenza spontanea a voler conoscere e migliorare se stessi. Nella maggior parte dei casi, l'uomo ha bisogno di essere spinto a guardare dentro di
sé dalle difficoltà che la vita gli fa incontrare. Se accetta di
comprenderne il significato e le usa per scoprire le immagini
che esistono dentro di lui, esse vengono superate per sempre; se
invece si rifiuta di farlo, ed insiste nella vecchia abitudine di
biasimare il fato e gli altri, in una vita successiva si troverà a dover
affrontare circostanze ancora più difficili, e questo processo
continuerà fin quando non si deciderà a volgere lo sguardo verso
se stesso e ad assumersi la responsabilità della sua vita.
L'unica soluzione è di prendere coscienza delle immagini. Vi
darò dei suggerimenti su come iniziare, ma non vi aspettate di
poterli mettere in pratica da soli. Avrete bisogno di aiuto. Se il
desiderio di trovare e dissolvere le immagini che esistono nella
vostra anima è sincero, incontrerete certamente chi potrà assistervi nel vostro lavoro di auto-ricerca. Un prerequisito essenziale perché questo avvenga è che voi possediate quell'umiltà, senza
la quale il progresso spirituale è impossibile. Chi si rifiuta di
lavorare con un'altra persona non possiede questa qualità.

LA RICERCA DELLE IMMAGINI
Come potete identificare le immagini che esistono dentro di
voi? Innanzitutto è necessario che lavoriate sulle cause e non sui
sintomi. Alcuni di questi sono, per esempio, la vostra incapacità
di superare i difetti e le attitudini sbagliate, la vostra mancanza
di controllo su certi avvenimenti dolorosi che tendono a ripetersi, ed anche le vostre paure e le vostre resistenze. Quanto più tenterete di eliminare i sintomi senza averne compreso le radici,
tanto più esaurirete le vostre energie in inutili sforzi. I sintomi
sono una parte del prezzo da pagare per le vostre conclusioni
interiori erronee.
Potete cominciare la vostra ricerca delle immagini, andando
indietro con la memoria e cercando di ricordare tutti i problemi
della vostra vita. Fatene un elenco, quanto più completo possibile. È necessario che facciate il piccolo sforzo di mettere, in modo conciso, tutto nero su bianco. Se non fate questo, non potete
sviluppare la necessaria visione globale. Poi, riesaminate tutti i
problemi che avete identificato, grandi e piccoli, persino i più
insignificanti o assurdi, e cercatene il denominatore comune.
Inevitabilmente scoprirete che esso esiste; talvolta vi renderete
conto che ve ne è anche più di uno. Non sto affermando che non
possano capitare delle difficoltà isolate, che non sono in relazione con le vostre immagini. Ciò è possibile. Anche queste devono rientrare nella legge di causa ed effetto, come tutto nell'universo, ma non è detto che siano necessariamente legate ai vostri problemi interiori. Ma fate attenzione, miei cari, non considerate immediatamente irrilevante ai fini della vostra ricerca un
certo avvenimento, solo perché vi sembra così a prima vista. La
cosa più probabile è che tutti gli avvenimenti spiacevoli della
vostra vita siano, in un modo o nell'altro, collegati alle vostre
immagini.
Scoprire il denominatore comune non sempre è facile, di fatto
richiede in genere un lungo e serio lavoro di autoricerca. Dovete
osservare in modo onesto ed obbiettivo tutte le vostre reazioni,
anche quelle più sottili, alle quali di solito non prestate nessuna
attenzione; la vostra consapevolezza deve espandersi; dovete
prendere coscienza di ciò che si nasconde nel vostro inconscio.
Solo quando avrete sufficientemente compreso le vostre immagini sarete in grado di dire quali avvenimenti sono ad esse legati e quali no.

BENEFICI DERIVANTI DALLA DISSOLUZIONE DELLE IMMAGINI
Non lasciatevi distogliere da questo lavoro dalle resistenze che
certamente emergeranno dentro di voi. Queste sono altrettanto
erronee, miopi e sbagliate delle immagini stesse. La forza che
attiva le resistenze è esattamente la stessa che generò l'immagine; senza che lo sappiate, questa forza ha creato e continuerà a creare sofferenza, e vi impedirà di realizzare i vostri desideri più
cari. Siate saggi e cercate di vedere le resistenze per quello che
sono. Non lasciatevi governare da esse. Come potete svilupparvi
spiritualmente, raggiungere il giusto distacco, se vi lasciate
dominare dalle stesse forze inconsce, illogiche ed irrazionali,
che vi spinsero a creare le immagini che vi hanno reso infelici?
Queste sono la causa principale della vostra sofferenza. Nessun
altro se non voi stessi è responsabile di essa. È vero, forse in
passato non potevate farci niente, ma ora potete. Ora avete i
mezzi per eliminare le cause della vostra infelicità. Per favore,
non dite: "Come è possibile che sia responsabile del modo in cui
gli altri si comportano verso di me?"
Come ho già detto, sono le immagini che vi portate dentro che
attirano verso di voi certi avvenimenti, inevitabilmente, come la
notte segue il giorno. Questo processo segue le sue inesorabili
leggi, non diverse da quelle che governano il mondo fisico. Le
correnti emotive e mentali alla base delle vostre immagini
interagiscono con l'energia universale; le cause che esistono
dentro di voi, inevitabilmente generano i loro effetti.
Se non avete il coraggio di sondare l'inconscio, affrontare le
immagini, dissolverle e diventare così, una persona realmente
nuova, non sarete mai liberi in questa vita; sarete sempre incatenati e prigionieri. Il prezzo per la libertà è il coraggio e l'umiltà di affrontare ciò che c'è dentro di voi. Dopo che avrete fatto tutti
i passi necessari, la conquista della libertà vi darà una gioia
talmente profonda, che ciò che accadrà fuori di voi non avrà più
importanza, nulla potrà più alterare la vostra felicità. Inoltre,
potete essere del tutto certi che le immagini che non avrete
dissolto in questa vita dovranno essere affrontate in una futura.
Questa non dev'essere presa come una minaccia, è solo una
conseguenza logica. Come può essere una minaccia ciò che ha
lo scopo di liberarvi dalle vostre catene?
Trovare, capire e dissolvere un'immagine è un lungo processo.
Anche dopo averle comprese intellettualmente, la rieducazione
delle correnti emotive e delle reazioni a cui siete stati a lungo
condizionati richiede tempo, sforzo e pazienza. Potete ribellarvi
all'infelicità, ma se realizzate che né Dio né il destino, ma solo voi
stessi ne siete la causa, comprenderete che la vostra ribellione
potrebbe ritorcersi contro voi stessi. Se non accetterete di
assumervi le vostre responsabilità, non riuscirete mai a trovare e
a dissolvere le immagini; questo lavoro di ricerca richiede uno
stato mentale rilassato, nel quale potete entrare solo se accettate
il fatto che la ricerca è lunga.
Quando vi mettete alla ricerca delle immagini, non accostatevi
all'inconscio con un atteggiamento moralistico, perché esso
non lo accetterà e opporrà resistenza, vi combatterà e renderà
tutto più difficile. Cominciate questo lavoro prendendo in
esame i vostri conflitti, i vostri problemi e le vostre sofferenze.
Considerate che le attitudini interiori sbagliate non sono altro
che frutto dell'ignoranza e dell'errore. Esaminate la vostra vita
e cercate di stabilire in quali aree vi sentite difesi, o avete dei
pregiudizi. Cercate di prendere coscienza della vostra tendenza
a reagire emotivamente sempre allo stesso modo a certi stimoli.
Se effettuerete questa analisi in modo onesto e sincero, scoprirete inevitabilmente che la vostra vita segue schemi ricorrenti e stereotipati. Una volta presa coscienza della loro esistenza, il
passo successivo sarà di stabilire la relazione di causa ed effetto
che esiste fra di essi e le vostre attitudini interiori.
In questo lavoro vi sarà certamente utile ricorrere a pratiche
quali la meditazione e la preghiera. Meditate sulle vostre reazioni, sul loro significato, sull'effetto che hanno su voi e sugli altri; confrontatele con le leggi spirituali; valutatele sia dal punto di
vista interiore che esteriore. Considerate le conoscenze che man
mano acquisite su voi stessi da punti di vista sempre nuovi; non
limitatevi a considerarle in modo meramente intellettuale, ma
apritevi alla più vasta saggezza che esiste dentro di voi. La
conoscenza teorica non è sufficiente. Come tutti sapete, è fin troppo
facile comportarsi in contrasto con le proprie convinzioni.
Capire se stessi non basta. Il lavoro più importante comincia
dopo, e consiste nell'estendere la comprensione intellettuale
fino a farle includere anche il piano delle emozioni. Se non
farete questo lavoro di integrazione fra intelletto ed emozioni,
le vostre scoperte rimarranno mera conoscenza teorica, non vi
serviranno a cambiare voi stessi, e prima o poi, vi appariranno
insignificanti e le dimenticherete. Dovete essere pazienti con voi
stessi. Il condizionamento delle vostre emozioni può risalire ad
anni, forse a decenni addietro. Non potete pretendere che esse
cambino e maturino da un giorno all'altro. È necessario che
sviluppiate una speciale sensibilità verso il vostro mondo interiore, e per fare questo c'è bisogno di tempo.

VERGOGNA
Tutto ciò che riguarda le immagini provoca nell'individuo una
profonda vergogna. Molto spesso il loro contenuto non è affatto
vergognoso, obbiettivamente parlando, e la vergogna ad esse
legata non è affatto giustificata. Probabilmente, se scopriste la
stessa cosa in un'altra persona, non la considerereste affatto
riprovevole. Gran parte del senso di vergogna dipende dal fatto
che mantenete segreto ciò di cui vi vergognate. Se trovaste il
coraggio di mostrarlo apertamente, la vergogna scomparirebbe
come per incanto. Ma prima di tale momento, fin quando sarete
ancora in lotta con voi stessi, il senso di imbarazzo potrà essere
molto acuto. Se avete altri difetti, oggettivamente molto più
gravi, ma li avete già accettati e siete già riusciti a svelarli agli altri,
essi provocano in voi un disagio molto minore di quello provocato da un difetto molto meno grave, ma che non avete ancora accettato.
Supponiamo, per esempio, che abbiate scoperto di essere stati
particolarmente dipendenti da uno dei vostri genitori. In questo
non vi è nulla di cui vergognarsi, accade ogni giorno. Ma lo
scoprire dopo tanto tempo l'esistenza di questa dipendenza
potrebbe produrre in voi un acuto imbarazzo. Questa è una
tipica reazione da immagine, miei cari. Se sarete preparati e se
ve la aspetterete, le cose saranno molto più facili per voi. Non
cadrete vittime della sensazione di essere unici, di essere diversi
dagli altri, di essere i soli ad avere tali tipi di problemi. Quest'idea
è il frutto dell'isolamento in cui vi siete chiusi e delle false difese
che avete eretto a vostra protezione. Solo trovando il coraggio di
vedervi così come siete, di superare le false vergogne e di
mostrarvi completamente, potrete abbattere la parete che vi
tiene imprigionati nell'oscurità, nella solitudine e nell'ansia, e
scoprirete di aver vissuto in un mondo illusorio di paure e di
vergogne, che non hanno più alcuna ragione di esistere.
Spesso vi vergognate più di qualcosa che è semplicemente
sciocco, che di ciò che è effettivamente deplorevole. Il punto è
che ciò che vi appare sciocco adesso non lo era affatto all'epoca
in cui le vostre immagini si formarono. La vostra mente di
bambini ragionava, naturalmente, in modo infantile ed infantili
erano le conclusioni a cui essa approdava. Se vi è difficile
accettare che dentro di voi sopravvivono ancora aspetti di questa
mente infantile, considerate che tutto ciò che rimane nell'inconscio non può maturare perché rimane congelato. Vi aiuterà anche ricordare che non c'è nessuno in cui non siano presenti
delle immagini e che non sia, perciò, interiormente scisso come
voi.
Prima di poterla superare, dovete capire quali sono le vere cause
della vostra sofferenza. Solo allora, lentamente e gradualmente,
sarete in grado di riorientare le vostre emozioni, dissolvere le
immagini, e creare nella vostra anima nuove forme, maggiormente in accordo con le leggi divine.


6
IL CIRCOLO VIZIOSO 
Spesso la psiche umana rimane intrappolata in quelli che potremmo chiamare circoli viziosi. In questo capitolo prenderemo in esame il più comune fra di essi, che è in genere del tutto
inconscio, anche se alcune sue parti possono non esserlo. Nel
nostro lavoro è importante ripercorrere questo circolo completamente, in modo da prendere coscienza di tutti gli elementi di cui è composto, perché solo in tal modo è possibile dissolverlo.
Probabilmente siete già consapevoli di alcuni aspetti di questo
circolo vizioso, e quindi potrete utilizzare ciò che vi dirò per
prendere contatto con le parti di esso che ancora non conoscete.
Se, invece, esso è del tutto inconscio, le mie parole potranno
servire a farvi rendere conto della sua esistenza. Questo non
dovrebbe essere difficile perché ci sono molti segni che ne
indicano la presenza.
Voi tutti sapete che in ogni individuo esistono pensieri, emozioni, e reazioni irrazionali, anche quando la mente cosciente ragiona in modo del tutto logico. Nell'inconscio tutto è primitivo, cieco e molto spesso incoerente, anche se non sempre privo di una limitata logica interna.
Il circolo vizioso di cui stiamo parlando si instaura durante
l'infanzia, nello stesso periodo in cui si formano le immagini. In
tale periodo il bambino è indifeso ed impotente. Ha bisogno che
qualcuno si prenda cura di lui. Non può tenersi sui suoi piedi.
Non può prendere decisioni mature. Il suo interesse è tutto
concentrato su se stesso, e non è in grado, perciò, di amare in
modo non egoistico. Durante il processo di crescita, la capacità
di amare matura, nella misura in cui tutta la personalità cresce
armoniosamente, ed in cui nessuna di queste reazioni infantili
rimane sepolta nell'inconscio. In caso contrario, la personalità
cresce solamente in parte, mentre un'altra parte (molto importante) non si sviluppa. Ben pochi adulti sono maturi emotivamente tanto quanto lo sono intellettualmente.

IL BAMBINO VUOLE ESSERE AMATO IN MODO ESCLUSIVO
Il bambino viene in contatto con un ambiente più o meno
imperfetto, che fa emergere i suoi problemi interiori. Nella sua
ignoranza, desidera un amore esclusivo e totale, che nessun
essere umano è in grado di dare. Egli è fondamentalmente
egoista e non vuole dividere l'amore con nessun altro, né con i
fratelli, né con le sorelle, e spesso, neanche con i genitori. Di
sovente è inconsciamente geloso di entrambi, ma, se questi non
si amano fra di loro, soffre anche di più. Così, il primo conflitto
è generato dalla presenza di due opposti desideri. Da una parte,
il bambino desidera l'amore di ciascuno dei genitori esclusivamente; dall'altra, soffre se non si amano fra di loro. Il bambino non riesce a comprendere che, nonostante la loro capacità di
amare non sia perfetta, i suoi genitori sono in grado di amare più
persone contemporaneamente.
Interpreta invece, la situazione in maniera tale da sentirsi escluso e respinto se un genitore ama anche altri oltre a lui. In breve, l'amore che il bambino desidera non può mai essere soddisfatto.
Inoltre, ogni qual volta non viene accontentato, il bambino
interpreta questo fatto come ulteriore "prova" di non essere
sufficientemente amato. Quando i suoi desideri vengono frustrati, egli si sente respinto e questo, a sua volta, genera in lui odio, risentimento, ostilità ed aggressività.
Il bisogno insoddisfatto d'amore provoca nel bambino odio ed
ostilità proprio verso le persone che più ama. Generalmente
parlando, questo è il secondo conflitto che l'essere umano
incontra durante il suo sviluppo. Se il bambino non rivolgesse il
suo odio verso coloro che ama, e dai quali vorrebbe essere
riamato, questo conflitto non nascerebbe. Naturalmente, egli
ha vergogna di queste emozioni negative, perciò le nasconde
nell'inconscio, dove esse degenerano. L'odio provoca in lui dei
gravi sensi di colpa, in quanto egli impara presto che è male
odiare, specialmente se l'odio è rivolto verso i genitori, che
dovrebbero invece, essere amati ed onorati. Questi sensi di colpa
continuano a sopravvivere nell'inconscio e generano nella personalità adulta una miriade di conflitti, sia interiori che esteriori.

PAURA DELLA PUNIZIONE E PAURA DELLA FELICITÀ
I sensi di colpa generano un'ulteriore, ancora una volta inevitabile, reazione. Sentendosi in colpa, il bambino inconsciamente pensa: "Merito di essere punito". Così la paura della punizione
si infiltra nella sua anima, anch'essa quasi sempre completamente inconscia. Le sue manifestazioni, tuttavia, possono essere riconosciute in vari sintomi che, se correttamente interpretati,
conducono alla parte del circolo vizioso, che stiamo esaminando.
Il circolo vizioso prosegue, in quanto il bambino si difende dalla
paura di essere punito, sviluppando l'idea (il più delle volte
inconscia) che è meglio evitare la felicità. Comincia a pensare
che questa renderebbe la punizione che gli sembra inevitabile,
molto peggiore. Perciò, inconsciamente, egli la evita, sperando
in tal modo di espiare le sue "colpe" e di evitare, quindi, una
punizione più grande. Questa attitudine interiore di fondo che
a livello inconscio permane anche nell'adulto, naturalmente
limita enormemente la capacità dell'individuo di avere una vita
soddisfacente.
È proprio questa paura della felicità a generare tutta la serie di
reazioni nevrotiche, sintomi, correnti emotive ed anche atti che,
indirettamente, creano quelle circostanze che in genere vengono attribuite al caso e che sembrano essere provocate da cause esterne, apparentemente indipendenti dalla volontà dell'individuo. Il desiderio di essere felici non può mai essere sradicato.
Tuttavia, a causa di questa dinamica, quanto più tale desiderio
è grande, tanto più la persona si sente in conflitto.
La paura di essere puniti e di non meritare di essere felici, crea
un'ulteriore, più complicata reazione. L'individuo ragiona inconsciamente in questo modo: "Ho paura di essere punito,
anche se so di meritarlo. Preferisco che non siano gli altri a
punirmi, perché non voglio cadere in loro potere, perciò mi
punirò da solo. Così eviterò almeno l'umiliazione, l'impotenza,
la degradazione di essere punito da forze su cui non ho nessun
controllo." Dal momento che questi conflitti fondamentali (fra
amore ed odio, fra sensi di colpa e paura di essere puniti)
esistono in tutti, la tendenza all'autopunizione esiste in una
certa misura in ogni essere umano.
Questa tendenza può assumere varie forme. Può manifestarsi
attraverso malattie fisiche di tipo psicosomatico, oppure attraverso infortuni, difficoltà o conflitti di vario genere. Quale sia l'area colpita in ciascun caso individuale, dipende dalle immagini che l'individuo si porta dietro dalla sua infanzia. Per esempio, nel caso siano presenti delle immagini a proposito della carriera
professionale, queste vengono rafforzate dal desiderio di
autopunizione, e ciò crea le premesse perché l'individuo incontri nella sua vita continue difficoltà nell'area del lavoro. Se esistono delle immagini a proposito dell'amore e del matrimonio, la stessa cosa avverrà in tali aree.
Quindi, se nella vostra vita vi sono dei legittimi desideri che
nonostante tutti i vostri sforzi, non riuscite a soddisfare, potete
essere sicuri che in voi esistono non solo delle immagini nelle
aree corrispondenti, ma anche una forte tendenza
all'autopunizione.
La reazione a catena del circolo vizioso continua; infatti a questo
punto i vari desideri della personalità si scindono in correnti
contrapposte. L'iniziale conflitto fra amore ed odio, che mise in
moto il circolo vizioso, genera ulteriori scissioni. Una di queste
è il conflitto fra il desiderio e la paura di essere puniti. Una parte
nascosta della personalità ragiona così: "Deve esistere una maniera di aggirare il problema; deve esistere un modo per farmi perdonare il mio odio". Questa ricerca immaginaria di perdono
è in fin dei conti una specie di baratto. L'individuo decide di
adottare degli standard così alti, da non poter essere rispettati.
La piccola voce interiore ragiona: "Se riesco ad essere perfetto,
se mostro di non avere difetti o debolezze, se sono il migliore in
tutto quello che faccio, allora forse potrò farmi perdonare l'odio
ed il risentimento del passato." E dal momento che questa
piccola voce esiste ancora nell'inconscio, il passato non è affatto
passato, ma è ancora ben vivo nel presente.

LE DUE COSCIENZE
Solo ciò che emerge in superficie e viene reso cosciente, può
essere compreso e modificato. Fin quando rimane represso,
l'odio continua a serpeggiare dentro di voi. Se tutto appartenesse solo al passato, non vi sentireste sempre, anche se solo inconsciamente, così acutamente in colpa. Vi sentite obbligati a
dimostrare di essere "perfetti", perché pensate che solo così
potete evitare la punizione attesa. In questo modo viene in essere
una seconda coscienza. La prima, vera coscienza, esiste da
sempre: essa è il sé superiore, che è eterno ed indistruttibile. È
la scintilla divina in ogni essere umano. Non confondete questa
con la "seconda coscienza", artificialmente creata dal falso
bisogno di espiare degli immaginari peccati o anche dei veri
errori. Né un peccato immaginario, né un errore reale possono
essere espiati attraverso questa coscienza artificiale ed oppressiva. Le punizioni non sono mai necessarie. Come ormai sapete, il modo di correggere i propri errori è molto diverso e molto più
costruttivo. Se e quando finalmente sarete in grado di distinguere fra questi due tipi di coscienza, avrete compiuto un'importante passo in avanti.
La seconda, falsa coscienza avanza delle richieste che è impossibile soddisfare. Cosa succede quando scoprite di non riuscire ad essere così perfetti come essa pretenderebbe? Naturalmente
non potete che sentirvi inadeguati ed inferiori. Dal momento
che non sapete che le richieste della vostra seconda coscienza
sono irrazionali, irreali ed ingiuste, e che credete, dietro la vostra
parete di separazione, che gli altri abbiano successo dove voi
fallite, vi sentite diversi ed inferiori. La vergogna e la segreta
colpa non solo di odiare, ma anche di essere incapaci di essere
"buoni" e "puri", aumentano sempre più.
La seconda coscienza è motivata dalla paura e dalla debolezza.
È troppo orgogliosa per ammettere che al momento non può
essere ancora perfetta e per accettare il suo stato attuale. Tutti i
sensi di inferiorità che affliggono gli esseri umani possono essere
ricondotti a questo comune denominatore. Finché non ne
prenderete coscienza, non potrete liberarvene. Dovete
disseppellire questo intero circolo vizioso e vederne l'irrazionalità. Dovete vivere ed attraversare le emozioni che vi portarono a crearlo. Solo allora potrete dissolvere questa reazione a
catena punto per punto, e rieducare le vostre emozioni.
I numerosi fattori a cui in genere attribuite i vostri sensi di
inferiorità non sono mai le vere cause. Potete anche aver ragione
nel ritenere che gli altri abbiano più successo di voi in questo o
in quel campo. Ma questo non potrebbe mai farvi sentire
inferiori. Se gli standard che imponete a voi stessi non fossero
troppo alti, non avreste il bisogno di essere migliori o, anche
solo, altrettanto bravi degli altri, in ogni area della vostra vita.
Potreste accettare con equanimità il fatto che loro possono
essere superiori in certi campi, mentre voi lo siete in altri. Non
sentireste il bisogno di dover essere sempre altrettanto intelligenti, belli, efficienti, ecc. Il fatto di non possedere certe qualità non è mai la vera ragione per il vostro senso di inferiorità e di
inadeguatezza! Questa verità è dimostrata dal fatto che spesso gli
individui più brillanti, più di "successo", più belli, hanno più
complessi di inferiorità degli altri.

PERPETUAZIONE DEI COMPLESSI DI INFERIORITÀ
È questo senso di inadeguatezza e di inferiorità che fornisce la
porzione di arco necessaria per chiudere il circolo vizioso. La
piccola voce continua nel suo ragionamento inconscio: "Ho
fallito, so di essere inferiore. Ma se solo potessi ricevere un po',
soltanto un po', di amore, di rispetto, di ammirazione dagli altri,
avrei finalmente quello che i miei genitori da bambino mi
negarono, creando in me tanto odio e risentimento. Inoltre, il
rispetto e l'ammirazione degli altri mi darebbero la prova che da
bambino avevo ragione, che i miei desideri erano giustificati, e
che non è vero che non valgo niente".
Naturalmente, questi pensieri non sono mai formulati coscientemente, ma questo è il vero significato di ciò che vagamente sentite. Così, quando il cerchio si chiude, il bisogno di essere
amati è anche più forte che all'inizio. Di conseguenza, tutte le
sue successive ripetizioni rendono il bisogno progressivamente
più forte. L'individuo ritiene inconsciamente che se l'amore
davvero esiste, allora aveva ragione a pretenderlo e ad odiare chi
glielo negava. Perciò il desiderio di essere amato diventa sempre
più acuto e si riempie sempre più di connotazioni negative. Dal
momento che l'amore non può essere estorto, (e quanto più
questo diventa evidente tanto più i sensi di colpa aumentano),
con il passare degli anni, ogni successiva ripetizione del circolo genera sempre nuovi problemi e conflitti. Soltanto quando si è disposti ad amare nella stessa misura in cui si desidera essere
amati, e soltanto quando si è pronti ad assumersi il "rischio di
vivere", si può trovare l'amore.
Ricordate che l'individuo emotivamente ammalato, in cui questo circolo vizioso è attivo, vuole essere amato, ma non è disposto a correre nessun rischio; egli, perciò, non è in grado di amare in
modo maturo. Al bambino non è richiesto di rischiare, all'adulto sì. La persona immatura desidera di essere amata ed ammirata anche da coloro che non è disposta ad amare minimamente. Ed
anche nei casi in cui l'intenzione di amare è presente in qualche
misura, non vi è proporzione fra il bisogno di ricevere e quello
di dare. Questa attitudine di fondo è profondamente ingiusta e
perciò non può funzionare. Infatti la legge divina è sempre
giusta e imparziale: non si può mai ricevere di più di quanto si
sia disposti a dare. Quando si investe liberamente, senza alcuna
motivazione negativa, si può non ricevere l'amore immediatamente dalla stessa persona nella quale lo si è investito, ma prima o poi lo si riceverà, e questa volta in un circolo benigno. Ciò che
si dà, se non viene dato per debolezza o per secondi motivi, viene
sempre restituito. Se, al contrario, alla base del vostro amore vi
è il circolo vizioso che abbiamo descritto, potrete sforzarvi di
amare quanto vorrete, ma non riceverete mai nulla in cambio.
La speranza che ricevere amore dagli altri possa eliminare la
vostra insicurezza ed i vostri sensi di colpa è destinata ad essere
delusa. In altre parole, cercate di curare la vostra malattia con un
rimedio che è del tutto inadatto. Perciò la vostra fame di amore
non potrà mai essere placata, essa è come un pozzo senza fondo.
Così il cerchio si chiude.

DISSOLVERE IL CIRCOLO VIZIOSO
Parte del vostro lavoro su questo sentiero è di trovare questo
circolo dentro voi stessi, in particolare dove, come e a proposito
di cosa e di chi esso opera. Prima che possiate dissolverlo, dovete
farne esperienza in modo diretto e personale. Una conoscenza
puramente teorica ed intellettuale, in cui manchi l'elemento
emotivo, non vi servirà a nulla. L'aspetto più importante di
questo lavoro è quello emotivo. È assolutamente indispensabile
che le emozioni infantili, da lungo tempo represse e dimenticate, riemergano nella coscienza, in modo che possiate riviverle in tutta la loro intensità. Una volta che avrete identificato questo
circolo dentro di voi, potrete dissolverlo, ma solo dopo che
avrete compreso le premesse sbagliate che ne sono alla base.
Dovete realizzare che le attitudini, le emozioni ed i bisogni che
avevate da bambini, allora erano del tutto giustificati, ma oggi
non lo sono più. Dovete anche imparare ad essere tolleranti con
le vostre emozioni negative, a comprenderle invece che a reprimerle. Dovete scoprire in che modo le vostre attitudini interiori non corrispondono a ciò che coscientemente pensate. Anche se
sapete, e forse, perfino predicate, che bisogna dare amore e non
preoccuparsi di riceverlo, probabilmente le vostre emozioni
sono completamente in contrasto con questa conoscenza intellettuale. Questa discrepanza deve divenire cosciente, prima che il circolo possa essere spezzato. Solo dopo che avrete compreso e completamente assorbito questi importanti concetti, solo dopo che avrete meditato sull'irrazionalità delle emozioni
che tenete nascoste, queste potranno cominciare a cambiare,
lentamente e gradualmente. Non aspettatevi che cambino nello
stesso istante in cui ne comprendete la vera natura. Se le
affronterete senza vergognarvene, riconoscendone il carattere
infantile, queste emozioni cominceranno lentamente a maturare. Ogni nuova presa di coscienza in questo senso vi aiuterà ad eliminare il vostro personale circolo vizioso, permettendovi di
diventare più liberi ed autonomi.
Nella profondità dell'anima umana esistono la verità e la saggezza. Queste però, sono coperte dalle conclusioni sbagliate. Rendendo queste ultime coscienti e rivedendole una per una,
potrete infine liberare la vostra voce interiore, che sarà la vostra
migliore guida. Quando le leggi divine vengono violate, la parte
divina della vostra coscienza vi conduce inesorabilmente a ristabilire l'ordine e l'equilibrio dentro voi stessi; vi fa incontrare delle situazioni, che anche se appaiono come punizioni, sono in
realtà dei rimedi per riportarvi sulla strada giusta. Ogni qual
volta deviate, l'equilibrio deve essere ristabilito; le difficoltà che
incontrate vi impongono, prima o poi, di cambiare la direzione
che consciamente o inconsciamente, avevate deciso di prendere. Il vostro destino è quello di crescere e di cambiare, e questo non tanto dal punto di vista esteriore, quanto di quello delle
vostre aspettative infantili.
DOMANDA: Cosa accade quando un bambino esprime apertamente la
sua ostilità ed il suo odio? In che modo questo influenza i suoi sensi di
colpa ?
RISPOSTA: Queste manifestazioni esteriori di rabbia sono frequenti. Ogni crisi di collera del bambino è esattamente un'espressione di queste emozioni negative. Ma invariabilmente egli viene
rimproverato ed impara quanto sia "sbagliato" provare emozioni di tal genere. Ciò rafforza il bisogno di mantenere segreto il vero significato di queste sue crisi. Anche nei casi in cui l'odio sia
temporaneamente del tutto cosciente, esso in genere è successivamente represso. Le stesse crisi di collera continuano nell'adulto, interiormente; non ci sono limiti di età e cessano solo quando
si prende coscienza del circolo vizioso. Alcuni sviluppano delle
malattie che sono in realtà un'espressione di queste crisi di
collera infantili. Altri rendono semplicemente difficile la vita a
tutti coloro che li circondano. Costoro, con la loro infelicità,
infliggono continue pene agli altri allo scopo di obbligarli a dar
loro l'amore e l'attenzione infantili di cui sentono di non poter
fare a meno. Questo tipo di comportamento alcune volte è
estremamente ovvio, altre è più subdolo e nascosto. Ciò che
questi individui sottilmente comunicano è: "Vedete come sono
infelice. Dovete prendervi cura di me. Dovete amarmi". Questa
è una crisi di collera infantile non apertamente manifestata. Il
fatto che alcune volte l'ostilità venga espressa durante l'infanzia
non implica in alcun modo che non venga repressa successivamente.


7
LA TENDENZA A RICREARE I CONFLITTI INFANTILI 
LA CARENZA DI AMORE MATURO
Ben raramente durante la loro infanzia gli esseri umani ricevono
vero amore e vero calore in misura sufficiente. Siccome questo
bisogno è insopprimibile, essi continuano a tentare di soddisfarlo per tutta la vita. Se non prendono coscienza dei loro conflitti infantili, da adulti continuano a ricercare inconsciamente quello che
non hanno ricevuto da bambini. Questa ricerca inconscia impedisce, naturalmente, di amare in maniera matura, e così questa sfortunata condizione si trasmette di generazione in generazione.
Non potete porre rimedio a questa situazione, se vi limitate a
sperare, come avete fatto fino ad ora, di trovare prima o poi
qualcuno che vi ami come voi volete. La soluzione va ricercata
dentro voi stessi. Se, da una parte, è vero che se i vostri genitori
vi avessero dato l'amore di cui avevate bisogno, oggi non avreste
questo problema, d'altra parte, è anche vero che questa carenza
non deve necessariamente essere il disastro che temete. La
chiave, come sempre avviene, risiede nella consapevolezza: se
prendete veramente coscienza del dolore procurato dal bisogno
insoddisfatto d'amore, e di come una parte di voi si è congelata
per non sentire tale dolore, potete modificare in senso costruttivo
il vostro comportamento interiore. Invece di tentare ostinatamente di riavere l'amore che non riceveste da bambini, potete aprirvi all'amore che potreste ricevere oggi. Rivedendo alla luce
della realtà i vostri desideri ed i vostri pensieri inconsci, potete
rendere più felice la vostra vita ed imparare ad amare in maniera
più matura, il che stabilisce una benigna reazione a catena.
Questo atteggiamento realistico e costruttivo, come vedremo, è
molto diverso da quello che generalmente avete.
Tutti, anche coloro che con impegno seguono questo sentiero
di sviluppo spirituale, in genere non colgono in pieno il rapporto che esiste fra i traumi infantili ed i problemi della vita adulta.
Ciò avviene perché essi si accontentano di raggiungere una
comprensione semplicemente teorica, che è del tutto inadeguata, in quanto ciò che veramente conta è rivivere in tutta la loro intensità le emozioni infantili.
Vi sono casi sporadici in cui almeno uno dei genitori è in grado
di amare in maniera abbastanza matura, ma è veramente rarissimo che questo accada per ambedue i genitori. Ma anche in
questo caso, visto che l'amore perfetto non è di questa terra, il
bambino non può evitare un certo grado di frustrazione e di
sofferenza.
Più spesso accade che ambedue i genitori siano immaturi e non
sappiano dare al bambino l'amore di cui ha bisogno. Durante
l'infanzia questo bisogno è per lo più inconscio; i bambini non
hanno modo di concettualizzare ciò che sentono e non possono
paragonare la loro situazione a quella degli altri. Ritengono che
la loro sia l'unica possibile realtà, e non sono coscienti di ciò che
loro manca. Ci sono anche casi estremi in cui il bambino si sente
particolarmente isolato ed infelice, e si convince, per questo, di
trovarsi in una situazione unica. In ambedue i casi, il bambino
non percepisce la realtà, perché non è consapevole delle sue
emozioni, e non può, quindi, valutarle correttamente. Si può
perciò dire che generalmente i bambini non si rendono conto
di essere infelici, o quando se ne rendono conto, non ne comprendono il perché. Molti di voi possono confermare che,
se rivanno alla loro infanzia, non ricordano di aver sofferto di
una particolare mancanza di amore.
Molti genitori riempiono i figli di dimostrazioni d'affetto, li
coccolano e sono indulgenti fino al punto di viziarli. Questa
attitudine è per lo più una compensazione, un modo attraverso
cui si scusano della loro incapacità di amare in maniera matura,
della qual cosa, profondamente dentro di loro, sono vagamente
consapevoli. I bambini intuiscono la verità con grande prontezza. Anche se non sono in grado di concettualizzarla in termini chiari, essi avvertono la differenza fra l'amore vero e genuino, e
le dimostrazioni sostitutive che ricevono.
I genitori sono responsabili della sicurezza e dell'educazione del
bambino, e ciò richiede una certa autorevolezza da parte loro. Ci
sono genitori che non osano mai punire o esercitare una sana
autorità. Non osano farlo perché si sentono in colpa, in quanto
profondamente sanno che le loro personalità immature non
sono in grado di offrire vero amore e vero calore. Vi sono altri
che sono troppo rigidi e severi. Con la loro autorità esercitano
un'azione dominatrice sul bambino, soffocandone l'individualità. Ambedue questi tipi di genitori non sono in grado di o ffrire ai figli le condizioni adatte per la loro crescita e per la loro
maturazione.
Nel caso dei genitori severi, il risentimento e la ribellione dei figli
si trovano più alla superficie, e quindi, sono più facilmente
individuabili. Nell'altro caso, queste emozioni sono altrettanto
forti, ma più nascoste, ed è, quindi, molto più difficile prenderne coscienza. Se da bambini siete stati soffocati dalle eccessive attenzioni di genitori che non erano in grado di darvi amore
genuino, inconsciamente ve ne siete resi conto ed avete accumulato dentro di voi un forte risentimento. Di questo potete non essere coscienti, in quanto, allora, non potevate sapere cosa vi
mancava. Apparentemente ricevevate tutto ciò che volevate.
Con la capacità di comprensione che avevate da bambini, come
potevate rendervi conto della sottile differenza fra vero affetto e
pseudoaffetto? Vi sentivate disturbati da qualcosa, ma non sapevate da che, e ciò vi faceva sentire in colpa ed irriconoscenti verso i vostri genitori. Dovevate, perciò, cercare di ignorare quanto
più possibile tutte queste emozioni che vi facevano sentire a
disagio.
Fin quando il dolore generato dai vostri bisogni insoddisfatti
rimane inconscio, non potete mai soddisfarli. Anche se amate
molto i vostri genitori, non potete non avere del risentimento
contro di loro, e ciò vi impedisce di perdonarli per il male che
vi hanno fatto. Li potrete perdonare solo quando sentirete tutto
il dolore ed il risentimento che vi portate dentro dalla vostra
infanzia. Dovete giungere al punto di vedere che anche i vostri
genitori erano, dopo tutto, esseri umani. Non erano esseri
perfetti ed onnipotenti come voi avreste voluto da bambini, ma
non per questo sono da condannare e da respingere. La luce
della mente cosciente deve essere applicata a queste emozioni
irrazionali infantili, che avete sempre preferito spingere nella
penombra del vostro inconscio.

TENTATIVI DI SANARE IN ETÀ ADULTA LE FERITE INFANTILI
Fin quando non prendete coscienza del conflitto fra il desiderio
di ricevere amore perfetto dai vostri genitori, ed il risentimento
che nutrite contro di essi, continuate inconsciamente a cercare
di porre rimedio alle carenze di cui avete sofferto durante la
vostra infanzia. Questo può manifestarsi in varie aree della vostra
vita. Continuate ad incorrere in problemi ed in difficoltà, che
hanno la loro origine nella vostra tendenza a riprodurre le situazioni
della vostra infanzia, in modo da poterle correggere. Questa coazione
a ripetere è tanto potente, quanto inconscia.
In moltissimi casi, il tentativo di risolvere i conflitti infantili si
manifesta in maniera particolare nei rapporti di coppia. Inconsciamente scegliete un partner con delle caratteristiche simili a quelle del genitore che vi ha amato meno, il che non significa
che non cerchiate in lui (o in lei) anche aspetti dell'altro
genitore. Anche se questa tendenza a proiettare sugli altri
l'immagine dei vostri genitori è in genere più forte nei rapporti
di coppia, essa è in una certa misura presente in tutte le vostre
relazioni. Nel vostro inconscio avviene la seguente reazione: il
bambino in voi che vive ancora nel passato, non riuscendo ad
accettare le frustrazioni allora subite, a perdonare e a comprendere, continua a ricreare le situazioni allora vissute, nella speranza di vincere là dove una volta perdette. Per un bambino perdere
significa essere schiacciato, e questo deve evitarlo ad ogni costo.
Il prezzo che pagate, invero, è molto alto, in quanto la vostra
strategia non può aver successo. Le speranze del bambino in voi
non possono mai realizzarsi.

LA FALLACIA DELLA STRATEGIA
Questo metodo è estremamente distruttivo. In primo luogo,
dovete comprendere che l'idea di essere stati sconfìtti è un'illusione. Ed è, perciò, un'illusione che possiate vincere oggi.
Inoltre, è un'illusione che la mancanza d'amore di cui avete
sofferto da bambini, per quanto dolorosa possa essere stata, sia
la tragedia che il vostro inconscio ancora oggi paventa. La vera
tragedia risiede nel fatto che continuate a distruggere la vostra
felicità, tentando di riprodurre situazioni che ormai appartengono al passato, nell'inutile tentativo di correggerle. Naturalmente, amici miei, questo processo è del tutto inconscio, e non
potrebbe essere altrimenti, visto che i vostri obbiettivi ed i vostri
desideri coscienti sono incompatibili con esso. Dovrete cercare
con molto impegno e con molta attenzione dentro di voi, se
volete scoprire le emozioni inconsce, che continuano a spingervi in situazioni il cui unico segreto scopo è di sanare le ferite della vostra infanzia. 
In questo tentativo, scegliete inconsciamente un partner che vi
ricorda i vostri genitori. Così vi ritrovate in una situazione in cui
vi è impossibile ricevere l'amore maturo a cui giustamente
aspirate. Ciecamente credete che, visto che adesso la vostra
volontà è più forte, riuscirete ad obbligare il vostro partner a
darvi ciò che non riusciste ad ottenere dai vostri genitori. Ma
questo è impossibile, perché l'amore non può essere estorto.
Solo quando riuscirete a superare questa coazione a ripetere,
potrete non dipendere più dall'amore che i vostri genitori non
vi dettero, e vi dedicherete, invece, a stabilire delle relazioni
mature in cui poter ricevere vero amore. Non pretendendo più
di essere amati come dei bambini, sarete finalmente in grado di
amare. Questo è impossibile fin quando il bambino in voi
continua a vivere nel passato. Per quanto altri aspetti di voi
possano essere ormai maturi ed evoluti, questo conflitto nascosto vi impedisce di entrare in contatto con la vostra anima.
Se già avete un partner, per superare questo conflitto, è necessario che scopriate come i suoi aspetti immaturi siano simili a quelli dei vostri genitori. Visto che ormai sapete che la maturità
è molto rara, questa scoperta non sarà per voi la tragedia che
temevate. Anche se per il momento siete immaturi ed avete delle
grosse limitazioni, potete ciononostante porre le basi per un
rapporto più maturo, libero dalla coazione a ripetere le situazioni del passato.
Non avete idea di quanto siate inconsciamente impegnati a
ricreare il passato, sempre sperando che "questa volta sia diverso". Ma, invece, è sempre lo stesso! Con il passare del tempo, ogni nuova delusione diventa sempre più cocente, e voi vi scoraggiate
sempre più. 
Per coloro che hanno cominciato da poco il lavoro di ricerca
interiore, tutto questo può sembrare assurdo e macchinoso.
Coloro che già conoscono il potere delle emozioni e degli
impulsi inconsci, non solo non avranno difficoltà a credere alla
realtà di questi fatti, ma presto ne avranno un'acuta esperienza
personale. Essi già conoscono quanto potente sia l'inconscio, e
quanto ingannevoli e sottili siano i metodi con cui esso persegue
i suoi fini irrazionali.

RIPROVARE IL DOLORE INFANTILE
Se osservate i vostri problemi e le vostre difficoltà da questo
punto di vista, usando il solito metodo di permettere alle vostre
emozioni di emergere e di esprimersi, potrete comprendere
molto meglio le vostre dinamiche interiori. Ma dovrete, amici
miei, riprovare in tutta la loro intensità il dolore e l'insoddisfazione
della vostra infanzia. Questo non significa negare che da bambini foste anche felici; infatti, si può essere contemporaneamente felici ed infelici. Il punto è che è più facile ricordare i momenti
di felicità, che quelli dolorosi. È un fatto ben noto che si tende
a reprimere la consapevolezza sia del dolore, che di ciò che lo
genera. Da bambini non eravate in grado di comprendere;
davate per scontata la vostra situazione; non sapevate cosa vi
mancava, e neanche, forse, che qualcosa mancava. Se volete
procedere nella vostra crescita interiore, dovete prendere coscienza di questa fondamentale infelicità. Dovete riprovare l'acuto dolore che da bambini sentiste, ma che preferiste ignorare
e dimenticare. Adesso, con la vostra esperienza di adulti, potete
meglio comprendere e valutare questo dolore, e gli effetti
disastrosi che ancora ha sulla vostra vita.
In che modo potete riprovare un dolore da tanto tempo, ormai, scomparso? C'è un solo modo, amici miei. Considerate un vostro problema attuale. Spogliatelo di tutti gli strati delle vostre reazioni
superficiali. Il primo di questi strati è quello delle
razionalizzazioni, con le quali tentate di "provare" che le vostre
difficoltà sono dovute agli errori degli altri, e non ai vostri
conflitti interiori. Lo strato successivo potrebbe essere quello
della rabbia, del risentimento, dell'ansia e delle frustrazioni.
Dietro a queste reazioni, potete infine trovare il dolore di non
essere amati. Quando prendete coscienza del fatto che al di là di
tutto il resto, il vostro problema fondamentale è che non vi
sentite amati, il dolore della vostra infanzia si risveglia. Mentre
sentite il dolore della situazione presente, ripensate al passato e
riconsiderate il rapporto che aveste con i vostri genitori. Domandatevi cosa vi dettero realmente, e cosa non vi dettero. Cercate di ricordare i sentimenti che veramente provavate per loro. Vi
renderete così conto che vi mancò qualcosa; qualcosa che
preferiste non vedere. E risentirete il dolore che questa mancanza provocò, e che successivamente dimenticaste. Ma in realtà, niente si cancella dall'inconscio: il dolore causato dalle vostre
difficoltà attuali è lo stesso di allora. Comparando i due dolori,
quello attuale e quello dell'infanzia, potrete finalmente vedere
che per quanto il dolore di oggi possa essere giustificato dalle
situazioni in cui vi trovate, è pur sempre lo stesso dolore di un
tempo. Il passo successivo sarà quello di comprendere come voi
stessi avete inconsciamente creato il dolore di oggi, nella speranza di superare quello infantile. Ma, come sempre, è bene andare per gradi. Il primo passo è quello di sentire che i due dolori sono
in realtà gli stessi, e questo non è facile, visto che vi sono molti
strati di emozioni e di reazioni superficiali che li coprono. Se
non attraversate questi strati difensivi, non potete procedere
ulteriormente.
Una volta che potete sincronizzare i due dolori, il passo successivo è molto più facile. Vedendo le somiglianze fra le varie difficoltà che avete incontrato nella vostra vita, vi potete rendere
conto che anche in coloro che vi hanno fatto soffrire da adulti,
voi vedete in realtà i vostri genitori. Solo il rivivere tutte le
emozioni vi farà procedere lungo questo cammino; la sola
comprensione intellettuale non può esservi di alcun aiuto.
Dovete permettervi di sentire fino in fondo sia il dolore delle
frustrazioni attuali, che quello delle frustrazioni subite durante
la vostra infanzia, per poi compararli, sovrapporli, quasi si
trattasse di due copie della stessa fotografia. Provando il dolore di
adesso e quello di allora, potrete lentamente capire che alla base
della vostra scelta di ricreare delle situazioni dolorose, vi è il fatto
che profondamente dentro di voi non volete riconoscere di
essere stati "sconfitti".
Non c'è bisogno di dire che molti non sono consapevoli di alcun
dolore, né presente, né passato, perché preferiscono reprimerlo. Per costoro, a cui i problemi non appaiono dolorosi, il primo passo è quello di rendersi conto di come il dolore inconscio
faccia infinitamente più male di quello conscio. Queste persone
hanno tanta paura del dolore, che sperano che ignorandolo esso
scompaia. Scelgono questa pseudosoluzione solo perché i loro
conflitti sono diventati così grandi, che non osano affrontarli.
Quanto più saggio, però, è scegliere un sentiero come questo,
con la convinzione e la consapevolezza che alla lunga un conflitto nascosto è molto più dannoso di uno manifesto. In questo ultimo caso, infatti, si ha la possibilità di scoprire che è infinitamente meglio andare verso il dolore ed abbracciarlo, piuttosto che negarlo, perché esso può trasformarsi e non essere più un
tunnel cieco senza via di uscita, ma una porta attraverso cui
raggiungere la felicità.
Vi sono anche quelli che sono in contatto con il dolore, ma in
modo negativo, perché si aspettano sempre che ad esso venga
posto rimedio dall'esterno. Costoro sono, in un certo senso, più
vicini alla soluzione, perché per loro è più facile vedere come in
certe aree sono rimasti infantili. Dal momento che già sentono
il dolore, devono solo comprendere come continuano a proiettare le immagini dei loro genitori sul mondo esterno.

