domenica 9 gennaio 2011

LA CONSAPEVOLEZZA DEL SE' tramite Roberto Assagioli e la sua creatura, P S I C O S I N T E S I

    § * * * T A R A  V E R D E * * * §

UNA DOVEROSA PREMESSA.
Molte ricerche e poesie che completano e arricchiscono questo documento, sono state scritte da persona che vuole rimanere assolutamente anonima.


>>> ROBERTO ASSAGIOLI <<<


LA PSICOSINTESI
Roberto Assagioli

Roberto Assagioli nacque a Venezia il 27 febbraio del 1888 da famiglia ebraica (un strana coincidenza, l' origine di molti 'rivoluzionari' della psiche?). Terminati gli studi liceali, si trasferì con la famiglia a Firenze per gli studi di Medicina, venendo a contatto in quella città con personaggi e circoli intellettuali giovanili ( Papini, Vailati, Prezzolini, il"Leonardo", "La voce", la Biblioteca Filosofica …), e partecipando attivamente con discussioni, conferenze, scritti.

I suoi interessi durante gli studi medici sono rivolti già decisamente nella direzione di una ricerca sull' uomo a tutto campo: medica, psichiatrica, filosofica, spirituale e umanistica; è il primo medico italiano a laurearsi con una tesi sulla psicoanalisi, fu socio del gruppo svizzero della Società Psicoanalitica Internazionale, primo tra i soci della neonata Società Italiana di Psicologia.

Nel 1912 fonda la rivista "Psiche", programmaticamente con un campo di contenuti che andava dalla psicologia alla psicopatologia, da quella che oggi chiameremmo psichiatria biologica alla psicologia comparata, alla filosofia e psicologia orientale. Nel secondo numero della rivista vi compare il primo articolo di Sigmund Freud in lingua italiana, tradotto dallo stesso Assagioli con il consenso dell' Autore.
Questi brevi cenni biografici, limitati ai primi 25 anni di vita di Assagioli (morto nel 1974 mentre stava lavorando al volume "Il sé transpersonale") sono sufficienti per dare una idea della vastità e complessità delle radici del pensiero assagioliano.

Come capita per altri scienziati illuminati e con solide basi umanistiche, (vedi lo stesso Freud) la lettura solo antologica di brani originali porta spesso a sottovalutare la portata dei concetti esposti, ciò per la vastità del pensiero dell' Autore, ma anche perché nei paesi latini, dove da Galileo in poi la cultura accademica ha sempre preferito uno stile prudentemente … oscuro, la fluidità e limpidezza dello scritto vengono confusi dal lettore disattento come ovvietà o banalità di contenuti.

Così il pensiero assagioliano è stato spesso confuso con una 'filosofia' aerea e quasi, diremmo oggi, "new-age", mentre le basi psicobiologiche e il livello psicoanalitico freudiano (cioè l'impostazione scientifica) della vita psichica sono dati per Assagioli certi e scontati, ma solo come parte di un tutto che si stratifica dal basso verso l' alto in interazioni che spingono l' uomo dai bisogni primari biologici e psichici fino al suo tendere all' Assoluto.

Così nasce la sua psicagogia, la psicosintesi o ('biopsicosintesi') e la Psicosintesi Terapeutica.
Quest' ultima, spesso fraintesa come un insieme eclettico di 'tecniche' psicologiche mutuate da varie scuole di pensiero psicologico e filosofico, è l' emanazione di una visione organica, unitaria e insieme complessa, del mondo psichico e dei mezzi per interpretarne e incentivarne l' evoluzione, mai riduttiva e semplificatrice.

Sipt - Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica
Scuola di Psicoterapia Psicosintetica e Scuola di Counselling Psicosintetico a Firenze
Per maggiori informazioni si prega di contattare la segreteria della Sipt.


L'OVOIDE di Roberto Assagioli
>>Lo Schema della Psiche<<

Molto noto è lo schema del cosiddetto 'uovo di Assagioli' (v. figura), una sua rappresentazione schematica della sua concezione dello psichismo.


L' inconscio inferiore è analogo come funzioni all' inconscio freudiano; è sede delle pulsioni biologiche quali gli istinti di conservazione, dell' aggressività, dell' istinto sessuale, di autoaffermazione e sede delle memorie antiche e del rimosso.

L' inconscio medio è analogo al preconscio freudiano, i contenuti psichici sono più accessibili e possono riguardare dati di memoria recente come il qui e ora; ha nel suo àmbito il campo di coscienza con al centro l' Io o Sé cosciente personale.