COME EVITARE DI RICREARE LE SITUAZIONI INFANTILI
Solo dopo aver provato tutte le emozioni represse e dopo aver
sincronizzato l'"ora" con 1'"allora", potete prendere veramente
coscienza di come continuate a tentare di correggere le situazioni infantili in cui vi siete sentiti perdenti. E vedrete anche la follia e l'inutilità di ricreare il dolore infantile nel tentativo di eliminarlo. Potrete rivedere il vostro comportamento alla luce di questa nuova consapevolezza, e questo vi permetterà di tagliare
il cordone ombelicale che ancora vi lega ai vostri genitori. Vi
lascerete finalmente alle spalle la vostra infanzia, per cominciare
una nuova vita infinitamente più felice e produttiva. La smetterete di tentare di padroneggiare ciò che non riusciste a padroneggiare da bambini. Perdonerete e dimenticherete, e non
avrete più bisogno di essere amati come dei bambini. Imparerete ad amare in modo nuovo, non più desiderosi di solo ricevere, ma disposti anche a dare. Va detto che molti non sono consapevoli di questa loro aspettativa. Visto che il loro bisogno di amore è stato troppo frustrato durante l'infanzia, essi vi hanno rinunciato, pretendendo con se stessi e con gli altri di poterne fare a meno. Questa, naturalmente, è un'illusione.
È molto importante per tutti voi lavorare su questo conflitto
interiore, in modo da conoscervi meglio sotto questo profilo. I
concetti esposti, se applicati con onestà e costanza alla vostra vita
di tutti i giorni, dovrebbero rivelarsi di grande aiuto per procedere sul cammino della vostra crescita personale.
DOMANDA: Mi è difficile comprendere come sia possibile continuare a
scegliere un oggetto d'amore che ha le stesse caratteristiche negative dei
propri genitori. Questi tratti negativi sono reali, o sono solo delle nostre
proiezioni ?
RISPOSTA: Possono essere vere sia l'una che l'altra di queste
possibilità, o ambedue. In genere è presente una combinazione
di esse. Inconsciamente siete alla ricerca di certe caratteristiche,
che prima o poi finite per trovare negli altri, anche se solo in
forma latente. Il vostro stesso comportamento, governato dai
conflitti interiori non riconosciuti, le attiva e le fa venire alla
superficie. In un certo senso provocate gli altri e li spingete a
comportarsi come i vostri genitori. La provocazione, che naturalmente è completamente inconscia, gioca qui un ruolo importante.
La personalità di un essere umano è la somma totale di molti
aspetti diversi. Di questi, tre o quattro, per esempio, possono
effettivamente essere simili a quelli dei vostri genitori. Le caratteristiche più diffuse sono una certa immaturità ed una certa incapacità di amare, che sono quasi sempre presenti. Anche
questi fattori da soli possono essere sufficienti a ricreare la
situazione della vostra infanzia.
La stessa persona non reagirebbe verso gli altri come reagisce
verso di voi, perché essi non la provocano allo stesso modo. La
paura, la tendenza all'auto-punizione, il senso di frustrazione,
l'ostilità, la chiusura, tutti questi tratti del bambino in voi,
costituiscono una continua provocazione, che fa emergere in
essa il suo lato più debole ed immaturo. Una persona matura ha
un effetto diverso sugli altri, in quanto li stimola a far emergere
quanto c'è di buono e sano in loro.
DOMANDA: Come posso stabilire se sono stato io a provocare l'altra
persona, o viceversa ?
RISPOSTA: Non è necessario stabilire chi ha cominciato, in
quanto si tratta di una reazione a catena, di un circolo vizioso.
Ciò che importa è che scopriate la vostra provocazione, anche se
è avvenuta in risposta a quella altrui, perché solo così vi potete
rendere conto che quando siete provocati, a vostra volta provocate, generando ulteriori provocazioni, in una reazione a catena senza fine. È a questa reazione che dovete porre fine, e lo potete
fare esaminando più a fondo il dolore che sentite quando siete
provocati. Alla luce dei concetti esposti in questa lezione, potete
riconoscere che questo dolore non è disastroso come pensavate,
e perciò potete reagire ad esso in maniera diversa, senza rispondere con una nuova provocazione ad ogni provocazione. Inoltre, nella misura in cui il vostro bisogno di riprodurre le situazioni della vostra infanzia diminuisce, diventate più aperti e sensibili verso gli altri, il che li spinge a comportarsi allo stesso modo
verso di voi. Nei casi in cui, invece, essi continuano a mantenere
un atteggiamento provocatorio, siete in grado di vedere che ciò
non riguarda personalmente voi, ma è piuttosto dovuto ai loro
conflitti infantili irrisolti. Quando, comprendendone le vere
origini, riuscite a considerare il vostro dolore in maniera più
distaccata, potete mantenere lo stesso distacco anche verso le
reazioni degli altri. Fin quando i vostri conflitti infantili rimangono irrisolti, tendete a minimizzare le vostre reazioni e a considerare gravi quelle altrui; quando, invece, prendendone
coscienza, cominciate a superarli, potete essere più equanimi.
Quando cominciate a vedere che gli altri sono molto più simili
a voi di quanto in genere pensate, il vostro isolamento ed i vostri
sensi di colpa diminuiscono di molto. In genere, voi oscillate fra
l'accusare gli altri per le loro supposte ingiustizie, ed il sentirvi
in colpa. Il bambino dentro di voi è chiuso nel suo mondo, e si
sente diverso e separato. Quanto inutile e dannosa è questa
illusione! Nella misura in cui risolvete i vostri conflitti, diventate
più consapevoli degli altri. Per il momento non vi rendete Conto
della loro realtà. Da un lato, li accusate con veemenza e vi sentite
esageratamente feriti da loro, perché, non comprendendo voi
stessi, non li potete comprendere. Dall'altro, quando vi sentite
feriti, non volete riconoscere di esserlo. Questo sembra un
paradosso, ma lo è solo apparentemente. Se esaminate con
attenzione le vostre reazioni emotive più sottili, potete rendervi
conto che a volte vi sentite esageratamente feriti, mentre altre
negate di esserlo, perché ammetterlo sarebbe contrario all'idea
che vi siete fatta della situazione. Se questa vi sembra per altri
versi favorevole, voi negate tutto quello che vi disturba, respingendolo nell'inconscio, dove genera amarezza ed ostilità. Tutto questo danneggia il vostro senso della realtà e le vostre facoltà
intuitive.
Il fatto che gli esseri umani vivono provocandosi reciprocamente, anche se non ve ne rendete conto, è una dolorosa realtà.
Quando comincerete ad esserne coscienti vi sentirete molto più
liberi, sia interiormente che esteriormente.


8
L'IMMAGINE IDEALE
SÉ SUPERIORE, SÉ INFERIORE E MASCHERA
Per cercare di comprendere meglio la natura dell'essere umano,
immaginiamolo costituito da tre sfere concentriche. La sfera
centrale, il nucleo più interno, è il sé superiore, che è l'espressione diretta dell'intelligenza e dell'amore divini, che pervadono tutto l'universo. È la scintilla divina. Il sé superiore è spontaneo, libero, creativo, amorevole, saggio, in grado di dare e di
ricevere, ed è immerso in una condizione di felicità, che nulla
può disturbare. Potete sempre entrare in contatto con questa
parte di voi stessi, se siete disposti ad amare e a stare dalla parte
della verità.
Attorno allo strato del sé divino vi è quello della negatività e della
distruttività nascoste, che chiamiamo sé inferiore. Questo strato
contiene la parte immatura di voi stessi, che è costituita da
pensieri, impulsi ed emozioni negative, quali la paura, l'odio e
la crudeltà.
Lo strato più esterno, che serve a nascondere il sé inferiore, ma,
spesso, anche quello superiore, è la maschera, o immagine
ideale.
Naturalmente questi livelli non sono separati in maniera netta e
distinta. Spesso si sovrappongono, sfumano l'uno nell'altro,
generando molta confusione e numerose reazioni a catena, che
è necessario esplorare e comprendere. Questo lavoro di esplorazione rappresenta un aspetto importante del sentiero. Tutti questi aspetti della personalità possono essere consci, o in varia
misura inconsci. Quanto meno ne siete consapevoli, tanto più
grandi sono i conflitti che essi creano nella vostra vita, e tanto
minore è la vostra capacità di affrontare le difficoltà che vi si
presentano. Un basso livello di consapevolezza rallenta il processo di trasformazione, grazie al quale sarebbe possibile integrare il sé inferiore e la maschera con il nucleo divino.
Desidero, adesso, trattare specificamente della maschera, o
immagine ideale.
Il dolore è parte integrante dell'esperienza umana, e fa la sua
comparsa già nella primissima infanzia. Anche se nella vita di un
uomo le esperienze dolorose e quelle piacevoli sono destinate
ad alternarsi, le prime lasciano sempre una traccia profonda
dentro di lui. La contromisura più universale a cui egli ricorre,
nella speranza di evitare l'infelicità, la paura, e perfino la morte,
è la creazione dello scudo protettivo costituito dall'immagine
ideale. Nelle sue intenzioni, questa dovrebbe servire ad eliminare il dolore e l'insicurezza, che lo derubano della sua fiducia in se stesso. Pretendendo di essere ciò che non è, egli spera di poter
ritrovare la felicità, la sicurezza e la fiducia.
Una sana e genuina autostima è la base indispensabile su cui
poggia la salute psicologica dell'individuo. Solo quando si sente
veramente sicuro ed autonomo, egli può sviluppare tutte le sue
potenzialità, può condurre una vita costruttiva ed instaurare
delle relazioni soddisfacenti, e questo gli consente di raggiungere uno stato di stabile felicità. Ma dal momento che il senso di fiducia in se stessi generato dall'immagine ideale è artificiale, i
risultati non possono essere quelli aspettati, ma di fatto, sono
l'esatto opposto. Questo è causa di frustrazione e di confusione, anche perché la relazione fra cause ed effetti non è affatto evidente.
È necessario che voi comprendiate come la vostra infelicità è
direttamente collegata alla vostra immagine ideale, e che scopriate il modo specifico in cui essa si manifesta nel vostro caso particolare. Anche se richiede molto lavoro, la dissoluzione
dell'immagine ideale è il solo modo per scoprire la vostra vera
identità, e per trovare la pace, la serenità ed il rispetto di voi
stessi.

PAURA DELLE PUNIZIONI E DEL DOLORE
Indipendentemente dalle circostanze particolari in cui vi siete
trovati, tutti voi da bambini siete stati indottrinati sull'importanza di essere bravi, buoni e perfetti. Se non lo eravate, spesso in un modo o nell'altro, venivate puniti. Forse la peggiore punizione
era quella di sentirvi togliere l'affetto dei vostri genitori. Quando
questi si arrabbiavano con voi, avevate l'impressione che non vi
amassero più. In questo modo finiste con l'associare l'essere
"cattivi" con le punizioni ed il dolore, e l'essere "buoni" con le
ricompense ed il piacere. Essere "buoni" e "perfetti" diventò per
voi un'esigenza irrinunciabile, in quanto la vostra era una lotta
per la vita o per la morte, o, almeno, così vi appariva. D'altro
canto, sapevate benissimo di non essere così buoni e perfetti
come il mondo si aspettava da voi, e vi sentiste obbligati a
nascondere questa verità, che divenne un vergognoso segreto;
questo segnò la nascita del vostro falso sé, dell'immagine ideale,
che costituì per voi una protezione, ed il mezzo attraverso cui
ottenere ciò di cui avevate disperatamente bisogno: vita, felicità,
sicurezza, fiducia in voi stessi. Lentamente la consapevolezza di
aver costruito questo falso sé svanì, ma restarono i sensi di colpa
derivanti dal pretendere di essere ciò che non eravate. Questi vi
spingevano a moltiplicare i vostri sforzi per essere all'altezza
della vostra immagine ideale. Eravate, ed inconsciamente, siete
ancora convinti che se solo vi sforzaste abbastanza ce la potreste
fare. Ma questo tentativo artificiale di essere ciò che non siete è
incompatibile con il processo del vero cambiamento e della vera
crescita, perché, naturalmente, non potete contemporaneamente dedicarvi alla costruzione del vostro falso sé e scoprire chi veramente siete. 

LA MASCHERA MORALISTICA DEL SÉ IDEALE
L'immagine ideale può assumere molte forme diverse. Non
sempre i valori da essa propugnati sono gli stessi della società, ma
quando questo avviene, è ancora più difficile per voi rendervi
conto del loro carattere artificioso. Non senza ragione vi domandate: "Non è forse giusto essere persone oneste e per bene, cercare di essere altruisti, non arrabbiarsi, amare gli altri e
cercare di migliorare se stessi? Non è forse questo che ci si
richiede?" Non è facile per voi accorgervi che queste considerazioni sono dettate da un'attitudine interiore fondamentalmente disonesta, che nega l'esistenza di emozioni negative, quali l'orgoglio, la vergogna, i sensi di colpa e la paura di farvi vedere dagli altri così come siete. Dovete comprendere che esiste un'enorme
differenza fra il genuino desiderio di crescere, e l'ipocrita
pretesa della vostra immagine ideale di apparire meglio di ciò
che realmente è. Lavorando su voi stessi, scoprirete che questa
pretesa è basata sulla profonda paura che se non riuscite ad
essere alla sua altezza, tutto il vostro mondo possa crollare
miseramente. Gradualmente vi renderete conto di quanto sia
grande la differenza fra il vostro vero ed il vostro falso sé, e
scoprirete nei dettagli in che cosa essa consista.
Ci sono anche aspetti dell'immagine ideale che non sono e non
possono essere considerati eticamente validi. Talvolta essa glorifica ed idealizza tratti negativi, quali l'orgoglio, l'ostilità o l'ambizione. È vero che queste tendenze negative si trovano sempre
dietro ogni immagine ideale, ma in genere vengono deplorate,
nascoste, e sono origine di ansia, in quanto rivelano ciò che essa
veramente è: una frode. La situazione è diversa quando esse
sono glorificate, perché ritenute segno di forza, di superiorità e
di indipendenza. In questo caso l'individuo non le nasconde, ma
se ne vanta, e considera deboli e pavidi coloro che presentano al
mondo un'immagine di bontà. Una persona di questo genere
non si rende conto che niente rende deboli più dell'orgoglio.
Nella maggior parte dei casi, la tendenza a voler rispettare valori
etici troppo elevati convive con emozioni negative, quali l'orgoglio, il bisogno di essere invulnerabili ed il desiderio di essere superiori agli altri. Il coesistere di queste attitudini inconciliabili
costituisce una particolare difficoltà per la psiche. Va senza dire
che questa contraddizione non è cosciente fin quando non ci si
impegna in un lavoro di sviluppo personale come il nostro.
Le pseudo-soluzioni che ogni individuo può adottare sono
estremamente varie, e comportano un'infinità di combinazioni
di tendenze inconciliabili. Ognuno deve appurare per sé qual è
la sua situazione personale.
Consideriamo adesso gli effetti e le conseguenze che l'immagine
ideale ha sulle vostre vite. Dal momento che vi è impossibile
essere alla sua altezza, e che, nonostante questo, non siete
disposti a rinunciarvi, finite per coltivare dentro di voi una
tirannia della peggior specie. Non vi rendete conto che è
semplicemente impossibile raggiungere la perfezione che essa
vi richiede, perciò, ogni volta che i vostri tentativi in questo senso
falliscono, vi castigate e vi fustigate spietatamente; il senso di
essere abietti e di non valere nulla si impadronisce di voi. Questa
sensazione può essere cosciente, ma il più delle volte non lo è,
ed anche quando lo è, non vi rendete conto che essa è dovuta al
fatto di pretendere da voi stessi qualcosa di impossibile. Per
sfuggire a questa sensazione di essere dei "falliti" usate svariati
metodi, ma il più frequente è quello di proiettare il vostro
fallimento sugli altri, biasimandoli ed incolpandoli di quello che
non va.
Quanto più fortemente vi identificate con la vostra immagine ideale,
tanto più grande è la delusione quando le circostanze della vita non vi
permettono più di tenerla in piedi. Molte crisi sono dovute più a
questo dilemma interiore che alle difficoltà esterne. Queste
ultime, il più delle volte, appaiono gravi non tanto per se stesse,
ma per il significato interiore che assumono, in quanto sembrano provare che la vostra immagine ideale è falsa, e questo vi fa perdere ogni fiducia in voi stessi.
Ci sono altri tipi di personalità che sono coscienti di non essere
all'altezza della loro immagine ideale, e che si fanno abbattere
da questa consapevolezza: si disperano, e sono presi da un senso
di impotenza e di inferiorità. La loro vita è sempre permeata da
un senso di fallimento, mentre, nel caso dell'altro tipo, questo
subentra solo quando le circostanze producono una crisi, che
espone l'immagine ideale per ciò che è: una disonesta finzione.

ACCETTARE SE STESSI
Perché il desiderio di migliorare voi stessi sia sincero, dovete
innanzitutto essere in grado di accettarvi per quello che siete.
Solo in questo caso la scoperta di non essere all'altezza dei vostri
ideali non diventa per voi motivo di depressione e di ansia.
Quando siete in grado di accettarvi, non avete più bisogno di
esagerare la vostra "cattiveria", o di difendervi incolpando gli
altri, la vita o il fato; lo scoprire la verità su voi stessi vi fa sentire
più forti, ed il fatto di essere obbiettivi genera un senso di
genuino rispetto per ciò che siete. Potete assumervi la piena
responsabilità delle vostre attitudini sbagliate, senza cercare di
evitare le loro conseguenze. Quando siete identificati con la
vostra immagine ideale, questo vi è impossibile, perché assumervi la responsabilità delle vostre manchevolezze equivarrebbe a dire: "È vero, non sono come vorrei apparire".

IL TIRANNO INTERIORE
I sensi di colpa, la vergogna, il senso di fallimento e di frustrazione, la mancanza di libertà interiore, sono tutti sintomi che l'immagine ideale è al lavoro. Queste emozioni sono l'espressione cosciente di tutto quello che si nasconde nel vostro inconscio.
La tirannia dell'immagine ideale è basata sulla falsa vergogna e sui
falsi sensi di colpa che nascono quando non riuscite ad essere alla
sua altezza. Inoltre, l'immagine ideale genera anche dei falsi
bisogni, quali il bisogno di gloria, il bisogno di trionfare e quello
di soddisfare la vostra vanità, che artificialmente si sovrappongono
ai bisogni reali. Quando perseguite questi falsi bisogni, non
potete mai sentirvi veramente soddisfatti.
Lo scopo dell'immagine ideale sarebbe quello di darvi sicurezza
e fiducia in voi stessi, e quindi, felicità e piacere. Ma quanto più
essa è forte, tanto più la vostra autostima è precaria. Dal momento che non potete mai essere alla sua altezza, l'opinione che avete di voi stessi peggiora sempre più. È perciò evidente che
potete avere veramente stima di voi stessi, solo quando eliminate
questa sovrastruttura, che spietatamente vi tiranneggia.
Certo, se la vostra immagine ideale fosse reale, se veramente
foste alla sua altezza, la vostra autostima sarebbe ben fondata. Ma
dal momento che questo è impossibile, e dal momento che
dentro di voi sapete benissimo che non siete affatto come
pensate di dover essere, la vostra insicurezza aumenta sempre di
più, innescando nuovi circoli viziosi. L'immagine ideale, che
avrebbe dovuto eliminarla, in realtà la fa aumentare e la rende
più insidiosa. Quanto più l'insicurezza aumenta, tanto più le
richieste dell'immagine ideale si fanno pressanti, e tanto meno
siete in grado di farvi fronte, e così vi sentite ancora più insicuri.
È importante che vi rendiate conto che in voi esiste questo circolo vizioso, ma questo è possibile solo quando prendete coscienza dei modi sottili ed insidiosi in cui l'immagine ideale
vi controlla. Chiedetevi in quali aree essa si manifesta, cercate di
andare alle sue radici, osservatene le conseguenze.

ALIENAZIONE DAL VERO SÉ
Un ulteriore e drammatico risultato di questo problema è la
progressiva alienazione dal vostro vero sé. L'immagine ideale è
una finzione. È una rigida ed artificiale imitazione di un vero
essere umano. Potete investirvi molti vostri aspetti reali, ma essa
rimane un artefatto. Quanto più vi investite le vostre energie, le
vostre idee, le vostre speranze, tanto più indebolite il vostro
nucleo, che è la sola parte di voi stessi che può veramente
crescere. Questo nucleo, questo centro del vostro essere, è il vero
sé, l'unica parte di voi veramente viva. È questa parte che può
farvi da guida, in essa sono contenute tutte le vostre potenzialità.
È flessibile ed intuitiva. Ciò che da essa proviene è vero e reale,
anche se per il momento non riesce a raggiungere la vostra
coscienza senza distorsioni. Quanto più sottraete al vostro nucleo, per investirlo nel robot che avete creato, tanto più ve ne estraniate, lo indebolite e lo impoverite.
Nel corso del lavoro su voi stessi, vi siete spesso posti l'inquietante domanda: "Chi sono veramente io"? Se non siete in grado di rispondere, ciò dipende dal fatto che avete creato un falso sé,
che ormai nasconde quello reale. Solo smantellando questa
sovrastruttura artificiale potete riscoprire voi stessi, ritornare
spontanei e liberi, e ritrovare la fiducia nelle vostre emozioni,
dando loro l'opportunità di crescere e maturare, e di diventare
non meno affidabili del vostro intelletto.
Questo avviene quando finalmente riscoprite il vostro vero sé,
ma prima che questo possa succedere ci sono molti ostacoli da
superare. Quella contro l'immagine ideale appare a voi come
una lotta per la vita o per la morte. Ancora pensate che essa vi sia
indispensabile per vivere ed essere felici. Solo rendendovi conto
che questo non è vero, potete rinunciare alle difese che la
alimentano e la fanno apparire così necessaria. Se riuscite a
vedere che l'immagine ideale era destinata a risolvere specifici
problemi della vostra infanzia, al di là e al di sopra del generico
bisogno di sicurezza, di piacere e di felicità, allora vi potete
rendere conto della sua natura illusoria. E se fate un ulteriore
passo, e riconoscete quanti danni essa ha provocato nella vostra
vita, potete infine vederla per ciò che è: un insopportabile peso,
di cui è bene che vi liberiate. Nessuna teoria può indurvi a
sbarazzarvene, nessuno può convincervi di questa necessità, solo
voi potrete decidere di dissolvere questa immagine di tutte le
immagini, una volta che avrete riconosciuto che essa non vi ha
aiutato a superare gli specifici problemi che era destinata a
risolvere, ma che, al contrario, ne ha creato molti nuovi, provocando terribili guasti nella vostra vita.
Naturalmente, è necessario che riconosciate specificamente
cosa la vostra immagine ideale vi richiede, e come queste sue
richieste siano assurde ed irragionevoli. Quando avvertite un
acuto senso di ansia o di depressione, domandatevi se esso non
deriva dal fatto che la vostra immagine ideale si sente minacciata,
perché per qualche motivo non vi sentite alla sua altezza. Cercate
di riconoscere come al di sotto dell'ansia e della depressione si
cela un senso di disprezzo per voi stessi. Quando vi sentite
immotivatamente arrabbiati verso gli altri, considerate la possibilità che questa rabbia non sia altro che l'esternazione di quella che provate contro voi stessi, per il fatto di non riuscire a
soddisfare le richieste del vostro falso sé. Non sorvolate su queste
emozioni con la scusa che esse sono provocate dai problemi
esteriori o dagli altri. Osservarvi da questo nuovo punto di vista
vi potrà essere di grande aiuto, ma è bene che sappiate che è
molto difficile fare questo lavoro da soli. 
Gradualmente, comunque, finirete con il convincervi che nella
maggior parte dei casi i problemi che vi assillano sono dovuti a
questa discrepanza fra ciò che la vostra immagine ideale vorrebbe che foste, e ciò che veramente siete. Lentamente comprenderete l'esatta natura del falso sé che avete costruito, con tutte le
richieste che esso avanza verso voi stessi e verso gli altri per
mantenere l'illusione di essere reale. Una volta che vi sarete resi
conto che ciò che ritenete lodevole, non è altro che orgoglio e
disonestà, l'immagine ideale avrà un impatto molto meno forte
su di voi, e vi accorgerete anche delle inutili e tremende punizioni che a causa sua infliggete a voi stessi. Infatti, quanto meno riuscite ad essere alla sua altezza, tanto più aumentano la vostra
impazienza e la vostra irritazione, fino al punto da sentirvi
letteralmente infuriati. Siccome la consapevolezza di questo
odio contro voi stessi è troppo dolorosa, in genere lo proiettate
sugli altri, ma ciò non elimina gli effetti devastanti che esso ha
sulle vostre vite. Questo processo deve essere reso cosciente,
esplorato e corretto.

RINUNCIARE AL SÉ IDEALE
Fin dall'inizio, il tentativo di rinunciare al vostro sé ideale vi darà
un immenso senso di liberazione: vi sentirete come rinati, in
quanto il vostro vero sé avrà finalmente la possibilità di riemergere.
Solo quando vi identificate con il vostro nucleo, potete crescere
integralmente; fino ad allora, invece, possono crescere solo le
parti marginali di voi stessi non soggette alla tirannia dell'immagine ideale. Questa nuova condizione interiore farà cambiare molte cose nella vostra vita. Innanzitutto cambierà il vostro
atteggiamento verso i problemi e le difficoltà che incontrate, poi
vi renderete conto di avere un effetto diverso sugli altri, e ad un
livello più profondo, vi accorgerete di aver superato degli importanti aspetti del dualismo fra vita e morte.
Attualmente non siete assolutamente consapevoli della tremenda pressione che l'immagine ideale esercita su di voi, di quanto forti siano la vergogna, il senso di umiliazione e l'ansia che essa
produce. Se poi queste emozioni superano la barriera della
repressione e diventano coscienti, non le mettete mai in relazione con le impossibili richieste che essa avanza. Solo quando vi renderete conto di quanto le sue aspettative siano irrazionali, e
spesso contraddittorie, sarete in grado di non esserne più succubi.
La nuova libertà che così otterrete vi permetterà di essere
finalmente voi stessi e di meglio affrontare la vita. Non vi
sentirete più obbligati ad aggrapparvi alla vostra immagine
ideale. Non ve ne rendete conto, ma la mera attività interiore di
aggrapparvi ad essa, genera dentro di voi un pervasivo clima di
chiusura, che può o meno manifestarsi all'esterno, ma che è
comunque tangibile e reale. Procedendo in questa fase del
lavoro su voi stessi, gradualmente prenderete coscienza di quanto siete interiormente tesi, e di quanto gravi sono i danni che questa tensione provoca. A causa di essa vi è più difficile liberarvi
delle vecchie attitudini ormai obsolete, ed effettuare i cambiamenti che renderebbero la vostra vita più felice e soddisfacente.
Mantenendovi chiusi in voi stessi, andate contro la corrente
della vita.
Come sempre, le parole sono insufficienti; per comprenderne il
vero significato, più che al vostro intelletto dovete far ricorso alla
vostra intuizione. Tutto sarà più chiaro una volta che, avendone
comprese le funzioni, le cause e gli effetti, avrete indebolito la
vostra immagine ideale. Allora vi potrete liberamente dare alla
vita, perché non avrete più niente da nascondere a voi stessi e agli
altri. Potrete arrendervi ed abbandonarvi ad essa, non in maniera irrealistica ed irrazionale, ma in modo sano e costruttivo, perché la vita è abbandono. In questo modo finalmente scoprirete cosa significa essere veramente felici!
È impossibile proseguire in questa fase del lavoro su voi stessi
rimanendo a livello teorico e generale. I principi esposti vanno
applicati anche ai dettagli più insignificanti della vostra vita
quotidiana. Solo in questo modo, sempre che non vi facciate
prendere dall'impazienza, e sempre che sappiate rimanere
aperti e rilassati, otterrete dei risultati.

"RITORNARE A CASA"
Un'ultima parola: la differenza fra vero e falso sé non è questione di grado, ma di qualità. Intendo dire che ciò che li distingue è la diversa motivazione. Questo non è facile da comprendere,
ma diventerà più chiaro una volta che avrete riconosciuto
l'irrazionalità implicita nella vostra immagine ideale, con tutte
le sue pretese, le sue contraddizioni e le sue conseguenze
distruttive. Un altro aspetto importante è quello dell'elemento
tempo. Il sé ideale vuole raggiungere la perfezione immediatamente. Il sé reale sa che questo non è possibile, e non se ne duole.
Va senza dire che così come siete adesso, non siete perfetti.
Attualmente siete la somma totale di tutto ciò che esiste in voi.
Naturalmente ciò comprende anche il vostro egoismo; ma, se ne
siete coscienti e lo affrontate nella maniera giusta, la sua presenza non è devastante come temete. Quanto più lo comprendete, tanto meno ne siete influenzati, il che vi porta infine a scoprire
la semplice verità che esso non vi aiuta ad avere più fiducia e più
rispetto in voi stessi. Il sé ideale non riesce a comprendere
questo. Vuole essere perfetto per motivi puramente egoistici, e
non si rende conto che proprio questo egoismo gli impedisce di
raggiungere la sicurezza, che tanto ardentemente desidera.
Si può tornare a casa, amici miei, solo ritrovando la strada che
porta al vero sé. L'espressione "tornare a casa" è spesso usata
negli insegnamenti spirituali, ma non sempre il suo significato
viene correttamente compreso. Per esempio, alcuni pensano
che essa indichi il ritorno al mondo spirituale dopo la morte
fisica. Questa interpretazione è sbagliata. Si può morire molte
volte su questo piano terreno, vita dopo vita, ma se non si ritrova
il vero sé, non si può tornare a casa. Potete ritrovare la strada che
vi riporta a casa quando e dove volete, anche mentre vi trovate
ancora nel vostro corpo. Se, anche pensando che il vostro vero
sé vale meno della vostra immagine ideale, trovate il coraggio di
identificarvi con esso, vi rendete conto che in realtà esso vale
molto di più. Solo allora potete scoprire quale pace può dare il
tornare alla vostra casa interiore, e cosa significa sentirsi veramente sicuri. Solo allora potete funzionare come esseri umani integri e completi. Solo allora potete liberarvi della frusta di un
tiranno che vi è impossibile accontentare. Solo allora, avendo
scoperto cosa veramente significa essere in pace con voi stessi,
potete cessare di ricercare questa pace con i mezzi sbagliati.
Desidero ricordarvi ancora una volta che nel caso la conoscenza
di questi principi rimanga solo teorica, non potete riceverne
nessun aiuto. Potete fare dei progressi sul vostro sentiero, solo se
la fate diventare un'esperienza profondamente vissuta, dedicandovi con impegno ad osservare come le disarmonie della vostra vita quotidiana sono legate all'immagine ideale che avete di voi
stessi.


9
AMORE, POTERE E SERENITÀ 
L'amore, il potere e la serenità sono tra i più importanti attributi
divini. Essi, come tutti gli altri, possono manifestarsi sia in forma
pura, che in forma distorta. Nella persona sana e matura, questi
tre principi operano insieme, in perfetta armonia, alternandosi
ed adeguandosi ad ogni particolare situazione; si completano e
si rafforzano a vicenda; si manifestano in modo flessibile, e non
interferiscono mai fra di loro.
Al contrario, nella personalità immatura, questi attributi si
contrappongono ed entrano continuamente in conflitto. Ciò
accade perché a uno di essi viene inconsciamente attribuito un
ruolo predominante, in quanto viene usato come "soluzione"
alla vita ed ai suoi problemi.
Ho già parlato in passato delle attitudini della sottomissione,
dell'aggressività e del ritrarsi in se stessi. Queste sono le distorsioni dell'amore, del potere e della serenità. Ora vorrei parlarvi più dettagliatamente di questi aspetti della psiche umana; di
come uno di essi venga, in genere, adottato come "soluzione" ai
problemi della vita, e di come questo generi idee dogmatiche e
rigide, che vengono poi incorporate nell'immagine ideale di sé.
Ogni bambino incontra situazioni, non importa se reali o immaginarie, in cui si sente frustrato, rifiutato, impotente. Queste esperienze negative lo fanno sentire insicuro ed erodono il senso di fiducia che ha in se stesso. Egli perciò, tenta di difendersene adottando delle misure, che dal suo punto di vista rappresentano la "soluzione" dei suoi conflitti. Tale "soluzione", invero, non li risolve, ma li complica ancora di più, generando sempre
nuove difficoltà. L'individuo non si rende conto che è proprio
la "soluzione" adottata a generare problemi e frustrazioni, e
cerca di applicarla con vigore ancora maggiore. Quanto meno
ciò gli riesce, tanto più dubita di se stesso. E quanto più dubita
di se stesso, tanto più si smarrisce nella soluzione sbagliata.

LA "SOLUZIONE" DELL'AMORE
Una di queste pseudosoluzioni è quella dell'amore. L'individuo
che l'adotta dice a se stesso: "Se solo ricevessi l'amore che
desidero, tutto andrebbe bene". In altri termini, egli ritiene che
l'amore possa risolvere tutti i suoi problemi. Naturalmente non
è così, specialmente se si considera il modo immaturo in cui egli
pensa di poterlo ricevere, ed il fatto che ben difficilmente è in
grado di aprirsi a questo sentimento. Allo scopo di ottenere
amore, un tale individuo sviluppa dei tratti caratteriali e dei
modelli di comportamento che lo rendono più debole ed
inadeguato di quanto non fosse già. Egli si nega e si cancella
sempre più, pur di ottenere quell'amore e quella protezione,
che gli appaiono come l'unica garanzia contro l'annientamento. Si conforma alle richieste degli altri, reali o immaginarie che siano. Si umilia, implora, mendica, venderebbe perfino la sua
anima, pur di ottenere approvazione, simpatia, aiuto ed amore.
Inconsciamente, crede che affermando se stesso, i suoi desideri,
i suoi bisogni, verrebbe a perdere l'unica cosa a cui attribuisce
valore: essere curato come un bambino, se non materialmente,
almeno emotivamente. Pretende artificiosamente, e in ultima
analisi, disonestamente, di essere imperfetto, debole e sottomesso, più di quanto non sia. Usa queste sue manchevolezze come armi e come mezzi per avere la meglio sugli altri e per dominare
la vita.
Per non prendere coscienza di questa sua tendenza ad ingannare gli altri, egli incorpora questi tratti nella sua immagine ideale.
Finisce per credere che essi siano segni della sua "bontà", della
sua "santità", del suo "altruismo". Quando "si sacrifica" per
ottenere l'amore di un forte protettore, è orgoglioso di questa
sua capacità di essere "altruista"e della sua "modestia" nel non
proclamare mai la sua intelligenza, le sue doti, la sua forza. In tal
modo spera di forzare gli altri a provare amore nei suoi confronti. Ci sono molti aspetti di questa pseudo-soluzione, che devono essere accuratamente investigati, nel vostro lavoro su voi stessi.
Questo non è facile, dal momento che tali attitudini sono
profondamente connaturate, e spesso razionalizzate come bisogni apparentemente reali. La ricerca è resa ancora più difficile dal fatto che con queste tendenze convivono sempre tendenze
di segno opposto, derivanti da altre pseudosoluzioni, sempre
presenti, anche se meno evidenti. In che misura questa
pseudosoluzione sia predominante, e fino a che punto siano
presenti anche altre "soluzioni" di carattere opposto, varia
molto da individuo ad individuo.
Per la persona in cui predomina l'attitudine alla sottomissione
sarà un po' più difficile scoprire l'orgoglio che vi è alla base della
sua "soluzione". Questo è quasi in superficie negli altri tipi, che,
di fatto, possono essere orgogliosi del loro orgoglio, della loro
aggressività e del loro cinismo, e una volta che ne hanno preso
coscienza, non possono coprirli con 1'"amore", con la "modestia", o con qualche altra "santa" attitudine. Il tipo sottomesso deve osservare con molto discernimento le tendenze negative
che esistono in lui, per rendersi conto di come le ha idealizzate.
In questo modo può scoprire la reazione di biasimo e di disprezzo che ha verso coloro che sono in grado di affermarsi, non importa se in maniera aggressiva ed ostile (a causa della distorsione del principio del potere), o se in maniera sana. Può scoprire anche di ammirare ed invidiare ciò che pure disprezza,
e verso cui si sente superiore, in termini di "sviluppo spirituale",
o di "moralità": "Se solo potessi essere così, otterrei molto di più
dalla vita". Ma, proprio questa considerazione mette ancora più
in evidenza la sua "bontà", che gli impedisce di ottenere ciò che
le persone "meno buone" di lui conseguono. Così si sente
orgoglioso del martirio del suo sacrificio. Solo una reale comprensione della vera natura di questi motivi, rivelerà l'egoismo di fondo e l'egocentrismo prevalenti in questa, come in altre
attitudini distorte. Orgoglio, ipocrisia e finzione sono presenti
in tutti i tratti che vengono incorporati nell'immagine ideale di
sé. Il tipo sottomesso avrà più difficoltà a scoprire l'orgoglio,
mentre il tipo aggressivo avrà più difficoltà a scoprire la falsità,
perché ritiene erroneamente che il cinismo, la spietatezza e
l'egoismo siano segni di "onestà".
Il bisogno di essere amato e protetto è certamente valido nel
bambino, ma non lo è più, o almeno, non più allo stesso modo,
nell'adulto. Nel bisogno infantile di amore, è presente l'elemento: "Devo essere amato, perché solo così potrò avere stima di me stesso e potrò ricambiare l'amore che ricevo". Alla fin fine si
tratta di un desiderio egocentrico ed unilaterale, che ha gravi
ripercussioni sulla psiche.
In primo luogo, questo tipo di amore genera dipendenza, e
quindi, alimenta proprio quel senso di impotenza che nella
fantasia dell'individuo era destinato a compensare; gli impedisce di sviluppare la facoltà di stare sui suoi piedi; lo costringe ad usare tutte le sue forze per essere all'altezza dell'ideale che ha di
se stesso, in modo da forzare gli altri ad accondiscendere ai suoi
desideri. In altre parole, chi sceglie la "soluzione" dell'amore
accondiscende per forzare gli altri ad accondiscendergli; si
sottomette per dominare, sebbene tale dominio si manifesti
sempre in una molle, fiacca forma di inadeguatezza.
Non c'è da sorprendersi che una persona in cui prevalga questa
attitudine, si estranei dal suo vero sé. Essa si trova costretta a
negarlo, in quanto teme che affermandolo apparirebbe sfacciata ed aggressiva, e questo deve evitarlo ad ogni costo. Ma l'umiliazione derivante da tale autonegazione, genera disprezzo
e biasimo e dal momento che questi sentimenti, oltre ad essere
dolorosi, sono in contrasto con l'immagine ideale di sé, essa
finisce con il proiettarli sugli altri. Ma anche disprezzare gli altri
contraddice l'immagine ideale e deve essere perciò, a sua volta
occultato. Questo doppio occultamento ha serie ripercussioni
sulla personalità, manifestandosi anche in ogni sorta di sintomi
fisici.
In breve, abbiamo descritto il quadro di un individuo che ha
scelto come rigida "soluzione" unilaterale l'amore con tutte le
sue suddivisioni: compassione, comprensione, perdono, armonia, comunicazione, fratellanza, sacrificio. L'immagine ideale di questo tipo impone all'individuo di rimanere sempre in ombra,
di non affermarsi, di cedere sempre, di non incolpare mai gli
altri, di amare tutti, di non riconoscere mai il suo vero valore e
i suoi successi, e così via. All'apparenza, questa appare come la
descrizione di un vero santo, ma amici miei, in realtà non è che
la caricatura del vero amore, della vera comprensione, della vera
indulgenza. Il veleno dei sottostanti motivi, distorce e distrugge
ciò che potrebbe essere realmente e genuinamente positivo.

LA "SOLUZIONE" DEL POTERE
In questa categoria ricadono quelli che sono alla continua
ricerca del potere. Costoro pensano che il potere e l'essere
indipendenti dagli altri rappresentino la soluzione a tutti i loro
problemi. Questo tipo, proprio come il precedente, può presentare più varianti, e suddivisioni. Il principio del potere può essere predominante, o subordinato ad uno o ad entrambi gli
altri principi. Il bambino che decide di adottare questa
pseudosoluzione, cresce pensando che l'unico modo per essere
al sicuro consista nel diventare così forte ed invulnerabile, così
indipendente e freddo, che niente e nessuno possa toccarlo.
Procede così a reprimere tutte le sue emozioni. Quando, nonostante tutto, esse gli si presentano, ne ha profondamente vergogna. L'amore e la bontà vengono considerati espressione di
debolezza e di ipocrisia, non solo nella loro forma distorta, ma
anche in quella reale e sana. Calore, affetto, comunicazione,
altruismo, sono tutti oggetto del suo disprezzo, ed ogni qual
volta prova sentimenti del genere, egli ne ha profondamente
vergogna, così come il tipo sottomesso ha vergogna del risentimento e del desiderio di affermazione.
Ci sono molte maniere, e molte aree della vita e della personalità, in cui questa volontà di potenza può manifestarsi. Molto spesso essa si esprime in forma diretta. La persona con un forte
bisogno di potere compete e cerca di essere migliore di chiunque altro. Vive ogni forma di concorrenza da parte degli altri come un insulto, in quanto mette in pericolo la posizione
speciale, che sente di dover occupare. Oppure, la volontà di
potenza può assumere una forma più vaga e meno definita, che
permea tutte le relazioni dell'individuo. Artificialmente si sviluppa un'inflessibilità che non è più reale dell'inerme mollezza della persona sottomessa. Questo tipo non è meno disonesto ed
ipocrita, in quanto anche lui ha bisogno di calore umano e di
affetto, e soffre per la loro mancanza. Nel non ammettere questa
sofferenza è disonesto quanto gli altri. La sua immagine ideale
gli impone di essere potente ed indipendente in maniera perfetta, quasi come un Dio. Crede di non aver bisogno di nessuno, di essere completamente autosufficiente. Contrariamente agli altri esseri, più umani, pretende di non aver bisogno di amore, di amicizia, di aiuto. L'orgoglio in questa immagine è evidente,
mentre la disonestà è meno facile da scoprire perché un soggetto del genere la nasconde, razionalizzandola con la scusa che il vero ipocrita è il tipo sottomesso.
Dal momento che questa immagine ideale richiede un controllo
ed un'indipendenza dai sentimenti e dalle emozioni, che nessun essere umano può avere, l'individuo che ha scelto la
pseudosoluzione del potere riceve inevitabilmente la ripetuta
dimostrazione di non poter vivere all'altezza delle sue aspettative. Comincia a sentirsi depresso ed a provare disprezzo per se stesso, ma è costretto a proiettare sugli altri tali emozioni, per
evitare di sentire il dolore da esse provocato. L'incapacità di
essere all'altezza dell'ideale dell'io sortisce sempre questo effetto. Quando si analizzano da vicino i dettami di ogni tipo di immagine ideale, si scopre che l'elemento dell'onnipotenza, in
una maniera o nell'altra, è sempre presente. Queste reazioni
emotive sono così sottili ed ingannevoli, così lontane dalla
mente razionale, per la quale sono illogiche e contraddittorie,
che è necessaria un'osservazione molto accurata per poterne
prendere coscienza. Solo il lavoro che state facendo può mostrarvi che ognuna di queste attitudini è presente anche in voi.
Ovviamente, è molto più facile determinarle quando una di esse
predomina nettamente. Ma nella maggior parte dei casi, esse
sono mescolate, nascoste ed in conflitto fra di loro, e quindi,
molto difficili da individuare.
Un ulteriore elemento che caratterizza il tipo aggressivo, che
pensa che il potere rappresenti la soluzione a tutti i problemi, è
la tendenza a coltivare artificiosamente il seguente punto di
vista: "Il mondo è pericoloso e gli uomini sono fondamentalmente cattivi!" Di questo, naturalmente, ottiene molte conferme. Così può vantarsi della sua "obbiettività" e della sua mancanza di credulità, e trova un ulteriore ottimo motivo per non nutrire buoni sentimenti nei confronti degli altri. Fa parte dei
dettami della sua immagine ideale il non dover amare. Se
qualche volta gli succede, e la sua vera natura viene fuori, la sua
immagine ideale si sente grossolanamente violata, e questo
genera in lui una tremenda vergogna. Di contro, il tipo sottomesso si vanta di amare tutti e di considerare tutti buoni gli altri esseri umani; questo gli permette di perseverare nella sua attitudine remissiva. In effetti non gli interessa realmente se gli altri sono buoni o cattivi, quanto che lo amino, lo apprezzino, lo
approvino e lo proteggano. Ogni sua valutazione dipende da
ciò, non importa quanto possa essere razionalizzata. Dato che
ognuno possiede effettivamente qualità e difetti, si possono
evidenziare gli uni o le altre, a secondo delle proprie inclinazioni
personali.
L'uomo alla ricerca del potere non può mai fallire. Contrariamente al tipo remissivo che si vanta dei propri fallimenti, che sono la riprova della sua debolezza, e gli permettono di forzare
gli altri ad amarlo e a proteggerlo, chi ricerca il potere si vanta
di non fallire mai. (Ci possono essere certe aree della personalità
nelle quali fallire gli è consentito, perché in esse prevale la
tendenza alla sottomissione, proprio come nel soggetto remissivo possono esistere delle aree della personalità, in cui ricorre al potere come soluzione). Ambedue queste "soluzioni" risultano
ugualmente rigide, irrealistiche e fallimentari. Perciò, entrambe sono fonte di dolore e di delusione, e comportano una diminuzione del senso dell'integrità e della dignità.
Come ho indicato prima, vi è un miscuglio di queste "soluzioni"
in ogni persona, anche se una di esse può essere predominante.
Ciò rende impossibile seguire i dettami della propria immagine
ideale. Anche se fosse possibile non fallire mai, o amare tutti, o
essere interamente indipendenti dagli altri, diventa veramente
impossibile vivere all'altezza dell'immagine ideale, quando questa chiede contemporaneamente di amare e di dominare gli altri. L'immagine ideale può contemporaneamente richiedere
ad un individuo di essere sempre altruista, così da ottenere
amore; di essere sempre egoista così da ottenere potere; di
essere completamente indifferente e distaccato di fronte a tutte
le emozioni umane, così da non sentire il dolore. Potete immaginare quale conflitto rappresenti questo in un'anima? Come deve sentirsi dilaniata! Qualunque cosa faccia è sbagliata e
procura sensi di colpa, di inadeguatezza, vergogna e quindi
frustrazione ed autodisprezzo.

LA "SOLUZIONE" DELLA SERENITÀ
Prendiamo in considerazione ora il terzo attributo, la serenità,
scelta come pseudosoluzione e perciò distorta. Può succedere
che in un individuo il conflitto tra i primi due attributi sia così
forte, da spingerlo ad allontanarsi dai suoi problemi interiori, e
perciò, anche dalla vita. Ciò significa che al di sotto del suo
ritrarsi e della sua falsa serenità, egli continua a sentirsi dilaniato,
anche se non ne è consapevole. La facciata di serenità dietro cui
si nasconde è così rigida, che, nella misura in cui le circostanze
glielo permettono, egli crede veramente di essere sereno. Ma,
appena le tempeste della vita cominciano a toccarlo, e gli effetti
dei conflitti che continuano ad infuriare sotterraneamente, si
fanno sentire, diventa evidente quanto la sua serenità fosse falsa,
quanto fosse fondata sulla sabbia.
Il tipo che si ritrae in se stesso e quello che ricerca il potere hanno
qualche cosa in comune, e cioè una certa freddezza emotiva, la
mancanza di attaccamenti agli altri, un forte bisogno di indipendenza. Tuttavia, anche se le sottostanti motivazioni emotive possono essere simili, (paura di essere feriti e delusi, paura di
essere dipendenti, paura dell'insicurezza), i dettami delle loro
immagini ideali sono molto diversi. Colui che ricerca il potere è
orgoglioso del suo spirito ostile e combattivo. Il tipo che si ritrae
in se stesso non è assolutamente cosciente dell'esistenza di
emozioni di tal genere dentro di sé, e se qualche volta emergono,
egli ne è scosso, in quanto sono in contrasto con la sua immagine
ideale. Questa gli richiede di considerare benevolmente e
distaccatamente tutti gli esseri umani, riconoscendone i difetti
e le qualità, ma senza farsene disturbare o influenzare. Se egli
fosse veramente in grado di fare questo, la sua serenità sarebbe
reale. Ma non c'è essere umano che si avvicini a questo ideale.
Perciò questi obbiettivi sono irrealistici ed irrealizzabili. Essi
contengono orgoglio ed ipocrisia, perché il distacco, la giustizia
e l'obbiettività non sono genuini. La visione di questo tipo, può
essere colorata da ciò che gli altri pensano di lui, proprio come
succede, per esempio, nel tipo sottomesso, ma egli è troppo
orgoglioso per ammettere che anche lui, essere così elevato,
possa essere toccato da tali umane debolezze. Se ne considera al
di sopra. Dal momento che questo non è vero, e che egli è
dipendente dagli altri, proprio come gli altri due tipi, è disonesto esattamente come loro. E dal momento che non sarà e non potrà mai essere vero, fin quando sarà un essere umano, egli non
potrà mai essere all'altezza della sua immagine ideale, il che lo
fa sentire in colpa, frustrato e pieno di giudizi contro se stesso,
proprio come succede agli altri due tipi quando non riescono ad
impersonare le rispettive immagini ideali.
Ho descritto questi tre tipi principali molto brevemente e
sommariamente. Naturalmente esistono molte varianti. La tirannide dell'immagine ideale si manifesta in modo diverso in funzione della forza, dell'intensità e della distribuzione di queste "soluzioni". L'intero processo deve essere esplorato nel lavoro individuale senza dimenticare che esso può esprimersi in
modo diverso nelle varie aree della personalità. In altre parole,
le attitudini collegate all'immagine ideale possono essere presenti in misura maggiore in certe aree, minore in altre, ed essere del tutto assenti in altre ancora. La parte più importante di
questo lavoro è di sentire le emozioni, di provarle nella maniera
più completa possibile. Non potete liberarvi di questa immagine
ideale, negatrice della vita, semplicemente limitandovi ad osservare ciò che c'è in voi in maniera distaccata ed intellettuale.
Dovete diventare acutamente consapevoli di questi tratti, spesso
contraddittori, e questo non può che essere doloroso.

LA NECESSITÀ DELLA CRESCITA EMOTIVA
Il dolore che è sempre esistito in voi, che avete sempre nascosto,
e contro cui vi siete sempre difesi, scaricandolo sugli altri, sulla
vita o sul fato, deve diventare un'esperienza cosciente, che avete
assolutamente bisogno di avere. A prima vista questo apparirà
come una ricaduta. Sarete portati a pensare di essere in condizioni peggiori di quelle in cui vi trovavate prima di iniziare questo lavoro. Ma non è così. Proprio i vostri progressi vi
permettono di prendere coscienza e di sentire tutte le emozioni,
contro cui vi siete sempre difesi; e solo sentendole, potete
analizzarle. In questo modo, potete affrontare e dissolvere le
sovrastrutture del vostro tiranno interiore, della vostra immagine ideale, che tanti danni inutilmente vi arreca. Siete così condizionati dalle vostre reazioni emotive, a cui da tanto tempo
siete abituati, siete così immersi in esse, che non riuscite a vedere
ciò che si trova sotto i vostri occhi. Le giudicate poco importanti,
semplicemente perché esse sono diventate parte di voi, e vi
ostinate a ricercare altrove. Ma proprio queste reazioni emotive
vi possono indicare la giusta direzione da seguire, se prestate
loro attenzione. Esse vi indicano i sottostanti conflitti, che
devono venire alla luce in modo da poter essere affrontati e
superati.
Perciò, amici miei, cominciate a vedere le vostre emozioni da
questo punto di vista. Potrete allora scoprire quanto siano
impossibili da soddisfare le pressanti richieste della vostra immagine ideale. Vedrete che è proprio questa immagine, non Dio, non gli altri, non la vita, a farvi queste richieste. Comincerete
anche a vedere che, sentendovi schiacciati sotto il loro peso, a
vostra volta le girate agli altri. Inconsciamente chiedete ad essi
ciò che non vi possono dare. Così, nonostante tutti i vostri sforzi
di raggiungere una falsa indipendenza, vi rendete molto più
dipendenti di quanto non sarebbe altrimenti necessario.
Dovete esaminare questa situazione in tutti i suoi aspetti, scoprirne le cause e le conseguenze. Così vedrete la vostra vita, i vostri problemi, presenti e passati, con occhi nuovi. Comprenderete
che siete stati voi stessi a creare molte, se non tutte, le vostre
difficoltà, proprio a causa della "soluzione" che avete adottato.
Non è sufficiente comprendere intellettualmente che quanto
più siete coinvolti nelle vostre pseudosoluzioni, tanto meno il
vostro vero sé può manifestarsi. È necessario che lo sentiate. E
ciò avverrà se permetterete alle vostre emozioni di emergere, e
se lavorerete su di esse. Allora, e solo allora comincerete a sentire
l'intrinseco valore del vostro sé reale. E solo allora sarà per voi
possibile abbandonare i falsi valori della vostra immagine ideale.
Si tratta di un processo reciproco: permettendo a voi stessi di
riconoscere quanto i valori che seguite siano falsi, i veri valori
potranno gradualmente emergere, e quanto più questi emergeranno, tanto meno avrete bisogno di quelli falsi.
Dal momento che l'immagine ideale vi estranea dal vostro vero
sé, siete completamente inconsapevoli di quanto realmente
valete. Vi concentrate (inconsciamente), durante tutta la vostra
vita, su delle false qualità: su quelle che non avete, ma che
pensate dovreste avere e fingete con voi stessi e con gli altri di
avere; oppure, su quelle che potenzialmente possedete, ma che
non essendosi ancora sviluppate, non sentite vostre. Dal momento che la vostra immagine ideale non ammette che esse
abbiano ancora bisogno di svilupparsi, pretendete che siano già
del tutto mature. Visto che concentrate tutti i vostri sforzi su
queste false qualità, non vedete quelle che sono già presenti. 
Questo vi impedisce di abbandonare quelle false, perché temete
che così facendo rimarreste senza nessuna qualità. Così, ciò che
ha veramente valore per voi non esiste, sia perché può forse
contraddire i dettami della vostra immagine ideale, sia perché
tutto ciò che avviene naturalmente e senza sforzo non vi appare
reale.
Siete così condizionati a sforzarvi per raggiungere l'impossibile
che non vi sovviene che non avete bisogno di fare alcuno sforzo
perché tutto ciò che ha veramente valore lo avete già. Ma se non
utilizzate le vostre vere qualità, esse rimangono incolte. Questo
è un vero peccato, amici miei, perché dopo tutto, voi avete creato
la vostra immagine ideale, perché credevate di non valer nulla e
perché non avevate stima in voi stessi, ma proprio a causa di essa
non potete vedere ciò che in voi ha valore ed è degno di essere
accettato.
All'inizio è doloroso ripercorrere tutto questo processo, perché
le emozioni di rabbia e di vergogna, l'ansia, la frustrazione, ecc.,
devono essere acutamente riprovate. Ma, procedendo coraggiosamente, raggiungerete una visione molto più ampia. Infine, riuscirete a vedere il vostro sé reale per la prima volta. Vedrete
le sue limitazioni, così lontane dalla vostra immagine ideale. Ma,
imparando ad accettarle, comincerete a scoprire dei valori che
non avevate mai riconosciuto, e di cui non eravate mai stati
consapevoli. Un nuovo senso di forza e di fiducia, vi farà vedere
la vita e voi stessi in un modo molto diverso, molto più reale.
Questo processo avverrà gradualmente e lentamente. Rafforzerà la vostra indipendenza in modo vero, e ciò significa che non misurerete più il vostro valore in base all'apprezzamento altrui.
Attualmente il giudizio degli altri è così importante per voi,
perché non siete capaci di valutarvi, e perciò avete bisogno di
qualcuno che lo faccia al posto vostro. Ma, cominciando ad aver
fiducia in voi stessi e ad apprezzarvi, quello che gli altri pensano
di voi non vi interesserà più tanto. Troverete la vostra sicurezza
in voi stessi e non avrete più bisogno di costruire orgogliosamente dei falsi valori. Non vi appoggerete più ad un'immagine ideale, sulla quale non potete fare affidamento, e che perciò, vi
indebolisce. La libertà prodotta dall'affrancarvi da questo peso,
non può essere descritta a parole.
Ma, amici miei, questo è un processo lento. Non avviene da un
momento all'altro. Avviene grazie alla costante autoricerca ed
alla costante analisi dei vostri problemi, delle vostre attitudini e
delle vostre emozioni. Procedendo in questo modo il vostro sé
reale, con i suoi veri valori e le sue vere capacità si evolverà in un
naturale processo di crescita interiore, la vostra individualità
diventerà sempre più forte. La vostra natura intuitiva potrà
manifestarsi senza inibizioni, con tutta la sua naturale e affidabile spontaneità. Questo renderà la vostra vita molto migliore.
Non perché siate diventati perfetti, né perché non fallirete più,
o perché non farete più errori, ma perché sbagliare e fallire non
significheranno più per voi la stessa cosa. Combinerete sempre
più gli attributi divini dell'amore, del potere e della serenità, in
maniera sana, non più distorta.
L'amore non sarà più un mezzo per raggiungere un fine. Non ne
avrete più bisogno, perché vi salvi dall'annientamento. Non sarà
più, perciò, centrato su voi stessi. La vostra capacità di amare
conterrà anche gli elementi del potere e della serenità. O, detto
in altri termini, comunicherete con amore e con comprensione,
in una sana interdipendenza, e sarete veramente indipendenti,
perché l'amore, il potere e la serenità non avranno più la
funzione di fornirvi la quota mancante di rispetto per voi stessi.
L'amore genuino, non più centrato solo su voi stessi, non
interferirà più con il potere; non quello che deriva dall'orgoglio
e dalla sfida, non quello di trionfare sugli altri, ma quello che vi
fa essere padroni di voi stessi e delle vostre difficoltà, senza che
dobbiate dar conto di niente a chicchessia. Se usate il potere in
modo distorto, lo fate solo perché pensate di dover dimostrare
la vostra superiorità. Il potere è veramente tale, quando viene
usato allo scopo di crescere. In questo caso, il non essere padroni
di tutte le situazioni, non rappresenta più una minaccia, come
avviene quando vi trovate nella distorsione; non fa diminuire il
vostro valore ai vostri occhi, e perciò, a quelli degli altri. Ogni
esperienza della vostra vita diventa per voi fonte di crescita e di
soddisfazione. Il vero potere non si accompagna all'ambizione,
alla coazione ed alla fretta.
La serenità, nel senso sano, non vi spingerà più a fuggire dalle
vostre emozioni, dalle vostre esperienze, dalla vita e dai vostri
conflitti; l'amore ed il potere, nella loro forma sana, vi daranno
il giusto distacco da voi stessi, il che vi permetterà di essere
realmente obbiettivi. La vera serenità non significa evitare le
esperienze e le emozioni, che, anche se temporaneamente
dolorose, contengono un'importante chiave, che è indispensabile che scopriate.
L'amore, il potere e la serenità possono convivere mano nella
mano. Di fatto ciascuno di questi attributi, nella sua forma sana,
completa gli altri, mentre nella sua forma distorta, diventa causa
di grande conflitto interiore.


10
IL DOLORE PRODOTTO DALLA DISTRUTTIVITÀ 
Molti di coloro che seguono questo sentiero prima o poi scoprono che dentro di loro vi è più dolore di quanto non pensassero.
È importante che comprendiate la natura di questo dolore,
perché solo in questo modo potrete liberarvene.
Abbiamo già detto che il bambino soffre perché l'amore dei suoi
genitori non è perfetto come egli si aspetta e desidera. Soffre
anche di non essere pienamente accettato nella sua individualità. Mi riferisco al fatto che spesso i genitori educano i loro figli in base a delle idee preconcette, senza tenere conto della loro
unicità. Tutti voi, anche se non avete concettualizzato le cose in
questi termini, avete sofferto per questa mancanza di rispetto,
che ha lasciato ferite non meno gravi di quelle che sarebbero
state prodotte da una vera e propria mancanza d'amore, o
perfino da maltrattamenti.
Il clima generale nel quale il bambino cresce è l'equivalente di
un trauma, leggero ma continuo, che spesso lascia segni molto
più profondi di un evento violento, che capiti una volta sola.
Ecco il motivo per cui quest'ultimo tipo di trauma è sovente più
semplice da curare e da risolvere. Il non sentirsi accettati come
individui ed il non sentirsi amati e compresi, sono alla base di
quella che voi chiamate nevrosi. Il bambino accetta il clima in cui
vive come un dato di fatto naturale, scontato, che fa parte della
realtà. Crede che la sua sia l'unica possibile realtà. Nondimeno,
soffre. Il ritenere che la sua sofferenza sia causata da qualcosa di
ineluttabile, lo spinge ad adottare delle difese distruttive.
Egli reprime e scaccia dalla coscienza il dolore e la frustrazione
che non è in grado di tollerare, ma nonostante questo, essi
continuano a covare sotto la cenere, nell'inconscio. È a tal punto
che cominciano a formarsi le immagini di cui abbiamo precedentemente parlato, che non sono altro che meccanismi di
difesa. Attraverso di esse, il bambino cerca di proteggersi da ciò
che gli causa dolore. Le pseudosoluzioni sono il metodo che egli
adotta per lottare contro il mondo, contro il dolore e contro
tutto ciò che vuole evitare.

IL DOLORE DELLE PSEUDO-SOLUZIONI
Una pseudosoluzione è sempre un metodo per sottrarsi alle
emozioni, all'amore e alla vita. Soltanto dopo aver analizzato a
fondo voi stessi, potrete rendervi conto di quanto miope ed
irrealistico sia il "rimedio" da voi adottato, e di come sia preferibile
sentire il dolore che esso avrebbe dovuto curare, piuttosto che
cadere nell'alienazione e nell'insensibilità. Procedendo nel lavoro su voi stessi, affrontando e superando i momenti di scoraggiamento e di resistenza, arriverete al punto in cui la corazza
cederà e la vita tornerà a fluire. Ma la reazione iniziale non sarà
piacevole, né potrebbe esserlo. In un primo momento, tutte le
emozioni negative e il dolore represso emergeranno nella coscienza, e sarete forse portati a pensare che la decisione di chiudervi alle emozioni fosse giusta. Solo rinnovando i vostri
sforzi, potrete avere infine la ricompensa di provare emozioni
piacevoli e costruttive.
La pseudosoluzione di adottare un atteggiamento sottomesso,
debole e dipendente al fine di ottenere affetto e protezione, è
miope ed inefficace. La continua dipendenza genera paura e
debolezza, che fanno ulteriormente diminuire la vostra fiducia.
Come la soluzione di "ritrarvi in voi stessi " vi rende insensibili e
vi deruba della pienezza della vita, quella di sottomettervi, vi
priva dell'indipendenza e della forza. Quest'ultima soluzione
genera un isolamento non meno grave della prima, sebbene
utilizzi un diverso metodo interiore. Alla sua origine vi è il vostro
tentativo di evitare il dolore, facendo in modo che una persona
forte si prenda cura di voi. In realtà tale tentativo vi procura un
dolore molto più grande di quello che nelle vostre intenzioni era
destinato ad evitarvi, perché non potrete mai trovare tale persona. La vostra ricerca continuerà inutilmente, finché non scoprirete che l'amore ed il sostegno che tanto desiderate si trovano
già dentro di voi.
Rendendovi deliberatamente deboli, esercitate la più terribile
delle tirannie. Non vi è tirannia più dura di quella che il più
debole esercita sul più forte o sul suo ambiente. È come se
dicesse continuamente: "Sono così debole, dovete aiutarmi. Mi
sento impotente ed incapace, dovete prendervi cura di me. Gli
errori che commetto non contano perché non sono in grado di
far di meglio e non posso evitarli. Dovete continuare ad essere
indulgenti e a permettermi di farla franca. Non potete aspettarvi
che mi prenda la piena responsabilità delle mie azioni, dei miei
pensieri e delle mie emozioni. Ho il diritto di sbagliare perché
sono debole. Voi siete forti, perciò dovete comprendere tutto.
Non potete sbagliare perché questo mi farebbe soffrire troppo".
L'autocommiserazione passiva ed indulgente della persona debole esercita richieste pressanti sui propri simili. Questo diventa evidente se il contenuto delle aspettative ed il significato delle
reazioni emotive vengono analizzati ed espressi in termini chiari.
È sbagliato pensare che il debole sia più innocuo e ferisca gli altri
meno del tipo dominante ed aggressivo. Tutte le pseudosoluzioni
arrecano immenso dolore a voi stessi e a chi vi sta vicino.
Ritraendovi, respingete gli altri e negate loro l'amore che vorrebbero ricevere. Sottomettendovi non amate, ma semplicemente vi aspettate di essere amati. Non vi accorgete che tutti
hanno i loro lati vulnerabili, le loro debolezze e bisogni simili ai
vostri. Rifiutate questa parte della loro natura, ed in questo
modo li ferite. Con la soluzione aggressiva li respingete e li
colpite apertamente con una falsa superiorità. In tutti i casi fate
loro del male, il che non può che ritorcersi contro voi stessi. Le
ferite che infliggete agli altri non possono non comportare
conseguenze. Le pseudosoluzioni da voi adottate, invece di farvi
evitare il dolore, come voi sperate, lo accrescono.
Tutte le pseudosoluzioni sono incorporate nell'immagine ideale che avete di voi stessi. Questa vuol farvi apparire più grandi di ciò che siete, e perciò vi separa dagli altri; vuol farvi apparire
superiori, e perciò vi isola e vi fa sentire soli; vuol farvi apparire
diversi da ciò che siete, e perciò vi aliena da voi stessi, dalla vita
e dagli altri. Tutto questo è causa di dolore, di sofferenza e di
frustrazione.
Il perfezionismo, così profondamente radicato in voi e nella
vostra immagine ideale, vi impedisce di accettare la realtà di voi
stessi, degli altri e della vita, per cui non siete in grado di
affrontare e risolvere i vostri problemi. A causa di esso rinunciate
a vivere in pieno la vostra vita.
Se, almeno in una certa misura, avete preso coscienza della
vostra immagine ideale e di qualcuna delle vostre immagini e
pseudosoluzioni, avete già una certa idea del modo in cui il
vostro perfezionismo si esprime, ed è causa di alienazione. Avete
perciò compreso la vastità del danno che esso procura a voi stessi
e agli altri, e siete ormai in procinto di scegliere di abbandonare
le vostre difese e di aprirvi al vostro mondo interiore. Se non
avete ancora raggiunto questo punto, lo raggiungerete ben
presto, purché continuiate con onestà nel vostro lavoro di
autoricerca.
Il semplice esercizio di osservare con costanza le emozioni e le
reazioni distorte ed immature, indebolisce il loro impatto ed
innesca un processo di trasformazione, per così dire, automatico. Quando questo processo raggiunge un certo punto, la psiche è pronta ad entrare in una nuova fase. Questa transizione, però,
all'inizio è dolorosa.

IL DOLORE DEL CAMBIAMENTO
Potreste aspettarvi che sia sufficiente prendere coscienza del
carattere distruttivo di certe attitudini, perché queste vengano
sostituite da altre più mature e costruttive. Quest'aspettativa non
è realistica ed è destinata a rimanere delusa. I tratti costruttivi
non possono consolidarsi, prima che abbiate riprovato e rivissuto il dolore originario, le frustrazioni e tutto ciò da cui vi siete dissociati. Dovete sentire, provare, capire, affrontare, accettare
ed assimilare tutte le situazioni da cui siete fuggiti, prima che ciò
che è distorto e distruttivo possa essere dissolto e che ciò che è
immaturo possa maturare. Quanto più rinviate questo processo,
tanto più esso sarà lungo e doloroso, quando finalmente avrete
deciso di passare dall'infanzia all'età adulta. Il dolore di cui
stiamo parlando è un dolore risanatore; superare le resistenze
che avete contro di esso significa uscire dall'oscurità ed entrare
nella luce. La forza, la fiducia e la rinnovata capacità di vivere che
conquisterete, saranno l'ampia ricompensa che riceverete in
cambio del vostro impegno.
Immaginate forse che il dolore che avete cercato di evitare con
le vostre difese distruttive possa esservi risparmiato? Le adottaste
per allontanarvi da certe esperienze della vostra vita, poco
importa se reali o immaginarie. Proprio l'illusione di poter
fuggire volgendo lo sguardo altrove, lontano da ciò che è o che
è stato, proprio il rifiuto di riconoscere la realtà, hanno fatto
ammalare la vostra anima. È su di essi che adesso dovete lavorare.
A livello razionale, tutti voi sapete che il sentiero non è come una
favola nella quale, scoperte le vostre distorsioni, i vostri malintesi
e le vostre difese, tutto si conclude felicemente senza nessun
prezzo da pagare. In ultima analisi è vero, naturalmente, che la
liberazione dalle catene dell'errore e delle distorsioni deve
portarvi alla felicità. Ma prima che la vostra psiche possa aprirsi
alla vita, è necessario che esploriate ed attraversiate molte aree
conflittuali. Anche dopo aver affrontato e dissolto il dolore,
rimane in voi l'aspettativa irreale, anche se spesso inconscia, che
ora vi sarà sempre accordato ciò che desiderate. No, miei cari. La
realtà supera le vostre aspettative. Voi imparerete ad affrontare
le avversità e le difficoltà, piuttosto che esserne distrutti; anche
di fronte ad esse rinuncerete a rafforzare le vostre difese. Questa
nuova attitudine, vi permetterà di trovare il meglio in ogni
occasione, e di trarre il massimo beneficio e la massima felicità
da ogni esperienza della vostra vita.
Inutile dire che non si può raggiungere la capacità di essere felici
rimanendo aggrappati alle immagini ed ai meccanismi di difesa,
che sono per loro natura distruttivi. Ripeto qui ciò che ho spesso
detto: in un primo tempo gli eventi negativi esterni continueranno a verificarsi come conseguenza delle vecchie tendenze ancora radicate in voi, ma vi rapporterete ad essi in modo diverso.
Grazie a ciò, sarete in grado di essere felici anche in circostanze
in cui precedentemente ciò vi risultava impossibile. Poi, man
mano che le vostre tendenze interiori si trasformeranno, anche
gli eventi esterni spiacevoli tenderanno ad essere sempre meno
frequenti. Ma all'inizio di questo lavoro, non aspettatevi di
raggiungere immediatamente la felicità e la realizzazione. Dovete innanzitutto superare la vostra tendenza a considerarvi impotenti e ad aspettare che sia la buona sorte a portarvi la felicità;
dovete sviluppare la vostra autonomia, le vostre capacità ed
imparare a cogliere le opportunità che la vita vi offre.
Come solo voi, fuggendo dalla realtà e difendendovi distruttivamente, siete stati la causa delle vostre sofferenze, solo voi adesso potete creare la vostra felicità. Non potrete convincervi della
necessità di assumervi completamente le vostre responsabilità,
attraverso la mera comprensione intellettuale, in quanto tale
convinzione può essere solo frutto di un lungo ed organico
processo di crescita interiore.

IL DOLORE DELL'INSODDISFAZIONE
Ora, miei cari, il dolore che vi trovate ad affrontare oggi è
proprio lo stesso che provaste da bambini? È soltanto la conseguenza delle frustrazioni che subiste da parte dei vostri genitori, e niente altro? No, non è proprio così. È vero che originariamente il dolore e le frustrazioni resero meno elastica la vostra psiche, spingendovi ad adottare "soluzioni" dannose e controproducenti. Ma il dolore di oggi appartiene al presente ed è dovuto al fatto che la vostra distruttività vi impedisce di avere una vita soddisfacente. Il più delle volte non siete coscienti della differenza fra il
dolore presente e quello passato, anche perché in genere non
conservate nessuna memoria di quest'ultimo. Ma, continuando
a lavorare su voi stessi, imparerete a riconoscere questa differenza e vi renderete conto che il dolore più acuto è quello che provate oggi. Il passato è importante solo perché è in esso che si
trovano le radici di quelle attitudini a cui il dolore di oggi è
dovuto.
Se non vi difendete dal dolore e non ve ne allontanate, ma
decidete di attraversarlo e di comprendere il suo significato, vi
rendete conto che esso è causato dal fatto che molti dei vostri
bisogni sono insoddisfatti. In un certo senso, date per scontato
questo costante senso di frustrazione, vi sentite come in trappola, e non sapendo come uscirne, sperate nell'intervento di eventi al di fuori del vostro controllo, mettendovi così in uno stato di
dipendenza. Solo prendendo coscienza di questa situazione,
potrete gradualmente cominciare ad intravedere delle vie di
uscita, e questo vi farà sentire più forti ed autonomi.
Non potete essere consapevoli dei vostri bisogni reali, se non
scoprite innanzitutto i vari "strati protettivi" che li ricoprono. Per
il momento, quelli con cui siete in contatto sono per lo più
bisogni superficiali e falsi; solo imparando a conoscere maggiormente voi stessi vi renderete conto di come i vostri veri bisogni siano profondamente sepolti dentro di voi. Perché essi possano
riemergere è indispensabile che sentiate fino in fondo il dolore
risanatore prodotto dall'abbandono delle vostre difese.
Una volta che saranno riemersi, vi renderete conto, fra l'altro, di
quanto sia forte il vostro bisogno di essere amati e di quanto
abbia conservato il suo carattere infantile. Questo bisogno, in sé
e per sé non è immaturo, diventa tale solo quando rifiutate di
sviluppare la vostra capacità di dare amore, ed insistete a volerlo
solo ricevere. Questa insistenza è in realtà una difesa, e copre il
vero bisogno di ricevere, che sarebbe molto più morbido, se non
lo allontanaste dalla coscienza per il fatto che vi provoca troppo
dolore.
La capacità di ricevere amore è strettamente legata a quella di
darlo. Di fatto, si può a ragione sostenere che dare e ricevere
siano un solo ed unico indivisibile processo. Nella misura in cui
rinunciate alle vostre difese ed alle vostre attitudini distruttive,
il dolore legato alla frustrazione del vostro bisogno di ricevere
amore riemerge, e questo vi permette di sentire anche il vostro
bisogno di dare amore. Così potete superare questo terribile,
anche se solo apparente, conflitto fra il dare ed il ricevere.

IMPARARE AD ACCETTARE LA REALTÀ
Non crediate, amici miei, che il senso di frustrazione dei vostri
bisogni non esiste semplicemente perché non ne siete coscienti.
Esiste, ma si manifesta attraverso altri canali, quali malattie
fisiche, o sintomi d'altro genere. Quando diventate consapevoli
del nucleo dei vostri conflitti, la pressione e il dolore divengono
anche più acuti, ma è proprio questo che attiva il processo di
guarigione. Dovete focalizzarvi sulle vere cause, sulle radici dei
vostri problemi, che vanno affrontate e non più evitate. Dovete
provare cos'è il vero dolore in tutte le sue sfumature. Dovete
prendere coscienza del fatto che avete bisogno sia di dare che di
ricevere. Dovete sentire fino in fondo la frustrazione derivante
dal non riuscire a scaricare le vostre tensioni, il senso di impotenza di non riuscire a raggiungere la felicità, e dovete superare la tentazione di fuggire ancora una volta. Impegnarvi nella lotta
che questa fase del vostro sviluppo comporta vi renderà più forti
e vi farà trovare il coraggio di non fuggire più da voi stessi e
dall'apparente rischio di vivere. Imparerete a cogliere le occasioni che incontrerete, a sfruttarle in misura sempre maggiore per soddisfare in modo reale i vostri bisogni.
Dovete capire che quella che sto descrivendo è una fase di
transizione. In essa il vostro bisogno di ricevere, in sé e per sé del
tutto legittimo, possiede un carattere di esagerata impellenza,
che lo rende immaturo. Quando vi impedite di ricevere, tale
bisogno cresce a dismisura, specialmente se rimane inconscio.
In questa fase, scoprite anche l'esistenza del bisogno di dare in
modo sano e maturo. Anche soddisfare questo bisogno può
presentare qualche difficoltà, a causa del fatto che forse non
avete ancora superato tutte le difese e le attitudini negative a
riguardo. Il vecchio ed il nuovo modo di vivere convivono, per
così dire, dentro di voi. Comunque, non dimenticate che i
risultati raggiunti si consolidano e diventano definitivi solo
quando le nuove attitudini entrano a far parte della vostra
natura in modo pressoché automatico. Le vecchie attitudini
sono esistite per anni, per decenni, e spesso anche più a lungo.
I cambiamenti interiori non fanno immediatamente sentire la
loro benefica influenza, riflettendosi nella vostra vita esteriore.
In questa fase di transizione, la tensione può diventare talvolta
anche più forte di prima. Se vi ricorderete di tutto questo e
troverete il coraggio di attraversare tutte queste esperienze,
diventerete più forti, più felici, meglio equipaggiati per vivere
nel vero senso della parola. Non fatevi vincere dalla tentazione
di tornare indietro e di ricominciare a fuggire. Non crediate che
questo momento passeggero, in cui tutti i vecchi conflitti
riemergono, sia definitivo. È solo un tunnel attraverso cui
inevitabilmente dovete passare.
Una volta attraversatolo, la sensazione di essere forti, competenti, di possedere inesauribili risorse, crescerà costantemente.
Delle occasionali ricadute saranno inevitabili, naturalmente, ma
se farete di ciascuna di esse un'occasione per progredire, se le
considererete un'ulteriore lezione da cui imparare, le nuove
attitudini alla fine si stabilizzeranno dentro di voi e potrete
prendere coscienza di tutte quelle possibilità che avete così a
lungo trascurato. Avrete il coraggio di cogliere queste possibilità, invece di rifiutarle per paura, e in questo modo raggiungerete finalmente l'appagamento che tanto desiderate.


PARTE SECONDA

L'ATTACCAMENTO ALLA NEGATIVITÀ
L'individuo che vuole trovare la risposta al problema della
negatività, come si pone oggi, ha bisogno innanzitutto di conoscere se stesso; intendo dire, la totalità di se stesso. Deve implacabilmente conoscere tutto il bene che può fare e tutti i crimini che è capace di
compiere, e deve fare attenzione a non considerare il primo reale,
ed i secondi illusori. Ambedue fanno parte della sua natura, ed
ambedue sono destinati a venire alla luce se egli si impegna, come
dovrebbe, a vivere senza ingannare e senza illudere se stesso.
C. G.Jung
Non c'è dubbio che credere solo nel bene non è un approccio
filosofico valido, in quanto i fatti negativi che in tale modo ci si
rifiuta di prendere in considerazione fanno genuinamente parte
della realtà; dopo tutto, essi rappresentano la chiave migliore per
scoprire il significato della vita, e sono forse gli unici che possono
farci aprire gli occhi e vedere i livelli più profondi della verità.
William James
Nella prima parte del libro abbiamo posto le basi - abbiamo
imparato ad osservare noi stessi più accuratamente, a riconoscere il bambino infelice ed irrazionale che si nasconde in noi, a vedere gli inganni e le illusioni della maschera che abbiamo
indossato per sopravvivere.
In questa seconda parte ci focalizzeremo più specificamente sul
male come fonte di tutta la nostra infelicità.
Non è facile riconoscere che il male esiste. Farlo richiede molto
coraggio, ed anche una grande compassione verso noi stessi.
Continuando nella vostra lettura, potreste essere tentati di
mettere questo libro da parte e di non riprenderlo più. Personalmente, ho avuto bisogno di molto tempo, prima di potermi veramente incamminare su questo sentiero. Ricordo le numerose volte in cui, un po' sgomento, interruppi la lettura di una lezione, creandomi mille scuse per ignorarne il messaggio.
Scoprii che osservare e riconoscere i miei difetti e le mie
debolezze non era il piacere più grande a cui potessi aspirare.
Mi è stato difficile passare dalla teoria alla pratica. Credevo
nell'importanza di amare tutta l'umanità; a volte la predicavo.
Eppure, verificavo che in realtà spesso ero indifferente alle
sofferenze degli altri, che avevo risentimento verso i miei amici,
che a volte, ero perfino crudele verso mia moglie ed i miei figli.
Peggio ancora, spesso neanche notavo la contraddizione fra
quello in cui credevo ed il modo in cui mi comportavo.
Uno dei motivi per cui ero tentato di rimanere nell'oscurità e di
non vedere, era che come tutti noi facciamo, cercavo di evitare
di sentire il dolore, sia quello fisico che quello emotivo. Quanto
penoso fu lo scoprire che se veramente volevo perseguire la
verità, dovevo accettare di sentire il dolore che con successo
avevo represso per tanti anni!
Quali sono le ricompense per questo lavoro? Innanzitutto,
scoprire la gioia che deriva dal vivere nella verità, senza maschere e senza inganni. Inoltre, apprendere che aprirsi al dolore significa aprirsi anche al piacere, perché quando non ci si
difende dal dolore, non ci si tira più indietro per paura di essere
feriti. Oltre a queste, ci sono molte altre ricompense. Eccone
una nelle parole della Guida: "Esiste uno stato in cui potete
vivere senza dolorose confusioni, in cui potete sentirvi sicuri e
felici, grazie alla vostra resilienza interiore; in cui siete in grado
di provare emozioni profonde e piacere estatico; in cui potete
affrontare la vita così com'è, senza paure, ed in cui anche i
problemi, anche le difficoltà, rappresentano solo una sfida
gioiosa."(1) 
Molti sentieri spirituali insegnano che il modo di affrontare le
nostre negatività, grandi e piccole, è quello di sollevarsi al di
sopra di esse, di trascenderle. Essi sembrano basarsi sull'idea che
se rivolgiamo la nostra attenzione esclusivamente al bene, al vero
ed al bello, automaticamente il nostro sé inferiore si dissolve. Il
sentiero sostiene che il metodo di "sollevarsi al di sopra" non può
funzionare, che è pia illusione, che è negazione, che conduce
alla repressione, e, conseguentemente, ad agire inconsciamente
la negatività. Il sentiero insegna che il sé inferiore deve essere
prima trasformato, e che solo successivamente può essere trasceso.
Le lezioni di questa seconda parte affrontano questo argomento
da diversi punti di vista. La Guida enfatizza l'importanza di
scoprire la "corrente-no" inconscia, che ci impedisce di realizzare i nostri desideri coscienti; descrive lo squilibrio fra l'io ed il vero sé, e come questo può essere corretto; indica come il
tentativo di non sentire il dolore sia una delle principali cause
della nostra infelicità e della nostra distruttività; ci informa che
il sé inferiore viene perpetuato dal fatto che il principio del
piacere si attacca alle situazioni negative. Nessuna di queste
lezioni, presa da sola, rappresenta una descrizione adeguata del
sé inferiore, ma, prese tutte insieme, dovrebbero permettervi di
comprendere approfonditamente come esso opera e come è
possibile trasformarlo.
D. T.

NOTA
1. Lezione N° 204.


11
LA SCOPERTA DEL "NO" INCONSCIO
Prima che abbia raggiunto un certo livello di sviluppo, la coscienza è governata da due correnti fondamentali: la "corrente-sì" e la "corrente-no". La prima include ogni possibile energia
costruttiva, in quanto è in accordo con la verità, e da questa non
possono che svilupparsi amore ed unità. La seconda è distruttiva,
in quanto inavvertitamente devia dalla verità, e ciò comporta
inevitabilmente la nascita di odio e di conflitti. Questo vale sia a
livello individuale, che a livello dell'umanità nel suo insieme.
Se imparate a comprendere e ad interpretare il linguaggio del
vostro inconscio, potete scoprire abbastanza facilmente come
queste due correnti operano dentro di voi. Imparare la lingua
con cui il vostro inconscio vi parla non è molto diverso dall'imparare qualunque altra lingua. Richiede solo che seguiate un certo metodo e che facciate pratica con costanza.
Il più delle volte, la corrente-sì è la più facile da individuare, in
quanto è quella di cui siete più coscienti. Ogni volta che vi sentite
frustrati ed insoddisfatti, potete essere sicuri che ambedue le
correnti sono all'opera, elidendosi reciprocamente e producendo una situazione di stallo. A livello cosciente, la corrente-sì è più forte, e copre l'altra. Quanto più la corrente-no viene
combattuta, con l'idea erronea che ciò possa farla scomparire,
tanto più sprofonda nell'inconscio, da dove continua ad operare. E tanto più questo avviene, tanto più il sì cosciente assume un carattere teso ed ostinato. Le due correnti spingono la personalità in direzioni opposte, sottoponendola ad una grande tensione. L'unico modo per eliminare questo corto circuito è quello
di far emergere la corrente-no e di comprenderne le false
premesse, in modo da poterla gradualmente dissolvere. 
Nelle aree della vostra vita in cui tutto sembra procedere senza
problemi, la corrente-sì prevale, mentre quella no è presente in
minima misura, o è del tutto assente. In altre parole, perché la
vostra vita scorra fluida, è necessario che diciate sì non solo a
livello cosciente, ma con tutto il vostro essere, che non siate
interiormente scissi.

NECESSITÀ DI PRENDERE COSCIENZA DELLA CORRENTE-NO
Allo stesso modo, nelle aree in cui vi sembra di essere "sfortunati", deve essere presente ed all'opera una forte corrente-no.
Naturalmente, le cause che ne sono alla base variano da individuo ad individuo, ma qualunque esse siano, prima di poter essere eliminate, devono essere scoperte e comprese.
Quando la corrente-no rimane nascosta nel vostro inconscio,
senza saperlo vi trovate nella posizione di boicottare la realizzazione dei vostri desideri. Il lavoro per scoprire i malintesi e le immagini sviluppatesi nella vostra infanzia è importante, ma
costituisce solo un primo passo. Perché possiate veramente
cambiare e diventare persone mature in grado di soddisfare i
vostri bisogni, è necessario che identifichiate la corrente-no.
Prendiamo ad esempio il caso in cui, nonostante desideriate
fortemente qualcosa e coscientemente facciate di tutto per
ottenerla, i vostri sforzi non approdino a nulla. Supponiamo che
nel vostro lavoro su voi stessi abbiate scoperto i malintesi inconsci, i sensi di colpa e le attitudini sbagliate che vi impediscono di realizzare questo vostro desiderio. Supponiamo anche che abbiate scoperto di aver paura che il vostro desiderio si realizzi, e quindi, che respingete quello che dall'altra parte desiderate.
Continuando nella vostra ricerca, potreste anche aver scoperto
che tale paura è basata su delle false premesse, come per
esempio, il desiderio infantile di non pagare il prezzo della
vostra soddisfazione, o la sensazione di non meritare di essere
felici. Arrivati a questo punto, potete dire di conoscere, ormai,
quello che vi impedisce di ottenere ciò che desiderate. Il più
delle volte, però, succede che nonostante abbiate fatto questo
ottimo lavoro su voi stessi, ancora vi risulta impossibile cambiare
le vostre attitudini e soddisfare i vostri desideri. Questo avviene
perché avete trascurato un'importante elemento. Infatti non è
sufficiente prendere coscienza del materiale inconscio conflittuale. Anche dopo che questo è avvenuto, gli effetti negativi di tale materiale continuano a farsi sentire. Perché la loro influenza sia eliminata è indispensabile che anche la corrente-no diventi completamente cosciente. Questa è la parte veramente
importante del lavoro, senza la quale non è possibile raggiungere la liberazione.
Per questo motivo, è necessario che vi impegniate a riconoscere
come la corrente-no si esprime nella vostra vita di tutti i giorni.
Essa si può manifestare in modo così sottile, da essere difficile da
individuare, ma se vi dedicate a questo lavoro con costanza,
quello che prima vi appariva oscuro, finirà con il risultarvi
evidente. Vi renderete conto della vostra tendenza a tirarvi
indietro ogni qual volta i vostri desideri si stanno davvero per
realizzare. Comincerete a notare il familiare senso di disagio che
provate quando sentite che la soddisfazione sta per essere vicina.
A questo punto, potrete porvi le domande appropriate. Cosa è
che sentite? È paura, sono sensi di colpa, o è forse la sensazione
di non meritare di essere felici? Di qualunque cosa si tratti,
esaminate queste vaghe emozioni alla luce della vostra coscienza. Cercate anche di rendere consapevole la fantasia, quasi certamente presente, che in voi sia operante solo la corrente-sì.
Non è possibile che in questa fantasia voi desideriate l'impossibile, perché non prendete in considerazione le imperfezioni del mondo umano? Oppure, che vi aspettiate che la vita debba darvi
ciò che desiderate, senza nessuno sforzo da parte vostra? Queste
attitudini possono essere veramente sottili, e richiedere tutto il
vostro discernimento per essere scoperte. Se riuscirete ad identificarle, avrete trovato uno dei principali motivi alla base della corrente-no.
Quando prenderete coscienza del vostro no inconscio, ancor
prima di comprenderlo completamente, supererete il senso di
impotenza da cui siete afflitti e vi sentirete più vicini alla soluzione dei vostri problemi. Comprenderete perché, nonostante tutti i vostri sforzi, la vostra vita non è cambiata come avreste voluto.
Riconoscerete che molte emozioni negative, quali la paura, la
rabbia, i sensi di colpa, la cui esistenza in genere razionalizzate
con spiegazioni superficiali, sono in realtà l'espressione della
corrente-no. Scoprire questi meccanismi significa imparare il
linguaggio dell'inconscio.
Cerchiamo adesso di essere più specifici per quanto riguarda
l'identificazione della corrente-no. Se vi sentite persistentemente
insoddisfatti, nonostante abbiate già scoperto un rilevante numero di immagini dentro di voi, potete essere certi che la corrente-no è all'opera. Così come potete esserne certi se la
vostra corrente-sì è inquinata dalla disperazione, dalla paura
che la soddisfazione non giungerà mai e dalla sensazione che, a
causa di ciò, la vostra vita è ormai finita. Una volta che siete sicuri
dell'esistenza della corrente-no, il passo successivo è quello di
cercare di esserne coscienti ogni volta che essa entra in funzione.
La revisione giornaliera, se applicata da questo particolare
punto di vista, può esservi di grande aiuto per sviluppare la
consapevolezza del vostro no inconscio. Man mano che procedete sul vostro sentiero, l'osservazione e l'esame delle vostre reazioni emotive devono ampliarsi, non ridursi, come qualcuno
erroneamente potrebbe ritenere, pensando che quanto più si
fanno progressi tanto meno c'è da osservare.
Perché l'osservazione delle manifestazioni del vostro inconscio
sia costruttiva, è importante che distinguiate la parte sana di voi
stessi da quella distorta e confusa. L'osservazione distaccata
delle parti oscure di voi stessi è la pratica più efficace e risanatrice
che possiate seguire sul sentiero della vostra liberazione. Quando osservate la corrente-no senza autobiasimo e senza sensi di colpa, potete tradurla in conciso linguaggio umano. Questa
formulazione concisa di sentimenti precedentemente vaghi è di
importanza fondamentale nella comprensione di se stessi.

L'OSSERVAZIONE DEI PENSIERI SEMICONSCI
Siete erroneamente convinti che per capire il vostro inconscio
dobbiate avventurarvi in un mondo del tutto sconosciuto. In
realtà, non è affatto necessario aspettare che si manifestino cose
remote e distanti, precedentemente del tutto nascoste. Il metodo giusto è quello di osservare innanzitutto quegli strati che sono più vicini alla vostra coscienza, ai quali potete facilmente accedere se solo portate su di essi la vostra attenzione. Mi riferisco a quelle diffuse emozioni, a quelle sottili attitudini, a quei vaghi
pensieri sui quali scivolate, perché sono così abituali da essere
quasi diventati per voi una seconda natura. Imparare ad osservare queste reazioni semiconsce e a concettualizzarle in termini precisi, significa scoprire tutto quello che avete bisogno di
sapere su voi stessi ed imparare il linguaggio in cui il vostro
inconscio vi parla.
Questo materiale semiconscio comprende sia le vostre reazioni
emotive, che le vostre fantasie. Se comparate questi due aspetti
del mondo interiore, le contraddizioni in cui spesso cadete
senza saperlo ed il carattere infantile delle vostre aspettative
diventano più evidenti.
Quanto più riuscite a vedere che siete voi stessi a fuggire dalla
soddisfazione che pur tanto desiderate, tanto più vi avvicinate
all'eliminazione della corrente-no. Solamente osservarla è già
sufficiente ad indebolirla.
È essenziale che comprendiate il modo esatto in cui essa si
manifesta nel vostro caso particolare. La seguente meditazione
potrebbe esservi di aiuto. Rilassatevi, entrate in uno stato di
quiete, e cominciate ad osservare i vostri pensieri, o anche solo
la vostra incapacità di osservarli. Continuando a fare questo,
prima o poi, noterete dei brevi istanti in cui non vi saranno
pensieri ed in cui sarete completamente vuoti. Questi momenti
di vuoto sono quelli in cui il materiale precedentemente represso può emergere. È necessario che esprimiate con chiarezza il desiderio che questo avvenga. All'inizio, questo potrà richiedere
un certo sforzo da parte vostra, ma, se persisterete, il risultato
sarà quello di aprire un canale fra la vostra mente cosciente ed
il vostro inconscio. Inizialmente, emergeranno soprattutto gli
elementi negativi e distruttivi, ma dopo un po' cominceranno a
venire alla superficie anche gli elementi costruttivi della vostra
psiche profonda.
Il vostro inconscio vi parla continuamente. Esso vi parla, ma voi
non lo ascoltate, non comunicate con esso e trascurate, così,
un'importante parte del vostro lavoro. Troppo spesso dirigete
tutti i vostri sforzi nel cercare di capire solo a livello intellettuale,
e non prestate attenzione alla corrente-no, che continua ad
operare e ad influenzarvi negativamente, senza che voi ve ne
accorgiate. Dovete cominciare ad occuparvene in maniera specifica. Se ogni giorno dedicherete un po' di tempo alla sua osservazione, i risultati non si faranno aspettare. In questa
ricerca potrà esservi di aiuto porvi le seguenti domande:
1) Quali sono i miei desideri? Quali di questi non riesco a
soddisfare? Cosa voglio cambiare nella mia vita?
2) In quale misura lo voglio?
3) C'è qualcosa in me che non lo vuole, che ne ha paura, che, per
un motivo o per l'altro, dice no?
4) In quali forme ed in quali modi la corrente-no si manifesta
nella mia vita?
Se formulerete con chiarezza queste domande, e se risponderete ad esse con onestà, i vostri progressi sul sentiero saranno rapidi e rimarrete sorpresi dai risultati che otterrete.


12
TRANSIZIONE DALLA CORRENTE-NO ALLA CORRENTE-SI'.
Molti ritengono che ignorare e negare l'esistenza della negatività
dentro se stessi costituisca un'attitudine costruttiva verso la vita.
Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Tale opinione
deriva da un grossolano malinteso su cosa significhino maturità
e sviluppo spirituale. È impossibile correggere quanto c'è di
sbagliato dentro di sé, se prima non si comprende perché lo è.
Il desiderio di trasformare se stessi non può essere del tutto
sincero se non si vede la natura distruttiva delle proprie difese,
e se non si valutano gli effetti che esse hanno su se stessi e sugli
altri. Solo questo permette di raccogliere tutte le energie per
poter cambiare. La vaga conoscenza dei principi generali del
processo di trasformazione non può essere sufficiente quando si
ha a che fare con una corrente-no profondamente radicata.

SIETE VOI A DIRE NO
Quando scoprite specificamente in che modo siete voi stessi a
dire no alla realizzazione dei vostri desideri e delle vostre
speranze, fate un importante passo in avanti nel processo del
vostro sviluppo personale. Dopo una tale scoperta non potete
più essere gli stessi di prima. Per la prima volta comprendete il
vero significato della legge della responsabilità personale; comprendete che non dipendete da circostanze esterne al di fuori del vostro controllo, che non siete le vittime di un destino
ingiusto e poco benevolo, che non vivete in un mondo caotico,
dove niente ha senso, dove la legge della giungla sembra dominare. Questa scoperta vi fa realizzare quanto sia sbagliato vedere Dio come un'entità lontana nel cielo, che punisce o ricompensa,
e quanto altrettanto sbagliato sia ritenere che nell'universo non
vi sia alcun ordine, nessuna intelligenza superiore. Quando
scoprite che siete voi stessi a dire no alle cose che più desiderate,
non potete più vivere nella paura, nell'insicurezza e nel malinteso di essere inferiori e sfortunati. Finalmente l'Ordine Divino comincia a diventarvi comprensibile, e questa è in se stessa una
meravigliosa esperienza, anche se solo fuggevole all'inizio. Il
prendere coscienza del fatto che voi stessi siete i creatori della
vostra infelicità, allarga i vostri orizzonti, rende più profonda la
vostra comprensione, vi permette di realizzare che l'insoddisfazione e la deprivazione non sono l'effetto di cause remote al di fuori del vostro controllo, ma di qualcosa che si trova esattamente davanti ai vostri occhi, e che potete vedere se solo così decidete. Naturalmente, questa chiarezza presuppone l'allenamento continuo a prendere coscienza di reazioni emotive nascoste, elusive, sottili. Ma una volta che la vostra mente avrà preso
l'abitudine di notare queste reazioni, questo tipo di consapevolezza non sarà lontano da voi. Sarete in grado di riconoscere la corrente-no, in modo altrettanto distinto degli oggetti del
vostro ambiente, che potete prendere, toccare e vedere.
La scoperta della vostra corrente-no non deve essere una realizzazione vaga e superficiale. È necessario che permettiate a voi stessi di sentire tutto il suo impatto e di comprendere tutto il suo
significato. Innanzitutto, dovete determinare ed accettare che
essa esiste; poi dovete accertare quali sono le sue cause e su quali
specifici malintesi è basata. Quando percepirete questo, per la
prima volta la vostra disperazione ed il vostro disfattismo faranno posto ad una genuina speranza, ad una generale attitudine positiva verso la vita.
Se non raggiungete una chiara visione delle aree specifiche in
cui essa opera, la corrente-no si oppone a tutti i vostri sforzi di
scoprirla e di modificarla. Mentre, a livello cosciente, un urgente, frenetico, disperato sì urla, piange e freme, il sottostante no sconfigge tutti gli sforzi, rendendo vana ogni speranza. La
tentazione di evadere il vero problema, la tendenza a proiettare
e a rimuovere aumentano. Questo spesso oscura la memoria
delle passate vittorie ed impedisce di lavorare su se stessi nel
modo giusto, meditando, pregando, mantenendo un diario
spirituale; formulando in modo chiaro e preciso i pensieri
confusi e le emozioni vaghe; chiedendo aiuto alla propria guida
interiore; coltivando la volontà di vedere la verità su se stessi e di
cambiare; rendendosi conto di come il successo di questi sforzi
è sempre minacciato dalla presenza della sottostante corrente-no.
Aprirsi alla verità è un passo decisivo per portare la personalità
sotto il controllo della corrente-sì. La trasformazione della
struttura del carattere è molto difficile se non si comprende
appieno perché essa è veramente desiderabile. Per questo motivo il lavoro su se stessi avviene in due fasi principali: nella prima, è necessario rivolgersi al vero sé per essere aiutati a riconoscere
la verità, nella seconda, bisogna rivolgersi ad esso per trovare la
forza, la resistenza e la capacità di adeguarvisi. Questi due
desideri fondamentali, che fanno parte della corrente-si, devono essere coltivati nei dettagli della vita di tutti i giorni, nelle reazioni, nei pensieri e nelle emozioni.
Nel discutere delle immagini, ho fatto menzione della sostanza
dell'anima, nella quale sono fedelmente impresse tutte le attitudini interiori dell'individuo. Quando tali attitudini sono fondamentalmente veritiere e costruttive, nella sostanza dell'anima
vengono generate delle forme armoniose, che attraggono verso
l'individuo eventi di carattere positivo. Quando invece sono
basate su conclusioni sbagliate, vengono generate delle forme
distorte che finiscono con l'attrarre eventi di carattere negativo.
In breve, il destino di una persona non è né più né meno che la
somma totale dei tratti della sua personalità, di ciò che essa
emana ed esprime, della forma che la sostanza dell'anima
assume. L'uomo con la sua coscienza è lo scultore, la sostanza
dell'anima è il materiale che egli usa per creare. Il destino di un
individuo è determinato da tutta la sua personalità. Se le sue
attitudini sono sane, realistiche e costruttive ad un certo livello
della sua personalità, mentre non lo sono ad altri livelli, tale
contraddizione influenza negativamente la sostanza dell'anima,
anche se le attitudini costruttive sono coscienti ed evidenti,
mentre le negative sono sotterranee. È quindi indispensabile
che ciò che è nascosto venga alla superficie, se si vuole comprendere perché la propria vita è insoddisfacente.
Ogni attitudine negativa rappresenta un no alla vita ed è direttamente collegata ad una certa immagine. A causa di questa l'uomo respinge, teme e rinnega, proprio ciò che più desidera,
e così l'immagine finisce inevitabilmente con l'essere confermata. Per esempio, se in voi esiste l'immagine di essere inadeguati e di non poter riuscire in ciò che fate, finite inevitabilmente con
il comportarvi in maniera inappropriata ed inadeguata, il che
conferma l'idea erronea che avete di voi stessi. Inoltre, la
convinzione di non essere in grado di raggiungere il successo,
finisce con il farvelo temere. Una volta che scoprite questo vostro
no, e tutte le attitudini distorte che ne risultano, potete comprendere che la vostra mancanza di successo non è dovuta alla vostra inadeguatezza, ma all'immagine che avete di voi stessi.
La transizione dalla corrente-no alla corrente-sì, può avvenire
solo quando tutto questo processo viene compreso e la tendenza
ad evitare in maniera sottile ciò che si desidera è osservata e
sostituita dall'attitudine che potrebbe essere descritta nei seguenti termini: "Perseguo i miei desideri con tutto il mio cuore. Non ho niente da temere dalla loro realizzazione." Durante
l'ultima fase di questa transizione può essere di grande aiuto
meditare sul perché le vecchie paure erano false e sul perché
aprirsi alla vita non è pericoloso. Questa meditazione dovrebbe
essere praticata con costanza, in modo da eliminare le forme
erronee impresse nella sostanza dell'anima, e da sostituirle con
altre nuove e più flessibili.

PARAGONARE LE AREE POSITIVE A QUELLE NEGATIVE
Su questo sentiero bisogna imparare a riesaminare di tanto in
tanto la propria vita, per determinare sia i progressi già fatti, sia
quelli che ancora restano da compiere. È sempre opportuno
comparare le aree della vostra vita in cui vi sentite insoddisfatti,
perché sono governate da una sottile corrente-no, a quelle in
cui invece vi sentite già felici. Vi dovrebbe risultare facile appurare che in queste ultime è attiva la corrente-sì, che è sempre accompagnata dalla confortante sicurezza che le cose stanno
andando e sempre andranno per il verso giusto. In queste aree
voi sentite di meritare ciò che avete, in quanto siete disposti a
pagarne il prezzo. Osservate la grande differenza che vi è fra il
clima emotivo che prevale in queste aree e quello che pervade le
aree in cui ancora vi sentite insoddisfatti. Tale paragone sarà
molto utile e proficuo e amplierà ulteriormente la vostra comprensione. Sentite distintamente quanto sia diverso il vostro modo di essere e di agire nelle situazioni in cui vi fate governare
dalla corrente-sì, ed in quelle in cui siete dominati dalla corrente-no.
Finché permane in voi la convinzione di non essere responsabili
dei vostri problemi e di non essere in grado di modificare le
situazioni in cui vi trovate, non potete dissolvere la corrente-no.
Ma quando finalmente vi rendete conto che il fattore decisivo
siete voi - la vostra volontà, la vostra determinazione - allora la
fine delle vostre sofferenze è vicina. Dite a voi stessi: "Voglio
venirne a capo. Desidero individuare gli ostacoli che mi impediscono di procedere. So che nel momento in cui decido di essere costruttivo, posso contare sull'aiuto del mio vero sé e della forza
vitale universale. Mi dichiaro pronto ad accettare la realtà per
quella che è". Se adottate questa attitudine, ciò che prima vi
sembrava impossibile diventerà improvvisamente realizzabile. È
assolutamente indispensabile che prestiate attenzione a questi
aspetti di voi stessi, che meditiate in modo rilassato su di essi e
che vi dedichiate con costanza, quotidianamente, al lavoro di
auto-osservazione. Sono questi gli strumenti; imparare ad usarli
in maniera appropriata, è parte del vostro processo di crescita.
Ho spesso detto che niente è in se stesso giusto o sbagliato,
costruttivo o distruttivo. Lo stesso vale per quanto riguarda la
volontà. Il semplice fatto che questa sia presente non è garanzia
che sia espressione della corrente-sì. A parte la possibilità
dell'esistenza del desiderio opposto a livello inconscio, il "sì"
può essere inquinato dall'avidità, dalla paura, dalla tensione,
tutte cose che sono sempre il risultato della corrente-no. Se
questa non fosse presente, non avreste paura di non riuscire a
realizzare i vostri desideri. Non è mai necessario forzare le cose,
perché, se siete nella verità ed operate in armonia con le forze
cosmiche, la corrente-sì vi porta naturalmente a realizzare i
vostri desideri. Se essa è autentica, voi potete dire: "Lo voglio" in
modo calmo e rilassato, senza essere assolutamente turbati
dall'ansia, dalla tensione e dall'avidità.
Solo ad una approfondita osservazione, solo appurando se sono
presenti o meno sgradevoli emozioni negative, si può determinare se il sì o il no, il "Lo voglio" o il "Non lo voglio" appartengono alla corrente-sì o alla corrente-no.
Ho spesso menzionato che l'obbiettivo del nostro lavoro sul sentiero
è il contatto con la scintilla divina o vero sé. La sicurezza, la tranquillità, la sensazione di verità, l'armonia che da questo contatto derivano, valgono tutti gli sforzi necessari per superare le resistenze che inevitabilmente sorgono. Solo il vostro vero sé vi può veramente guidare. Purtroppo il vostro io spesso rappresenta un
ostacolo. Crede solo in se stesso e non ha fiducia nell'esistenza
di una più vasta realtà. Adesso dovete decidervi ad affidarvi alla
più vasta intelligenza e a lasciare che sia essa a guidare la vostra
vita. Lasciate che il vero sé chiarisca le vostre confusioni, vi guidi
più vicini alla verità su voi stessi, vi dia la forza di modificare le
false immagini e di passare dalla corrente-no, con la sua visione
profondamente negativa, disperata, distruttiva e piena di dubbi,
alla corrente-sì, con tutte le sue promesse.

PARLARE DEI PROPRI PROBLEMI
Un'altra cosa che vi può aiutare in questa fase del lavoro, è
parlare di voi stessi. Parlare dei vostri problemi, delle difficoltà
che fino ad ora avete incontrato, di ciò che avete compreso della
vostra corrente-no, possiede un valore terapeutico che va al di
là della vostra comprensione attuale. Mentre parlate con un'altra persona, le idee prendono forma ed acquistano una chiarezza che non possono avere se non le comunicate. Inoltre, quando
si è profondamente coinvolti in un problema, non si può avere
la lucidità di chi osserva con più obbiettività le cose dall'esterno.
Perché la corrente-sì possa manifestarsi in una certa area della
vostra vita e della vostra personalità, dovete essere integri,
trovarvi in uno stato di unità. Quando la vostra coscienza è divisa,
siete in conflitto con voi stessi, e senza rendervene conto,
perseguite contemporaneamente obbiettivi contrapposti ed
inconciliabili. Non è possibile esprimere la corrente-sì semplicemente autoindottrinandosi. Vi sono insegnamenti che esortano l'individuo ad adottare un comportamento costruttivo,
senza affrontare i lati negativi che esistono in lui. Non si possono
fare veri progressi e non si può raggiungere la verità, se il lavoro
su se stessi non raggiunge tutti i livelli del proprio essere, in
modo che non rimanga nessuna area immersa nei dubbi e
nell'oscurità. La struttura del carattere deve essere trasformata;
come diceva Cristo, bisogna "rinascere" a nuova vita.
Quando raggiungete questo stato di unità con voi stessi, quando
siete in sintonia con la parte più profonda del vostro essere,
quando la corrente-sì si esprime liberamente dentro di voi,
nulla vi può fare più paura. Siete finalmente liberi e sicuri.
Non vi sono ostacoli insormontabili sulla via del raggiungimento
di una vita soddisfacente, piena e ricca. Questa non è una vuota
promessa. Tutti gli strumenti di cui avete bisogno sono a vostra
disposizione, ma voi e soltanto voi potete usarli. Coloro che con
costanza affrontano gli ostacoli che incontrano lungo il loro
sentiero, combattono contro il no interiore e giorno dopo
giorno lavorano su se stessi, realizzano con sempre maggiore
certezza di stare uscendo lentamente dall'isolamento e dall'oscurità, per andare verso la libertà, la luce e la verità. Chiunque proclami che ha fatto del suo meglio, ma non ha avuto
successo, inganna se stesso, perché, anche se ha fatto un certo
lavoro, certamente si è rifiutato di vedere la verità nelle aree che
più contano, quelle in cui essa è più dolorosa.
DOMANDA: Sento che per me la corrente-no esiste a tutti i livelli, sia
interiormente che esteriormente: è tutto un no. Potresti aiutarmi?"
RISPOSTA: Sì, posso spiegarti perché questo ti accade e posso
anche dirti come uscire da questa situazione. Tu temi che
rinunciare a dire no, significhi essere obbligato ad affrontare
parti di te che ritieni inadeguate e di cui hai vergogna. Naturalmente, le inadeguatezze sono irreali e la vergogna ingiustificata, ma tu non ti rendi conto di questo. Con il tuo no, speri di poter
evitare di vedere delle verità apparentemente troppo dolorose.
Ecco un suggerimento pratico su come procedere: osserva tutti
i piccoli no che emergono nella tua vita di tutti i giorni, uno per
uno. Poi, nelle tue meditazioni, rifletti su questi no, con pacatezza
e distacco. Una meditazione potrebbe essere la seguente, ma tu
puoi, naturalmente, usare parole tue: "Perché dico no? Posso
anche scegliere di non dire no. Decido adesso di dire veramente
sì al mio desiderio di esplorare i motivi di questo particolare no.
(Prendili in considerazione uno per volta). Con tutto il mio
cuore dico sì al mio desiderio di comprendere questo no". Quasi
certamente queste parole faranno emergere in te una resistenza,
ma aspettandotela sarai preparato ad affrontarla e potrai non
farti dissuadere. Potresti continuare dicendo: "La verità non può
farmi alcun male, anche se la parte ignorante di me si ribella
contro di essa. Perciò, decido di dire di sì. Non mi lascerò
condizionare. È stato proprio il no a causarmi miseria e sofferenze. Non gli permetterò di dominarmi ulteriormente. Voglio prendere le redini della mia vita nelle mie mani".
Quando mediterai in questo modo, richiedendo l'aiuto delle
forze divine dentro di te, ti sentirai trasformato. Le prime volte
ti risulterà un po' difficile, ma se persevererai, lo troverai sempre
più facile ed i risultati saranno sempre migliori. Ricorda il
sollievo, la calma, la rinnovata energia, la comprensione e la
sicurezza che hai trovato ogni volta che hai superato uno dei tuoi
no e ti sei reso conto che tutte le tue paure erano illusorie. Gli
effetti positivi sono esattamente proporzionali alle paure e alle
resistenze che ti trovi ad affrontare. Non scegliere di vivere
sveglio solo a metà, non lasciare che l'inerzia si impadronisca
ancora di te. Se seguirai questo suggerimento, sarai trasportato
da una corrente positiva, passerai dalla curva discendente della
corrente-no, a quella ascendente della corrente-sì.


13
LA FUNZIONE DELL'IO IN RELAZIONE AL SÉ REALE 
In questo capitolo discuteremo del rapporto che vi è fra il sé
esteriore e quello interiore, ovvero, fra l'io ed il vero sé. Ci sono
molte teorie contrapposte sulle funzioni dell'io, e ciò è fonte di
confusione. Alcune teorie sostengono che l'io è essenzialmente
negativo ed indesiderabile e che la meta di ogni cammino
spirituale deve essere quella di liberarsi di esso. Altre, specialmente quelle di ispirazione psicoanalitica, sostengono che l'io è importante, e che non ci può essere salute mentale senza di esso.
Questi due punti di vista sembrano inconciliabili. Quale dei due
è corretto? Forse questa lezione potrà gettare un po' di luce su
questo importante problema.
Cerchiamo, innanzitutto, di descrìvere cos'è il vero sé. Esso è
parte integrante della natura e ne segue le stesse leggi. Non aver
fiducia in esso è, perciò, irragionevole; infatti nella natura si può
riporre la più completa fiducia. Se essa diventa nemica dell'uomo, ciò accade solamente perché l'uomo non ne comprende le leggi. Il sé interiore, o vero sé è natura, è vita, creazione. È più
corretto definire il vero sé in questo modo, che dire che esso "fa
parte" della natura e della creazione. Il vero sé, la natura e la
creazione sono una cosa sola.
Quando l'uomo è in armonia con il suo sé reale, si trova nella
verità e nella gioia; è da esso che provengono i più costruttivi e
creativi contributi alla vita. Tutto ciò che è grande e generoso,
tutto ciò che afferma ed espande la vita, che è bello e saggio,
proviene dal sé reale.

NECESSITÀ DI UN IO FORTE 
Se le cose stanno così, qual è la funzione dell'io, vale a dire, dei
livelli esteriori della personalità? L'io è la parte di voi che pensa,
agisce, discrimina e decide, la parte, cioè, di cui siete più
consapevoli. L'individuo il cui io sia debole, perché non è
sufficientemente cresciuto, non è in grado di affrontare e di
padroneggiare la vita. D'altra parte, l'individuo il cui io sia
cresciuto troppo e sia divenuto ipertrofico, non può entrare in
contatto con il suo vero sé. In altre parole, anche se in modi
diversi, ambedue gli estremi impediscono il contatto con il vero
sé.
Solo quando l'io raggiunge un sufficiente grado di sviluppo, si
può fare a meno di esso. Questa può apparire una contraddizione, amici miei, ma non lo è. Infatti, se l'io non è abbastanza sviluppato, gli sforzi per compensare le sue deficienze generano
ulteriore debolezza. In un individuo il cui io sia debole la
capacità di pensare, di decidere e di agire è carente, e questo gli
impedisce di vivere in modo pieno e soddisfacente.
Chiunque cerchi di raggiungere il suo vero sé, trascurando la
necessità di sviluppare un io sano e forte, è in errore, perché non
si rende conto di non essere ancora padrone di se stesso. Alla
base di un tale errore può esservi una certa pigrizia, in quanto
sviluppare le facoltà dell'io richiede impegno e lavoro, ed è
facile cadere vittime dell' illusione che questa fatica possa semplicemente essere evitata. Ma questo errore, come tutti gli altri, costa. Di fatto ritarda il raggiungimento della meta. Solo quando
l'uomo è in pieno possesso del suo sé esteriore, del suo io, può
rinunciarvi, e può raggiungere il suo vero sé. 
Solo quando il vostro io è sano e forte, potete sapere che esso non
è la risposta finale, non è lo stato ultimo dell'essere. Solo allora
l'io è in grado di trascendere se stesso e di aprirsi a nuovi e più
espansi stati di coscienza.
Nel vostro lavoro su questo sentiero, voi imparate ad usare tutte
le facoltà del vostro io e ad andare al di là di esso. Voi vi
rapportate con il mondo esterno attraverso le facoltà del vostro
io. In altre parole, esercitate queste facoltà, per fare delle
esperienze da cui estrarre delle verità, che successivamente
vengono assorbite dagli strati più profondi della vostra coscienza.

AL DI LÀ DELL'IO
Ci sono molti esseri umani che non realizzano che esiste qualcosa che va al di là del loro io, e finiscono in un vicolo cieco, in quanto, invece di trascendere il loro io, continuano ad ingigantirlo.
Il processo di crescita segue delle fasi ben precise. Esiste una
legge ineluttabile per la quale bisogna superare completamente una fase, prima di poter passare alla successiva. Nonostante la grande diffusione che gli insegnamenti spirituali stanno avendo, l'uomo ancora non attribuisce la dovuta importanza a questa legge, quando, addirittura, non la ignora.
In una sua variante, questa legge assume una grande rilevanza
per l'argomento che stiamo trattando: il rapporto fra io e vero
sé. Il vero sé sa che l'universo è senza limiti, che la realtà ultima
è perfetta, e che, visto che la sua crescita non ha fine, l'uomo ha
la possibilità di raggiungere tale perfezione.
Il bambino, quando nasce, non possiede ancora un io. Grazie a
questo, egli può percepire con grande chiarezza i messaggi del
vero sé. Ma senza l'io il significato di questi messaggi viene
distorto. Voi tutti sapete, o forse ricordate, che il bambino vede
il mondo in maniera magica, che egli crede in un mondo
perfetto, in cui tutti i suoi bisogni possono essere soddisfatti ed
in cui non c'è limite al piacere ed alla felicità.
Quando l'io non si è ancora strutturato, la visione del mondo
dell'individuo è irrealistica, perfino distruttiva; i suoi desideri
sono infantili ed immaturi. Voi tutti vi siete resi conto, lavorando
sul vostro sentiero, di come sia necessario liberarsi dei desideri
infantili irrealizzabili, prima di poter sviluppare dei desideri
maturi, che possano essere realisticamente realizzati.
In altre parole, ciascuno di voi, amici miei, deve innanzitutto
accettare il fatto di essere limitato in quanto essere umano, e solo
successivamente può realizzare che ha una fonte illimitata di
potere a sua disposizione. Voi tutti dovete accettare sia le vostre
imperfezioni, che quelle del mondo in cui vivete, prima di poter
scoprire che la perfezione assoluta è il vostro destino ultimo. Ma
questa profonda verità può essere compresa solo dopo che ci si
è liberati del modo distorto ed infantile di intenderla. Solo
quando il vostro io sviluppa in pieno le sue facoltà ed è in grado
di svolgere correttamente i compiti che gli competono sul suo
piano, potete trascenderlo e scoprire che vi sono poteri e facoltà
superiori che non appartengono al suo dominio.
Quando affermo che la perfezione, il piacere supremo e
l'onnipotenza sono la vostra meta ultima, non implico che
potrete raggiungerla solo quando non sarete più su questa terra.
Lo stato a cui mi riferisco esiste al di là dello spazio e del tempo,
tutto ciò che è necessario per entrarvi è risvegliarsi alla verità. Ma
è possibile risvegliarsi solo quando si è disposti a rinunciare al
desiderio infantile di onnipotenza e di perfezione. Nell'adulto,
tale desiderio è non solo illusorio, ma anche egoistico e distruttivo. Per raggiungere la perfezione è necessario abbandonare il modo infantile di intenderla.
Miei carissimi amici, questa lezione è molto importante per tutti
voi. Essa può aiutarvi non solo a chiarire eventuali confusioni,
dovute ad apparenti contraddizioni contenute nelle diverse
filosofie della vita, ma soprattutto a trovare una chiave essenziale
per il vostro sviluppo. Vi sarà molto più facile lasciarvi andare,
una volta che avrete imparato ad aver fiducia nel vostro vero sé,
e che avrete compreso che esso è parte integrante di un universo
fondamentalmente benigno. Aver fiducia nel vostro nucleo
divino vi permetterà di raggiungere il giusto equilibrio: da una
parte non attribuirete un'eccessiva importanza alle facoltà dell'io, e dall'altra non le trascurerete, nell'illusorio tentativo di trascenderle prima che siano completamente sviluppate.


14
COS'È IL MALE? 
Molte religioni occidentali hanno un approccio dualistico verso
il problema del male: esse sostengono che il male ed il bene sono
due forze distìnte, fra le quali l'uomo è obbligato a fare la sua
scelta. Questo approccio riconosce che il male rappresenta un
pericolo, in quanto nega la vita ed è causa di conflitti e di
sofferenze. Dall'altro lato, ci sono filosofie che affermano che il
male non esiste affatto, che è un'illusione. Entrambe queste
opposte dottrine contengono grandi verità, ma l'esclusività con
cui le affermano, fa sì che alla fine esse siano inservibili. Di fatto,
negare l'esistenza del male è altrettanto sbagliato che affermare
che esso sia una forza autonoma, distinta dal bene. La verità va
ricercata fra questi due estremi.

IL MALE COME INSENSIBILITÀ
Il male può essere considerato il risultato dell'insensibilità. Cosa
intendiamo dire con questo? Il collegamento fra male ed insensibilità diventa più chiaro se si esaminano i meccanismi di difesa che operano nella psiche umana. Quando un bambino si sente
rifiutato, ferito, quando i suoi bisogni non vengono soddisfatti,
in genere si difende cercando di non sentire le sue emozioni, di
ridurre la sua sensibilità. Questa forma di protezione si rivela
spesso utile ed efficace.
 Inoltre, quando l'ambiente in cui vive è confuso ed invia messaggi contraddittori, anche il bambino si sente confuso e reagisce con emozioni contraddittorie. Egli non può tollerare una situazione del genere ed anche in questo caso reagisce cercando di non sentire, in quanto questo è per lui l'unico modo per
difendersi dagli impulsi e dalle emozioni contraddittorie che
non riesce a comprendere. Questa difesa è realistica e raggiunge
il suo scopo nel caso del bambino, ma diventa irrazionale e
distruttiva quando viene mantenuta anche molto dopo che le
circostanze dolorose sono terminate. Quando l'individuo rimane insensibile anche in età adulta, quando ormai non è più un bambino impotente, crea le basi per la nascita del male.
Essere insensibili verso il proprio dolore significa necessariamente esserlo anche nei confronti di quello degli altri. Se si analizzano da vicino le proprie reazioni abituali, si può osservare
che spesso la prima reazione verso il dolore altrui è di spontanea
comprensione, di empatia, di partecipazione. Vi è, però, una
seconda reazione, che ostacola il libero flusso di queste emozioni. Qualcosa scatta dentro e sembra dire no ad esse, il che indica che l'individuo si è difeso, rendendosi insensibile. In quel
momento egli si ritrova apparentemente al sicuro, ma separato.
Successivamente, il senso di separatezza può essere compensato
da uno sproporzionato sentimentalismo, dalla tendenza a drammatizzare e a mostrarsi esageratamente coinvolti. Ma queste reazioni non sono genuine, sono solo dei modi per coprire la
sottostante insensibilità.
È possibile distinguere tre livelli di insensibilità. Il primo, è
quello dell'insensibilità verso se stessi, come meccanismo protettivo. Il secondo è quello dell'insensibilità verso gli altri. In questo stadio, un atteggiamento di passiva indifferenza fa sì che la
persona possa vedere qualcuno soffrire senza provare alcun
senso di disagio. La maggior parte del dolore del mondo viene
causato da questa condizione dell'anima. Proprio perché è più
sottile dell'aperta crudeltà, alla lunga è più dannosa. Un atto
apertamente crudele produce immediatamente degli effetti, e
può, perciò, essere più facilmente corretto. L'indifferenza passiva, generata dall'insensibilità, invece, può passare inosservata per molto tempo, perché può essere più facilmente mascherata. Essa permette all'individuo di seguire i suoi impulsi più egoistici, mantenendoli segreti. L'indifferenza potrebbe essere
considerata un male minore, se paragonata alla crudeltà, ma è
altrettanto dannosa se protratta nel tempo.

CRUDELTÀ
Il terzo stadio dell'insensibilità è la crudeltà agita attivamente.
Questa può essere generata dalla paura degli altri, dall'incapacità di esprimere in modo sano una rabbia troppo a lungo accumulata, o può essere una sottile estensione del meccanismo
di difesa precedentemente descritto. Questo potrebbe a prima
vista apparire incomprensibile, ma non lo è se si analizzano certe
reazioni emotive che governano i rapporti con gli altri. A volte
ci si può scoprire a formulare quasi coscientemente un ragionamento del genere: "Verso questa persona provo emozioni di calore e di simpatia, che però mi fanno sentire in imbarazzo.
Non voglio che esse traspaiano, perciò non mi comporterò come
mi verrebbe spontaneo, ma nel modo opposto." Un attimo dopo
questo ragionamento è dimenticato, e tutto ciò che rimane è
uno strano, ma impellente impulso ad essere sottilmente crudeli.
In tutti questi esempi, è possibile osservare come il male, la
distruttività, il dolore, siano sempre il risultato della negazione
del vero sé, del sostituire le reazioni spontanee di questo, con
delle reazioni secondarie, per lo più dettate dalla paura. Il
confine fra l'insensibilità passiva e la crudeltà agita è spesso
molto sottile e precario, ed il più delle volte dipende dalle
circostanze esterne. Comprendere questi processi permette di
affrontare meglio la crudeltà che genera tanto dolore e tanta
confusione nel mondo.
La crudeltà agita rende l'individuo ancora più insensibile di
quanto non avvenga nel caso dell'indifferenza passiva; essa non
solo gli impedisce di esprimere le sue emozioni positive e
spontanee, ma anche di sentire la paura ed i sensi di colpa.
Infliggere dolore agli altri diminuisce la propria capacità di
sentire. Questo è perciò il metodo più potente che l'uomo ha a
disposizione per rendersi insensibile.
Dovete sempre distinguere tra le azioni e le tendenze emotive,
fra l'agire ed il sentire. L'indifferenza e l'insensibilità possono non
essere attivamente agite; è possibile sentirsi indifferenti, ma non
agire con indifferenza. Vi può capitare di fare tutto ciò che è in
vostro potere per aiutare un'altra persona, talvolta forse anche
esagerando, proprio perché non desiderate, a livello conscio,
essere indifferenti. Il desiderio di ferire gli altri può esistere
semplicemente come emozione, senza mai essere agito. Se vi
sentite in colpa, ciò significa che non comprendete la differenza
fra il sentire degli impulsi crudeli e l'agirli. Mettete sullo stesso
piano questi due aspetti, e perciò negate l'intero conflitto e lo
spingete nell'inconscio, dove non può essere più risolto. Ammettere, riconoscere, affrontare un'emozione, per quanto indesiderabile possa apparire, non può mai ferire se stessi o gli altri,
ed, anzi, è il primo passo verso il dissolverla. Confondere l'impulso con l'azione, e quindi negare entrambi, danneggia enormemente se stessi, e perciò gli altri, e non serve certamente a
risolvere il conflitto.
A questo punto, dovrebbe essere chiaro che l'insensibilità,
portata al suo estremo, diventa crudeltà. La differenza tra di esse
è solo di grado. È della massima importanza che voi comprendiate questo, miei cari. Anche coloro che più soffrono per il fatto che al mondo esiste tanta crudeltà, hanno reso se stessi in una
certa misura insensibili, e non possono, perciò, non sentirsi in
colpa. Esiste sempre una correlazione tra l'atteggiamento che si
adotta verso il male nel mondo e la propria insensibilità. Alcuni
reagiscono al male sentendosene oppressi, altri con il
sentimentalismo, altri ancora con la durezza e l'indifferenza.
Ognuna di queste reazioni deve essere messa in relazione con
l'insensibilità che certamente è stata istituita nella psiche.

ATTACCAMENTO DELLA FORZA VITALE ALLE SITUAZIONI NEGATIVE
Spesso viene domandato perché la distruttività, le malattie, la
guerra e la crudeltà esistono. Le risposte che in genere si danno
a tale domanda sono per lo più insoddisfacenti. Ritengo perciò
che sia opportuno tentare di dare una risposta più completa. Ho
detto spesso che tutti i concetti erronei generano conflitto, e ciò
è perfettamente vero. Ma esiste un ulteriore elemento, senza il
quale i malintesi non potrebbero avere nessuna influenza. È
questo: la negatività allo stato puro non avrebbe molto potere se non
si legasse alprincipio vitale positivo. È questo che rende le manifestazioni distruttive particolarmente gravi e violente sul vostro piano terreno. In altre parole, il male è il prodotto della combinazione delle forze positive e di quelle distruttive. La distruttività è perciò una distorsione della verità e dei poteri universali
costruttivi, energizzata dal principio vitale creativo. Se quest'ultimo non fosse inconsciamente adoperato a tal fine, il male e la distruttività non avrebbero mai vita lunga.
Il miglior modo per evitare che queste parole rimangono
un'astratta teoria, è di osservare voi stessi dal punto di vista che
sto illustrando. Seguendo questo sentiero si entra in contatto
con le proprie ferite ed i propri dolori infantili. Proseguendo nel
lavoro si comincia a comprendere, anche se all'inizio solo in
modo superficiale, che nel momento in cui ci si sente feriti si
mette in moto uno specifico processo. Il principio erotico, o del
piacere, viene messo al servizio del dolore. Le emozioni a questo
collegate vengono associate al piacere. È questo legame che crea
tutte le difficoltà che si incontrano nella vita. 
La moltitudine delle anime che abitano questa Terra, presa nel
suo insieme, crea la situazione di conflitto in cui versa l'umanità.
Quando ci si rende conto di quanto enorme sia il numero di
individui che, indipendentemente dal loro comportamento
esterno, sono in grado di provare piacere solo in associazione
con la crudeltà, si può finalmente comprendere il vero motivo
per cui su questo pianeta esiste la guerra. Ciò non dovrebbe farvi
sentire in colpa. Dovrebbe piuttosto illuminarvi e liberarvi,
permettendovi di trasformare i vostri processi interiori. La
condizione che stiamo esaminando viene creata dal modo sbagliato in cui reagite al dolore. La crudeltà non associata al piacere non potrebbe mai avere un vero potere. Il non essere
coscienti di questa combinazione di crudeltà e piacere, non
diminuisce il dirompente effetto che essa ha sul clima emotivo
in cui l'umanità vive.

LA PERSISTENZA DEL MALE: COMBINAZIONE DI PIACERE E CRUDELTÀ 
Nella crudeltà è sempre presente un elemento di piacere. Spesso
i sensi di colpa e la vergogna generati da ciò sono così forti, che
tutto il mondo della fantasia viene negato e represso. È indispensabile che le fantasie tornino ad essere coscienti, perché solo in tal modo i sensi di colpa e la vergogna possono essere superati.
Nella misura in cui la consapevolezza e la comprensione aumentano, il principio del piacere può legarsi sempre più ad
eventi di carattere positivo.
Il piacere può combinarsi alla crudeltà sia in modo attivo che in
modo passivo. Vale a dire, si può provare piacere sia quando la
crudeltà viene subita che quando la si infligge, o in entrambi i
casi. Quando il principio del piacere è troppo fortemente
collegato alla crudeltà, l'individuo è incapace di abbandonarsi
all'amore, e di fatto, di provare tale sentimento. In queste
condizioni l'amore non è quell'esperienza appagante e piacevole che potrebbe essere. Il conflitto fra lo struggente desiderio di amare, ed il rifiuto (inconscio) di abbandonarsi a tale esperienza
per il fatto che il piacere è collegato alla crudeltà, è spesso causa
di profonda disperazione. Questa può essere superata solo
quando tale conflitto viene reso cosciente e compreso.
In alcuni casi il legame fra piacere e crudeltà è meno ovvio. Ciò
avviene quando il bambino non subisce atti di aperta crudeltà,
ma vive piuttosto una situazione di vago rifiuto e di scarsa
attenzione. In tal caso il principio del piacere si lega alla mancanza di accettazione, cosicché, nonostante il desiderio cosciente sia quello di essere accettato, la corrente del piacere viene attivata
solo in situazioni di rifiuto. Naturalmente, il grado e la misura
variano di molto. Talvolta, per esempio, il bambino viene contemporaneamente sia accettato che rifiutato. In tal caso, il principio del piacere diventa anch'esso ambivalente, e questo
genera conflitto nei successivi rapporti affettivi.
Quando il piacere è fortemente collegato alla crudeltà, i rapporti possono essere vissuti in modo tanto minaccioso, da essere del tutto evitati; o possono generare una tale paura da divenire fonte
di grande confusione. Anche quando non sono del tutto evitati,
non sono mai fluidi a causa della vergogna causata dal desiderio
di infliggere o di subire dolore.
Miei cari amici, è di estrema importanza che voi capiate questo
principio. Esso si può applicare sia all'intero genere umano che
al singolo individuo. Di solito, non viene compreso correttamente perché la psicologia non si è ancora sufficientemente occupata di spiritualità. Sono stati fatti timidi tentativi, per studiare
questo principio, ma le profonde implicazioni che esso possiede
per il futuro dell'umanità non sono ancora state comprese. Il
mondo è ormai pronto per questa comprensione. 
Perché continui ad esserci progresso, è necessario che ogni
individuo, attraverso il processo dell'auto-confronto e dell'auto-realizzazione, cambi gradualmente l'orientamento del suo principio del piacere. In questo modo, un numero sempre maggiore
di persone risponderà ad eventi, situazioni e condizioni positive.
Tutti voi sapete che tali cambiamenti interiori non possono
essere determinati direttamente dalla volontà. L'espressione
diretta della volontà esteriore può e deve andare nella direzione
di superare le resistenze a seguire il vostro sentiero. Imparando
ad usare la vostra volontà e le facoltà del vostro io in modo
costruttivo, il cambiamento interiore avviene quasi come un
effetto collaterale dei vostri sforzi.
Gradualmente, attraverso questo processo di crescita, le correnti emotive vengono riorientate. L'espressione del movimento cosmico all'interno della psiche risponde sempre più a circostanze e a situazioni di carattere positivo. La tendenza a trarre piacere da situazioni negative diminuisce. Il disperante intreccio fra piacere e negatività, che oggi caratterizza la vostra vita, viene finalmente sciolto.
Amici miei, impegnatevi a scoprire il modo specifico in cui
questo intreccio si manifesta dentro di voi. Se scoprirete come
esso influenza le correnti della vostra anima, comprenderete
anche i vostri problemi esteriori. La vostra comprensione sarà
completa solo quando troverete il coraggio di affrontare questo
legame fra distruttività e piacere. Quando sarete in grado di
formulare chiaramente e sinteticamente come sono combinate
tra loro le forze positive e quelle negative, vedrete chiaramente
le vere cause della vostra mancanza di appagamento. Vedrete
perché vi nascondete a voi stessi e alla vita; perché fuggite dalle
vostre emozioni; perché vi reprimete e vi difendete da quanto vi
è di più spontaneo e creativo in voi.
Cercate di identificare i due fattori di cui vi ho parlato:
innanzitutto, cercate di scoprire in che modo vi siete resi insensibili. Trovate le aree in cui reprimete il dolore che vi portate dentro; cercate di essere consapevoli del modo in cui interagite
con gli altri; notate la vostra tendenza a sovrapporre ad uno
spontaneo e sincero moto di simpatia, un costruito atteggiamento di freddezza e di distanza.
Inoltre, esplorate la vostra tendenza a derivare piacere da situazioni negative. In che misura questo avviene, anche se solo nelle vostre fantasie, e in che modo vi impedisce di esprimervi liberamente, di sentirvi uniti agli altri e di realizzarvi?
DOMANDA: Vorrei capire unpo' più concretamente questo intreccio tra
amore e crudeltà. Per esempio, nel caso di un bambino che si senta
rifiutato dalla madre, questo intreccio può significare che il piacere si
associa a dei sentimenti sadici verso la madre?
RISPOSTA: Sì, può avvenire esattamente questo. O può anche
succedere che il piacere venga associato all'essere rifiutato, o
anche solo al timore di esserlo.
DOMANDA: Ma da bambini non si prova certo piacere quando si viene
rifiutati!
RISPOSTA: Naturalmente no! Ma il bambino usa il piacere per
rendere la situazione negativa, la sofferenza, più sopportabile.
Ciò accade inconsciamente, involontariamente ed in modo
automatico. Inavvertitamente, per così dire, il piacere si lega alla
situazione negativa. L'unico modo per rendersene conto è di
analizzare il mondo delle proprie fantasie. È lì che piacere e
dolore si legano fra di loro, è lì che si stabiliscono dei riflessi
automatici che fanno in modo che il piacere inerente alla
corrente vitale venga associato agli eventi dolorosi.
DOMANDA: Il bambino desidera riprodurre il rifiuto ?
RISPOSTA: Non in modo consapevole, naturalmente. Nessuno
vuole in realtà essere rifiutato. Il punto è che anche se si desidera
coscientemente di essere amati ed accettati, inconsciamente
non si è aperti ad una situazione di completa accettazione. In
questi casi il piacere viene indirizzato in un canale negativo e può
essere riorientato solo grazie alla consapevolezza ed alla comprensione. Il risultato di questo conflitto è che il principio del piacere funziona proprio nel modo in cui l'individuo meno
vorrebbe. Non si può dire che egli desideri coscientemente di
essere rifiutato, ma è certamente vero che nella sua infanzia egli
collegò il piacere al rifiuto, per rendere più tollerabile una
situazione altrimenti insopportabile. È chiaro?
DOMANDA: Non capisco proprio come si possa provare piacere quando
si è rifiutati, se non sotto forma di vendetta. Questo posso capirlo.
RISPOSTA: Forse può esserti di aiuto considerare il fatto, molto
frequente, che quando una persona si sente troppo sicura di
essere accettata ed amata da qualcuno, perde ogni interesse nel
rapporto. Ciò viene, in genere, razionalizzato affermando che è
l'inevitabile conseguenza dell'abitudine. La verità è che questo
fenomeno non avverrebbe, se non fossero presenti i fattori di cui
abbiamo discusso in questa lezione. È facile osservare che in
molti casi la scintilla, l'interesse, la corrente dinamica esistono
soltanto dove c'è una situazione precaria ed infelice. Talvolta le
situazioni negative non si verificano nella realtà, ma solo nella
fantasia dell'individuo. Queste fantasie sono, ad un esame più
attento, in un modo o nell'altro, legate alla sofferenza, all'umiliazione o all'ostilità. Allora si parla di masochismo o di sadismo.
Non c'è dubbio, miei cari, che ognuno di voi che veramente lo
desideri, scoprirà sempre più quella bellezza, quella pace e
quella sicurezza interiore, che si possono trovare solo nel realizzare se stessi. Sempre più spesso potrete vivere nell'eterno presente del vostro vero sé, nel quale potrete trovare le risposte
a tutte le vostre domande. Se nelle vostre meditazioni ricorderete questo semplice fatto, esse diventeranno molto più fruttuose.


15
IL CONFLITTO FRA IL PIACERE POSITIVO E QUELLO NEGATIVO 
Per meglio comprendere questa lezione, è necessario innanzitutto
chiarire il significato e l'origine del dolore. Il dolore è la
conseguenza del conflitto. Esso nasce quando nella personalità
coesistono delle forze contrastanti. Le forze universali creative
vanno sempre nella direzione della luce, della vita, della crescita,
dell'unità, del piacere e dell'amore. Ogni qual volta questo
movimento viene ostacolato da qualche forza contraria, nasce
conflitto. E la tensione che ne consegue genera dolore.

LA VITA E L'ANTI-VITA
Questo principio vale a tutti i livelli. È facile individuarlo a livello
fisico. Anche i sistemi fisici, come tutti gli altri, tendono verso
l'armonia e l'unità. Quando qualche forza assume una direzione
diversa da questa, la tensione risultante genera dolore.
Quando vi è una situazione di conflitto, la personalità in genere
si identifica con le forze che tendono alla salute, che quindi,
rimangono coscienti, mentre nega quelle che tendono verso la
malattia, che vengono sospinte fuori della coscienza. In questo
modo, il conflitto stesso diventa inconscio, e la lotta per il
benessere diventa più violenta e disperata. È questa l'origine del
dolore. Se la personalità fosse cosciente di desiderare sia la salute
che la malattia, la lotta cesserebbe immediatamente, perché alla
luce della coscienza il secondo desiderio si dissolverebbe subito.
La mancanza di consapevolezza impedisce di riconoscere il
rapporto fra causa ed effetto. La causa è il desiderio negativo,
l'effetto è lo squilibrio del sistema.
Ma se tutto questo processo viene reso cosciente e le conseguenze inevitabili, anche se solo temporanee, del desiderio negativo vengono accettate, ci si può lasciar andare al dolore, che ben
presto si dissolve. Questo modo positivo di accettare il dolore
non contiene elementi distruttivi, masochistici ed autopunitivi,
che sarebbero essi stessi espressione del desiderio negativo, e
non modi per superarlo. Il dolore cessa solo quando la realtà
viene accettata completamente per ciò che è. Lo stesso principio,
per esempio, è alla base del parto indolore. È il principio della
non-resistenza, a cui Cristo faceva riferimento quando diceva
che "il male non va contrastato."
Quanto detto per il piano fisico, vale anche per i piani emotivo
e mentale. Quando il conflitto viene pienamente accettato come
un'inevitabile, temporanea manifestazione di qualche tendenza
negativa, sia il dolore emotivo, che quello mentale, cessano.
Questo non avviene fin quando il desiderio negativo permane a
livello inconscio, perché, come abbiamo visto, è proprio esso che
crea il conflitto ed il dolore. Né può avvenire rinunciando al
principio positivo, perché a questo, in realtà, non è mai possibile
rinunciare completamente, in quanto è parte integrante della
vita. L'unica strada veramente percorribile è quella di comprendere e di accettare fino in fondo la situazione di conflitto in cui ci si trova.
Sul piano spirituale, amici miei, le cose stanno in modo diverso.
Infatti, quello spirituale è il piano delle cause, mentre gli altri
sono i piani degli effetti. È sul piano spirituale che il principio
positivo ha origine, ed esso, perciò, non contiene, né potrebbe
contenere, alcun elemento negativo. La negatività esiste solo ove
vi sono delle forze che si contrappongono alla corrente vitale
originaria. Sul piano spirituale esiste solo totale unità; su di esso,
perciò, è impensabile che possano esservi conflitti.
È importante comprendere che la negatività può essere perseguita solo da una parte della personalità, mai dalla sua totalità.
Un' altra parte della psiche continua necessariamente a protestare violentemente contro i desideri negativi. Il dolore e la sofferenza sono proprio la conseguenza del fatto che la personalità è
dilaniata dalle tendenze opposte della vita e dell'anti-vita. Queste tendenze possono anche essere chiamate amore ed odio, o positività e negatività. Gli strati esterni della personalità continuano a soffrire fin quando non viene raggiunta l'unità, che può essere trovata solo sul piano su cui risiede il principio creativo
cosmico.

IL DESIDERIO DI NEGATIVITÀ
Come abbiamo visto, è estremamente importante essere consapevoli dei propri desideri negativi. Naturalmente, esistono molti livelli di consapevolezza. È possibile essere coscienti di questi
desideri solo vagamente e solo in rare occasioni, così come è
possibile esserne acutamente consapevoli in una particolare
circostanza, e poi perdere tale consapevolezza con il tempo.
Quanto più siete coscienti dei vostri desideri negativi, tanto più
siete padroni di voi stessi e della vostra vita, e tanto meno vi
sentite vittime deboli ed impotenti.
Quando un'entità deliberatamente decide di ignorare il suo
desiderio di negatività, genera un dolore infinitamente maggiore di quello che proverebbe se permettesse a se stessa di esserne cosciente. La mancanza di consapevolezza crea un clima interiore di vittimismo. L'incapacità di percepire il rapporto fra le cause e gli effetti è fonte di confusione, dubbi e senso di impotenza.
Nel momento in cui riconoscete che dentro di voi vi sono dei
desideri negativi, sapete almeno che siete voi stessi i responsabili
della vostra sofferenza. Ancor prima di aver compreso le cause
della loro esistenza, e di essere, dunque, in grado di rinunciare
ad essi, il solo fatto di sapere che voi stessi avete creato le
circostanze spiacevoli della vostra vita, vi rende persone più
libere.
Prendere coscienza della relazione di causa ed effetto fra
negatività e dolore è un passo di decisiva importanza. Infatti, è
possibile essere consapevoli di un certo desiderio negativo, ma
non vedere la relazione che esiste fra di esso e quelle circostanze
della vostra vita contro cui tanto strenuamente vi battete. E
questo è esattamente il vostro dolore. Combattete contro quello
che voi stessi avete prodotto e continuate a produrre, e contemporaneamente venite attratti dall'insopprimibile ed irresistibile forza che tende verso la luce, l'unità, l'amore, la bellezza ed il
piacere. Il non sapere che perseguite due obbiettivi inconciliabili contemporaneamente vi getta nella confusione e nel dolore.
Quando cominciate a riconoscere i vostri desideri negativi,
acquistate nuova forza e nuova speranza. Cominciate a comprendere, anche se all'inizio solo teoricamente, come potrebbe essere la vostra vita se rinunciaste alla vostra distruttività.
Raggiungere questa nuova consapevolezza richiede tutto il vostro impegno. Per i più è molto difficile anche solo immaginare di nutrire dei desideri negativi. Meditate e cercate di scoprire
quello che veramente c'è in voi. Questa ricerca non può avere
successo quando'ancora avete la tendenza a negare il dolore e
l'insoddisfazione, quando non siete disposti a sentire che nella
vostra vita vi mancano tante cose. Se rifiutate di riconoscere
quello che veramente sentite, non potrete mai essere veramente
soddisfatti.
Perciò, domandate a voi stessi: "Sto vivendo la mia vita in modo
completo? C'è qualcosa che mi disturba più di quanto io non
ammetta a me stesso?" Queste sono le prime domande che
dovrebbero porsi coloro che tendono a negare che dalla vita non
stanno ricevendo tutto quello che potrebbero. Non tutti, naturalmente, ricadono in questa categoria. Vi sono anche quelli che annettono fin troppa importanza alle loro sofferenze. Per costoro il lavoro da fare è quello di assumersi la responsabilità del loro dolore, comprendendo che sono loro stessi a crearlo con i loro
desideri negativi.

LA TENDENZA ALL'AUTOPERPETUAZIONE
Quando si comincia ad essere più aperti e più in contatto con se
stessi, si vede con chiarezza che sia le attitudini positive che
quelle negative tendono ad autoperpetuarsi. Considerate le
aree della vostra vita in cui vi comportate in modo sano e
costruttivo. In queste aree tutto sembra andare per il verso
giusto, non dovete lavorare in modo particolarmente duro per
raggiungere quello che desiderate. Per pensare, sentire ed agire
in modo positivo non dovete fare nulla di speciale, non dovete
ricorrere a nessuna meditazione. In modo naturale, le vostre
emozioni ed i vostri pensieri positivi generano altri pensieri ed
altre emozioni dello stesso genere, e questi, a loro volta, creano
soddisfazione, sicurezza e pace. Il principio è esattamente lo
stesso per le situazioni negative. In questo caso, la tendenza ad
autoperpetuarsi delle forze negative può essere interrotta solo
da un processo messo deliberatamente in atto.
È anche importante comprendere che quanto appena detto vale
anche per la coscienza e per le sfere che essa crea. La sfera della
realtà ultima, quella in cui la coscienza può continuare ad
espandersi indefinitamente nella direzione del bene, della verità e del bello, è governata dal solo principio positivo.
Quando una parte della personalità desidera la negatività e
tende verso di essa, viene creato un nuovo mondo, o una nuova
sfera psichica, che, per così dire, si sovrappone a quella originaria. I malintesi e le immagini creano dei mondi negativi, le cui caratteristiche possono variare di molto, in funzione dell'intensità dei desideri distruttivi, di quelli positivi, e del livello di consapevolezza di entrambi. Potete, forse, meglio comprendere
quello che sto dicendo, se ripensate al vostro processo di crescita, e paragonate lo stato in cui vi trovavate quando perseguivate i vostri obbiettivi negativi del tutto inconsciamente, creando per
voi stessi situazioni dolorose, e lo stato in cui vi trovate adesso che
la vostra consapevolezza è di molto cresciuta. Facendo questo
paragone potete rendervi conto di come quello positivo e quello
negativo siano due diversi mondi, in cui prevalgono atmosfere
del tutto differenti.
Nel mondo fisico in cui vivete, si manifestano sia la positività che
la negatività, ed esso di fatto, è una combinazione di entrambe.
Ed entrambe esistono sia fuori che dentro di voi, al di là del
tempo e dello spazio. Dovete penetrare in questi mondi che si
trovano nella vostra psiche, e diventare acutamente consapevoli
di essi e del fatto che sono un prodotto dei vari livelli della vostra
coscienza. Li dovete attraversare, strato dopo strato. Nelle aree
in cui non esistono desideri negativi, il mondo della verità e della
luce si rivela a voi con molta chiarezza. In tali aree scoprite di
poter aprire senza paura il vostro cuore ad esperienze positive e
dinamiche, che vi trasportano verso la felicità, l'appagamento e
la pace, perché ciò non viene impedito dalla mente impaurita
dai suoi stessi desideri negativi.
Naturalmente, dovete penetrare anche nelle sfere negative, in
cui incontrate la paura, e perciò il rifiuto, del piacere e della
felicità. Dovete esplorare e comprendere queste sfere, in modo
da poterle infine trascendere trasformando voi stessi. Dovete
attraversarle ed accettarle, resistendo alla tentazione di aggirarle. Solo in questo modo potete convincervi del fatto che la loro realtà è temporanea, e che il mondo del bene è già totalmente
vostro, anche se non siete ancora in grado di rimanere stabilmente in esso.
Se vi sentite separati dagli altri, dai vostri simili, ciò significa che
vi trovate nel mondo della negatività, in cui si autoperpetua la
distruttività che voi stessi alimentate con i vostri desideri negativi. In questo mondo lottate contro voi stessi, e perciò, soffrite. Il tipo e l'intensità della lotta variano da persona a persona, e nella
stessa persona, da periodo a periodo a seconda della direzione
che i suoi desideri prendono.
Questa lotta interiore prima o poi si trasferisce all'esterno. È già
molto doloroso oscillare fra l'amare e l'odiare, fra il desiderare
il contatto con gli altri ed il respingerlo, ma il dolore diventa
infinitamente maggiore quando i vostri conflitti interagiscono
con quelli di un altro essere umano, impegnato nella vostra
stessa lotta.

PIACERE NEGATIVAMENTE ORIENTATO
Sia la positività che la negatività, sono direttamente collegate al
principio del piacere. Come abbiamo visto, è proprio a causa di
tale collegamento che è così difficile rinunciare alla propria
distruttività. Il fatto che il principio del piacere possa assumere
un orientamento sia positivo, che negativo, rappresenta un
ulteriore elemento di dolorosa scissione interiore. Non siete i
soli ad essere vittime di questa frattura, perché essa esiste anche
in coloro con i quali vi sentite emotivamente coinvolti, e che non
sapete se amare o respingere. Se costoro non fossero afflitti dalla
stessa divisione interiore, non sarebbero negativamente influenzati dal vostro conflitto. Il fatto di essere in armonia con la corrente vitale universale e di avere una coscienza integra li
proteggerebbe dalla vostra negatività. In genere, un individuo
che abbia raggiunto un tale livello di sviluppo, non stabilisce una
relazione con una persona molto più immatura, ancora divisa
interiormente, ma anche se questo dovesse avvenire, quest'ultima continuerebbe comunque a soffrire a causa dei suoi conflitti.
È facile, allora, immaginare quanto maggiore diventi la sua
sofferenza nel caso incontri un individuo altrettanto immaturo,
con i cui conflitti i suoi si intrecciano. Cerchiamo di esaminare
i malintesi che possono sorgere ed il dolore che può essere
creato in una situazione del genere.
Consideriamo due persone, A e B. A temporaneamente esprime
l'impulso positivo verso l'unione e va verso B. B ne ha paura e
perciò respinge A. A si convince che seguire il movimento
spontaneo della corrente vitale è pericoloso e penoso, si chiude
e diventa negativo e distruttivo. Dal momento che questo è
molto doloroso, il principio del piacere si attacca alla situazione
per renderla più tollerabile, ed A comincia quasi ad essere
contento di essere stato rifiutato. Nel frattempo, il dolore dell'isolamento diventa intollerabile per B, che si decide a fare un movimento verso A, che però non è più disponibile. E così il
rapporto fra A e B va avanti, talvolta in aperto contrasto, tal altra
in effimera sintonia. Qualche volta il movimento positivo di A si
scontra con quello negativo di B; qualche altra avviene il contrario; qualche altra volta ancora i due movimenti sono entrambi contemporaneamente negativi, così come può succedere che
siano entrambi contemporaneamente positivi. Ma anche in
quest'ultimo caso, dal momento che il principio negativo è
ancora attivo in entrambi, sia A che B sono così impauriti, così
incerti, così difesi, che ben presto il rapporto diventa nuovamente conflittuale. È, dunque, chiaro che un rapporto non può essere sano fin quando ambedue gli individui non riconoscono,
comprendono ed eliminano la loro negatività.
Questa non sarebbe così difficile da superare, se il principio del piacere
non si legasse così strettamente ad essa. Vi trovate nella posizione di
non voler rinunciare al precario piacere che derivate dall'indulgere in emozioni ed attitudini distruttive. Anche quando agite in modo costruttivo, il piacere negativo può sottilmente ed insidiosamente insinuarsi, spingendovi ad andare nella direzione della negatività.
Prendiamo in considerazione il seguente esempio. Supponiamo
che grazie ai progressi fatti sul vostro sentiero, vi sentiate più forti
e sicuri. Mentre prima vi sentivate in colpa ed in dubbio quando
vi erano degli attriti con un'altra persona, adesso scoprite in voi
una calma, una tranquillità, una resilienza che vi erano precedentemente sconosciute. Nel vecchio modo di rapportarvi agli altri, oscillavate forse fra due opposte tendenze, quella di sottomettervi per placare i vostri sensi di colpa e quella di essere ostilmente aggressivi per neutralizzare la sensazione di essere
troppo deboli ed indecisi. Qualunque la vostra reazione fosse,
era comunque di tipo distruttivo, e voi eravate controllati dal
principio del piacere negativo. In modo più o meno cosciente,
traevate piacere da quel tipo di interazione. Adesso, grazie ai
progressi fatti, invece di tormentarvi dubitando di voi stessi,
cercate di comprendere il motivo per cui l'altro si comporta in
un certo modo. Il solo fare questo vi rende più forti, liberi ed
oggettivi rispetto a voi stessi ed alla situazione. In altre parole,
riuscite a mettere in moto un processo positivo che si
autoperpetua.
Può succedere, però, che se non avete ancora del tutto dissolto
in voi stessi il principio del piacere negativo, questo distorca la
vostra comprensione della distruttività dell'altra persona. Quasi
inavvertitamente, vi soffermate sempre più sui suoi difetti e sulla
sua cecità, e cominciate a provar piacere nel giudicarla negativamente. Non riuscite a distinguere subito fra i due tipi di piacere.
Il primo derivava dall'osservare l'altro con obbiettività e distacco,
e vi rendeva liberi; il secondo deriva dal cogliere l'altro in fallo,
e vi acceca. Cominciate a provare piacere per ciò che all'inizio si
limitava ad essere una semplice constatazione, e così il vecchio
principio del piacere negativo riappare in una nuova forma. In
questo modo perdete la libertà e l'equilibrio che avevate faticosamente conquistato. Questo esempio vi mostra quanto sia importante estirpare del tutto le radici della distruttività, per
evitare che essa riappaia subdolamente a vostra insaputa.


16 
POSITIVITA' E NEGATIVITA': UNA SOLA CORRENTE ENERGETICA 
Se procedete con onestà e con coraggio sul vostro sentiero,
giungete prima o poi, al punto in cui non potete più evitare di
affrontare la vostra distruttività. Non mi riferisco alle semplici
emozioni negative o ai momentanei impulsi ostili, che sono già
familiari a tutti voi, ma ad una prolungata e pervasiva attitudine
distruttiva, precedentemente sempre tenuta nascosta, ma non
per questo meno reale. Sviluppate la capacità di essere coscienti
dei vostri pensieri, delle vostre emozioni e delle vostre azioni
distruttive, cosa che prima non vi era possibile, perché della
vostra distruttività avevate una conoscenza ancora troppo teorica ed intellettuale.
A tal punto, la negatività diventa per voi un problema non più
eludibile. Siete coscienti che essa esiste dentro di voi e vi rendete
conto di tutti i danni che provoca nella vostra vita, pur tuttavia,
non riuscite a superarla ed a liberarvene.

LA NATURA DELLA DISTRUTTIVITÀ
Non è certamente cosa facile riconoscere questa vostra difficoltà
a superare la negatività. Posso, comunque, dirvi che già il solo
esserne consapevoli può essere considerato un buon successo.
Per affrontare la fase successiva, per imparare, cioè, a rinunciare
ad essa, è indispensabile che ne comprendiate meglio la natura.
Il dualismo, che è il problema fondamentale dell'essere umano,
è molto collegato all'incapacità di comprendere la propria
distruttività. Gli uomini sono portati a pensare a questa come ad
una forza che si contrappone alla costruttività. Anche coloro tra
voi che teoricamente sanno assai bene che questa
contrapposizione non è reale, quando si trovano a confronto
con la loro negatività, tendono a pensare: "Ecco, ancora una
volta provo delle emozioni negative. Quanto meglio sarebbe se
dentro di me ci fossero solo buoni sentimenti!". Oppure credono che se superassero la loro negatività, cambierebbero completamente, quasi che le emozioni positive e piacevoli fossero fatte
di una sostanza del tutto diversa da quelle negative. Parlare di
forze negative e positive è molto fuorviante ed è espressione del
modo dualistico di considerare la vita.
In realtà c'è una sola energia. È importante che lo capiate, amici
miei, specialmente quando lavorate con la distruttività e la
negatività. C'è un'unica forza vitale che infonde energia ad ogni
manifestazione della vita. La stessa forza vitale può fluire in
modo costruttivo, positivo e affermativo, o può trasformarsi in
una corrente distruttiva e negativa. Per permettervi di comprendere questo processo in modo specifico e personale, ne parlerò dal punto di vista dell'individuo che si trova ad affrontare questo
problema. Non esaminerò qui i principi spirituali generali, ma
farò cenno ad essi soltanto quando sarà indispensabile alla
corretta comprensione dell'argomento.
Innanzitutto, voglio ribadire che la forza vitale così com'è,
quando non viene distorta, è essenzialmente costruttiva, positiva
e affermativa. Perciò è fonte di piacere per ogni coscienza
attraverso cui si manifesta. Quanto maggiore è il grado di
sviluppo della coscienza, tanto più completo è il piacere che può
raggiungere quando la forza vitale si esprime attraverso di essa.
Ogni organismo vivente - un bimbo appena nato, una pianta,
una cellula - possiede un'innata tendenza a realizzare le sue
potenzialità. Quando si interferisce con la corrente naturale,
questa non può fluire liberamente e non può manifestare le sue
qualità essenziali. Questa interferenza può essere causata sia da
fattori dell'ambiente esterno, che del mondo interiore. Quando
un bambino in tenera età incontra situazioni che gli impediscono di manifestare naturalmente la sua forza vitale, la gravità del danno che subisce dipende da quanto è interiormente integro
e libero. Se ci sono dentro di lui blocchi interni latenti, derivanti
da conflitti irrisolti in esistenze precedenti, anche un trauma di
lieve entità è sufficiente a distorcere la sua corrente vitale. In
assenza di tali blocchi, le situazioni esterne negative danno
origine solo ad un disturbo temporaneo nel flusso della forza
vitale. I problemi duraturi sono sempre il risultato di un blocco
energetico persistente, che può essere superato solo quando il
rapporto tra le condizioni esterne e quelle interne viene pienamente compreso. Per un bambino, a causa dell'immaturità del suo io, è impossibile affrontare adeguatamente delle condizioni
ambientali difficili. Il blocco della sua energia vitale, tuttavia, è
sempre il risultato dell'interazione fra condizioni interiori ed
esteriori: queste ultime sono solo dei fattori scatenanti che
favoriscono la manifestazione delle prime.
È proprio quando le condizioni negative esteriori attivano quelle interiori che la forza vitale positiva si trasforma in forza distruttiva negatrice della vita. L'amore si trasforma in paura ed
in ostilità, la fiducia in sfiducia, e così via. Alla fine la negatività
cresce al punto da divenire intollerabile, e l'individuo si ritrova
a dover scacciare dalla coscienza tutte le emozioni ad essa
collegate.
È molto importante che le persone che seguono un sentiero di
autoconoscenza, capiscano in modo chiaro che un'emozione
negativa non può essere sostituita da una positiva, ma deve essere
riportata al suo stato originario. È compito di ognuno trovare il
modo di riconvertire le correnti energetiche negative. Ogni
manifestazione vitale dolorosa non è altro che la ripetizione di
un evento originario, in cui la forza positiva del piacere fu
bloccata e si trasformò nel suo opposto.

IL PIACERE DELLA NEGATIVITÀ
Ora, non sarebbe vero affermare che nello stato di negatività il
piacere sia totalmente assente. Quando scoprite che vi risulta
impossibile superare un certo atteggiamento negativo, è di
estrema importanza che sentiate profondamente dentro di voi
in che modo esso vi dà piacere, indipendentemente dal fatto che
possa anche procurarvi dolore ad un livello più superficiale di
coscienza. Naturalmente, la difficoltà a liberarvi della distruttività
è dovuta anche ad altri fattori, dei quali ci siamo già occupati più
volte in passato, come per esempio, il desiderio di punire o l'uso
della corrente a forzare che dice: "Se mi mostro sufficientemente infelice, gli altri mi daranno ciò che voglio". Ma questi motivi non rappresentano la difficoltà maggiore nella lotta contro la
negatività. È necessario sentire in modo molto specifico che in
questa, paradossalmente, sono presenti contemporaneamente
sia il dolore che il piacere.
Ciò è facilmente comprensibile, se si considera questo processo
dal punto di vista che vi ho indicato. Il piacere non può essere del
tutto assente, anche se compare solo in forma distorta. Alla base
di ogni manifestazione, per quanto negativa e distruttiva possa
essere, vi è sempre la corrente vitale, che è essenzialmente
piacevole. Questo è proprio il motivo per cui trasformare la
negatività è così difficile. L'aspetto piacevole esiste sempre.
Potrete liberarvi da essa, solo quando comprenderete che questo non comporta necessariamente la rinuncia al piacere, ma solo all'espressione distorta della corrente vitale. Quando vi
renderete conto che gli aspetti dolorosi della manifestazione
negativa possono essere eliminati, e quelli piacevoli conservati,
vi sarà possibile trasformare la negatività. Quando capirete che
le nuove emozioni positive non emergono dal nulla, ma dalla
stessa corrente che prima si manifestava negativamente, quello
che sembrava difficile accadrà automaticamente.
Se mediterete su questi concetti, potrete realizzare quanto
piacere sia collegato alla negatività. Invece di sentirvi in colpa
per il piacere negativo e di reprimerlo, potrete permettervi di
lasciare che la corrente distruttiva si manifesti, si esprima e si
trasformi. Il collegamento tra piacere e distruttività è alla base
dei sensi di colpa che così comunemente gli uomini provano a
proposito del piacere, i quali, a loro volta, sono responsabili
della repressione di tante emozioni. Come ci si può aprire al
piacere se esso viene associato alla negatività, e ritenuto altrettanto erroneo? Il punto è che gli esseri umani non possono vivere senza piacere, perché vita e piacere sono la stessa cosa, e
perciò sono costretti a provarlo in segreto. Quando è collegata
al piacere, non si può rinunciare alla distruttività, perché ciò
appare come una rinuncia alla vita. Profondamente dentro di
voi, da una parte vi aggrappate sia al piacere che alla distruttività,
e dall'altra nutrite sensi di colpa e paura verso entrambi. Ad un
livello più superficiale di coscienza, procedete a rendere voi
stessi insensibili, e finite con il sentire poco o niente.
Non basta comprendere tutto questo in modo generico, dovete
considerare le situazioni specifiche della vostra vita. Quali condizioni esteriori generano lo stato di ansia in cui vivete? In genere, l'ansia non è il prodotto di eventi occasionali, ma di
situazioni che a causa del loro carattere prolungato e ripetitivo,
finiscono con l'apparirvi problemi irrisolvibili. Se nella vostra
vita ci sono circostanze che tendono a ripetersi, come abbiamo
visto, ciò significa che dentro di voi vi sono delle immagini. Sono
queste le vere cause delle vostre difficoltà, a cui dovete risalire e
che dovete dissolvere, il che non è possibile se non liberate
l'energia rimasta bloccata dentro di voi. Il primo passo in questo
processo di liberazione della vostra energia è quello di rendervi
conto di quanto piacere sia collegato alla vostra distruttività e di
come, per quanto strano possa apparire, vi è un livello in cui 
traete piacere dai vostri problemi.

ENERGIA SESSUALE BLOCCATA
Dal momento che il canale attraverso cui l'uomo può trarre il
massimo piacere dall'energia vitale, è la sessualità, ogni blocco
energetico comporta sempre anche un blocco di quest'ultima.
Ne consegue che i problemi esteriori devono in qualche modo
essere simbolici del modo in cui l'energia sessuale viene inizialmente repressa. Il dolore da questo provocato è all'origine della distruttività, nella quale rimangono nascosti aspetti del principio del piacere. Perciò, ogni situazione difficile rappresenta, negli strati più profondi della vostra psiche, una fissazione
sessuale che temete e da cui fuggite. Dal momento che non
l'affrontate e continuate a convivere con essa, i problemi esteriori diventano irrisolvibili e perdete sempre più di vista la loro vera causa, che va ricercata nei processi interiori distruttivi, segretamente alimentati dal principio del piacere.
Su questo sentiero, perciò, dovete andare dentro voi stessi, per
così dire, e permettervi di sentire fino in fondo il piacere della
distruttività. Allora, e solo allora, potete comprendere la vera
natura degli eventi dolorosi della vostra vita, anche quando
superficialmente sembrano non aver rapporto alcuno con la
vostra vita emotiva o sessuale. Vi ho spesso detto che nelle fantasie
sessuali si nascondono i segreti dei vostri conflitti, e che in esse potete
trovare la chiave della loro soluzione. Quando scoprirete il
collegamento fra problemi esteriori e repressione del piacere
sessuale, l'energia congelata tornerà nuovamente a fluire. Ciò vi
permetterà di dissolvere la negatività, e quindi, di risolvere i
vostri problemi esteriori. 
La vostra incapacità di sentire piacere è il risultato del fatto che
non vi amate e che siete in lotta con voi stessi, e che perciò, vi
allontanate da quel nucleo centrale, dove i vostri conflitti potrebbero essere rivissuti e gradualmente modificati.
In ogni problema deve esservi tale nucleo, in cui la corrente
originaria è bloccata e perciò distorta, e dove la dicotomia
piacere/dolore produce una fissazione inconscia del principio
del piacere alle situazioni negative. Il difendervi da questo fatto
perpetua la condizione interiore che è alla base di tutti i vostri
problemi esteriori. Questi non potranno essere risolti fin quando non rivolgerete la vostra attenzione a questo nucleo interiore. Ciò vale per tutti i problemi, anche per quelli che apparentemente non hanno niente a che vedere con la sessualità.
Tutto questo può sembrare molto teorico, se non si è ancora
raggiunta questa fase nel proprio lavoro su se stessi. Ma è una fase
che non si può evitare, in quanto non si possono risolvere i
propri problemi con la semplice forza della volontà, e se non si
raggiunge una profonda comprensione delle forze interiori che
governano il piacere e la distruttività. La volontà deve, naturalmente, essere presente, come ho detto in tante altre occasioni, ma deve essere usata solo allo scopo di liberare quei poteri che
fanno dello sviluppo un processo naturale, organico e armonioso. Solo in questo modo la distruttività può gradualmente scomparire. Non potete liberarvene con la sola volontà, come
fareste con un vecchio abito, così come non potete produrre con
la volontà delle emozioni positive. Il tutto è un processo interiore di crescita, nel qui e nell'ora.
DOMANDA: Perché la capacità di provare piacere è così importante per
il proprio sviluppo personale e spirituale?
RISPOSTA: È risaputo che quando si è ancora immersi in
conflitti e problemi di cui non si comprende la natura, si ha
paura del piacere. Proseguendo su questo sentiero, prima o poi
si scopre questa sorprendente realtà: il piacere fa più paura del
dolore. Chi non l'ha ancora scoperto per esperienza personale,
troverà questo fatto incredibile, in quanto è ovvio che a livello
cosciente tutti ricercano il piacere e fuggono dal dispiacere. Ma,
abbiamo visto che questa visione è piuttosto semplicistica, in
quanto a livello più profondo il dolore è sempre associato al
piacere. Per risolvere questa apparente contrapposizione è necessario divenire acutamente consapevoli dei principi che governano questi processi psichici.
Il piacere viene temuto per una ragione molto importante: la
personalità ancora immersa nella distruttività e nella negatività
teme di essere travolta ed annichilita dall'immenso piacere
derivante dalla corrente vitale universale, teme di non riuscire a
tollerarlo. In altre parole, nella misura in cui l'individuo ha
perduto la sua integrità ed in cui nella sua psiche esistono
distorsioni, elementi di disonestà, tendenza all'inganno, ecc., è
costretto a rifiutare il piacere vero, e l'unica cosa che gli rimane
è il piacere negativo. Quando voi, che siete su questo sentiero,
scoprite nel profondo di voi stessi di temere il piacere come una
minaccia, dovete chiedervi: "In che modo non sono onesto con
la vita e con me stesso? In che modo tendo a barare? In quali aree
tradisco la mia integrità?" Se risponderete a queste domande,
saprete precisamente dove, perché e in che misura rifiutate il
piacere. Quando avrete appurato che siete voi a temerlo e a respingerlo, e che non è la vita a privarcene, entrerete in possesso della chiave per uscire dalla paradossale situazione in
cui vi trovate. Quando scoprirete in che modo non siete onesti
e violate la vostra integrità, potrete aprire la porta che vi impedisce l'accesso alla trasformazione del piacere negativo in piacere positivo.


17
IL SUPERAMENTO DELLA NEGATIVITÀ 
Tutti gli esseri umani in una qualche misura sono coinvolti in un
processo di creazione negativa. Questo vale per tutti voi, altrimenti non vivreste su questo piano di coscienza, che è espressivo di un ben preciso livello di sviluppo. L'umanità ha già raggiunto
un certo grado di libertà interiore, tanto è vero che l'uomo può
creare anche in modo costruttivo, anche se ciò non avviene in
tutte le aree della sua psiche. Il compito degli uomini su questa
Terra è di superare la negatività e di liberarsi sempre di più dalle
limitazioni da essa create. Questo non è facile perché ogni
processo creativo esercita sull'uomo un grande fascino, ed egli
finisce con l'esserne irretito. In questa lezione vi darò alcuni
chiarimenti, che vi aiuteranno a liberarvi dal vostro
coinvolgimento nei processi creativi distorti.
È importante che andiate al di là di una comprensione meramente
teorica, e che vi rendiate conto in modo chiaro che siete voi a
creare negativamente, che l'infelicità di cui vi lamentate è
causata proprio da quelle attitudini negative da cui in segreto
traete piacere ed alle quali siete così attaccati. Ciò non significa
che intorno a voi il male non esista effettivamente. Il punto è che
esso non vi colpirebbe tanto, se non contribuiste voi stessi a
crearlo, anche se in modo del tutto inconsapevole.
È difficile credere a questa verità quando si è ancora solo
all'inizio di questo sentiero. Ma, procedendo in questo lavoro ed
imparando a conoscere meglio voi stessi, vi renderete conto che
le cose stanno proprio così. Non siete mai vittime innocenti delle
circostanze ; la società stessa non è altro che la somma totale della
costante creazione negativa vostra e di molti altri individui. Se
non maturate dentro di voi la decisione di rinunciare ad essere
distruttivi, siete costretti a pretendere, non importa se consciamente o inconsciamente, che siano gli altri a farlo. Sperate di raggiungere la felicità evitando di vedere e di affrontare quegli
aspetti in voi che sono incompatibili con essa. Sperate di poter
rispettare voi stessi, senza rinunciare a quelle attitudini che
distruggono la vostra integrità. Così vivete nell'illusione che tutti
i vostri mali siano causati dagli altri, di cui vi sentite vittime
innocenti.

UN PROCESSO IN TRE FASI
Vorrei indicarvi come procedere per uscire dal labirinto dell'illusione e della creazione negativa, nel quale vi sembra di essere inesorabilmente intrappolati. Ovviamente, il primo passo è
quello di trovare, determinare, riconoscere, osservare ed accettare le attitudini negative che esistono in voi.
Il passo successivo è quello di prendere coscienza di cosa sentite
quando create negativamente. Se sarete onesti con voi stessi, vi
renderete conto che tutto sommato traete piacere dall'essere
negativi e che non siete affatto disposti a rinunciare ad esserlo.
Il terzo passo è quello di investigare coscienziosamente le varie
conseguenze e ramificazioni delle vostre creazioni negative,
senza tralasciare nessun dettaglio e prestando attenzione anche
agli effetti collaterali. Dovete comprendere in che modo la
negatività produce effetti indesiderabili per voi stessi e per gli
altri. Non vi sarà di nessun aiuto tentare di mitigare i vostri sensi
di colpa, illudendovi di star facendo del male solo a voi stessi. La
verità è che è impossibile fare del male a se stessi senza farlo
anche agli altri, e viceversa. Tutto ciò che danneggia voi, danneggia, in un modo o nell'altro, anche gli altri. Per esempio, l'odio rivolto contro voi stessi, si manifesta sempre anche come incapacità d'amare o come tendenza ad odiare gli altri.
È anche importante che comprendiate che il piacere che traete
dall'essere negativi, non vale mai il tremendo prezzo che pagate
per esso; di fatto, tutto ciò che più deplorate, sia in voi stessi che
nella vostra vita, ne è la diretta conseguenza. Rinunciate, senza
saperlo alla gioia, alla pace, all'autostima, alla sicurezza interiore, all'espansione, alla crescita e ad un'esistenza ricca di significato e priva di paura.
Un aspetto ulteriore del terzo stadio è quello di capire che ciò
che dovete abbandonare non è il piacere, ma la distruttività.
Potete provare lo stesso piacere creando positivamente, ma in
questo caso potete espandervi gioiosamente e senza sensi di
colpa, senza pagare il prezzo sempre troppo elevato, che la
negatività comporta. Se lavorate in modo specifico sui rapporti
di causa ed effetto, potete decidere con cognizione di causa se
abbandonare la negatività o meno. La consapevolezza di essere
deliberatamente distruttivi non è sufficiente, dovete arrivare ad
ammettere che non siete disposti a rinunciarvi.
Nella seconda fase, la consapevolezza degli effetti non è ancora
presente. Riconoscete che in voi vi è della distruttività, ma non
vedete ancora il collegamento fra di essa e tutto ciò di cui vi
lamentate nella vostra vita. Manca ancora l'anello che connette
causa ed effetto. Finché non scoprite l'esistenza di questo anello,
non potete realmente abbandonare la negatività. Per convincervi veramente che è meglio rinunciare ad essere distruttivi dovete toccare con mano l'esagerato prezzo che pagate. Il secondo
passo può essere il più difficile da compiere in quanto richiede
che il modo in cui percepite voi stessi ed i processi vitali dentro
di voi muti radicalmente. Il terzo passo è altrettanto importante,
perché senza di esso viene meno la spinta al cambiamento.
Comunque quest'ultimo presenta minori difficoltà, e non è mai
accompagnato da tante resistenze quanto il secondo.
Quando cominciate a scoprire che creare positivamente non è
meno piacevole che creare negativamente, e che per di più non
comporta le paure, i sensi di colpa, le sofferenze e la perdita di
autostima che sempre accompagnano la distruttività, un mondo
nuovo si schiude davanti a voi. Scoprite quale grande libertà dia
il sapere di essere i creatori della propria vita.

RUOLI, GIOCHI E FINZIONI
Per scoprire la bellezza ed il fascino della creazione positiva, è
necessario che andiate al di là delle apparenze. Dietro alle
simulazioni, alle difese, ai giochi e agli inganni dell' immagine
ideale, si nasconde sempre la distruttività. Dietro la maschera si
nasconde sempre ciò che rifiutate e che non amate in voi.
Mostrate l'opposto di ciò che desiderate rimanga celato. I ruoli
che impersonate divengono per voi una seconda natura, ma non
hanno nulla a che fare con ciò che veramente siete. Sono un
puro e semplice abito, che non potete togliervi finché non siete
disposti a guardare cosa c'è sotto. È particolarmente importante
che abbandoniate l'illusione legata all'immagine che proiettate
nel mondo e della cui autenticità cercate a gran fatica di
convincere voi stessi. L'artificiosità dei ruoli in cui vi calate deve
essere riconosciuta per ciò che è. Pretendete sempre di essere in
qualche modo buoni, anche soltanto giocando a fare le vittime.
Dovete analizzare in tutti i suoi dettagli questa vostra tendenza
a fingere di essere diversi da ciò che siete, in modo da poter
comprendere quanto la sua natura sia distruttiva.
Inoltre, i ruoli che adottate contengono proprio quegli aspetti
che con tanta cura cercate di dissimulare. Se, per esempio,
impersonate la parte di chi è perseguitato dall'odio e dalle
accuse ingiuste degli altri, proprio in questo ruolo si cela odio.
La facciata non è mai intrinsecamente diversa da quello che
dovrebbe nascondere. Pretendere di essere vittime dell'odio
altrui è in se stesso un atteggiamento carico di odio. Esempi di
questo genere si potrebbero moltiplicare. Il gioco dev'essere
smascherato, non solo per svelare ciò che nasconde, ma anche
per scoprirne la vera natura. Le immagini che si presentano agli
altri contengono sempre energia creativa di tipo negativo. Vi
suggerisco di dedicare tutto il tempo necessario ad identificare
i vari ruoli che avete prescelto. Identificateli e descriveteli in
modo conciso. Scoprite come anche i ruoli dall'apparenza
angelica, sono altrettanto distruttivi di ciò che sono destinati a
nascondere. Invero, non potrebbe essere altrimenti, perché per
quanto impegno possiate metterci, non potete nascondere le
correnti energetiche dell'anima, non potete modificarle con le
vostre simulazioni.
I ruoli che adottate, i giochi che fate nell'illusione di eliminare
la distruttività, appartengono al primo strato con cui dovete
confrontarvi. Successivamente, potrete cominciare ad intraprendere i passi che vi ho illustrato, tenendo presente che
talvolta essi si sovrappongono fra loro.

IL QUARTO PASSO
Nella misura in cui prenderete coscienza di quanto sia perdente
il gioco di nascondere la vostra distruttività dietro l'immagine
che volete dare di voi stessi, sarete più motivati a rinunciarvi. La
vostra volontà e la vostra determinazione ne verranno rafforzate,
e ciò vi condurrà al quarto passo, cioè, al processo di trasformazione e di rigenerazione della sostanza dell'anima. Grazie alla meditazione, alla preghiera, alla formulazione intenzionale di
pensieri veritieri, questo processo di rigenerazione procederà e
la vostra fiducia aumenterà in proporzione. Diverrete maggiormente consapevoli della vostra tendenza ad esagerare le vecchie ferite, a punire gli altri per quello che i vostri genitori vi hanno
fatto (nella realtà o anche solo nella fantasia), e del vostro rifiuto
di vedere i loro fallimenti come null'altro se non un atto
premeditato di odio nei vostri confronti. Quando vi accorgerete
che indulgere in tutto questo vi dà piacere, potrete cominciare
l'opera di rigenerazione. Quando vedrete la falsità delle vostre
pretese, sarete in grado di guardare al di là di esse.
La vostra sensazione che siano stati gli altri a ferirvi, vi appare
all'inizio del tutto giustificata e reale; occorre che la esaminiate
approfonditamente per rendervi conto che non lo è affatto. Di
fatto anch'essa è illusoria ed ingannevole, proprio come i ruoli
che impersonate. Il prendere coscienza in modo sempre più
profondo dei vostri inganni e delle vostre pretese, vi permette di
stare sempre più dalla parte della verità, di rinunciare alle
finzioni e di affrontare la vita in modo onesto e reale. L'intento
di procedere in questa direzione e di rivolgervi per assistenza ai
poteri superiori che esistono in voi, costituisce l'elemento fondamentale di questa quarta fase.
Potete rafforzare tale intento chiedendo alla parte più profonda
di voi stessi: "In che modo posso eliminare dalla mia vita ciò che
è falso? Come posso affrontare in maniera più sana ed appropriata ciò che la vita mi propone?" Rispondendo a queste
domande si svilupperà in voi qualcosa di nuovo. Con il procedere del processo di rigenerazione, reazioni più sincere ed adeguate emergeranno dalla parte reale di voi stessi, che non avrete più
bisogno di dissimulare. Nel fare questo lavoro, formulate i vostri
pensieri in modo molto conciso. Affermate che le vostre difese
non funzionano, e che desiderate abbandonarle. Queste affermazioni, se fatte con reale sincerità, hanno un grande potere creativo e rigenerativo.
Questi passi vi purificheranno nel più profondo e reale dei
modi. È impensabile raggiungere la purezza senza passare attraverso questi quattro stadi. Va anche detto che questo è un lavoro troppo difficile per essere fatto da soli. È del tutto illusorio
sperare consciamente o inconsciamente che questi aspetti del
vostro essere possano essere superati grazie a qualche magica
disciplina "spirituale". L'autorealizzazione, il raggiungimento
del proprio centro spirituale, o qualunque altro nome vogliate
dare allo scopo della vita, sono impossibili finché non affrontate
le negatività e le ipocrisie più profonde che esistono in voi. Molti
sono coloro che vorrebbero raggiungere le più alte vette spirituali, ma nutrono la tacita illusione di poter evitare di affrontare la totalità di se stessi. Corrono tra Erode e Pilato, e quando si
trovano di fronte ad una verità troppo dolorosa, scappano via.
Ogni qual volta che non affrontate le vostre attitudini negative,
vi condannate a vivere in una dolorosa ambivalenza. Da una
parte, non potete mai andare completamente nella direzione
suggerita dalla vostra negatività, in quanto il vero sé vi richiama
alla realtà ultima e vi spinge nella direzione opposta, e dall'altra,
non potete seguire fino in fondo il vostro vero sé, perché la
negatività ve lo impedisce. Il movimento interiore può essere
armonioso solo quando la personalità è veramente e genuinamente costruttiva e non nasconde più alcuna distruttività dentro di sé.
Per avere l'esperienza diretta della natura eterna del vostro
essere, dovete prendere in considerazione che è possibile creare
positivamente, e dovete cominciare a farlo. Scoprirete, così, che
si tratta di un processo organico, facile e naturale. La creazione
negativa e le attitudini distruttive sono artificiali e macchinose,
anche se ormai vi sono tanto familiari da sembrarvi più naturali.
Essere costruttivi è facile e non richiede alcuno sforzo. Lì per lì
sembra che abbandonare la negatività, che per voi è diventata
ormai una seconda natura, richieda uno sforzo troppo grande.
Ancora credete che abbandonarla significhi dover imparare a
creare in modo del tutto nuovo. Se fosse così, essere costruttivi
sarebbe davvero del tutto impossibile nella maggior parte dei
casi. Ma nel momento in cui capite che la capacità di creare
positivamente esiste già dentro di voi, e che può manifestarsi
nell'esatto momento in cui glielo permettete, scoprite che
abbandonare la negatività significa liberarsi di un peso, che vi ha
oppresso per tutta questa vita, e per molte vite prima di questa.
Quando si dice che Dio è dentro di voi, si intende precisamente
questo. Egli non soltanto è la più vasta coscienza alla cui saggezza
potete sempre attingere, ogni qual volta ne avete bisogno. Egli
non è soltanto la forza, la creatività, l'estasi ed il piacere supremo, ma anche la corrente vitale che esiste immediatamente al di sotto della distruttività e della negatività; corrente forte, chiara,
pura, sempre in sintonia con qualunque situazione. La resilienza
e la capacità di agire in modo positivo e creativo esistono già
adesso dentro di voi, immediatamente al di sotto della facciata
dei ruoli e delle pretese, immediatamente al di sotto della
distruttività. Coperta da un sottile strato di apatia e di insensibilità esiste già una vibrante e prorompente vitalità. Dapprima si farà sentire solo a tratti, ma gradualmente finirà con il permeare
tutta la vostra vita.


PARTE TERZA

TRASFORMAZIONE 
C'è una grande ed universale aspirazione che l'essere umano
esprime attraverso la religione, l'arte e la filosofia, ed in tutta la
sua vita: l'aspirazione a trascendere se stesso.
Beatrice Hinkle
Molti entrano sul sentiero per lo stesso motivo per cui altri si
rivolgono alla psicoterapia, vale a dire, perché si sentono infelici
ed insoddisfatti della loro vita. Altri lo fanno perché cercano la
risposta alle domande ultime sull'esistenza umana. Tutti, comunque, finiscono con l'essere confrontati da ambedue gli
aspetti, quello psicologico/emotivo e quello spirituale. Di fatto,
il lavoro psicologico, condotto coerentemente, non può non
diventare spirituale, ed il lavoro spirituale, se vuole essere efficace, non può trascurare l'aspetto psicologico. Questa verità non è nuova; ecco come veniva espressa da Meister Eckhart, il
teologo e mistico del quattordicesimo secolo:
Per raggiungere il nucleo divino, bisogna prima raggiungere
il nucleo di se stessi, in quanto nessuno può conoscere Dio,
se non conosce se stesso. Avventuratevi nelle profondità
dell'anima, il luogo segreto dell'Altissimo, arrivate fino alle
radici, fino alle vette, perché solo lì potrete trovare ciò che
concerne Dio.(1)
Lo scopo ultimo del sentiero non è solo di conoscere, ma anche
di trasformare se stessi, di maturare, sia a livello psicologico, che
spirituale. Le sezioni precedenti di questo libro ci hanno insegnato come esaminare noi stessi, come andare al di là della maschera e della nostra immagine ideale. Se facciamo questo e
troviamo il coraggio di sentire tutte le nostre emozioni represse,
finiamo con lo scoprire l'inconfutabile fatto che tutti i nostri
problemi sono causati dalla nostra negatività inconscia. Tale
presa di coscienza è il prerequisito indispensabile, senza il quale
il processo della trasformazione non è possibile. Di questo
aspetto si occupa questa terza sezione.
Il processo della trasformazione avviene su due livelli. Il primo
è fondamentalmente psicologico ed emotivo, ed è quello in cui
impariamo a diventare esseri umani diversi, riconoscendo e
modificando le attitudini distruttive, le paure, i malintesi ed i
comportamenti che ci impediscono di essere felici. Il secondo è
quello spirituale, ed implica un radicale riorientamento del
senso della nostra identità, basato sul riconoscimento che la
personalità è solo un aspetto limitato di un ben più vasto essere.
Già il solo imparare a conoscere se stessi comporta dei grossi
cambiamenti emotivi e psicologici. Se i comportamenti
autodistruttivi vengono visti con totale chiarezza, ed il dolore da
essi provocato viene sentito in tutta la sua intensità, l'unica cosa
che si può fare è abbandonarli. Detto in altro modo, l'energia
intrappolata in essi viene liberata e messa a disposizione dell'espressione creativa.
Non sempre, però, questo avviene. Vi sono alcune attitudini
distruttive particolarmente refrattarie ad ogni cambiamento,
attitudini che sembrano resistere ad ogni nostro sforzo di modificarle. Le lezioni di questa sezione ci offrono un metodo per affrontare quelle attitudini che persistono anche dopo essere
state, apparentemente, completamente comprese, analizzate e
ripudiate. Parte importante di questo metodo è uno specifico
tipo di meditazione. Si comincia, come in altri tipi di meditazione, con il calmare la mente, entrando in uno stato di assoluto silenzio interiore. Raggiunto questo stato, diventa possibile
udire la voce del sé inferiore, del bambino arrabbiato, con il
quale si può instaurare un dialogo. E si può udire anche la voce
del sé superiore, della più vasta saggezza. È a tal punto che
comincia ad esserci un riorientamento nel senso della propria
identità. 
La Guida ha detto: "Il sentiero non è una psicoterapia, anche se
necessariamente deve affrontare aspetti dei quali anch'essa si
occupa. All'interno del sentiero, l'approccio psicologico ha una
funzione collaterale, in quanto serve ad affrontare gli ostacoli
che impediscono all'individuo di maturare. È essenziale affrontare le confusioni, i malintesi, le attitudini distruttive, le difese alienanti, le emozioni negative, i sentimenti repressi, tutte cose
di cui anche la psicoterapia si occupa, e della cui risoluzione fa
spesso il suo scopo ultimo. Al contrario, il sentiero entra nella
sua fase più importante solo dopo che questo stadio è stato
superato. Questa seconda e più importante fase riguarda l'attivazione della più vasta coscienza che risiede in ogni anima."(2)
Cos'è questa "più vasta coscienza"? E cosa significa veramente la
frase "riorientamento del senso della propria identità"?
Esistono diversi livelli di coscienza, e diversi approcci sono
necessari per ciascuno di essi, durante il lungo processo del
risveglio, dell'espansione della coscienza, dell'avvicinamento
all'illuminazione. Quando cominciamo ad uscire dallo stato di
sopore in cui ci troviamo, dalla condizione di trance consensuale
in cui siamo immersi, cominciamo a riconoscere le nostre
illusioni e a riappropiarci delle parti di noi stessi che avevamo
sospinto nell'ombra. Si potrebbe dire che questo è un processo
di "espansione", in quanto riguarda l'integrazione di sempre più
vaste porzioni di se stessi. Ci ri-identifichiamo con gli aspetti di
noi stessi che avevamo precedentemente inconsciamente rifiutato.
Procedendo, il lavoro raggiunge infine lo stadio che Abraham
Maslow ha chiamato dell'"attualizzazione". Molte terapie ritengono che non si possa andare al di là di questo stadio, che una volta che lo si è raggiunto il processo di crescita è terminato e la
terapia è stata ultimata con successo. Ma al di là di questo ci sono
altri due stadi, il transpersonale e l'unitario.
A livello transpersonale, si comincia a prendere coscienza di
domini di realtà al di là di quello umano. Come dice Ken Wilber,
"la persona media probabilmente avrà molte difficoltà ad accettare che, annidato nei recessi più profondi del suo essere, esiste un sé che trascende la sua individualità e lo collega ad un mondo
che si trova al di là del tempo e dello spazio convenzionali."(3)
Ma, di fatto si può, durante un'esperienza di picco, di auto-trascendenza o di profonda meditazione, scoprire che la propria coscienza appartiene in essenza ad un piano che si può definire
spirituale. È da questo piano che la Guida ha trasmesso gli
insegnamenti del sentiero ad Eva Pierrakos, ed è da esso che
tutte le vere rivelazioni provengono. Il raggiungimento di questo livello di coscienza da parte del ricercatore spirituale comporta anche delle conseguenze pratiche; egli, infatti, comincia
ad essere guidato. Ciò significa che può attingere alla più vasta
coscienza e ricevere guida su come condurre la sua vita nel modo
più costruttivo e soddisfacente. 
Quando si funziona a questo livello, le proprie preoccupazioni
personali diventano sempre meno importanti, ed è sempre più
facile osservarle con equanimità. Si scopre un calmo centro
interiore, che esiste sempre, anche quando l'io cosciente è
immerso nelle sue ansie e nelle sue paure. Il centro dell'identità,
in questo modo, si trasferisce in modo sottile. Non si tratta tanto
di ri-identificarsi con parti di sé che in passato si erano rifiutate,
quanto di dis-identificarsi, di scoprire con sempre maggiore
chiarezza che, anche se "si hanno dei problemi", al di sotto di
questi esiste una parte più profonda, che vive indisturbata,
calma, eterna, anche attraverso la morte.
Nella misura in cui riusciamo a rimanere sempre più a lungo su
tale piano di coscienza, il tipo di guida che riceviamo cambia in
qualità. Non sentiamo più che "qualcuno" più saggio di noi ci
parla, ma che piuttosto, una parte di noi si rivolge ad un'altra
parte di noi. Non abbiamo più l'impressione di ricevere dei
messaggi da una più vasta coscienza, ma ci rendiamo sempre più
conto di essere noi stessi quella più vasta coscienza. All'inizio tutto
questo può essere fonte di confusione, può anche apparire un
po' strano, ma ben presto la meravigliosa sensazione di essere
finalmente tornati a casa prende il sopravvento.
Le lezioni di questa sezione trattano della meditazione, di come
dissolvere le proprie paure, di come identificarsi con il sé
spirituale, di come effettuare la transizione dall'intenzionalità
negativa a quella positiva. Dopo un accurato esame della negatività
personale, troviamo un'ultima lezione, che ci porta nelle immensità dello spazio interiore e ci spiega come questo può essere riempito da quello che con termine cristiano potremmo definire lo Spirito Santo.
D.T.

NOTE
1. Meister Heckhart.
2. Lezione N° 204
3. Ken Wilber, No Boundary, Center Publications, 1979.


18
MEDITAZIONE A TRE VOCI: IO, SÉ INFERIORE E SÉ SUPERIORE 
Esistono molti tipi di meditazione. La meditazione religiosa
consiste fondamentalmente nel recitare delle preghiere. Vi è
poi la meditazione in cui l'enfasi è posta sulla concentrazione. In
un altro tipo di meditazione si contemplano le leggi spirituali,
cercando di arrivare alla loro essenza. In un altro tipo ancora,
l'io viene reso completamente passivo e privo di volontà, il che
lo fa aprire all'afflusso delle energie divine. Oltre a queste, vi
sono ancora altre forme di meditazione. Tutte possono avere la
loro utilità, ma il mio suggerimento in questo campo è di usare
l'energia ed il tempo che avete a vostra disposizione, per confrontare le parti di voi stessi che vi impediscono di raggiungere la felicità, la soddisfazione e l'integrità. Non potete mai trovare
queste cose, a cui tanto profondamente aspirate, se evitate tale
confronto. Questo approccio ha come obbiettivo di dare voce
agli aspetti recalcitranti del sé egocentrico e distruttivo, che nega
la felicità, la soddisfazione e la bellezza.
Per comprendere veramente le dinamiche, il significato ed il
processo della meditazione, e per derivarne il massimo beneficio possibile, è necessario che vi siano chiare alcune leggi psichiche. Una di queste è che perché la meditazione sia efficace, devono essere attivamente coinvolti i tre seguenti strati fondamentali della personalità:
(1) Il livello dell'io cosciente, con tutto ciò che questi conosce e
persegue coscientemente.
(2) Il livello inconscio del bambino egocentrico, con tutta la sua
ignoranza, la sua distruttività ed il suo desiderio di onnipotenza.
(3) Il livello del sé universale supercosciente, con la sua saggezza, la
sua forza, il suo amore, e con la sua più vasta comprensione degli
eventi della vita umana.
Quando la meditazione è efficace, l'io cosciente attiva gli altri
due livelli: quello del sé inconscio, distruttivo ed egocentrico, e
quello del sé universale supercosciente. Fra questi tre livelli deve
aver luogo una continua interazione, e questo richiede una
grande attenzione ed una grande vigilanza da parte dell'io
cosciente.

L'IO COME MEDIATORE
L'io cosciente deve essere ben deciso a permettere al sé
egocentrico inconscio di rivelarsi, di esprimersi, di emergere
alla luce della coscienza. Questo non è né tanto difficile, né tanto
facile come potrebbe sembrare. Se è difficile, lo è solamente a
causa della vostra paura di non essere perfetti, buoni, evoluti e
razionali come pensate di dover essere. Il desiderio di impersonare la vostra immagine ideale può essere tanto forte, che la vostra coscienza superficiale finisce con l'identificarsi completamente con essa. Ma a questa convinzione superficiale si contrappone continuamente la conoscenza inconscia che questa immagine non è reale, con il risultato che segretamente vi sentite una frode, e siete terrorizzati all'idea di esporvi e di farvi vedere così
come siete. Permettere alle parti distruttive, egocentriche ed
irrazionali di diventare coscienti, è un significativo segno di
crescita e di capacità di accettarsi. L'esserne consapevole mette
l'individuo al riparo dalle manifestazioni indirette della sua
negatività, che sono le più subdole e pericolose, in quanto in esse
la relazione fra cause (interiori) ed effetti (esteriori) non è
apparente, il che crea l'illusione che i risultati indesiderabili
siano prodotti dal mondo esterno.
Perciò, l'io cosciente deve rivolgersi verso l'interno e dire:
"Desidero che tutti i miei aspetti negativi e distruttivi vengano
alla luce, che tutto ciò che per paura tengo nascosto dentro
di me diventi cosciente. Mi impegno a vedere tutto quello che
c'è dentro di me, anche se questo può ferire la mia vanità. Voglio
riconoscere che sono io a creare le mie difficoltà, e non voglio
più incolpare gli altri, come di solito faccio." Questa è una delle
direzioni che la meditazione deve prendere.
L'altra direzione è quella verso il sé superiore universale, le cui
facoltà vanno ben al di là di quelle dell'io cosciente. Si può
sempre ricorrere all'aiuto di questi poteri al fine di esporre gli
aspetti distruttivi del piccolo io, e di superare le resistenze che
questi oppone. L'io cosciente con le sue sole forze è, in genere,
incapace di superare queste resistenze, ma può e deve richiedere
l'aiuto dei poteri superiori. Alla coscienza universale si può
anche far ricorso per essere aiutati ad interpretare correttamente le manifestazioni distruttive del bambino immaturo interiore, senza cadere nei due estremi di esagerarne la gravità, da una
parte, o di ignorarle del tutto, dall'altra. Gli uomini possono
facilmente fluttuare fra la tendenza a mostrarsi esteriormente
superiori ed orgogliosi, e quella di sentirsi segretamente inferiori ed inadeguati. Quando il bambino immaturo e distruttivo che ancora sopravvive dentro tutti voi comincia a rivelarsi, è facile
che cadiate preda dell'illusione che egli rappresenti la vostra
vera natura, la vostra realtà ultima. Per mantenere la giusta
prospettiva è indispensabile che vi rivolgiate continuamente al
se universale, chiedendo il suo indispensabile sostegno.
Quando il bambino dentro di voi comincia ad esprimersi più
liberamente, perché l'io glielo permette e lo accetta senza
giudicarlo ed in maniera aperta, vi suggerisco di raccogliere e di
analizzare il materiale che in questo modo emerge. Cercate di
identificare le cause profonde, gli effetti, le varie ramificazioni
della vostra distruttività. Domandatevi quali sono i malintesi
responsabili delle varie emozioni negative - odio, paura, malignità, orgoglio, ecc. - che vengono alla superficie. Una volta che avrete riconosciuto questi malintesi, i sensi di colpa ed il disprezzo per voi stessi diminuiranno di molto.
È anche importante che cerchiate di analizzare cosa succede
quando, pur di raggiungere una momentanea soddisfazione,
decidete di agire i vostri impulsi distruttivi. Quando ci si dedica
onestamente ad una ricerca come questa, gli aspetti distruttivi
perdono la loro forza, in misura esattamente proporzionale alla
comprensione raggiunta delle specifiche cause e degli specifici
effetti. Senza di questo, il lavoro di esplorazione su se stessi non
è completo. La meditazione deve affrontare l'intero problema
della negatività inconscia, passo per passo.
L'interazione è triplice. In primo luogo, l'io cosciente deve impegnarsi ad andare verso l'interno, per scoprire gli aspetti negativi e per esporli. In secondo luogo, deve deliberatamente chiedere
aiuto al sé universale. Infine, quando il bambino immaturo si
rivela, l'io deve nuovamente rivolgersi al sé universale, per farsi
aiutare nell'esplorazione dei malintesi di base e del prezzo che
essi comportano. Il sé universale può anche aiutare, se glielo si
permette, a superare la continua tentazione di agire gli impulsi
distruttivi. Con questo non intendo solamente il manifestarli in
azioni, ma anche il solo arrendersi ad essi a livello emotivo.

L'ATTITUDINE MEDITATIVA
Questo tipo di meditazione richiede molto tempo, pazienza,
perseveranza e determinazione. Ricordate che quando vi sentite
insoddisfatti, quando avete dei problemi, quando siete in conflitto, la vostra attitudine non dovrebbe essere quella di rinchiudervi nel vostro dolore, incolpando gli altri o le circostanze che
sono al di là del vostro controllo, ma quella di andare dentro voi
stessi e di esplorare le vere cause, che si nascondono nel bambino immaturo ed egocentrico che è in voi. In questo la meditazione è un ausilio indispensabile, che vi permette di raccogliervi in voi
stessi, nel silenzio e nella calma, così da poter trovare la verità su
di una certa situazione e sulle sue cause. Formulata la domanda,
dovete tranquillamente aspettare la risposta. In questo stato di
coscienza, vi sentirete in pace con voi stessi, ancor prima di
comprendere completamente perché dentro di voi esiste un
certo aspetto negativo. Questo approccio realistico alla vita vi
restituirà quel senso di autostima, che non può che mancarvi
finché vi ostinate ad attribuire la responsabilità delle vostre
sofferenze agli altri.
Se praticherete questa meditazione, scoprirete aspetti di voi
stessi che non avevate mai conosciuto: vi si riveleranno i poteri
universali superiori che esistono in voi, che, a loro volta, vi
aiuteranno a scoprire le parti di voi più distruttive ed ignoranti,
che hanno bisogno di essere comprese, purificate e trasformate.
Grazie alla decisione di accettare il vostro sé inferiore, il sé
superiore diventerà per voi una presenza interiore sempre più
reale; sempre di più vi identificherete con esso e lo vivrete come
il vostro vero sé.
Molti di coloro che meditano, lo fanno in maniera unilaterale,
e perciò, non sfruttano in pieno la possibilità che la meditazione
offre di raggiungere l'integrazione. Nelle aree in cui la loro
personalità è abbastanza sana, libera e positiva, essi possono
anche riuscire a manifestare alcuni dei poteri universali, tuttavia
trascurano gli aspetti ancora negativi e distruttivi. I poteri universali, una volta attivati, non si integrano automaticamente con le parti ancora non sviluppate. Questo è compito dell'io cosciente,
che deve deliberatamente perseguire tale integrazione; senza il
contributo di quest'ultimo, il sé universale non può affrontare e
dissolvere le aree oscure. Un'integrazione solo parziale dei
poteri universali può essere perfino fonte di maggior auto-inganno, in quanto c'è il rischio che la coscienza se ne faccia affascinare, e trascuri ancora di più i lati non sviluppati. Questo
tipo di sviluppo non è armonioso.

I CAMBIAMENTI PRODOTTI DA QUESTA MEDITAZIONE
Quando vi inoltrate in questo processo, la vostra forza interiore
aumenta enormemente. Nella vostra personalità, cominciano a
succedere varie cose, amici miei. Innanzitutto, lo stesso io
cosciente diventa più forte e più sano; più forte in un senso
positivo e rilassato: la determinazione, la consapevolezza, la
capacità di concentrazione e di focalizzazione, aumentano. In
secondo luogo, sviluppate una più completa capacità di accettare voi stessi e di comprendere la realtà. Il disprezzo ed il disgusto per voi stessi scompaiono. In egual modo scompare la vostra
pretesa di essere speciali e perfetti, così come scompaiono la
vanità e l'orgoglio da una parte, ed il senso di umiliazione e di
vergogna, dall'altra. Grazie alla costante attivazione dei poteri
interiori, vi sentite sempre meno disperati, soli, impotenti. Nella
misura in cui la vostra saggezza interiore vi mostra la maniera di
accettare e trasformare la distruttività del bambino immaturo in
voi, il senso dell'universo vi si rivela in tutte le sue meravigliose
possibilità.
Questo graduale cambiamento vi consente di accettare tutte le
vostre emozioni e di far fluire l'energia attraverso il vostro essere.
Quando accettate la parte piccola e meschina di voi, senza
pensare che rappresenti la vostra realtà ultima, la bellezza,
l'amore, la saggezza e gli infiniti poteri del sé superiore diventano per voi più reali. Affrontare il vostro sé inferiore vi permette di svilupparvi in maniera equilibrata, di diventare individui
veramente integri, e di conquistare un profondo e rassicurante
senso della vostra realtà. Il risultato è che potete accettare ed
amare voi stessi in maniera realistica e giustificata.
Quando vedete la verità in voi stessi, e decidete di stare dalla sua
parte, potete scoprire quei vostri lati negativi che fino a quel
momento non eravate disposti a riconoscere, a causa delle vostre
resistenze. Simultaneamente, scoprite anche il grande, universale potere spirituale che è in voi, anzi, che voi siete. Paradossalmente, quanto più potete accettare, senza perdere il senso del
vostro valore, la creatura piccola e cattiva, il bambino perso nella
sua ignoranza, che è in voi, tanto meglio potete percepire la
grandezza del vostro essere più profondo. Il sé inferiore vuole
sedurre l'io cosciente, spingendolo a rimanere entro gli angusti
limiti dell'autocondanna, della disperazione, della morbosa
capitolazione, che coprono sempre l'odio inespresso. L'io cosciente deve impedire che questo stratagemma abbia successo, ricorrendo a tutte le sue conoscenze e a tutte le sue risorse.
Osservate questa tendenza ad autocondannarvi, a sentirvi impotenti, a capitolare, e reagite, non al solito modo, cercando di reprimerla e di respingerla nell'inconscio, ma usando la vostra
capacità di comprensione. Potete parlare a questa parte di voi
stessi, facendo pesare su di essa tutta la consapevolezza del vostro
io cosciente. Se questo non è sufficiente, chiedete che i più vasti
poteri interiori intervengano e vi vengano in aiuto.
Quando scoprite sia le parti meschine, che quelle più elevate che
vi sono in voi, potete imparare anche a conoscere meglio il
vostro io cosciente; ne scoprite le funzioni e le capacità, ma
anche i limiti. La funzione dell'io a livello cosciente è quella di
voler vedere tutta la verità, di voler vedere quanto c'è di più
elevato, ma anche quanto c'è di più basso, in modo da poter
cambiare e trasformare la distruttività. La sua limitazione è che
esso non può fare questo da solo, ma si deve rivolgere al sé
universale, per chiederne l'intervento, aspettando poi pazientemente, senza dubbi e senza forzature. La capacità di aspettare implica un'attitudine aperta, per quanto riguarda le modalità
secondo cui l'aiuto arriverà. Quanto minori sono le idee preconcette che avete su come esso debba manifestarsi, tanto prima lo riceverete. La coscienza universale può offrirvi il suo aiuto in
maniera completamente diversa da quello che i vostri concetti
limitati vi permettono di concepire. Attendere con attitudine
aperta e positiva è necessario. Nel caso questa sia assente, è allora
opportuno prenderne atto, ed anche questo è un costruttivo
riconoscimento della verità.

LA RIEDUCAZIONE DEL SÉ DISTRUTTIVO
Abbiamo fino ad ora discusso di due delle fasi del processo
meditativo: quella di riconoscere il sé inconscio egocentrico e
distruttivo, e quella di comprendere i malintesi che si trovano
alla base della distruttività e l'alto prezzo che per essa si paga. La
terza parte è il riorientamento e la rieducazione delle parti distruttive del
sé. Il bambino immaturo ormai non è più completamente
inconscio. Questo bambino, con tutte le sue idee sbagliate, con
le sue ostinate resistenze, con il suo rancore e la sua rabbia
feroce, deve ora essere rieducato. Questo processo di
riorientamento, tuttavia, non può aver luogo se non siete completamente coscienti dei suoi pensieri e delle sue attitudini.
Questo è il motivo per cui la prima fase della meditazione, quella
della ricerca e dell'esplorazione, è così fondamentale. Va senza
dire che il processo non è sequenziale; le varie fasi si accavallano
ed interagiscono. Non è necessario aspettare che si concluda la
prima fase, perché abbia inizio la seconda.
Quanto dirò adesso va considerato con molta attenzione, altrimenti non è possibile coglierne le sottili sfumature. La
rieducazione può facilmente essere intesa in senso sbagliato,
così da portare ad una nuova repressione e ad una nuova
negazione delle tendenze distruttive che sono appena cominciate ad emergere. Dovete dedicare la massima cura ad evitare questo, senza tuttavia, permettere alla distruttività di sopraffarvi.
La migliore attitudine verso le manifestazioni distruttive che
vengono alla superfìcie è quella di una distaccata osservazione,
di un'accettazione paziente e priva di giudizi. Quanto più la
negatività si manifesta, tanto più è importante che ricordiate che
essa non è definitiva. Dentro di voi non esistono solo attitudini
distruttive, e comunque, la distruttività è per sua natura
trasformabile. Voi possedete l'inerente capacità di cambiare
tutto ciò che volete. Il punto è che quando non riconoscete la
gravità del danno che la distruttività arreca alle vostre vite, vi
manca l'incentivo a cambiare. Per questo motivo, un importante
aspetto di questa fase della meditazione è di analizzare attentamente le varie conseguenze indirette della negatività. In che modo l'odio che reprimete si manifesta nella vostra vita? Forse
facendovi sentire immeritevoli ed impauriti, o forse, inibendo le
vostre energie? Questo è solo un esempio; tutte le manifestazioni
indirette della negatività devono essere esplorate.
È importante che ricordiate che dove c'è vita, c'è movimento,
anche se questo è temporaneamente bloccato: la materia è
energia vitale congelata. Le tensioni, i blocchi del vostro corpo,
sono energia momentaneamente congelata e paralizzata. L'energia vitale può sempre essere riportata in movimento, ma solo la coscienza può fare questo. Infatti energia e coscienza sono due
aspetti inscindibili della corrente vitale. Poco importa se l'energia è temporaneamente bloccata, o se la coscienza si è momentaneamente affievolita. Al di sopra di tutto, nella meditazione è
fondamentale che la parte di voi già cosciente ed in movimento,
si impegni a liberare l'energia bloccata e a dare luce alla
coscienza oscurata. Il modo migliore per fare questo, è quello di
permettere alla corrente vitale congelata di esprimersi. È importante che adottiate un'attitudine ricettiva; non dovete farvi prendere dal panico, pensando che ciò che emergerà sarà
devastante e catastrofico. Questa reazione di paura nei confronti
del proprio bambino distruttivo, è molto più dannosa della
distruttività stessa. Dovete imparare a dare ascolto a questo
bambino, a farlo esprimere, senza respingerlo, e senza odiare voi
stessi. Solo in questo modo potete comprendere le cause della
sua distruttività, ed il processo di rieducazione può cominciare.
La vostra solita attitudine impaurita, auto-rifiutante e negatrice
della vita è incompatibile con questo tipo di meditazione. Non
vi permette né di crescere, né di comprendere le cause che ve lo
impediscono, e certamente non vi permette di rieducare il
bambino immaturo in voi. Solo un'attitudine di amorevole
accettazione incondizionata, mette l'io cosciente in condizione
di stabilire il suo benigno dominio sulla sostanza psichica ristagnante e distruttiva. Come ho detto tante volte, è assolutamente necessario che voi siate, con gentilezza e con fermezza, determinati ad affrontare e a superare la distruttività. Identificarsi con essa, e contemporaneamente esserne distaccati è un apparente
paradosso. Accettate il fatto che dentro di voi c'è una parte
distruttiva, ma sappiate anche che dentro di voi esiste un'altra
parte che ha sempre la parola finale. Dovete espandere i confini
del vostro io cosciente, dovete essere in grado di dire, in ogni
momento: "Sarò più forte della mia distruttività, impedirò che
essa mi sia d'ostacolo. Posso determinare il corso della mia vita,
e farò in modo che essa sia quanto più piena e soddisfacente
possibile. Decido di superare i blocchi che mi spingono a desiderare di rimanere infelice. Grazie a questa mia determinazione, mi apro ai poteri superiori; siccome sono disposto a rinunciare
al dubbio piacere di essere negativo, questi poteri mi aiuteranno
ad accrescere sempre più la mia capacità di tollerare il vero
piacere e la vera felicità." Questo è il compito dell'io cosciente.
Solo dopo che ha assolto a questo compito, esso può aprirsi alla
guida, alla saggezza, alla forza ed all'amore provenienti dal sé
universale.

Anche la rieducazione deve procedere attraverso l'interazione
tra i tre livelli, che costituiscono la totalità dell'essere umano.
Bisogna seguire la stessa procedura adottata per rendere coscienti gli aspetti distruttivi della personalità e per esplorarne i significati nascosti. La rieducazione si basa sull'intervento, da
una parte, dell'io cosciente, che ha il compito di istruire il
bambino ignorante ed egocentrico, dialogando con lui, e dall'altra, del sé universale che offre la sua guida e la sua ispirazione.
Ambedue, ciascuno a suo modo, sono necessari per aiutare il
bambino a crescere. L'io deve decidere e volere che il bambino
interiore negativo maturi, e deve perseguire con costanza questo
obbiettivo. Questo è il suo compito, che, però, può eseguire solo
se attivamente invoca l'intervento dei poteri superiori del sé
universale. Anche in questo caso la coscienza deve adottare un
approccio duplice: da una parte deve essere attiva, asserendo il
suo desiderio di trasformare gli aspetti negativi ed autodistruttivi,
ed instaurando un dialogo amorevole, ma fermo, con il bambino immaturo; dall'altra, deve essere passiva, cioè, deve saper aspettare con pazienza la sempre graduale manifestazione dei
poteri universali. Sono questi ultimi che rendono possibile il
cambiamento interiore, una volta che la personalità è divenuta
più malleabile e resiliente, sia emotivamente, che mentalmente.
In questo modo le emozioni negative e distruttive diventano
positive e costruttive.
Esercitare pressione sulle resistenze è altrettanto inutile che
arrendersi alla loro ostinata volontà di non cambiare. Quando
l'io cosciente non riconosce che c'è una parte della personalità
che rifiuta di andare verso la felicità e la salute, si instaura
necessariamente la tendenza compensatoria a forzare. In ultima
analisi, quest'ultima deriva dall'odio nascosto che segretamente
nutrite contro voi stessi. Quando vi sentite disperati e quando
sentite di trovarvi in un vicolo cieco, siate sicuri che ancora non
avete riconosciuto che c'è una parte di voi che dice: "Non voglio
cambiare. Non voglio essere costruttivo." È assolutamente indispensabile che scopriate questa voce. Per far ciò, si rivela estremamente utile il dialogo meditativo che ho descritto. Usatelo
per esplorare e per esprimere il peggio che è in voi.
Adesso potete più facilmente vedere, amici miei, che esprimere
i vostri lati negativi, esplorare i loro significati nascosti, comprendere le relazioni di causa ed effetto, rieducare il bambino immaturo, sono tutti aspetti di un processo fluido, in continuo
movimento, le cui fasi si alternano e si sovrappongono. Cercate
di comprendere come questi tre livelli di interazione debbano
armoniosamente combinarsi nel vostro lavoro di purificazione
e di integrazione. La meditazione aiuta ad articolare tutto ciò
che era precedentemente inarticolato. In essa ha luogo un
triplice processo di comunicazione, in cui l'io si rivolge sia al sé
distruttivo, che al sé universale, ed in cui quest'ultimo risponde
esercitando la sua benefica influenza. Grazie a questa comunicazione, la vostra sensibilità aumenta sempre più, e potete sapere sempre meglio di cosa avete bisogno in ogni determinato momento del vostro sentiero evolutivo.

UN MODO PER INIZIARE LA MEDITAZIONE
Con ogni nuovo giorno la vita vi propone nuovi, eccitanti,
meravigliosi compiti. Non dovreste affrontarli con lo spirito di
"fare presto e di liberarvene", come se solo allora la vita potesse
cominciare. Al contrario, la nostra meditazione vi invita a vivere
al meglio e fino in fondo la vostra vita. Potreste iniziarla domandandovi: "Come mi sento veramente in questo momento, rispetto a questa o a quella questione? Che cosa è che mi fa sentire
insoddisfatto? Che cosa sto trascurando ed evitando di vedere?"
Una volta formulate queste domande, potete richiedere l'aiuto
dello spirito universale. Attendete fiduciosamente la sua risposta, aspettate che si riveli e si esprima. Esso vi aiuterà a prendere coscienza degli aspetti distruttivi ancora inconsci. Potete instaurare un dialogo solo con le parti di voi di cui siete coscienti; solo
in questo caso potete rieducarle, riorientarle, trasformarle.
Dovete lasciare che esse si esprimano, perché solo allora l'energia stagnante in esse contenuta ritorna in movimento ed in vita. 
Perché questo avvenga è necessario che adottiate un'attitudine
totalmente onesta, amorevole e costruttiva. Se vi scoprite incapaci di adottarla, il primo passo è di riconoscere, esplorare e confrontare questa vostra incapacità, o meglio, questa vostra
mancanza di volontà.
Questo è l'unico modo in cui la meditazione può veramente
aiutarvi a risolvere i vostri problemi, a crescere, ad essere soddisfatti e a sviluppare il meglio delle vostre potenzialità. Se la praticate in questo modo, amici miei, verrà il momento in cui
aver fiducia nella vita non sarà più per voi solamente una lontana
ed apparentemente irrealizzabile aspirazione, ma una realtà
profondamente vissuta. La fiducia nella vita e l'amore per voi
stessi vi riempiranno sempre più, in quanto saranno giustificati,
perché fondati sulla realtà.

RICONCILIARE I PARADOSSI DELLA VITA
Nella misura in cui la vostra coscienza si espande, gli apparenti
paradossi che attualmente rappresentano pervoi degli irrisolubili
rompicapi, trovano la loro soluzione. Esaminiamo per primo il
paradosso del desiderio. Sia il desiderio che l'assenza di desiderio sono importanti attitudini spirituali. Essi sono opposti inconciliabili solo per la mente ancora immersa nel dualismo.
Gli esseri umani desiderano, e solo il desiderio può portare al
quarto ed ultimo aspetto della meditazione, che è quello che
riguarda la modifica e l'espansione dei vostri concetti coscienti.
Quando l'orizzonte dei vostri pensieri si allarga, per includere
una realtà più vasta, ciò ha un immediato e benefico effetto sulla
vostra energia vitale, la cui frequenza vibratoria si eleva, il che
non manca di riflettersi anche sulla vostra vita esteriore, la cui
qualità migliora in proporzione. Il desiderio di una vita migliore,
più soddisfacente, è la sostanza stessa del cambiamento. La
realizzazione di uno stato più pieno e completo presuppone che
lo si desideri. L'io cosciente deve formulare i concetti giusti,
affidandosi, poi, allo spirito universale, affinché questo lo aiuti
ad espandere i suoi orizzonti.
Se considerate il desiderio e l'assenza di desiderio mutuamente
esclusivi, non potete comprendere ed adottare la giusta attitudine necessaria. Il desiderio deve essere presente, perché altrimenti non sarebbe possibile credere in nuove possibilità e
tendere verso la loro attuazione. Ma se il desiderio è teso,
contratto, se possiede un carattere di urgenza, allora si trasforma
in blocco. Un desiderio di questo tipo indica che profondamente nell'individuo si nasconde la convinzione: "Io non credo che ciò che desidero possa avvenire," che è probabilmente il risultato del sottostante intento negativo, che afferma: "In fondo, non voglio veramente che i miei desideri si realizzino." Alla base vi
devono certamente essere dei malintesi, delle paure ingiustificate,
o la mancanza di disponibilità a pagare il prezzo necessario.
Questo rifiuto rende il desiderio troppo urgente e teso. Il giusto
desiderio deve essere accompagnato, paradossalmente, dall'assenza di desiderio, da quella attitudine che dice: "So che potrò avere ciò che desidero, anche se non immediatamente e nella
forma in cui lo vorrei. Ho sufficiente fiducia nell'universo ed in
me stesso e posso permettermi di aspettare. Durante questa
attesa maturerò e mi rafforzerò, in modo da saper sopportare le
temporanee, inevitabili frustrazioni."
Qual è il denominatore comune del desiderio e dell'assenza di
desiderio? Quali sono le qualità che rendono la meditazione, ed
in vero la vita tutta, un processo tanto meraviglioso? Sono la
fiducia e l'assenza di paura. Se avete paura delle frustrazioni,
dell'insoddisfazione e delle loro conseguenze, la risultante tensione vi impedisce di essere aperti e di ricevere ciò che desiderate. Alla fine, c'è addirittura il rischio che vi rinunciate completamente. Ma questo non sarebbe il tipo giusto di assenza di desiderio, perché conterrebbe troppa tensione e troppi malintesi. In ultima analisi, la tensione deriva sempre dalla convinzione infantile che se non otterrete ciò che volete, sarete annientati.
Se è questo che intimamente dentro di voi pensate, non c'è da
meravigliarsi se non potete sopportare le frustrazioni e se ne
avete paura. Ben presto si instaura un circolo vizioso: le vostre
paure infantili impediscono che abbiate fiducia nella vostra
capacità di sopportare le frustrazioni, e questa mancanza di
fìducia, a sua volta, accresce le vostre paure. L'esplorazione di
queste oscure e sottili attitudini negative è il prerequisito senza
il quale non potete affrontare il quarto stadio della meditazione,
che è quello in cui dovete affermare ed esprimere i vostri
desideri, avendo fiducia nella vostra capacità di sopportare sia la
soddisfazione che l'insoddisfazione, e nel fatto che l'universo sia
benigno e pronto a darvi ciò che desiderate. È molto più facile
affrontare gli ostacoli che inevitabilmente incontrate sulla vostra
strada quando sapete con certezza che alla fine di essa vi
attendono la felicità e la beatitudine. Questa consapevolezza fa
in modo che il desiderio e la mancanza di desiderio non siano
più paradossi irriconciliabili, ma attitudini complementari.
Un altro paradosso è quello per cui in una psiche sana devono
essere presenti sia il coinvolgimento che il distacco. Anche in
questo caso l'approccio per comprendere questa apparente
contraddizione deve essere duplice. Se per distacco intendete
l'indifferenza,  causata dalla paura del coinvolgimento e dalla
mancanza della volontà di assumervi il rischio di amare, allora vi
riferite alla distorsione dell'attitudine reale. Se il coinvolgimento
è per voi semplicemente un'espressione della vostra insistenza
infantile ad avere tutto immediatamente ed a modo vostro, non
si tratta di sano coinvolgimento, ma della sua versione distorta. 
Un altro esempio di opposti apparentemente contraddittori,
che formano un tutto unico quando non sono distorti, è dato
dall'attività e dalla passività. A livello dualistico queste sembrano
escludersi reciprocamente. Come è possibile essere contemporaneamente attivi e passivi in modo armonioso? Affinché esista l'equilibrio interiore è necessaria la presenza di ambedue questi
movimenti. Essi, per esempio, come ho detto, devono essere
ambedue presenti nella meditazione, se si vuole che questa sia
efficace. Siete attivi quando esplorate i livelli interiori della
vostra coscienza; siete attivi quando vi impegnate a riconoscere
e a superare le vostre resistenze; siete attivi quando vi dedicate
all'esplorazione dei vostri aspetti distruttivi, per prenderne coscienza e per permettere loro di esprimersi pienamente; siete attivi quando intrattenete un dialogo con il bambino immaturo
dentro di voi, e cercate di rieducarlo; siete attivi quando
deliberatamente usate il vostro io cosciente per chiedere aiuto
allo spirito universale; siete attivi quando coscientemente elaborate dei nuovi e più realistici concetti sulla vita e su voi stessi, e li sostituite a quelli vecchi ed obsoleti; quando il vostro io si mette
in comunicazione con entrambi gli "universi", sia quello esteriore
che quello interiore, siete attivi. Ma dovete anche imparare ad
attendere passivamente l'esplicitazione e l'espressione di questi
due livelli. Se siete in grado di fare questo, create dentro di voi
la giusta miscela di attività e di passività. Quando finalmente
armonizzate questi due movimenti interiori, vi aprite anche ai
poteri universali.
È molto importante che comprendiate, osserviate ed usiate
questi concetti. Esplorate ed appurate quali attitudini dentro di
voi sono sane e mature, e quali sono distorte. Se la triplice
interazione interiore di cui abbiamo parlato avviene in maniera
corretta, il desiderio e l'assenza di desiderio, il coinvolgimento
ed il distacco, l'attività e la passività, si fondono e formano
un'armoniosa unità. Quando questo equilibrio diventa stabile,
il bambino immaturo cresce. Non è ucciso o annientato. Non è
esorcizzato. La sua energia congelata ritorna in vita, e voi, amici
miei, tornate a fluire gioiosamente con la corrente vitale. Questo
bambino non deve essere schiacciato, deve essere istruito, così
da essere salvato e liberato. Se perseguite questo obbiettivo con
costanza e con fiducia, gradualmente ma inesorabilmente, vi
avvicinate anche all'unificazione del vostro io cosciente con il sé
universale.
Il materiale che vi ho qui offerto merita di essere studiato e
meditato. Possiede un implicito potere, che non mancherà di
manifestarsi, se lo applicherete coerentemente alle vostre vite.


19
IL SENSO DELL'IDENTITÀ E LO SVILUPPO DELLA COSCIENZA 
In questa lezione discuterò ancora una volta della coscienza, da
un punto di vista nuovo e diverso. È forse difficile per gli esseri
umani comprendere che la coscienza permea l'intero universo
e l'intera creazione. Per esistere essa non ha necessariamente
bisogno di esprimersi attraverso una qualche entità. Gli uomini
sono portati a pensare che essa sia solo un prodotto collaterale
di processi cerebrali di qualche genere. Non è così. La coscienza
non richiede l'esistenza di una struttura. Ogni particella di
materia in un certo senso, non è null'altro che coscienza ed
energia cristallizzate. Anche se non sono identiche, coscienza ed
energia sono manifestazioni interdipendenti della vita.
Nella misura in cui l'evoluzione progredisce, la cristallizzazione
diminuisce, e l'energia e la coscienza diventano sempre più
fluide e vibrano ad una frequenza sempre più elevata; la coscienza diventa sempre più consapevole di se stessa, l'energia acquista sempre più potere creativo per costruire, muovere e creare
nuove forme.
Ogni tratto, ogni attitudine, ogni aspetto della personalità, non
è che una delle molte manifestazioni della coscienza. In genere,
queste manifestazioni sono in conflitto fra di loro; è compito
dell'uomo armonizzarle ed integrarle in un tutto armonioso.
È necessario uno sforzo di immaginazione, per comprendere il
concetto che sto tentando di comunicarvi. Riuscite ad immaginare per un momento, che tutti i tratti che vi sono familiari, che avete sempre associato alle persone, che avete sempre
considerato semplici loro attributi, non sono tali, ma sono
particelle della coscienza universale, in possesso di una loro
esistenza autonoma? Considerate, per esempio, l'amore, la
perseveranza, l'indolenza, la pigrizia, la gentilezza, l'ostinazione, la malizia; tutti questi tratti devono essere integrati nella personalità. Solo così si creano le condizioni perché il processo
evolutivo possa progredire, e le particelle separate di coscienza
possano ritornare all'unità originaria.
L'essere umano è un conglomerato dei vari aspetti della coscienza. Quelli puri da sempre e quelli che sono stati purificati durante il processo dell'evoluzione formano un tutto armonioso ed appartengono al nucleo integro dell'individuo. Gli aspetti rimasti negativi e distruttivi sono separati dalla totalità della
coscienza e sono quasi come delle appendici. È compito di ogni
essere umano, attraverso le sue varie incarnazioni, di sintetizzare, unificare ed assimilare questi vari aspetti separati di se stesso.
Se comprendete veramente ciò che sto dicendo, potete rendervi
conto che questo è un modo nuovo di considerare l'esistenza.
Naturalmente, questo non vale solo per il livello della coscienza
umana, ma anche per quelli più elevati. In questi ultimi, però, la
lotta non è così strenua e dolorosa. La maggiore consapevolezza,
che caratterizza gli stati più elevati di coscienza, facilita enormemente il processo di sintesi. Gli uomini sono caratterizzati dal fatto non solo di essere immersi nell'oscurità, ma di volerla
perpetuare.
Nella misura in cui esistono tensione e lotta nella personalità, i
vari aspetti della coscienza sono in conflitto fra di loro. L'entità
non è consapevole del significato di tale conflitto, si identifica
con uno o più di questi aspetti, e ripudia gli altri. In questo modo
dimentica qual è la sua vera natura, si allontana dal suo vero sé,
finisce con il perdersi nel labirinto delle contraddizioni interiori. Che l'individuo ne sia consapevole o meno, questa lotta continua ad infuriare incessantemente dentro di lui. Tutti i 
sentieri di autosviluppo devono, prima o poi, affrontare questo
profondo e fondamentale problema dell'identità.

VOI SIETE LA COSCIENZA INTEGRATRICE
Voi tutti avete la tendenza ad identificarvi solo con alcuni aspetti
e non con la totalità di voi stessi. Voi non siete i vostri tratti
negativi, né la coscienza che si sente in colpa per l'esistenza di
essi, e non siete neanche i vostri tratti positivi. Anche se siete
riusciti ad integrare questi ultimi e li sentite come vostri, ciò non
significa che dobbiate identificarvi con essi. È più accurato dire
che voi siete la coscienza che ha governato questo processo di
integrazione, che ha deciso, ha agito, pensato e voluto,
riassorbendo in sé ciò che prima era solo un'appendice. Ogni
aspetto separato della coscienza possiede una sua propria volontà, come ben sapete dal vostro lavoro su questo sentiero. Finché siete coinvolti in maniera cieca nella lotta, e siete, perciò, perduti
in essa, di volta in volta siete controllati da qualcuno di questi
aspetti, perché non riuscite ad identificarvi con il vostro vero sé.
Questo cieco coinvolgimento vi rende schiavi e vi priva della
vostra energia creativa. Non sapere chi siete vi porta alla disperazione.
Se la personalità ciecamente si identifica solo con i suoi aspetti
distruttivi, si ritrova coinvolta in uno specifico tipo di lotta. Da
una parte, come conseguenza del fatto di percepirsi solo negativamente, essa si sente in colpa e si autopunisce; dall'altra, visto che si ritiene costituita solo di tratti negativi, come può genuinamente desiderare di rinunciare alla negatività, o anche solo di
affrontarla? La personalità oscilla continuamente fra questi due
estremi: "Devo rimanere ciò che sono, non devo cambiare, né
migliorare, visto che questa è la mia sola realtà, ed io non voglio
cessare di esistere", e, "Sono così cattiva e maligna, così malvagia,
che non merito il diritto di esistere, perciò mi devo punire
ponendo fine alla mia esistenza." Visto che questo conflitto è
troppo doloroso da affrontare in tutta la sua drammatica realtà,
viene messo da parte e rimosso dalla coscienza.
Questo porta ad una vita vissuta "come se", dominata dalle
finzioni e dalle pretese, in cui il senso dell'identità si trasferisce
dal vero sé alla maschera. L'individuo cerca di nascondere a se
stesso ed agli altri di stare fingendo; riconoscere e dissolvere la
sua maschera significherebbe, infatti, cadere nel succitato conflitto. Non c'è da meravigliarsi che gli esseri umani abbiano tante difese. Ma che terribile spreco, in quanto niente di tutto
questo è reale! La realtà è il vero sé, che non è costituito dagli
aspetti negativi, né dal bisogno di autoannientamento, e neanche dalla pretesa di coprire e nascondere il tutto. Trovare questo vero sé è il nostro obbiettivo principale.
Anche prima che il sé universale possa pienamente manifestarsi
in voi, un suo aspetto vi è già accessibile: il vostro io cosciente al
suo meglio, così come adesso è. Certo, attualmente esso è solo
una manifestazione limitata della vostra coscienza spirituale, ma
è pur sempre del tutto reale. Senza che ve ne rendiate conto questa coscienza si manifesta già in molte aree della vostra vita, ma, proprio per il fatto di non riconoscerla per ciò che è, non ve
ne avvalete nelle aree conflittuali, nelle quali continuate a farvi
controllare dal vostro falso senso di identità, o meglio, dalle sue
conseguenze.
Con il vostro "io maturo" che è la parte di voi che può prendere
delle decisioni ed affrontare i conflitti, osservandone le varie
espressioni, vi potete realisticamente e sicuramente identificare.
Questo diventa più facile, nella misura in cui prendete coscienza
di voi stessi. La consapevolezza immediatamente accessibile ad
ogni essere umano non viene generalmente usata al meglio,
nelle aree in cui maggiormente esistono conflitti e sofferenza. Il
suo potere non viene adoperato nella lotta per identificarsi con
il vero sé. Quando invece, l'individuo comincia ad avvalersene
sistematicamente, avviene un fondamentale cambiamento ed
egli entra in una nuova fase. Nella misura in cui decide di usare
la sua già esistente conoscenza della verità, la sua già esistente
buona volontà, la sua già esistente capacità di essere positivo, di
impegnarsi e di essere coraggioso, la sua coscienza si espande e
si spiritualizza.
Questo non può avvenire fin quando la coscienza già esistente
non viene pienamente utilizzata nella condotta quotidiana della
propria vita. Grazie a questo uso, dalla profondità dell'individuo
emerge una nuova profonda saggezza. Ma fin quando l'individuo segue la linea di minor resistenza e si arrende ai suoi ciechi impulsi, fin quando rinuncia a ricercare la sua vera identità e si
accontenta di una esistenza surrettizia, fin quando indulge nelle
vecchie reazioni, razionalizzandole con facili scuse, fin quando
continua a seguire i suoi ragionamenti distorti, i suoi negativi ed
impotenti pensieri circolari, fin quando continua a fare tutto
questo, non sfrutta in pieno la coscienza che già possiede. Di
conseguenza, questa non può espandersi, non può trasmutare e
sintetizzare gli aspetti negativi con cui si identifica, né può aprirsi
ai nuovi e più profondi influssi del sé spirituale. Fin quando le
proprie capacità non sono completamente sfruttate, non è
possibile ottenerne altre. Questa è una legge della vita che vale
per tutti i livelli dell'essere. È molto importante che la comprendiate, amici miei.
Quando vi identificate con uno, o anche con diversi aspetti di voi
stessi, e credete che questi rappresentino la vostra realtà ultima,
vi perdete in essi. Fin dall'inizio di questo sentiero abbiamo
introdotto i termini: sé superiore, sé inferiore e maschera.
Questi termini sono delle abbreviazioni, che naturalmente,
comprendono molte suddivisioni e variazioni. Classificare gli
aspetti che man mano scoprite in voi stessi secondo queste tre
categorie fondamentali, può fornirvi un utile quadro di riferimento.
Va senza dire che la buona volontà, quando è genuina, è
espressione del sé superiore. Ma esiste anche un altro tipo di
buona volontà, che può facilmente essere confusa con la prima,
pur essendo del tutto diversa. Mi riferisco a quella volontà di
essere buoni a causa della quale, in nome delle apparenze, si
finge di essere diversi da come si è e si negano gli aspetti inferiori.
Questo tipo di volontà è espressione dell'intento a non affrontare i conflitti e a non assumersi la responsabilità di scegliere. Gli aspetti distruttivi e negativi sono, ovviamente, un'espressione
del sé inferiore, ma i sensi di colpa, che intendono punire questa
distruttività con l'autoannientamento, non sono un'espressione
del sé superiore, anche se per tali vorrebbero passare. Essi sono,
di fatto, più distruttivi della distruttività stessa; sono la conseguenza della falsa identificazione prima menzionata. Se pensate di essere il demonio, l'unica possibilità di non essere negativi vi
appare quella di annientare voi stessi; siccome non volete questo, preferite rimanere distruttivi. Ma se invece di identificarvi con il demonio, vi limitate ad osservarlo, potete cominciare ad
identificarvi con l'osservatore.
Non dovete mai dimenticare che nessuno di voi è completamente immerso nel conflitto. Se questo fosse vero, non vi sarebbe possibile venirne fuori. Ci sono molti aspetti del vostro essere, in
cui siete in grado di usare il potere creativo del vostro pensiero,
e quindi, di costruire positivamente. Ma continuiamo adesso ad
occuparci di quelle aree in cui non vi espandete e non siete
costruttivi.
Fin quando l'entità umana è incapace, o meglio, non ha la
volontà di riconoscere i suoi aspetti distruttivi, non può che
perdersi in essi. Perciò non può autoidentificarsi in maniera
corretta. Come ho prima detto, questo non riconoscere, non
osservare e non dare un nome agli elementi distruttivi, indica
che il sé si identifica completamente con essi. Nonostante il
desiderio di nascondere gli aspetti negativi sia più distruttivo
della distruttività stessa, è pur sempre l'espressione del desiderio
di migliorare. Esso può, perciò, essere considerato il risultato
della cattiva interpretazione di un messaggio proveniente dal sé
superiore. È un modo sbagliato di applicare e di interpretare le
aspirazioni del vero sé. Consideriamo in modo più specifico
come l'io cosciente può essere attivato ed utilizzato, in modo da
divenire un canale attraverso cui la coscienza spirituale possa
manifestarsi. 
Chiunque, lavorando diligentemente per eliminare la sua maschera, abbia cominciato a superare le sue difese e a mostrare gli aspetti di sé di cui ha vergogna, ha potuto rendersi conto di
quanta libertà interiore venga generata dal riconoscere i propri
tratti negativi. Perché è così? Naturalmente, la risposta più ovvia
è che il semplice fatto di avere il coraggio di essere più onesti è
già di per se stesso sufficiente a generare sollievo e liberazione.
Ma la cosa va al di là di questo, amici miei.

IL NUOVO SENSO DI IDENTITÀ
Attraverso l'atto del riconoscere la negatività, il vostro senso di
identità si ridefinisce in modo sottile, ma distinto. Prima di un
tale riconoscimento, siete ciechi a tutti o ad alcuni degli aspetti
negativi che esistono in voi, il che indica che pensate di essere
una sola cosa con essi. Nel momento in cui riconoscete ciò che
fino ad allora ritenevate inaccettabile, cessate di sentirvi tali, e vi
identificate con la parte di voi che è in grado di operare il
riconoscimento. Non vedendo gli aspetti che odiate in voi, essi
vi influenzano a vostra insaputa, e perciò ne siete controllati.
Quando li riconoscete, qualcosa di nuovo prende il sopravvento,
qualcosa che può influenzarli, anche se all'inizio solo attraverso
l'osservazione ed il tentativo di ottenere una maggiore comprensione. È completamente diverso identificarsi con i propri tratti negativi, oppure identificarli. Nel momento in cui li identificate,
cessate di identificarvi con essi. Questo è il motivo per cui è così
liberatorio riconoscere che dentro di voi esiste del male, vincendo la sempre presente resistenza a farlo.
Nel momento in cui osservate ed identificate gli aspetti distruttivi, date loro un nome e li articolate, scoprite il vero sé, con cui potete identificarvi. Questo sé possiede molte opzioni, possibilità e scelte, la prima delle quali è quella di fare ciò che state facendo al momento: osservare, articolare, dare un nome, ecc.
Questo vi permette di non perseguitarvi più così spietatamente
con il vostro odio. Fin quando non riuscite ad identificarvi con
la parte di voi che è in grado di osservare, scegliere, determinare
ed adottare nuove attitudini, vi sembra di non avere nessuna
alternativa all'odiare voi stessi. È del tutto diverso scoprire un
aspetto negativo e ritenere che esso sia la propria realtà ultima,
e rendersi conto che ciò che osserva non è ciò che viene
osservato.
Quanto diversa è la vostra attitudine verso voi stessi, quando
realizzate che lo scopo dell'essere umano è di incarnare in sé
degli aspetti distruttivi, in modo da poterli trasformare ed
integrare! Questa realizzazione vi permette di riconoscere la
verità senza cadere nella disperazione. Quale dignità vi dà
considerare che adempiendo al vostro compito, voi contribuite
all'evoluzione del pianeta.
Quando venite su questa Terra portate con voi degli aspetti
negativi, per il motivo prima menzionato. Vi sono precise leggi
che determinano quali questi aspetti debbano essere. Ogni
essere umano ha un compito immenso nel processo universale
dell'evoluzione. È da questo compito che l'uomo trae la sua
dignità, ed è esso che dà un senso alla momentanea sofferenza
derivante dal fatto che egli ha dimenticato la sua vera identità.
Non dimenticate mai che non siete i vostri tratti negativi. Solo
quando ve ne assumete la responsabilità, potete raggiungere la
meravigliosa certezzache essi non sono la vostra realtà ultima,
che il vostro compito è di trasformarli per cooperare con il
Grande Piano, e solo allora potete fare il passo successivo, quello
di integrarli nella totalità del vostro essere.

I QUATTRO STADI DELLA CONSAPEVOLEZZA
Ricapitoliamo. Fino a questo punto abbiamo incontrato quattro
stadi di sviluppo della coscienza, che sono riportati qui di
seguito:
1 ) Il primo stadio potrebbe definirsi di dormiveglia. In esso non
vi rendete conto di odiare parti di voi stessi, contro cui ingaggiate
una furiosa battaglia.
2) Nel secondo stadio, cominciate a risvegliarvi; cominciate a
riconoscere, ad esprimere, ad articolare e ad osservare ciò che
non vi piace, a scoprire che si tratta solo di un aspetto di voi stessi,
e non della vostra realtà ultima.
3) In questo stadio sviluppate la consapevolezza che l'"io", o la
parte di voi che osserva, può prendere nuove decisioni, fare
nuove scelte, acquisire nuovo potere, non magicamente, ma
adottando attitudini più costruttive, fino ad allora completamente negate ed ignorate. Alcuni esempi di nuove attitudini potrebbero essere: decidere di accettare se stessi, senza perdere
il senso delle proporzioni; imparare dagli errori e dai fallimenti;
non rinunciare se il successo non sopraggiunge immediatamente; aver fiducia nelle infinite potenzialità che possono manifestarsi, quando la coscienza si apre alla positività.
4) Questo nuovo modo di percepire se stessi conduce, infine,
alla comprensione, trasformazione ed integrazione di quegli
aspetti precedentemente negati ed odiati. La coscienza si apre
sempre di più all'influsso della realtà spirituale, che può manifestarsi in misura sempre maggiore. Questo significa
purificazione. Nella misura in cui conducete la vostra vita in
questa maniera, contribuite a restituire all'originaria unità la
vostra coscienza.
Quando assimilerete fino in fondo quello che ho qui detto,
potrete comprendere alcuni fatti fondamentali. Innanzitutto, vi
renderete conto di quanto sia importante riconoscere gli aspetti
distorti e distruttivi che esistono in voi. Potrete assumervene la
piena e completa responsabilità, il che, per paradossale che
possa sembrare, vi libererà dall'identificazione con essi. Entrerete in contatto con il vostro vero sé, e percepirete chiaramente che questi aspetti non sono che delle appendici, che, nella
misura in cui vengono trasformate, possono essere riassorbite
nella totalità del vostro essere.
Per quanto la realtà possa apparire indesiderabile, potete sempre affrontarla, accettarla ed esplorarla, senza che ciò debba farvi paura. La capacità di osservare, di giudicare, di valutare e di
scegliere la migliore attitudine possibile verso ciò che osservate,
rappresenta il vero potere del sé superiore, potere che già esiste
dentro di voi. Raggiungere la conoscenza e la padronanza di voi
stessi, è il primo passo verso la realizzazione della più vasta
coscienza, della coscienza divina in voi. Se non vi conoscete e se
non siete padroni di voi stessi, la vostra più profonda coscienza
spirituale rimane solo un principio, una teoria, una potenzialità
futura. Fin quando non utilizzate la coscienza che già avete a
disposizione, ma che non vi decidete ad impiegare, potete
credere nei suoi poteri in via di principio, ma questi non saranno
per voi realtà vissuta. Nella misura in cui i quattro stadi prima
descritti vengono riconosciuti ed attraversati, la vostra mente
può espandersi sufficientemente e può aprirsi alla saggezza,
all'amore, all'energia, alla verità, alla forza delle emozioni, il che
vi permette, infine, di trascendere il doloroso dualismo in cui
siete immersi e di raggiungere quella felicità che tanto desiderate.

IL SUPERAMENTO DELLA PAURA
Nel momento in cui ci si identifica con il vero sé, il profondo ed
apparentemente insuperabile terrore da cui l'anima umana è
posseduta, sparisce. Spesso questo terrore non è avvertito coscientemente. Comincia ad esserlo solo quando si esce dallo stato di dormiveglia di cui abbiamo precedentemente parlato.
Questo risveglio può richiedere settimane, o svariate incarnazioni. Potete nascondere il terrore a voi stessi, o decidere di affrontarlo; nella misura in cui scegliete la seconda di queste
alternative, potete superarlo. Se decidete di nasconderlo, non
guadagnate niente, infatti il terrore lascerà i suoi indelebili segni
nella vostra vita, segni niente affatto meno dolorosi e debilitanti
di quelli che lascerebbe la sua esperienza diretta, al contrario.
Il terrore esiste solo perché ignorate il fatto che dietro ciò che
odiate esiste il vostro vero sé. A causa di esso esitate sempre a
guardare ciò che odiate. Fin quando non avete il coraggio di
appurare se la vostra paura è giustificata o meno, non potete
scoprire che non lo è, e che voi siete di più, molto di più, di ciò
che temete di essere. Vi trovate spesso sul punto di fare questo
passo, ma poi vi fermate, come se vi trovaste sull'orlo di un
precipizio. Quando non lo affrontate, il terrore si annida nella
vostra anima, da dove, anche se lo negate e lo reprimete,
continua ad avvelenarvi.
Quando finalmente decidete di assumervi l'impegno di sanare
la vostra scissione interiore, potete scoprire chi veramente siete,
ed il terrore finalmente scompare. Nel momento in cui sentite
di essere colui che osserva, e non ciò che viene osservato, non
sentite più il bisogno di annientare voi stessi, e non vi identificate
piu con la vostra maschera fraudolenta, con il demone odioso o
con il piccolo io meschino ed egoista. L'identificazione con il
vero sé elimina il terrore dell'annichilazione, che va al di là della
semplice paura della morte.
Ritorniamo adesso alla vostra mente cosciente, così come esiste
adesso. Essa è in grado di osservare il sé, di riconoscere i vari suoi
aspetti, ed ha a sua disposizione diverse opzioni. L'attitudine che
scegliete di adottare verso i tratti distorti, negativi e distruttivi
che esistono in voi, è la chiave per espandere la vostra coscienza.

L'ESPANSIONE DELLA COSCIENZA
Oggi si parla molto di espansione della coscienza. Spesso si
ritiene che essa avvenga grazie ad un processo misterioso e quasi
magico. Non è così. Perché si sviluppi una vera coscienza
spirituale, dovete innanzitutto prestare attenzione a quegli aspetti
di voi stessi che avete fino ad ora trascurati. Ogni istante di
depressione o di ansia, ogni sensazione di impotenza o in
qualche altro modo negativa, contiene sempre varie altre possibilità. Ma c'è bisogno di un atto di volontà interiore, per risvegliare le forze ancora dormienti in voi. Quando le capacità
già disponibili vengono utilizzate, il grande potere della coscienza spirituale si sviluppa in maniera organica, con gradualità. 
Molti si dedicano a varie discipline spirituali, ed aspettano il
miracoloso manifestarsi della più vasta coscienza, mentre coscientemente e deliberatamente continuano ad indulgere in
emozioni, attitudini e pensieri di carattere distruttivo. Non
possono non rimanere delusi e frustrati. Non ci sono esercizi o
tecniche, non ci sono interventi esterni, che possano da soli farvi
prendere coscienza del vostro nucleo divino.
La maggior parte degli esseri umani sottovaluta il potere contenuto nei pensieri e nelle emozioni, e quindi, non sfrutta le infinite possibilità che ha di creare e di ricreare la propria vita.
L'uso di questo potere creativo è una sfida affascinante. Fin da
ora potete esplorare i recessi della vostra mente cosciente, per
trovare nuove, più creative maniere di affrontare le vostre
difficoltà, più realistici e costruttivi modi di vivere. Non dovete
necessariamente continuare a reagire come avete sempre fatto.
Avete a vostra disposizione molte scelte e molte possibilità di
dirigere verso nuovi obbiettivi i vostri pensieri, le vostre emozioni e le vostre attitudini.
Nella misura in cui non siete ancora identificati con il vero sé, in
cui in un'area o nell'altra della vostra vita, ancora vi identificate
con ciò che più odiate in voi stessi, e che, perciò non volete
riconoscere, la vostra coscienza è incapace di avvalersi di tutte le
opzioni e possibilità che ha a sua disposizione.
Quando cominciate a porvi la domanda: "Quale attitudine
scelgo di avere verso ciò che non mi piace di me?" date a voi stessi
la possibilità di fare una delle più importanti e significative
scoperte possibili. Per rispondere sinceramente ed agire in
modo conseguente, non è necessaria nessuna particolare espansione di coscienza, è sufficiente che facciate ricorso a ciò che è già a vostra disposizione, perché lo avete conquistato grazie a
secoli o a millenni di evoluzione.
Quali opzioni avete, per esempio, quando osservate in voi delle
attitudini e degli intenti negativi e distruttivi? Potete scegliere
(ed è questo che avete fatto fino ad ora, anche se forse inconsciamente) di sentirvi sgomenti ed impotenti, di pensare che è impossibile essere diversi, e che oltre alla negatività non esiste
niente altro. O potete scegliere di credere che sia possibile
cambiare tutto immediatamente. Questa attitudine non è più
positiva della precedente, perché è anch'essa irreale. Un
irrealistico senso di impotenza ed un'irrealistica speranza magica, sono i due estremi che portano allo stesso circolo vizioso.
Ma non avete altre opzioni a vostra disposizione? Non vi è
possibile scegliere con la vostra mente, così come essa è adesso,
altre modalità? Potreste dire, per esempio: "È probabile e
prevedibile che dimenticherò e mi ritroverò di nuovo coinvolto
nella vecchia cecità e nei vecchi riflessi condizionati. Ma questo
non deve necessariamente scoraggiarmi. Dovrò nuovamente
lottare per ritrovare la chiave. Ma lo farò, perché so che solo in
questo modo le mie risorse e le mie energie potranno crescere.
Non sarò trattenuto dal fatto che costruire un bell'edificio
richiede tempo e pazienza. Non sarò così infantile da pensare
che lo si possa fare tutto in una volta. Darò fondo a tutta la mia
volontà, ma sarò paziente e realistico. Desidero che i miei poteri
spirituali mi guidino, ma se ancora non posso percepire questa
guida, perché non sono sufficientemente maturo e le mie
energie e la mia coscienza non hanno ancora raggiunto il
necessario grado di purezza, continuerò ad aver fiducia, aspetterò e persevererò. Voglio dare il meglio di me stesso, e questo include avere la pazienza di costruire lentamente, e di coltivare
gradualmente la consapevolezza e la capacità di osservare. Cercherò sempre nuovamente di affrontare, di osservare, di identificare, di dare un nome a ciò che non mi piace, senza identificarmici. Cercherò di capirlo più approfonditamente, in modo da poterlo infine trasformare".
Se lo volete, potete sempre adottare un'attitudine del genere.
Non è magia. È una scelta sempre a vostra disposizione. Fin da
questo momento, invece di esserne dominati, potete prendere
la decisione di osservare e di dare un nome a ciò che precedentemente non volevate vedere. Ogni volta che vi trovate ad affrontare un'area problematica avete sempre a vostra disposizione questa ed altre opzioni. Possedete una conoscenza che potete mettere a frutto in tutte le vostre osservazioni. Se ve ne
servirete, essa si espanderà ancora di più.
Quanto più la userete, tanto più l'illimitata coscienza del sé
spirituale, fin'ora rimasta sepolta, si integrerà con la vostra
mente cosciente, e voi ed essa diventerete una cosa sola. Come
ho detto altre volte, vi può essere di grande aiuto la pratica del
triplice dialogo: il dialogo fra l'io cosciente e gli aspetti demoniaci,
quello fra l'io cosciente ed il sé spirituale, e quello fra quest'ultimo ed il sé demoniaco. In tutti e tre i casi, ambedue le parti parlano e si ascoltano reciprocamente, come in qualunque
conversazione sensata. Lavorare nel modo che vi ho indicato,
significa porre le basi per fare la più grande delle scoperte: la
scoperta del vero sé. Allora saprete per certo di essere questa
incredibile, meravigliosa, illimitata coscienza, in cui non vi è
posto per la paura, ed i cui poteri sono infiniti.


20
IL SUPERAMENTO DELLA PAURA 
Tutti voi sapete quanto sia importante esplorare e riconoscere le
emozioni, le convinzioni e le attitudini di cui non si è sufficientemente coscienti. A meno che la consapevolezza di questi aspetti non venga coltivata, è impossibile liberare il centro più
profondo del proprio essere, il nucleo dal quale sgorga la vita. È
importante che vi domandiate se siete veramente coscienti di
quello che avviene dentro di voi, e che non vi accontentiate di
dare a voi stessi spiegazioni superficiali.
Rinunciare alle proprie illusioni sembra all'inizio una cosa
pressoché impossibile, in quanto tutti gli esseri umani segretamente temono che la verità sia inaccettabile e li renda inaccettabili. Perciò una doppia illusione deve essere eliminata: l'idea
che si ha di se stessi e ciò che la copre. Questa è sempre la parte
più difficile del sentiero.

LE DIFESE CONTRO IL DOLORE GENERANO IL MALE
Per procedere in questa fase del lavoro su voi stessi è necessario
che comprendiate in che modo il male, cioè la distruttività e la
negatività, mette radice dentro di voi. Sapete, perché me lo avete
spesso sentito ripetere, che il male è il risultato delle vostre
difese. Quando rifiutate di sentire il dolore e la vergogna,
quando non volete essere vulnerabili, quando in altre parole,
rifiutate la vostra umanità, aprite la porta al male.
È pertanto ovvio che la direzione in cui adesso dovete andare è
quella di focalizzarvi maggiormente sulle sofferenze e sui dolori
che avete dovuto sopportare nei vostri primi anni di vita, e
contro i quali vi siete fino ad adesso difesi. Negare le proprie
esperienze obbliga a ricrearle sempre nuovamente, obbliga a
rivivere ciò che non è stato vissuto fino in fondo, e questo
accresce il dolore e la sofferenza. È necessario, perciò, che
affrontiate pienamente tutte le esperienze precedentemente
negate.
La conoscenza che avete della vostra infanzia, specialmente
delle prime esperienze dolorose, è ancora troppo teorica. Spesso per voi è una grande sorpresa scoprire la misura in cui siete stati infelici da bambini, anche perché siete convinti del contrario. Prendere in considerazione che nella vostra infanzia possano esserci state esperienze dolorose è il necessario prerequisito
per poterle rivivere. È importante che vi rendiate conto che se
non ricordate i traumi della vostra infanzia, ciò avviene perché
avete resistenza a farlo. Se non superate questa resistenza, è
semplicemente impossibile che possiate accedere alle vostre
emozioni.

IL PROBLEMA DELLA PIGRIZIA
Desidero adesso discutere del problema della pigrizia. C'è un
intimo collegamento tra questo problema e la repressione delle
emozioni. È sbagliato credere che la pigrizia possa essere superata con la buona volontà, cercando di essere ragionevoli e costruttivi. Non si tratta affatto di un problema di ordine morale.
La pigrizia è una manifestazione del ristagno e della paralisi
dell'energia vitale. Questo ristagno è, a sua volta, il risultato del
rifiuto di esprimere fino in fondo certe emozioni e di comprendere il loro significato. A causa della mancata espressione e della mancata comprensione, l'energia di queste emozioni si accumula ed ostacola il libero flusso della corrente vitale.
Non è sufficiente sapere intellettualmente che dentro di voi ci
sono delle emozioni represse, dalle quali, anche se non volete,
siete governati. Una tale conoscenza è spesso il prerequisito
necessario per aprirvi ad esse, ma può anche diventare un
ostacolo. Quando sostituite il capire al sentire, intelletto ed
emozioni non operano più armoniosamente, come dovrebbero,
ma entrano in conflitto. Lo stesso avviene quando le emozioni
prendono il sopravvento sull'intelletto, vale a dire, quando
sentite un'emozione, ma non ne comprendete né il significato,
né l'origine.
In tutti voi, amici miei, esistono ancora molte difese contro il
rivivere in pieno le emozioni che avete represso. È necessario
che focalizziate la vostra attenzione su di esse, in modo da
poterle infine superare. Potete liberarvi delle vostre esperienze
dolorose solo quando le comprendete e le rivivete completamente.
Per ripetere, tutto ciò che di distruttivo e di negativo esiste in voi
è il risultato delle vostre difese contro le esperienze indesiderabili e dolorose. Esse fanno ristagnare le vostre emozioni. Quando queste ristagnano, l'energia ristagna e, quando ciò avviene,
la vostra capacità di movimento si riduce drasticamente. Come
sapete, le emozioni sono correnti di energia. Se il vostro sistema
energetico è aperto, esse si trasformano continuamente. La
repressione delle emozioni ostacola il movimento e, pertanto,
frena l'energia vitale. Quando questa non fluisce più, il risultato
è la  "pigrizia", lo stato in cui è possibile muoversi solo con un
doloroso sforzo di volontà. Perciò, amici miei, quando vi scoprite pigri, passivi, desiderosi di non fare niente (il che spesso viene confuso con l'ascetismo), avete una buona indicazione che
dentro di voi esistono delle emozioni che hanno creato uno stato
di tossicità psichica.
Il ristagno dell'energia genera non solo il blocco delle emozioni,
ma anche delle facoltà mentali. Produce la tendenza a generalizzare in maniera rigida, a considerare sempre valido ciò che lo è solo in casi particolari. È molto raro che la rigidità emotiva non
comporti anche quella mentale. I concetti distorti prodotti da
tale rigidità possono rimanere nascosti nei più profondi meandri della vostra anima, totalmente al di fuori della vostra coscienza, e sono alla base di quelle che abbiamo chiamato "immagini".
Chi si è dedicato alla ricerca di queste ultime, si è reso conto di
come esse spingono a comportarsi secondo schemi che erano
validi in passato, ma che non lo sono più nel presente. Fin
quando non trovate il coraggio di rivivere tutte le emozioni che
avete rifiutato di sentire, rimanete intrappolati in questa coazione
a riprodurre il vostro passato. Non potete uscirne, non importa
quante buone possano essere le vostre intenzioni e quanto
intensi possano essere i vostri sforzi in altre direzioni, se non vi
decidete a sentire fino in fondo quello che c'è dentro di voi.
Abbiamo già menzionato che la condizione umana è caratterizzata dal dualismo, che non è niente altro che un modo illusorio di percepire la realtà. Questa illusione ha molti aspetti. Uno di
questi è la frattura nella coscienza dell'uomo, per cui egli può
sentire una cosa, crederne un'altra ed agire senza tener conto né
di ciò che sente, né di ciò che pensa. Quando intelletto ed
emozioni si integrano e si armonizzano, questa scissione viene
sanata, generando un meraviglioso e nuovo senso di completezza.
Quando le emozioni non sono vissute e provate fino in fondo, la
corrente vitale non può che ristagnare. L'individuo si ritrova, di
conseguenza, inspiegabilmente paralizzato. Le sue azioni diventano inefficaci ed egli incontra infinite difficoltà nel realizzare i suoi desideri e i suoi obbiettivi. Gli sembra di trovar chiuse tutte
le porte a cui bussa. Una delle manifestazioni di questa paralisi
può essere la cosiddetta pigrizia. La mancanza di creatività o un
diffuso senso di disperazione possono esserne altre. In quest'ultimo caso la persona può "usare" un evento o una difficoltà esteriore per razionalizzare il suo stato d'animo. La verità è che
un senso di confusione su che cosa sia la vita e quale sia il suo
ruolo in essa, deve impadronirsi dell'uomo quando si ostina ad
opporsi alle sue emozioni, ed illude se stesso pensando che il
non sentirle possa essere meno doloroso che lasciarsi andare ad
esse. Ci sono molte altre manifestazioni del ristagno dell'energia. L'incapacità di provare piacere e di abbandonarsi completamente alla vita è una delle più diffuse tra queste.

LA PAURA DI PROVARE TUTTE LE EMOZIONI
Provare fino in fondo un'emozione è possibile esattamente nella
misura in cui si è disposti ad abbandonarsi ad essa. Le emozioni
vengono spesso tenute represse per molte vite. Ogni incarnazione presenta il compito di purificarsi attraverso il riviverle ed il comprenderle. Tale purificazione è completa quando tutto il
materiale di rifiuto è stato eliminato. Con ogni nuova vita l'entità
ha nuove opportunità di continuare il lavoro di purificazione,
grazie alle condizioni, alle circostanze ed all'ambiente in cui
viene attratta dalle inesorabili leggi del karma. La memoria delle
vite precedenti viene cancellata, e per lavorare su se stessa
l'entità ha a disposizione solo le esperienze della vita presente.
L'affievolirsi della memoria è un prodotto collaterale del ciclo
delle rinascite nel quale è intrappolato chiunque ancora rifiuti
di affrontare completamente le sue esperienze. Quando continuate a limitare la vostra consapevolezza e vi rifiutate di sentire le vostre emozioni, riducete la vostra capacità di ricordare. In
questo modo perpetuate il ciclo delle rinascite, che si manifesta
sempre attraverso una frattura nella continuità della coscienza.
Inversamente, vivendo ed attraversando tutte le esperienze
offerte dalla vita attuale, permettete ai vostri ricordi di riaffiorare,
e questo vi aiuta ad uscire dalla ruota delle reincarnazioni. Se
tutte le emozioni di questa vita sono pienamente sentite, il
materiale residuo delle vite precedenti viene automaticamente
eliminato, infatti nei traumi presenti sopravvivono ancora quelli
passati, e risolvendo i primi risolvete anche i secondi.
Voi potete veramente lasciarvi alle spalle il vostro passato, amici
miei, ma per farlo dovete acquistare la fiducia di lasciarvi andare.
Questo ancora una volta, è il problema. Non potete lasciarvi
andare se profondamente dentro di voi vi difendete dal sentire
le emozioni, e vi rifiutate di stabilire i collegamenti tra esse, i
vostri pensieri e le vostre azioni. La paralisi che spesso chiamate
pigrizia, e che perciò considerate moralisticamente, è da considerare solo come un sintomo, e per giunta molto indiretto.
La pigrizia è una protezione contro il movimento della sostanza
dell'anima, che vi minaccia perché riattiva quelle emozioni che
voi pensate di poter continuare ad evitare, senza pagare alcun
prezzo. Quindi essa è contemporaneamente un effetto ed una
difesa. Il movimento riporta in vita tutto ciò che giace ristagnante. Comprendere pienamente ciò, può aiutarvi a superare questo ristagno protettivo da voi stessi indotto, trovando il coraggio
di sentire tutto ciò che dovreste sentire.
La serenità a cui ogni anima consciamente o inconsciamente
aspira, non è la cauta passività nella quale ogni movimento
appare indesiderabile. Il vero stato spirituale è molto attivo, ed
allo stesso tempo calmo e rilassato. Esso è azione, movimento e
gioia. L'attività frenetica è sempre una reazione contro la passività. La personalità combatte contro il ristagno divenendo iperattiva. A tal punto si allontana ancor più dalla sua vera causa,
che è la paura di sentire le emozioni, tutte le emozioni, compresa
la paura. Solo comprendendo completamente questo processo,
potete superare sia il ristagno che l'iperattività, eliminando la
causa comune ad entrambi: il rifiuto di vivere fino in fondo le
vostre emozioni. In altre parole, dovete raggiungere il punto di
sentire la paura che si nasconde dietro la pigrizia e dietro tutti i
tipi di ristagno.
Questa paura esiste in tutti, anche in coloro che non sono
apertamente pigri e che non soffrono degli altri sintomi da essa
indirettamente prodotti. Questa fondamentale paura, così tipica della condizione umana, deve essere accettata e fatta emergere. Dovete permetterle di esprimersi completamente, naturalmente nelle condizioni adatte. Quando questo avverrà, scoprirete i due elementi fondamentali che ne sono alla base. Il primo
è costituito da quelle circostanze dolorose della vostra infanzia,
che non foste in grado di accettare e da cui vi difendeste
rifiutandovi di sentire le vostre emozioni. Il secondo, anche più
importante e significativo, è la paura della paura; è questa ad
essere veramente dannosa.
Nel capitolo XV, ho discusso di come alcuni processi psicologici
tendono ad autoperpetuarsi. Ho illustrato come la repressione
di una certa emozione produce necessariamente ulteriore repressione. Per esempio, il negare la paura crea la paura della paura, e poi la paura di sentire la paura della paura e così via. Lo
stesso avviene per tutte le altre emozioni. Il negare la rabbia crea
la rabbia di essere arrabbiati; quando anche questa viene negata,
ci si arrabbia ancora di più perché non si è in grado di accettare
la rabbia, e così via. Anche le frustrazioni sono in se stesse
accettabili severamente ci si lascia andare ad esse. Ma quando ci
si sente frustrati perché non si"dovrebbe" essere frustrati, e
quando si diviene ancora più frustrati perché si nega anche
questa seconda frustrazione, il dolore si intensifica enormemente. Ho spesso portato la vostra attenzione su questo processo, che è tanto importante e significativo perché vi indica chiaramente
la necessità di sentire direttamente ogni emozione, non importa
quanto possa apparentemente essere indesiderabile. Se vi rifiutate di sentire il dolore, il dolore secondario che ne risulta è molto più amaro ed insopportabile di quello originario. Se,
invece, accettate il dolore e lo sentite fino in fondo senza tirarvi
dietro, mettete automaticamente in moto un processo che lo
dissolve. Tutte le emozioni, la paura, la rabbia, i bisogni frustrati,
ecc., sono governate da questo processo.
Perciò, quando vi accorgete di aver paura della paura, e riuscite
a lasciarvi andare alla paura originaria, essa si dissolve rapidamente e lascia il posto all'emozione sottostante. Questa, qualunque possa essere, è più facile da sopportare che la sua negazione,
cioè la paura. E la paura stessa è più sopportabile della paura
della paura. In questo modo potete avanzare verso il nucleo
delle vostre emozioni represse. Combattere contro di queste,
crea uno strato di esperienze artificiali, che vi separano dal
vostro centro e che sono, perciò, più dolorose delle esperienze
originarie.

L'IMPEGNO AD ESSERE CONSAPEVOLI DI TUTTE LE PROPRIE ESPERIENZE
Dovete dare fondo a tutte le vostre risorse, dovete mettere a
buon uso tutte le conoscenze finora acquisite, per raggiungere
la totale determinazione a prendere coscienza della profonda
paura che avete delle emozioni dolorose che sopravvivono,
anche se come assopite, dentro di voi. L'ho ripetuto fino alla
noia: la sola via di uscita è di attraversare ciò che c'è in voi.
È importante, per riuscire a fare questo, che ricorriate anche alla
meditazione. L'impegno a focalizzare e a dirigere la coscienza,
evoca una guida interiore nella giusta ed equilibrata misura. La
direzione da prendere è duplice: innanzitutto dovete decidere
di attraversare ciò che è in voi, superando la vostra tendenza ad
aggirarlo. L'impegno ad andare dentro ed attraverso, dovrebbe
essere la forza motrice di questa specifica meditazione. L'affermare ed il dichiarare che questo è ciò che volete e perseguite, crea una nuova condizione nella sostanza della vostra anima,
potete rivolgervi al vostro vero sé per richiedere guida ed aiuto.
Ciò metterà immediatamente in movimento parte della sostanza
ristagnante. La pigrizia che vi spinge a posporre, ad evitare ed a
procrastinare sparirà e l'energia ritornerà a fluire dentro di voi.
Il giusto uso della volontà attiverà i processi spontanei involontari, attraverso i quali potrete accedere alla saggezza del vostro essere spirituale. Meditare in questo modo, affermare il vostro
intento ed il vostro desiderio di rivivere tutte le emozioni
accumulate e di liberarvi del materiale di rifiuto da esse prodotto, è il migliore ed il più efficace dei metodi.
Oltre ad aiutarvi a ristabilire un sano equilibrio, questo approccio vi permetterà di aprirvi alla vostra saggezza interiore. Imparerete a farvi guidare da essa, a sentirla, e a non più ignorarla.
Questa saggezza in potenza esiste sempre dentro di voi. Attende
solo di essere utilizzata, non solamente in questa, ma in tutte le
fasi del vostro sentiero. Il sé esteriore, che controlla la volontà,
deve fare la sua parte, ma deve poi arrendersi ai processi
involontari del sé interiore.
Questo sé involontario si manifesta in due modi del tutto diversi:
attraverso la più profonda saggezza appena menzionata, ed
attraverso l'emergere della parte di voi che, nonostante soffra e
sia infelice, rifiuta con tutte le sue forze di sentire il dolore fino
in fondo. Il primo aspetto va utilizzato per guidare il secondo.
Attraverso questo tipo di meditazione viene liberata l'energia
necessaria perché possiate dedicarvi a questo importantissimo
compito. Spesso affermate di non avere l'energia (e/o il tempo)
per esplorare le parti nascoste di voi stessi, ma lasciate che le
attività esteriori, che al momento vi appaiono forse più importanti, vi assorbano totalmente. La verità è che per quanto vitali queste attività possano essere, non sono mai più importanti della
ricerca interiore, infatti questa è sialo scopo della vostra vita sulla
Terra, che l'unico modo per vivere costruttivamente. 
Il secondo importante aspetto della meditazione è quello di
sviluppare la fiducia che "andare dentro voi stessi" non vi
annienterà. Senza questa fiducia, non avrete il coraggio di
esplorare il vostro mondo interiore. Detto in modo diverso, se
non siete totalmente convinti della validità e della sicurezza di
questo metodo, la vostra resistenza a provare delle emozioni
dolorose, farà inavvertitamente nascere in voi dei dubbi artificiosi e prenderà il sopravvento. Inoltre, si svilupperà in voi l'illusione che sia possibile evitare di "andare dentro voi stessi", continuando comunque ad avere una vita sana e soddisfacente.
Sfuggire alle proprie emozioni genera sempre questi paradossi
dualistici: falso dubbio da una parte e falsa speranza dall'altra.
Nella lezione L'abisso dell'illusione ho menzionato il fatto che nel
vostro processo di sviluppo vi sono delle fasi in cui può essere
necessario che vi lasciate andare in ciò che vi appare come un
abisso senza fondo, pur temendo che ciò equivalga ad essere
annientati. Fino a quando non raggiungete un certo punto della
vostra evoluzione, preferite fermarvi davanti ad esso, e non osate
saltare. Soffrite tremendamente, ma continuate a credere che la
pseudo sicurezza di questa posizione timorosa e contratta sia pur
sempre preferibile all'annichilimento. Il punto è che solo quando riuscite a sviluppare la fiducia necessaria per rischiare di saltare, potete scoprire di saper volare e convincervi, dopo aver
saltato molte volte, che non c'è nessun pericolo.
Lo stesso vale per quanto riguarda il lasciarvi cadere nell'apparente abisso delle vostre minacciose e dolorose emozioni. Se non vi lasciate andare, rimanete in una scomoda posizione di chiusura, in cui vi è impossibile vivere veramente ed essere felici. Potete trovare la fiducia necessaria per aprirvi, confrontando il problema in maniera diretta e coraggiosa. Dovete dare una risposta alla
seguente fondamentale domanda: "È vero che alla base della
natura umana c'è un pozzo senza fondo di negatività, di
distruttività, di male? O questi aspetti sono delle distorsioni che
non devono necessariamente esistere?" Se l'universo è benigno
e degno di fiducia, buono e sicuro, allora non avete alcun
bisogno di aver paura di essere ciò che siete. Ci sono molte
occasioni in cui la vostra fede viene messa alla prova, ed in cui
dovete affrontare la discrepanza fra ciò che affermate di credere
e ciò che veramente credete. Se siete veramente convinti che la
natura dell'uomo sia fondamentalmente spirituale, allora non
avete niente da temere. Se non ne siete convinti, è necessario che
siate coscienti di questo dubbio e che lo confrontiate. Questo vi
proteggerà almeno dall'illusione di ritenere di aver fiducia nella
natura spirituale dell'uomo e della realtà. Se raggiungete la
conclusione che ciò che veramente credete è che la natura
ultima dell'uomo è cattiva, distruttiva e caotica, dovete onestamente riconoscere la discrepanza tra ciò che credete di credere e ciò che veramente credete. Questo vale per tutti i problemi di
una qualche importanza. Aiuto e guida possono e devono essere
attivati attraverso gli appropriati metodi di meditazione.
È utile che nelle vostre meditazioni, affermiate il desiderio di
prendere coscienza dei vostri personali metodi di fuga e di non
volere più ingannare voi stessi. È meglio rifiutarsi di saltare
nell'abisso e sapere di starlo facendo, che negare la paura e
pretendere di essere pronti a saltare. Riconoscendo onestamente la vostra paura, siete più in contatto con voi stessi che negandola. Se la esaminate, scoprite che spesso il vero motivo
dietro di essa è la vergogna, che a sua volta, dipende sempre
dall'orgoglio. Queste due emozioni, quando vengono represse,
sono spesso fonte di paura. L'idea che sia umiliante sentirsi
deboli e vulnerabili e che le sofferenze patite da bambini, siano
state provocate dal fatto che eravate inaccettabili e non amabili,
vi spinge a negare lo stato in cui vi trovate attualmente. La
tensione provocata da questa negazione crea paura, e la paura a
sua volta richiede che escogitiate teorie che ne giustifichino
l'esistenza. Se vi convincete che è veramente troppo pericoloso
sentire le vostre emozioni, finite inevitabilmente con l'incontrare situazioni in cui effettivamente tale convinzione appare giustificata.
Attraversare la barriera dell'imbarazzo, dell'umiliazione, della
vergogna e dell'orgoglio, spesso dissolve la paura. Queste emozioni devono essere affrontate e superate. Solo a tal punto la strada che porta al vostro vero sé è spianata. Se non vi dedicate con
il necessario impegno alla pratica della meditazione, rendete inutilmente
più difficile questa strada. L'approccio che ho illustrato genererà
il clima interiore in cui vi sarà più facile lasciarvi andare in questo
abisso di paura, di solitudine, di disperazione, di dolore e di
rabbia. Ogni lacrima non versata è un ostacolo. Ogni protesta
non espressa si nasconde ancora dentro di voi e finisce con
l'essere espressa dove non è appropriato. Tutte queste emozioni
sembrano dei pozzi senza fondo, ma una volta che saltate dentro
di esse non potete non scoprire che profondamente dentro di
voi vi è un nucleo divino, del quale siete l'espressione. In esso
trovate luce, calore, vita e sicurezza. Potete avere un'esperienza
diretta di questo nucleo solo quando decidete di attraversare e
di affrontare la realtà precedentemente negata delle vostre
emozioni represse.

ATTRAVERSARE LA SOGLIA
Il vostro sé spirituale, con tutta la sua gioia, la sua sicurezza e la
sua pace, si trova proprio "al di là" della tristezza e del dolore.
Esso non può essere attivato da un atto diretto della volontà, né
da azioni o pratiche che trascurino la necessità di vivere fino in
fondo le vostre emozioni. La realizzazione del vostro centro
spirituale si manifesta inesorabilmente come prodotto collaterale
della vostra decisione di prendere coscienza delle emozioni negate e di esprimerle.
Terminerò questa lezione dicendovi che la vostra paura non è
reale. Essa è veramente un'illusione, che può essere dissolta solo
se la si affronta. Attraverso il dolore, troverete la gioia ed il
piacere; attraverso la paura, troverete la sicurezza e la tranquillità; attraverso la solitudine, troverete la capacità di amare e di stabilire rapporti veri con gli altri; attraverso la disperazione,
troverete una vera e giustificata speranza; attraverso l'accettare
che durante la vostra infanzia non avete avuto tutto ciò che
volevate, troverete la vera soddisfazione. Quando riprovate tutte
queste emozioni, è essenziale che non illudiate voi stessi credendo che esse siano causate da quello che avviene o non avviene al momento. Qualunque cosa il presente vi riservi, è dovuta solo al
fatto che il passato è ancora vivo dentro di voi.
Attraverso questi passaggi scoprirete cosa significa veramente
vivere. La speranza di poter scoprire la vostra realtà spirituale
evitandoli è destinata a rimanere delusa. Non c'è modo di
aggirare ciò che si è accumulato dentro di voi e che vi ha
avvelenato, sia a livello spirituale che psicologico, e avolte anche
fisico. Questo veleno può essere eliminato solo provando le
emozioni che avete sempre tentato di evitare.


21 
IDENTIFICAZIONE CON IL VERO Sé ED INTENZIONALITÀ NEGATIVA 
Se lasciate che il potere dello spirito, vi animi, viva e si manifesti
in voi, potete scoprire il mondo della realtà e la vostra vita
comincia ad avere significato. Ogni passo che fate in questa
direzione, genera nuova energia. Se veramente desiderate scoprire la vostra essenza e siete pronti a sacrificare la vostra tendenza ad essere distruttivi, potete trovare dentro di voi un
tesoro di inestimabile valore. A tal punto comprendete che la
parola sacrificio è davvero ridicola, perché vi rendete conto che
per avere tutto non bisogna rinunciare a nulla.
Quando, grazie ai progressi fatti lungo il vostro sentiero, la vostra
sensibilità aumenta, comprendete che la realtà dello spirito è
molto più vasta di quella fisica che vi circonda. L'energia spirituale che generate si autoalimenta e ciò si manifesta sia nella vostra vita personale che nei rapporti con gli altri. Naturalmente, anche dopo aver fatto grandi progressi, dovete ancora affrontare le difese e gli atteggiamenti negativi non risolti, le resistenze, le distorsioni e la confusione. Come sempre, questi aspetti,
prima di poter essere superati, devono essere pienamente compresi ed accettati. È impossibile liberarsi di qualcosa che non si conosce o non si vuole esprimere

L'INTENZIONALITÀ NEGATIVA
Adesso vorrei parlarvi della necessità di focalizzare la vostra
attenzione sull'intenzionalità negativa, che è uno degli aspetti di
voi stessi che meno conoscete e del quale, invece, è indispensabile che prendiate coscienza. Non è sufficiente accettare a livello puramente teorico che dentro di voi esiste un sé inferiore, che
avete dei difetti, insomma, che siete imperfetti. Cominciare a
riconoscere, ad affrontare e a trasformare questi aspetti distruttivi, non significa ancora che si è presa coscienza
dell'intenzionalità negativa.
È un fatto importante della psicologia umana che tutto ciò che
si teme, in realtà lo si desidera a livello inconscio. Tutto il lavoro
del sentiero si basa su questa fondamentale verità. Molti di voi si
stanno rendendo conto di avere nei confronti della vita, un'attitudine profondamente negativa, che si esprime con la mancanza del desiderio di dare, di amare, di contribuire al bene
comune, di mostrarsi, di ricevere, di vivere felici e di realizzarsi
pienamente. Questo può apparire assurdo alla mente conscia
che non desidera niente altro che raggiungere la massima
possibile soddisfazione, ma in realtà non lo è affatto, in quanto
esiste un'altra parte dell'anima, che persegue l'obbiettivo
diametralmente opposto, che preferisce odiare, essere vendicativa, rifiutare, anche se ciò è causa di sofferenza e di privazione.
Riconoscere questa parte dell'anima è di somma importanza.
Non è detto che essa abbia un ruolo predominante nella vostra
psiche. In effetti, può darsi, che solo una parte relativamente
piccola della vostra coscienza sia bloccata in uno stato di negazione, e che una parte molto più sostanziale sia impegnata ad essere costruttiva e positiva. Ma per quanto piccola possa essere
in rapporto agli aspetti già liberi della personalità, fin quando
non viene riconosciuta, la parte negativa mantiene un potere
magnetico sulla vostra vita.
Quando prendete coscienza dell' intenzionalità negativa, cominciate a percepire quale effetto devastante essa abbia su di voi.
All'inizio, nonostante vi rendiate conto di quanto sia distruttiva
ed illogica, vi ritrovate incapaci di abbandonarla, il che significa
che non voleteveramente abbandonarla. È necessario un grande
sforzo per superare la resistenza ad accettare questa realtà, in un
primo momento sconvolgente, della vostra vita. In verità, molte
delle resistenze che incontrate in voi stessi e nei vostri compagni,
si basano proprio sul non voler riconoscere l'esistenza di questa
assurda e distruttiva ostinazione a voler rimanere negativi.
Quando finalmente ne prendete coscienza, però il senso di
liberazione che ne risulta è immenso, perché potete affrontare
la parte di voi che nega la vita. C'è un buon numero di "motivi",
se così vogliamo chiamarli, alla base della vostra intenzionalità
negativa. Anche se siete già coscienti di alcuni di questi, constatate con disappunto che ancora non riuscite a rinunciare ad essere distruttivi. Malgrado ciò, il fatto di essere coscienti che solo
voi siete i responsabili della vostra infelicità, della vostra solitudine e della vostra insoddisfazione, e non un fato cinico e baro, è la chiave per scoprire qual è il passo successivo che dovete
compiere.
A questo punto, è utile chiarire bene qual è la differenza tra
negatività ed intenzionalità negativa. La negatività include un'ampia serie di emozioni, comprendenti l'ostilità, l'invidia, l'odio, la paura, l'orgoglio, la rabbia, solo per citarne alcune. Quando
parliamo di intenzionalità negativa, invece, ci riferiamo esplicitamente alla determinazione a persistere nello stato di negazione della vita e del sé. La semplice parola intenzionalità rimanda
all'idea di responsabilità, di scelta deliberata, di decisione di
essere e di agire in un certo modo. Ora, anche quando riconoscete che in voi esistono delle emozioni distruttive, siete portati a pensare che esse siano al di fuori del vostro controllo e di non
esserne i diretti responsabili. Quando scoprite l'intenzionalità
negativa, non potete più ingannare voi stessi illudendovi che
essere negativi è semplicemente qualcosa che vi "capita". Siete
costretti a riconoscere che la vostra vita è il risultato delle vostre
scelte, e che avete sempre la possibilità di modificare le vostre
attitudini. Se accettate questa responsabilità, potete scoprire che
ad un livello profondo del vostro essere, siete sempre liberi.
Anche gli angusti confini in cui mantenete la vostra vita sono il
risultato di una libera scelta, e continueranno a limitarvi fin
quando questa non cambierà.
Alla mente conscia l'intenzionalità negativa può apparire assurda, ma ciò non significa che essa non esista e non sia reale.
Riconoscere ed affrontare questa realtà in modo completo e
profondo richiede notevole sforzo, lotta, pazienza e l'impegno
a superare la resistenza a farlo. Non mi riferisco ad una vaga e
nebulosa presa di coscienza, che rimanga senza alcun seguito.
Affrontare veramente la sua intenzionalità negativa determina
sempre una fondamentale crisi nella vita di un individuo, che da
quel momento in poi non potrà mai più essere lo stesso. È un
evento importante sul quale è impossibile scivolar via.
Vediamo ora quali sono gli stadi principali di questo processo di
trasformazione. Quando si intraprende questo sentiero, in genere non si ha nessuna consapevolezza della propria
intenzionalità negativa. Come ho detto prima, all'inizio è molto
difficile prendere anche solo in considerazione che essa possa
esistere, ed ancor più difficile averne un'esperienza diretta. È
possibile essere coscienti di possedere dei difetti e delle attitudini distruttive, di sentire e di agire in modo nevrotico, ma ripeto ancora una volta che questo non significa ancora essere coscienti dell'intenzionalità negativa.
Quando procedete sul vostro sentiero, e cominciate a comprendere meglio voi stessi, la vostra capacità di accettare sia le emozioni positive che quelle che recano sofferenza, aumenta;
diventate più forti ed obbiettivi. Grazie al continuo impegno ad
affrontare sempre nuovamente la verità in voi stessi, che attiva le
più pure energie spirituali, alla fine giungete a scoprire la
sorprendente realtà che siete proprio voi a negare ed a rifiutare
intenzionalmente tutto ciò che di buono la vita ha da offrirvi. 
Realizzate che quanto più vi sentite frustrati perché non riuscite
ad ottenere le cose che desiderate, tanto più ostinata è la vostra
intenzionalità negativa e tanto meno siete disposti ad affrontarla. Questa correlazione è molto importante e vale anche per i vostri dubbi: quanto più temete che ciò che desiderate non possa
realizzarsi, tanto meno avete fiducia nella vita e tanto meno siete
in contatto con i vostri intenti negativi.

UNA NUOVA SPERANZA
È terribilmente difficile ammettere che siete voi stessi a scegliere
deliberatamente la strada della negazione, del rancore e dell'odio, arrecando a voi stessi ed agli altri infinite sofferenze. Ma una volta che riconoscete questa realtà, ancora prima di essere
effettivamente pronti a varcarla, vi si apre la porta della libertà.
Anche prima che siate pronti a fare una nuova scelta, il semplice
fatto di avere a disposizione un'altra strada, un altro approccio
alla vita ed all'uso delle vostre energie, fa nascere in voi una
nuova speranza, una speranza non falsa, ma giustificata e ben
fondata.
In genere, puntate sulle vostre false speranze una posta veramente eccessiva, amici miei. Investite le vostre migliori energie in soluzioni nevrotiche del tutto illusorie, che non potranno mai
realizzarsi. Ma esiste una speranza vera, giustificata e realizzabile,
che non vi lascerà delusi e frustrati. Questa speranza lentamente,
ma inevitabilmente, si trasformerà in realtà; gradualmente il
meglio in voi si manifesterà e ciò vi permetterà di accedere al
meglio che la vita ha da offrirvi. Pensate solo a tutto quello che
la vita avrebbe da darvi; non vi è limite a ciò che potete ricevere
da essa, una volta che siete disposti ad aprirvici.
Per quanto importante sia la scoperta dell'intenzionalità negativa, non è sufficiente per superarla. Talvolta può accadere che prendere atto di un'attitudine distruttiva o distorta la elimini
automaticamente, ma questo non sempre succede. Quasi tutti
realizzano, nel corso del loro lavoro su se stessi, che il rendersi
conto che l'intenzionalità negativa è distruttiva ed irrazionale
non è sufficiente a modificarla. Oltre alla semplice presa di
coscienza è necessario qualcos'altro.
Abbiamo già esaminato molti dei malintesi e delle cause che
rendono così difficile rinunciare all'intento di rimanere negativi. Un'importante causa, per esempio, è la paura dell'ignoto, di essere feriti ed umiliati, di sentire il dolore, sia passato che
presente. Ogni attitudine negativa è, in questo senso, una difesa
contro le vere emozioni, un modo per non sentire. Il persistere
nella propria negatività è dovuto anche al rifiuto d'assumersi la
responsabilità della vita e di accettare condizioni che siano
meno che ideali; è anche espressione dell'insistenza a forzare i
genitori "cattivi" a diventare "buoni", usando la sofferenza come
arma di ricatto contro di loro. La distruttività è anche un mezzo
per punire la vita in generale. Alcuni di voi hanno già ampiamente esplorato, verificato e analizzato queste emozioni, reazioni ed abitudini, ma ancora non riescono a rinunciare ad esse. Perché?
Abbiamo già indagato sull'origine di questa ostinazione. Spesso
essa rappresenta l'unico modo che il bambino ha per salvaguardare la sua individualità. Se non resiste e non si difende, egli si sente minacciato nella sua stessa esistenza: rinunciare alle sue
difese equivale per lui alla totale capitolazione. Molti di voi sono
consapevoli che in loro ancora sopravvive una situazione del
genere e sanno anche quanto poco appropriato sia continuare
a mantenere questa posizione un tempo valida, ma adesso non
più giustificata, ed anzi, completamente distruttiva.
Può sembrare inconcepibile a coloro tra voi che non sono
abituati a lavorare su se stessi, che nonostante si comprenda che
un'attitudine comporti conseguenze indesiderabili e distruttive, si continui a mantenerla. Perché continuate ad insistere in questo rifiuto apparentemente senza senso, sebbene sappiate
che è solo motivo di sofferenza per voi stessi e per gli altri? Per
quanto tutte le cause prima menzionate siano reali, deve esserci
una ragione più profonda che va al di là di esse. Questo è un
punto che pochi comprendono e che, perciò, va ben chiarito.
CON QUALE PARTE DI VOI VI IDENTIFICATE?
Per uscire dal vicolo cieco in cui vi trovate, è necessario ora che
affrontiate un altro problema, quello dell'identità. Domandatevi con quale parte di voi stessi vi identificate. Il processo attraverso cui l'identità viene definita è per lo più inconscio. Ancora una
volta, potete renderlo cosciente solo grazie ad una attenta
osservazione.
Se vi identificate esclusivamente con l'io, con quella parte di voi
che è conscia, che vuole, che agisce, è matematicamente impossibile che possiate effettuare un cambiamento in quei domini che non sono di sua pertinenza. Le funzioni limitate dell'io non
sono assolutamente sufficienti, per esempio, a far cambiare le
attitudini e le emozioni più radicate. Ci si deve identificare con
un aspetto più profondo, ampio e reale di se stessi, anche
soltanto per credere nella possibilità di un tale mutamento. Un
cambiamento veramente profondo può avvenire solo quando
l'io si impegna senza riserve, e si affida ai processi involontari del
sé spirituale. Senza questa identificazione con il sé spirituale,
non possono essere presenti la fiducia ed il clima interiore
rilassato e positivo che permettono di consolidarsi al desiderio
di cambiare. Se l'io si sente inadeguato, pur di non affrontare il
suo senso di impotenza, preferisce dire: "Non voglio", piuttosto
che "Non posso".
Ogni identificazione può essere sia di tipo positivo, che di tipo
negativo e distruttivo. La differenza non dipende dal fatto che ci
si identifichi con l'uno o l'altro dei diversi aspetti della personalità, come se alcuni fossero buoni ed altri cattivi. L'identificazione con qualunque aspetto di voi stessi, può essere desiderabile,
sana e vantaggiosa, oppure il contrario. Questo può apparire
strano. Per esempio, ci si potrebbe domandare: "Come può
essere distruttivo identificarsi con il sé superiore?".
I dentificarsi con il sé superiore senza aver prima preso coscienza
del sé inferiore, della maschera, delle difese, delle tendenze
disoneste, dell'intenzionalità negativa, può essere una fuga ed
un modo di illudere se stessi; non un'esperienza vera e reale, ma
un'adesione insincera ad una filosofia alla quale si crede in
modo solo teorico ed intellettuale. È bene sapere che siete una
manifestazione divina e che le vostre capacità di cambiare voi
stessi e la vostra vita sono potenzialmente illimitate, è bene
sapere che lo spirito universale si manifesta attraverso di voi.
Tutto questo è vero, ma rimane una mezza verità, se usate questo
tipo di identificazione per evitare di vedere altre parti di voi
stessi, che pure esistono e che avrebbero bisogno di ricevere la
vostra attenzione.
Allo stesso modo, vi è una vasta differenza tra l'identificarsi con
il sé inferiore e la maschera, e l'osservarli ed il riconoscerli.
Quando vi identificate con il sé inferiore, credete che questo sia
tutto ciò che esiste in voi. Quando, invece, l'osservate, l'accettate
e l'affrontate, non cadete vittime dell'illusione che non ci sia
null'altro al di là di esso. Se questo fosse vero non potreste
identificarlo, osservarlo, valutarlo, analizzarlo e trasformarlo. La
parte di voi che osserva ed analizza è certamente più reale della
parte che viene esaminata, valutata e modificata; possiede maggiore coscienza ed è più vicina a ciò che veramente siete. In altre parole, l'osservatore è più reale dell'osservato.
Questa è l'enorme differenza tra l'identificare qualcosa e l'identificarsi con essa. Quando la maschera, il sé inferiore, o l'intenzionalità negativa, vengono riconosciute, c'è spazio per le
emozioni reali, incluso il dolore che può essere sentito in modo
onesto, senza essere negato. E quando potete veramente sentire
le vostre emozioni, potete identificarvi con il sé spirituale.
Questo accade perché l'energia non più investita nella negazione, conduce inevitabilmente alla verità.
Bisognerebbe identificare il sé inferiore ed identificarsi con
quello superiore. L'io conduce il processo di identificazione,
per poi rinunciare volontariamente a se stesso, in modo da
integrarsi con il sé spirituale.

RINUNCIARE ALL'INTENZIONALITÀ NEGATIVA
Quando rinuncia all'intenzionalità negativa, l'individuo sente
di essere qualcosa di più del sé inferiore che deve essere trasformato. Il processo di trasformazione comporta che le energie di questo vengano destrutturate e ricostituite in una forma migliore. Il rifiuto, privo di senso, di abbandonare la volontà negativa è dovuto al fatto che l'individuo si identifica totalmente ed
esclusivamente con il suo sé inferiore, trascurando del tutto gli
altri aspetti più sviluppati di sé, che pure esistono. Non è vero
affermare che un individuo o è del tutto identificato con il sé
inferiore o non lo è affatto. È sempre una questione di grado.
Nelle aree in cui ha già raggiunto una certa libertà interiore, egli
può genuinamente identificarsi con il suo vero sé; nelle aree in
cui ancora esistono in lui emozioni represse, immagini non
riconosciute, rifiuto di sentire il dolore, egli si identifica con il sé
inferiore e finisce con il ritenere che questo sia la sua unica
realtà. Inoltre, in genere esiste anche una terza identificazione,
quella con il proprio io, a causa della quale le funzioni di
quest'ultimo vengono ritenute le sole valide ed affidabili.
L'esistenza di queste diverse identificazioni spiega perché l'uomo si senta interiormente scisso.
Quando esiste un'identificazione nascosta, quantunque parziale, con il sé inferiore, abbandonarla equivale all'annientamento.
La parte del sé distruttiva, crudele, piena di odio e vendicativa,
sembra l'unica veramente reale. Tutto il resto sembra irreale,
forse anche falso, specialmente quando una facciata di apparenze viene usata per dissimulare la sottostante distruttività. Rinunciare all'odio, alla vendetta, alle intenzioni negative viene vissuto
come perdita di se stessi. Naturalmente, non potete rischiare un
tale apparente autoannientamento, anche se vi viene promesso
che tale sacrificio servirà a farvi raggiungere l'appagamento e la
felicità. Al meglio, vi sembra che comunque questa gioia non
sarà destinata a voi come adesso siete, visto che per ottenerla
dovrete cambiare tanto da non rassomigliare più alla persona
con cui adesso vi identificate. A che servono la gioia, la realizzazione, il piacere, il rispetto di sé, l'abbondanza, se andranno a qualcun altro e non a voi? Questo è il vago ed inarticolato clima
emotivo in cui vivete.
Liberarsi dall'identificazione con il sé inferiore è la cosa più
difficile che ci sia. O, forse, dovrei correggermi e dire che è solo
seconda in ordine di difficoltà. La più difficile in assoluto è
quella di assumersi l'impegno di scoprire la verità a proposito di
se stessi. Il che include l'osservare i pensieri e le emozioni, a tutti
i livelli, assumendosene la completa responsabilità.
Quando sentite che l'unica parte reale di voi stessi è il sé
inferiore, non potete rinunciare ad esso. Non potete farlo
perché la vostra volontà di vivere ha imboccato il canale sbagliato. Vivete nell'illusione che al di là degli aspetti più negativi non esista null'altro in voi. Vi sentite reali e pieni di energia soltanto
quando la distruttività e la negatività si manifestano apertamente. quando l'ambiente ve lo consente, e nelle vostre fantasie, quando questo non è possibile. L'insensibilità e l'apatia che
risultano dal dover reprimere la distruttività, vi inducono a
credere che siete riusciti a "superarla", mentre essa continua ben
viva a covare sotto la cenere.
Amici miei, cercate di comprendere bene questo concetto: la
resistenza ad abbandonare ciò che più odiate in voi è dovuta alle
vostre false identificazioni.

LA VIA D'USCITA
In che modo potete superare l'identificazione con il sé inferiore? La prima cosa che dovete fare è di porvi le domande appropriate: "Questo è veramente tutto ciò che sono? È vero che
cesserei di esistere se abbandonassi l'intenzionalità e la volontà
negative? È questo tutto quello che c'è in me?" Il semplice fatto
di porvi queste domande con onestà, apre una porta ancor
prima che siate in grado di dare ad esse una risposta; vi permette
di entrare nella fase successiva, quella in cui la parte di voi che
pone la domanda si rende conto di essere diversa dagli aspetti su
cui si interroga, e si disidentifica da essi. In questo modo gettate
un nuovo ponte. Da questo punto in poi potete udire una voce
in voi che risponde in modo nuovo, una voce che non proviene
dalla sfera limitata del sé inferiore, nella quale eravate fino ad
allora imprigionati.
Esercitatevi a porvi queste nuove domande in modo sincero, con
la fiducia che le risposte giuste arriveranno. Questo primo passo
vi aiuterà ad uscire dalla vostra prigione di inutili sofferenze ed
a disidentificarvi dal sé inferiore, che deriva la sua realtà dall'essere negativo. Osservare il sé inferiore in modo obbiettivo e distaccato, vi permette di identificarvi con l'osservatore, e ciò
costituisce una vera rivoluzione nel modo in cui percepite voi
stessi.
Supponiamo, per esempio, che siate abituati a percepirvi come
una persona orgogliosa, fredda e sprezzante. Rinunciare a
questo modo di essere equivale per voi a morire. Ma cosa muore
e cosa sopravvive? Quella che deve morire è solo l'immagine che
avete di voi stessi, mentre ciò che sopravvive è il vostro vero sé, nel
quale vi sono le vostre emozioni più vere e più profonde. Solo se
siete disposti a sentire le vostre emozioni, indipendentemente
dalla loro natura, potete scoprire chi veramente siete. Se continuate a rifiutarvi di sentirle, rimanete chiusi nell'immagine di ciò che pensate di dover essere, nel caso specifico, quella di una
persona fredda, dura e rigida. A voi spetta decidere se identificarvi con un'immagine o con ciò che veramente siete.
Sarebbe falso affermare che quando abbandonerete
l'intenzionalità negativa diventerete immediatamente felici.
Proverete le vostre vere emozioni, ed alcune saranno alquanto
dolorose. Ma il dolore sarà molto più facile da sopportare di
quanto lo siano le difese che ora dovete mantenere. Sarà un
dolore rigeneratore e fluido, grazie al quale la corrente dell'energia vitale ritornerà a scorrere libera dentro di voi.
L'impegno deve essere quello di rispettare sempre e comunque
la vostra verità, di stare dalla parte di quello che veramente
sentite e pensate. Se manterrete questo impegno non potrete
mancare di scoprire chi veramente siete e la strada della vostra
realizzazione non sarà più sbarrata. La vostra capacità di sentire
aumenterà enormemente. Sarete disposti ad accettare anche il
dolore, perché saprete che esso è reale, che è parte di voi e che
il sentirlo vi aiuta a mantenervi aperti.
Le prime risposte che riceverete alle vostre domande potrebbero anche non provenire dalla parte più profonda di voi stessi, dal vostro sé spirituale. Esse potrebbero essere il prodotto della
vostra mente conscia. Ma anche la capacità di usare quest'ultima
in modo utile e costruttivo vi darà un nuovo senso di sicurezza e,
allo stesso tempo, vi aiuterà ad uscire dal solco dei vecchi modi
di pensare e di agire.
Potrete cominciare a prendere in considerazione che seguire la
vostra intenzionalità positiva possa essere interessante e
desiderabile. Potrete esplorare nuovi modi di pensare, nuovi
modi di usare la vostra mente cosciente. Questa è un'impresa
stimolante che, in linea di principio, non richiede che vi assumiate alcun impegno predefinito. Dovete solo offrire nuove opportunità ad una mente abituata a funzionare in modo rigido.
Potete sempre esercitare il vostro diritto di fare marcia indietro;
niente vi può mai essere imposto, né dalla vita, né dagli altri.
L'ultima parola è sempre la vostra. Sapere questo vi farà apparire
l'esplorazione di nuovi modi di pensare meno rischiosa. Scoprire cosa comporterebbe seguire la vostra intenzionalità positiva non vi costa nulla. Concedendovi questa nuova libertà, permetterete al vostro sé di espandersi. A poco a poco, il vostro senso di sicurezza e di tranquillità aumenterà, e voi potrete udire la voce
che proviene dalle profondità del vostro essere. Questa voce vi
parlerà con sempre maggior forza e chiarezza, fin quando non
capirete che voi siete tutto ciò che esiste. Non c'è nulla che non
siate già, amici miei. Questo può apparirvi come qualcosa di
lontano e di irraggiungibile, ma non lo è affatto.
Coloro che cercano di essere malleabili e flessibili, che permettono a se stessi di esplorare e di adottare nuovi modi di essere, di pensare, di sentire e di agire, possono scoprire la ricchezza
dell'universo e del nucleo divino che esiste in ogni essere
umano. Coloro che rimangono all'interno dei confini di ciò che
già conoscono, per quanto ampi questi possano essere, si condannano ad essere insoddisfatti. Non ci si può fermare. Chi si ferma, si chiude in se stesso. Solo continuando indefinitamente
ad espandersi si può diventare se stessi.
Una meravigliosa forza dorata vuole farsi strada attraverso le
nubi. Queste si diradano nell'esatta misura in cui voi desiderate
aprirvi alla luce. Se, invece, insistete a nascondervi dietro alla
negazione ed al dubbio, la coltre delle nubi rimane spessa ed
impenetrabile. Ma la luce è sempre lì. Perché essa possa raggiungervi, non crediate di dover diventare persone diverse. Tutto ciò di cui avete bisogno è di diventare il meglio di ciò che già siete.
Non dovete tradire voi stessi, al contrario, dovete essere voi stessi
al massimo grado. Cercate di credere che questo sia possibile.
Lasciatevi andare un po'. Lasciate che la luce entri in voi e
accettate il fatto che la realtà non è tetra. La realtà è meravigliosa,
l'universo è pieno di amore. La verità è amore e l'amore è verità.
Nell'amore e nella verità troverete la libertà del vostro spirito.


22
LA TRANSIZIONE ALL'INTENZIONALITÀ POSITIVA 
Affrontiamo di nuovo, questa volta ad un livello più profondo e
da un diverso punto di vista, il problema della trasformazione
dell'intenzionalità negativa in positiva. Percorrendo questo sentiero, si prende inevitabilmente coscienza di parti di sé che precedentemente si ignoravano, si negavano o si reprimevano.
Questa espansione di coscienza, per quanto rappresenti un
passo fondamentale su qualunque sentiero che abbia come fine
la purificazione e la conoscenza di se stessi, non è tuttavia
sufficiente.
Abbiamo già detto che una delle principali difficoltà nell'effettuare la transizione dall'intenzionalità negativa a quella positiva, è il fatto che segretamente l'uomo si identifica quasi totalmente
con la parte distruttiva di se stesso. Rinunciare alla negatività gli
appare, perciò, minacciosamente pericoloso. La domanda da
porsi, allora, è come procedere per modificare questo sottile ed
elusivo senso erroneo di identità. Quando le manifestazioni
negative non vengono riconosciute dall'io per quel che sono, si
coagulano in una massa purulenta di sensi di colpa e di dubbi
che, tradotti in parole povere, significano: "Se la verità su di me
dovesse venir fuori, tutti saprebbero che sono completamente
malvagio. Dal momento che sono un essere essenzialmente
distruttivo, e dal momento che non voglio cessare di esistere,
non posso rinunciare alla distruttività. Tutto quello che posso
fare è fingere di essere diverso da come sono".
Questo è per l'anima un clima devastante, nel quale la confusione aumenta e la stima per se stessi diminuisce. Una comprensione solo teorica ed intellettuale può contribuire ben poco ad
alleviare questa penosa condizione da cui, in misura maggiore o
minore, tutti sono afflitti. In questo capitolo discuteremo più
approfonditamente in che modo questa condizione possa essere
efficacemente eliminata.

ANALIZZARE TUTTI I PENSIERI
Il primo passo da fare è rendersi conto che l'intenzionalità
negativa non è realmente inconscia in senso stretto. Si tratta,
invece, di un atteggiamento in una certa misura cosciente, che
però scegliete di ignorare. Se perseverate abbastanza a lungo in
questa scelta, alla fine ve ne dimenticate del tutto. Se si distoglie
sufficientemente a lungo lo sguardo da qualcosa, si finisce con
il non vederla più. Nel momento in cui gli occhi vengono
rifocalizzati su di essa, si torna a vederla. È importante fare
questa fondamentale distinzione fra ciò che è inconscio, nel
senso stretto della parola, e ciò che non si vede per il semplice
motivo che si preferisce ignorarlo.
Anche quando si comincia a prendere atto dell'esistenza
dell'intenzionalità negativa, si preferisce, in genere, vederne
solo una parte, ed ignorarne il resto. Per prendere completamente coscienza di essa, il che è indispensabile per effettuare la transizione all'intenzionalità positiva, il metodo migliore è quello di cominciare a prestare attenzione a quei piccoli pensieri con
cui la mente si mantiene occupata tutto il giorno. A questi si
attribuisce pochissima importanza, ma in realtà determinano il
clima mentale in cui si vive. Voi scivolate sulla maggior parte dei
vostri pensieri, non realizzando il potente impatto che essi
hanno su di voi. Così può succedere che, pur essendo coscienti
della vostra intenzionalità negativa sotto alcuni rispetti, laignoriate quando essa si manifesta sotto forma di reazioni distruttive di invidia, di risentimento, di biasimo o di altro. È importante che
esploriate queste piccole reazioni abituali.
Per esempio, anche quando riconoscete che un certo sentimento di rabbia o di odio è irrazionale, è possibile che una parte di voi di cui non siete consapevoli, continui a ritenerlo giusto e
legittimo, forse perché si sente ingiustamente trattata. Ciò dipende dal fatto che inconsciamente, continuate a reagire come se viveste ancora nel passato. Il dolore e l'angoscia originari
possono effettivamente essere repressi nel vostro inconscio, nel
senso stretto del termine. Per risentirli, per averne di nuovo
l'esperienza diretta, è necessario innanzitutto che affrontiate le
vostre difese. Queste sono sempre un'espressione dell'intenzionalità negativa e non sono mai del tutto inconsce. Le
emozioni represse causano le reazioni distorte di oggi, la cui vera
natura deve essere compresa.
Supponiamo che in una certa situazione vi sentiate risentiti e in
collera. Come ho detto, in un momento di maggiore obbiettività
sareste anche disposti ad ammettere che si tratta di una reazione
irrazionale, ma al momento, quando siete ancora emotivamente
coinvolti, siete portati a pensare che ciò che provate sia del tutto
giustificato. Alla base di questo fenomeno c'è una dolorosa
confusione: una parte di voi sa che le vostre pretese e le vostre
reazioni sono esagerate; un'altra si sente così deprivata ed è in
uno stato di tale bisogno, che reagisce come se tutto il mondo
dovesse ruotarle intorno. Questo vi impedisce di percepire la
situazione realisticamente, nella sua totalità.
Ciò che è necessario a questo punto è isolare la reazione in
questione ed esaminarla con la vostra mente matura. Dovete
seguire questa reazione confusa in tutte le sue ramificazioni, in
modo da poter meglio comprenderla. In questo modo, potete
considerare le emozioni ed i pensieri distorti alla luce delle
conoscenze della parte matura della vostra mente. Quest'ultima
deve fare molta attenzione a non respingerli nuovamente nell'inconscio. Chi ha seguito questo sentiero sufficientemente a lungo dovrebbe ormai essere in grado di non cadere in questa
trappola. Il processo consiste in un dialogo consapevole, grazie
al quale le vostre scissioni interiori vengono risanate e le parti
immature si riunificano con la parte matura di voi, integrandosi
con essa.
Non è sufficiente che riconosciate che in voi esistono degli
atteggiamenti errati e distruttivi, è necessario che ne esploriate
accuratamente la natura e che comprendiate in che modo essi
rappresentano una distorsione della verità. In questo modo
potete considerare la situazione obbiettivamente, e non più dal
punto di vista del bambino che ancora sopravvive in voi. Se
potete riconoscere il modo specifico in cui le intenzioni alla base
dei vostri comportamenti negativi sono distruttive, disoneste ed
irrazionali, fate un importante passo nella direzione di trasformare la negatività in positività. Questo processo vi permette di rimuovere un'inutile difesa, una rigida parete che vi impedisce
di vivere in maniera soddisfacente la vostra vita.
Quando vi sentite emotivamente coinvolti, dovete fare in modo
di ascoltare anche la voce della vostra mente adulta. Questo
potete sempre farlo se veramente lo volete. I vostri processi
intellettivi in genere funzionano in modo corretto. Essi usualmente sono ben sviluppati e possono utilmente essere messi al servizio del lavoro di purificazione.
È assolutamente indispensabile che impariate a conoscere le
ramificazioni ed il significato delle vostre attitudini distorte. Per
esempio, dovete rendervi conto del perché la vostra rabbia, la
vostra ostilità, le vostre unilaterali richieste, sono ingiuste. Soltanto allora comprenderete che esiste anche una rabbia sana e giustificata, e, quando lo avrete compreso, potrete provarla in
modo pulito e senza sensi di colpa. Sebbene ci siano circostanze
in cui sentire rabbia e dolore è del tutto giusto ed appropriato,
sarete sempre confusi finché non imparerete ad appurare la
natura dei sentimenti che provate. Oscillerete sempre tra sensi
di colpa e risentimento, tra negazione e rifiuto di voi stessi, degli
altri e della vita, e tra paura e vergogna. Da un lato tenterete di
superare i dubbi che avete su voi stessi, biasimando gli altri;
dall'altro sarete paralizzati dalla paura e dalla debolezza e non
sarete in grado di affermarvi. Vi sentirete ugualmente deboli e
confusi, sia nelle situazioni in cui esprimete le vostre richieste
infantili ed irrazionali, sia in quelle in cui giustamente difendete
i vostri diritti in spirito di verità. Spesso entrambi questi aspetti
coesistono nella stessa situazione, e ciò rende tutto molto più
difficile e confuso. La mente da sola non può risolvere questi
conflitti. Gli elementi distruttivi devono essere innanzitutto
riconosciuti, e poi coscientemente confrontati, compresi e corretti.
Se la mente adulta è usata semplicemente per razionalizzare la
confusione, per attaccare gli altri, per giustificare la propria
situazione, o per evitare di riconoscere l'intenzionalità negativa,
niente di buono ne può risultare; se, invece, viene utilizzata per
gettare luce sulle pretese irrazionali, mettendo in evidenza che
sono irrealistiche e disoneste e che hanno conseguenze distruttive per se stessi e per gli altri, allora la verità della situazione non può non emergere.

CONTINUARE IL LAVORO FINO AL TERMINE
Questo è il lavoro che vi aspetta in questa fase del sentiero. Dopo
aver ammesso l'esistenza dell'intenzionalità negativa, dovete
procedere oltre. Un riconoscimento solo parziale può divenire
una sottile scappatoia. Limitarsi a riconoscere che una certa
emozione è distruttiva, senza determinare perché ed in che
modo lo è, può diventare un'ulteriore fuga. Con l'alibi di star
facendo del vostro meglio, in realtà potreste rifiutarvi di portare
a termine il lavoro su voi stessi.
Le tentazioni del male sono molto ingegnose! Ogni verità può
essere distorta e resa negativa. Questo è il motivo per cui è
necessario essere estremamente vigili. Ed è anche il motivo per
cui fare la cosa giusta non è mai in sé e per sé la garanzia di essere
nel vero ed in armonia con la legge universale. Non c'è una
formula che possa proteggervi dal male; solo la sincerità del
cuore può farlo. La sincerità del cuore e la buona volontà
devono essere coltivate in continuazione. Esse si sviluppano
grazie alla purificazione spirituale che risulta da pratiche quali
la revisione giornaliera e la meditazione, e dalla decisione di
affidarsi alla verità, all'amore ed alla saggezza del mondo divino. 
Quando la volontà di onorare la verità, l'amore e la lealtà, è più
forte di quella di perseguire gli apparenti interessi dell'impaurito ed orgoglioso piccolo io, si è stabilmente incamminati sulla strada della liberazione.
Cercate di integrare il livello emotivo con quello mentale.
Esplorate il significato delle vostre emozioni e delle vostre
reazioni. Cercate di scoprire se le assunzioni che sono alla base
del vostro modo di sentire sono giuste. Alla radice di ogni
atteggiamento distruttivo, vi è sempre un giudizio di valore, la
cui esattezza deve essere appurata. I dubbi possono essere
eliminati solo esaminandoli e comprendendo perché sono infondati. Solo in questo modo può svilupparsi in voi una vera e giustificata fiducia.
La mente degli esseri umani è incessantemente impegnata nella
sua febbrile attività. Essi non si rendono conto dell'immenso
potere dei loro pensieri. La mente crea senza sosta. I vostri pensieri, così come le vostre emozioni, determinano le vostre azioni e le vostre esperienze. Lo stato del vostro corpo, della
vostra mente e della vostra anima dipende da essi. 
Aprirvi completamente alle vostre emozioni ed al loro significato vuol dire cominciare a creare positivamente. Potete riuscirvi.
Chiedete alla vostra guida interiore di aiutarvi ad essere sempre
vigili e consapevoli, in modo da non respingere nell'inconscio
ciò che invece dovrebbe essere affrontato. Se farete questo,
capirete con ogni fibra del vostro essere che ciò di cui avete
paura è illusorio e che l'universo è un luogo benigno e gioioso.
Nelle vostre meditazioni, esprimete la vostra fiducia nell'universo. La vita può veramente offrirvi abbondanza, gioia e pienezza.
Raggiungere lo scopo di questa incarnazione è possibile, e
quando questo avverrà, troverete la pace a cui tanto aspirate.


23
SPAZIO INTERIORE, VUOTO FOCALIZZATO
Abbiamo spesso parlato dello spazio interiore per affermare che
esso è l'unico veramente reale. Il più delle volte, questa espressione viene intesa in senso simbolico, come una descrizione dello stato mentale di un individuo. Non è così. Lo spazio
interiore è la vera realtà, il vero mondo, mentre quello esteriore
non è che una sua immagine, un suo riflesso. Questo è il motivo
per cui la realtà esterna non può mai essere del tutto afferrata.
La vita non può essere veramente compresa, l'esperienza che se
ne ha non può essere completa, quando essa viene considerata
soltanto esteriormente. La vita è tanto frustrante e spesso terrorizzante fin quando il fuoco dell'attenzione non si trasferisce dall'esterno all'interno.
So che è difficile comprendere come lo spazio interiore possa
essere in se stesso un mondo - il mondo. La ragione di questa
difficoltà va ricercata nella limitatezza del continuum spazio/temporale in cui vivete. Ogni cosa che vedete, toccate, o di cui avete esperienza, viene percepita da un'angolazione molto limitata. La mente è abituata e condizionata ad operare in una certa direzione ed è, perciò, incapace di percepire la vita in modo più
ampio. Ma questa maniera di percepire la realtà, è ben lungi dall'essere corretta o dall'essere la sola.

SCOPRIRE LA REALTÀ INTERIORE
Lo scopo di ogni disciplina spirituale è quello di favorire l'espansione della coscienza nell'individuo, in modo che questi possa andare al di là delle apparenze e percepire le dimensioni dello
spazio interiore. In alcune discipline questo obbiettivo è esplicito, altre lo perseguono solo implicitamente. Ma quando il processo raggiunge una certa soglia, una nuova visione si risveglia, talvolta improvvisamente, talvolta gradualmente. Anche l'eventuale carattere improvviso di questo risveglio è solo un'illusione, in quanto esso è comunque il risultato di molte difficili battaglie interiori.
È stato detto che ogni atomo è una replica dell'intero universo.
Questa è un'affermazione di grande significato. Forse potete
meglio comprendere questo concetto se realizzate che proprio
come il tempo è una variabile, il cui valore dipende dalla
dimensione nella quale viene vissuto, anche lo spazio lo è. Come
non esiste un tempo fisso ed immutabile, così non esiste uno
spazio fisso ed immutabile. Uno dei vostri atomi può rappresentare per il vostro vero sé un intero universo, in cui esso può vivere, respirare e coprire grandi distanze. Quando lo spirito si
ritira nel mondo interiore, le tre dimensioni spaziali si modificano, così come si modifica il tempo. Questo è il motivo per cui apparentemente perdete il contatto con la coscienza dei "defunti". Essi vivono nella realtà interiore che, per voi, per il momento è soltanto un'astrazione. Eppure, quello che è veramente astratto è il mondo tridimensionale in cui vivete.
Alla morte fisica, lo spirito, ciò che sopravvive, si ritrae nel mondo
interiore, non va, come spesso erroneamente si ritiene, in cielo.
Non si allontana dal corpo, non fluttua nello spazio. Le osservazioni extra-sensoriali che sembrano confermare tale fenomeno, registrano in realtà solo il riflesso esteriore dell'evento interiore.
La maggioranza degli esseri umani ha per lunghissimo tempo
cercato Dio in cielo. Quando Gesù Cristo venne sulla Terra,
insegnò che Dio vive nello spazio interiore e che è lì che deve
essere cercato. Questo spiega anche perché tutte le discipline
spirituali e gli esercizi di meditazione hanno lo scopo di indurre
l'individuo a trasferire l'attenzione dall'esterno all'interno.
Molto tempo fa vi suggerii un esercizio di meditazione per
arrestare la corrente dei pensieri e per svuotare la mente. Coloro
tra voi che si sono esercitati in questa pratica, sanno quanto essa
sia difficile. La sostanza mentale è in continua attività e portarla
ad uno stato di quiete non è impresa facile. Nel corso del tempo
sono stati proposti molti metodi. L'approccio orientale è quello
di sottoporsia severe e prolungate discipline. Queste, insieme
alla solitudine ed al silenzio esteriore, possono alla fine portare
al silenzio interiore.
Il nostro approccio su questo sentiero è diverso. L'obbiettivo
non è quello di allontanarsi dal mondo, ma al contrario, quello
di rimanervi e di vivervi nel migliore dei modi, così da poterlo
comprendere, accettare e migliorare. Questo potete ottenerlo
soltanto quando conoscete e comprendete a pieno voi stessi:
non si può conoscere il mondo esteriore, se non si conosce
quello interiore. Bisogna che superiate la dicotomia fra soggetto
ed oggetto. Quando si conosce la verità interiore, si conosce
anche quella esteriore. Trasformando voi stessi, trasformate
anche la vostra vita. Imparando a vedere l'eterna bellezza della
divinità in voi, imparate a vedere anche quella del mondo in cui
vivete. Facendo pace con voi stessi, fate pace con il vostro
ambiente, anche se siete ancora circondati da circostanze indesiderabili. In altre parole, per penetrare nel mondo interiore, non è necessario che vi isoliate da quello esteriore. La strada più
diretta per raggiungerlo è quella che vi sembra più difficile,
quella che attraversa le imperfezioni in voi e fuori di voi.
Riconoscerle ed affrontarle, fin quando non vi faranno più
paura: questo è il vostro sentiero.
Concentrarsi, creare il vuoto interiore e focalizzarsi su di esso è
un esercizio estremamente utile, ma non deve mai diventare
l'unico metodo per raggiungere l'autorealizzazione; allo stesso
modo concentrare tutti i propri sforzi sul superamento delle
avversità esteriori non può essere l'unico sistema per salvare se
stessi ed il mondo.
Quando rimuovete gli ostacoli interiori, il vuoto focalizzato comincia a manifestarsi con sempre maggiore chiarezza. Inizialmente, ciò che provate è proprio questo: vuoto, nulla. Se riuscite ad
acquietare la mente, incontrate il vuoto; è questo che rende il
tentativo così spaventoso. Il vostro sospetto che dentro di voi non
ci sia nulla, che tutto ciò che esiste è solo l'io mortale, viene
confermato. Il motivo per cui la mente si mantiene così attiva e
fa tanto rumore, è proprio quello di evitare la calma che sembra
annunziare il nulla.
Ancora una volta, è necessario che troviate il coraggio di affrontare quest'incertezza. Dovete correre il rischio di entrare in quella grande calma che all'inizio appare priva di significato, di
vita ed in cui la vostra coscienza sembra doversi perdere.
Molti di voi hanno già scoperto che non necessariamente il vero
sé invia i suoi messaggi alla mente cosciente durante la meditazione o immediatamente dopo di essa; spesso lo fa successivamente, forse proprio nel momento in cui meno ve lo aspettate.
È allora che la vostra mente è abbastanza rilassata e sufficientemente libera dalla volontà dell'io, da permettere al vero sé di manifestarsi. Lo stesso vale per l'esperienza dell'universo interiore, del mondo reale.
Il vuoto focalizzato vi metterà in contatto con tutti i livelli del
vostro essere. Farà emergere tutto ciò che nascondete dentro di
voi - le distorsioni, gli errori, gli impulsi del sé inferiore, ed
infine, la realtà del vostro sé superiore ed il vasto mondo della
vita eterna nel quale esso dimora. Vi sono molti livelli e fasi da
attraversare. Gli ultimi stadi possono essere superati solo quando si è raggiunto un certo grado di purificazione e di integrazione. Il vuoto non focalizzato porta ad una diminuzione della
coscienza, quello focalizzato ad una sua espansione. Il primo
allontana la mente da se stessa, la fa essere svagata e distratta,
nella sua forma più estrema conduce al sonno ed all'incoscienza. Il vuoto focalizzato, invece, comporta uno stato di estrema concentrazione, consapevolezza e presenza.
Se vi concentrate sul mondo interiore ad esclusione di quello
esteriore, non solo create dentro di voi una scissione, ma rendete
impossibile la realizzazione dello scopo della vostra incarnazione. Come potete adempiere al vostro compito, qualunque esso sia, se non vivete pienamente nella realtà materiale? Non sareste
arrivati in questa dimensione se ciò non fosse stato necessario.
Perciò, bisogna che facciate uso del mondo esteriore, mettendo
sempre in relazione ciò che esiste in esso con ciò che esiste in voi.
È proprio questo che imparate a fare su questo sentiero. I motivi
di ciò che vi succede vanno sempre ricercati dentro di voi. Il sé
interiore crea sempre le condizioni della vostra vita esteriore. Se
si è poco consapevoli di se stessi, i risultanti squilibri generano
condizioni sfavorevoli. È facile osservare come coloro che si
comportano esteriormente bene smarriscono la loro strada
altrettanto facilmente di coloro che si comportano
egoisticamente. Il comportamento esteriore deve avere una sua
base interiore, se si vogliono evitare pericolosi squilibri.

GLI STADI DEL VUOTO FOCALIZZATO
Attraverso la pratica del vuoto focalizzato, giungerete prima o poi a percepire la luce eterna in tutta la sua realtà. Anche se ciò significa semplificare troppo le cose, è bene suddividere il
processo attraverso cui questo avviene in alcuni stadi fondamentali. In realtà spesso questi stadi si sovrappongono e non si presentano nella successione in cui sono qui riportati. 
1) Il primo stadio è quello in cui si prende coscienza
dell'iperattività della mente.
2) Successivamente si riesce ad arrestare questa attività e si
incontra il vuoto, il nulla.
3) In questa fase alcuni aspetti del sé vengono più chiaramente
riconosciuti ed il rapporto fra essi e le circostanze esterne
diventa più evidente. Il sé inferiore viene meglio compreso, e ciò
permette a nuove porzioni di esso di emergere. Questo processo
avviene sotto la guida del sé superiore. Il riconoscimento del sé
inferiore è sempre una manifestazione del sé superiore.
4) In questo stadio i messaggi del vero sé pervengono più
chiaramente alla mente cosciente. Ciò indica che il vostro canale
interiore si sta aprendo. Ricevete suggerimenti tesi a farvi acquistare coraggio e fiducia. In questa fase la guida divina opera ancora primariamente attraverso la vostra mente. L'esperienza
che ne avete, sia a livello emotivo che spirituale, non è necessariamente completa. Vi stimola e vi rende felici, ma ciò avviene solo come conseguenza del fatto che, grazie ad essa, acquisite
nuove conoscenze, che vi permettono di meglio affrontare la
vita.
5) In questa fase l'esperienza è completa sia a livello emotivo che
a livello spirituale. Il vostro intero essere è pervaso da quello che
nella terminologia cristiana viene chiamato Spirito Santo. Giungete alla conoscenza, non in modo indiretto attraverso la mente, ma direttamente attraverso tutto il vostro essere. In realtà, la
mente ha la capacità di conoscere solo in modo indiretto, anche
se è uno strumento necessario, senza il quale gli uomini non
potrebbero operare al loro presente livello di coscienza. La
conoscenza diretta è qualcosa di diverso.
Questo stadio possiede a sua volta le sue suddivisioni. Si può
avere esperienza del mondo reale in infiniti modi. Uno di questi
è la conoscenza assoluta, che coinvolge ogni fibra del vostro essere,
ogni livello della vostra coscienza. Il mondo reale può essere
conosciuto solo attraverso la percezione di altre dimensioni, ma
tale percezione non riguarda solo i sensi fisici, coinvolge l'individuo nella sua totalità.
Nel mondo reale, diversamente da quanto avviene nel vostro
mondo frammentario, ogni percezione sensoriale è assoluta.
Vedere non è mai soltanto vedere, è simultaneamente udire,
gustare, sentire, odorare e molte altre cose di cui non sapete
niente al vostro attuale livello di coscienza. In questo quinto
stadio, vedere, udire, percepire, sentire, conoscere sono sempre
un tutt'uno ed esprimono sinteticamente tutte le qualità divine.
È impossibile immaginare la ricchezza di queste esperienze,
senza averle vissute.
Il vuoto focalizzato è lo stato in cui si può meglio percepire la
realtà dello Spirito Santo. Questo è l'intero mondo divino in
tutto il suo splendore ed in tutta la sua indescrivibile magnificenza; non può assolutamente essere descritto attraverso il linguaggio umano. Non c'è alcun modo di comunicare a parole cosa
succede quando la paura, il dubbio, la sfiducia, e perciò la
sofferenza, la morte e il male sono superati. Il vuoto focalizzato,
perciò, non è nient'altro che la porta attraverso cui si può
entrare nella pienezza del mondo dello spirito.
La pratica del vuoto focalizzato non deve mai essere eseguita
avendo delle aspettative. Queste generano tensione, e la tensione impedisce il necessario stato di totale apertura, sia interiore che esteriore. Inoltre, le aspettative possono rivelarsi del tutto
irrealistiche, in quanto un essere umano può aver bisogno di
reincarnarsi molte volte prima di potersi anche solo avvicinare
a questo tipo di esperienze. Qualunque aspettativa è destinata a
generare delusione, e questa a mettere in moto una reazione a catena di emozioni negative, quali il dubbio, la paura e lo scoraggiamento. 
In passato abbiamo già discusso dei vari aspetti della meditazione, ed in particolare, dell'impressione e dell'espressione. Fino ad ora, nelle vostre meditazioni vi siete occupati specialmente
dell'impressione, e dovrete continuare ad occuparvene. Questo
aspetto serve a purificare la mente e a renderla un utile e docile
strumento, da poter creativamente utilizzare.
L'aspetto dell'espressione entra in gioco quando il canale interiore comincia ad aprirsi, anche se all'inizio solo occasionalmente.
Quando questo avviene, il mondo interiore si rivela in tutta la sua
realtà all'individuo, e, cosa ancora più importante, comincia a
manifestarsi attraverso di lui. È bene sapere che i livelli di
esperienza che si possono raggiungere sono molteplici, e che
vanno accostati con pazienza ed umiltà. In essi si svelano ampi
spazi interiori, nei quali esistono molti mondi, molti universi,
con pianure, montagne e mari di indescrivibile bellezza. Questi
spazi interiori non sono astrazioni o immagini simboliche; sono
molto più reali del vostro mondo esteriore, che credete essere la
sola realtà. Lo spazio interiore si fonda su dimensioni differenti,
nelle quali lo spazio, il tempo ed il movimento sono in relazione
fra di loro in modo diverso da quello che vi è consueto. Riflettere
su questi concetti vi aiuterà ad ampliare la vostra visione e a
considerare in modo nuovo il vostro lavoro sul sentiero.
Non c'è bisogno che vi dedichiate per ore alla pratica del vuoto
focalizzato. Potete farlo ogni volta che pregate o meditate, dopo

aver impresso nella sostanza della vostra anima l'intento di

IL SÉ ED IL MONDO REALE
Lo spirito può penetrare nella realtà materiale nella misura in
cui le leggi e le verità spirituali vengono rispettate. In questo
risiede la grande responsabilità dell'individuo. Quando il sé
diventa più forte, il corpo può sostenere più vita, contenere più
spirito. Quanto più diventate voi stessi, tanto più il vostro vero sé
si può manifestare a livello fisico. Allora scoprite di possedere
talenti che neanche sospettavate di avere. Improvvisamente si
manifestano una nuova saggezza, una nuova capacità di sentire
e di amare; nasce in voi una nuova forza. Tutte queste sono
espressioni del vero sé, che vive nello spazio interiore, nel
mondo reale. Quando vi aprite a questi aspetti, essi si fanno
strada nella vita della materia e voi potete svolgere il vostro ruolo
nel piano dell'evoluzione. Queste attitudini non crescono da
fuori, non sono qualcosa che si aggiunge a ciò che già siete. Sono
il risultato del fatto che, quando la personalità si apre al sé
interiore, questo può finalmente manifestarsi attraverso di essa.
Ciò accade attraverso il processo di crescita prodotto dall'impegnativo lavoro che fate su questo sentiero. Quando questo processo raggiunge un certo punto, focalizzarvi sul vuoto interiore è senz'altro utile, finché non scoprite che tale vuoto è un'illusione, e che anzi, contiene l'intero universo. Da questa
sorgente interiore potete ricevere tutto ciò di cui avete bisogno,
ed utilizzarlo nel mondo esteriore.
Vincere la paura del vuoto interiore significa anche permettere
alla vita di fluire liberamente. Attraverso il vuoto raggiungete la
pienezza dello spirito, la totalità della vita nella sua forma pura
e libera. Questa essenza di vita contiene tutte le possibilità di
espressione, di manifestazione. Fare esperienza di questa realtà
è la gioia più grande che ci possa essere. In questa gioia scoprite
la vostra identità con il Creatore.
Vi sarà ormai chiaro, amici miei, che niente nella vostra personalità, nessun aspetto di essa, è insignificante in termini di creazione e di evoluzione. Non esistono aspetti "puramente
psicologici". Ogni atteggiamento, ogni pensiero, ogni emozione, si riflette direttamente sulla vostra partecipazione al più vasto schema delle cose. Sapendo questo, forse, troverete più facile
dare alla vostra vita, al vostro lavoro sul sentiero, ai vostri sforzi,
un maggior valore ed un più grande significato. Potrete sanare
l'arbitraria scissione fra mondo spirituale e mondo materiale.


CONCLUSIONE

IL MALE TRASFORMATO E TRASCESO: LO STATO UNITARIO 
Sappiate che, per loro natura, tutte le creature cercano di diventare
simili a Dio. Lo scopo della natura non è quello di bere, di
mangiare, di vestirsi, di vivere confortevolmente, o di ottenere tutte
quelle cose in cui Dio viene lasciato fuori. Che vi piaccia o meno,
che lo sappiate o meno, segretamente la natura è alla ricerca della
strada attraverso cui poter ritrovare Dio.
Meister Eckhart
Si potrebbe essere tentati di pensare che il lavoro sul sé inferiore
sia necessario solo nei primi stadi del proprio sentiero spirituale,
e che quando si cominciano ad esplorare i domini transpersonali
e ci si avvicina allo stato unitario, tale lavoro diventi meno
importante. Bisogna riconoscere che le cose non stanno così.
La Guida ha spiegato come l'orgoglio, la volontà personale e la
paura sono le cause del male nell'uomo. Mentre è facile vedere
che l'orgoglio e la volontà personale sono direttamente legati al
male, per la paura tale collegamento è forse meno evidente. Se
ci si sofferma un po', però, non è difficile realizzare che la paura
di essere feriti, porta a ferire. Come la Guida dice, il male è una
difesa contro la sofferenza, non importa se reale o immaginaria.
Al di là di questo, la paura è alla radice del male perché è
totalmente in contrasto con la realtà ultima. La verità è che
l'universo è benigno e che in esso non c'è assolutamente nulla
da temere. La verità è che tutto nell'universo è una cosa sola, e
perciò, non c'è nessuno fuori di noi che ci possa far del male.
Ad un certo stadio del processo della crescita spirituale la paura
diventa il più grande ostacolo. A tal punto, non si tratta più della
paura di essere feriti dagli altri, ma di quella di rinunciare al
proprio senso di separatezza. Come dice Meister Eckart, tutta la
natura tende a diventare simile a Dio, a raggiungere lo stato di unità
con tutto ciò che esiste. L'Illuminazione è l'esperienza della
completa fusione con Dio.
Per quanto possa apparire strano, l'illuminazione non è qualcosa che si ottiene; è uno stato già presente e non c'è bisogno di viaggiare per raggiungerlo. Dobbiamo, piuttosto, prendere coscienza in misura sempre maggiore dei modi in cui ce ne allontaniamo. Indipendentemente da quale possa essere il nostro metodo, alla sua base c'è sempre la paura. Abbiamo paura di ciò che più desideriamo. Abbiamo paura di perdere il senso
della nostra identità separata; abbiamo paura che il nostro io
muoia, ritenendo erroneamente che questo significherebbe
anche la fine della nostra esistenza.
La Guida ci dice che nella maggior parte dei casi, i sentieri
spirituali cercano, con vari metodi e varie discipline, di far
raggiungere all'individuo lo stato della coscienza unitaria, e
riconosce che questo obbiettivo viene talvolta raggiunto. Essa,
però, ci metta in guardia contro il pericolo insito in sentieri di
questo genere: la possibilità di aver successo nel trascendere lo
stato umano, ma di lasciare intoccato il sé inferiore. Ci sono
molti esempi nel nostro secolo di insegnanti spirituali che, pur
avendo fondamentalmente raggiunto lo stato della trascendenza,
non si sono dedicati a trasformare il loro sé inferiore, e sono
rimasti, in alcune parti di se stessi, immaturi.
D'altro canto, come viene spesso ripetuto nelle lezioni di questo
volume, oltre un certo punto, il lavoro non può procedere se il
centro della propria identità non si trasferisce dal personale al
transpersonale, dalla coscienza del piccolo io alla più vasta
coscienza. Quando questo avviene, l'individuo trascende la sua
personalità. Mentre la trasformazione può essere definita un
processo orizzontale, la trascendenza può essere vista come un
processo verticale. Ambedue sono necessari, e trovare il sottile
equilibrio fra di essi è uno degli aspetti più importanti e delicati
del lavoro su se stessi.
Quindi, ricorrendo alle definizioni del dizionario, è necessario
sia "il cambiamento della struttura, della composizione, del
carattere o della condizione" (trasformazione), che " l'elevarsi al
di sopra e l'andare al di là dei propri limiti" (trascendenza).
Dobbiamo innanzitutto imparare ad accettare completamente
la nostra condizione umana, e poi, lentamente, scoprire che
siamo di più che semplicemente umani.
Essere umani significa essere deboli ed imperfetti, ma questo
non deve necessariamente essere causa di disperazione. Occupiamo una posizione intermedia, non stiamo né in cielo, né
all'inferno. È questa la condizione della nostra esistenza. All'interno di essa abbiamo una nostra nobiltà ed un nostro scopo. Lo scopo è quello di imparare ad esaminarci con onestà, di vedere
le nostre imperfezioni con chiarezza, di decidere di cambiare, di
imparare a farlo e di procedere, coraggiosamente e diligentemente, fino in fondo. Nel perseguire questo scopo sta la nostra nobiltà di esseri umani.
Procedendo sul sentiero della trasformazione di noi stessi,
diveniamo gradualmente e progressivamente più saggi e più
capaci di amare. La nostra capacità di comprendere aumenta,
così come aumentano il coraggio, la gioia e la compassione. La
vita si apre e sboccia, diventa contemporaneamente più ampia
e più profonda. Ci sono ancora pena e dolore, le difficoltà non
terminano del tutto, ma impariamo a non sentirci schiacciati da
esse.
Ma, si potrebbe replicare, non saremo, prima o poi, tutti schiacciati dalla morte? Viviamo questa come una sconfitta definitiva ed inevitabile solo se ci identifichiamo esclusivamente con la
parte di noi incapsulata nella pelle: l'io. Perfino l'idea della
morte non ci disturberà più quando comprenderemo che l'alternanza della vita e della morte non è più temibile di quella del sonno e della veglia.
In altre parole, nella misura in cui accettiamo la nostra condizione umana, con i suoi limiti e le sue debolezze, e troviamo il coraggio di affrontare e di trasformare il nostro sé inferiore, ci
rafforziamo al punto di poter riconoscere che siamo più che
umani. La nascita e la morte sono gli ingredienti fondamentali
del nostro stato, ma la nostra vera essenza precede entrambe. In
ultima analisi, se perseveriamo sufficientemente nel lavoro di
trasformazione del nostro sé inferiore, finiamo con il trascenderlo, raggiungendo quello stato di fusione e di unità con Dio, di cui parla Meister Eckhart.
Il sentiero è irto di difficoltà. Come Cristo disse, ciò che ha
veramente valore deve essere conquistato dando tutto di se stessi.
Ma il viaggio è totalmente sicuro.   
La Guida l'ha ripetuto in molte occasioni ed in molti modi
diversi: "Non c'è niente da aver paura."


LA VOCE INTERIORE:
UNA MEDITAZIONE DELLA GUIDA
Se vi fermate ed ascoltate in silenzio, potete sentire la voce del vostro sé
interiore. Nel suo linguaggio, egli vi dice:
Sono Dio. La mia natura è eterno amore,
sono il Creatore, sempre presente,
vivo in te,
mi muovo attraverso di te,
mi esprimo in una miriade di forme
- attraverso di te, di te, di te -
attraverso gli animali
e gli alberi ed il cielo ed il firmamento,
attraverso tutto quello che esiste.
Io vivo in te
e se mi permetterai di agire attraverso di te,
di farmi conoscere attraverso il tuo cervello,
di farmi sentire attraverso le tue emozioni,
potrai conoscere la mia forza, che non ha limiti.
Non avrai paura di questa forza
che si manifesta a tutti i livelli.
Essa è grande, ma arrenditi a Me.
Arrenditi a questa forza,
a questa prorompente corrente,
che ti farà ridere,
che ti farà piangere,
ma sempre di gioia.
Infatti Io sono te, e tu sei Me.
Non posso agire sul tuo piano
se non ti offri a Me come strumento.
Se Mi darai ascolto
guiderò ogni passo della tua strada.
Quando ti trovi nell'oscurità,
ti sei allontanato da Me.
Se te ne renderai conto,
potrai ritornare a Me.
Non sono mai lontano.
Mi trovo sempre qui, in ogni particella del tuo essere.
Se tu farai la mia volontà,
tu ed Io diventeremo sempre più una cosa sola,
e sarò Io a fare la volontà tua.


ELENCO DELLE LEZIONI DELLA GUIDA(1)
(1)   I numeri mancanti si riferiscono alle lezioni in cui la Guida rispondeva alle risposte dei partecipanti agli incontri.
1. Il mare della vita
2. Decisioni e prove
3. Scegliere il proprio destino
4. Stanchezza del mondo
5. Felicità come anello nella catena della vita