L' inconscio superiore o supercosciente è sede delle funzioni intuitive, delle illuminazioni, delle istanze etiche, estetiche, creative, della spinta al trascendente.

L' Io o Sé personale è al tempo stesso il 'direttore d' orchestra' della personalità, è coscienza, autocoscienza e motore della volizione; si occupa della 'gestione' dei contenuti psichici ma non si deve confondere ed identificare con essi, arrivando ad essere, una volta realizzata la psicosintesi personale, di per sé privo di contenuti propri (attraverso un processo di disidentificazione).

Il Sé transpersonale è entità dinamica che tende alla proiezione espansiva della personalità in sintonia con l' universale; d' altro canto è emanazione stessa dell' universale nell' individuo. Questa realtà è più un aspetto dell' Io cosciente che una entità separata e distinta, e tende a interagire con l'Io personale facendone una sorta di interfaccia tra la realtà personale e quella, appunto, trans-personale.

Da notare, nello schema, come non solo le linee che graficamente delimitano le varie aree, ma anche la linea esterna che racchiude lo psichismo dell' individuo nei suoi livelli, siano linee tratteggiate, a sottolineare non solo la possibilità di comunicazioni interne, ma anche quelle che si stabiliscono a vari livelli con gli altri individui (cfr. ad es. il conscio e l' inconscio collettivo in senso junghiano).

Dato un tale tipo di 'anatomia della psiche', le situazioni conflittuali possono avere origine non solo da difficoltà nella integrazione alla coscienza di contenuti provenienti dall' inconscio inferiore, ma anche da difetti di integrazione di contenuti che 'irrompono', per così dire 'dall' alto'. In questo senso Assagioli parla di disturbi regressivi (assimilabili alla conflittualità in senso freudiano) e di disturbi progressivi, rispettivamente.

In entrambi i casi scopo del terapeuta è quello di capire (fasi prevalentemente analitiche) il tipo di disturbo che si è prodotto nel contesto del cammino di crescita della persona, la sua particolare condizione esistenziale, il tipo e la consistenza delle risorse disponibili e quindi di intervenire, per integrare e armonizzare le dinamiche in conflitto, rimuovere gli ostacoli che si frappongono al suo percorso di crescita 'spirituale' e di integrazione (fasi sintetiche o anagogiche) utilizzando le 'tecniche' di volta in volta più idonee.

Il terapeuta che lavora in psicosintesi deve innanzitutto lavorare alla propria psicosintesi personale sotto una guida esperta: ciò allo scopo, analogamente a quanto accade per alte terapie non centrate sul problema, di evitare di ... aiutare a risolvere i problemi altrui in base ai propri non risolti. Inoltre dovrà apprendere a lavorare col paziente modificando i propri stati di coscienza secondo la necessità del momento (esperienze analoghe vengono talora sperimentate da chi pratica l'ipnosi).

In più, per concludere questa breve sintesi, il terapeuta che opera in psicosintesi deve avere fatto comunque una qualche esperienza del Sé e arrivare a mettere in campo questa entità, ogniqualvolta possibile, come fattore superiore interagente tra paziente e terapeuta, come dire che la terapia spesso non viene condotta né dall' uno né dall' altro, né dai due, ma … 'qui si fa terapia' …

Luciano Prandi
http://www.prandiluciano.it/pages/psicosintesi.htm


Da Wikipedia

La psicosintesi è una teoria e prassi psicologica che si sviluppa dalla psicoanalisi, per evolversi sul versante della Psicologia umanistica ed Esistenziale e su quello della Psicologia transpersonale.
La disciplina è stata concepita dallo psichiatra veneziano Roberto Assagioli (1888-1974) e può essere quindi considerata uno dei pochi paradigmi psicoterapeutici sviluppati autonomamente in Italia. Assagioli fu il primo medico psichiatra italiano che si interessò attivamente di psicoanalisi, e la sua tesi di laurea, preparata nel 1907 nell'ospedale psichiatrico Burgholzli a Zurigo (dove operava C.G. Jung, con il quale svilupperà un'amicizia personale) ebbe appunto il titolo La Psicoanalisi.

Successivamente, diventerà l'unico italiano membro della Società Freud di Zurigo, ed in seguito sarà socio della Società Psicoanalitica Internazionale. Nel giro di qualche anno però Assagioli iniziò a discostarsi dal pensiero freudiano, ritenuto da lui troppo riduttivo e rigido rispetto all'ampiezza ed alla complessità della psiche umana.

La novità, nell'approccio psicosintetico, consiste nello sviluppo dell'idea che già aveva costituito motivo di contrasto tra Freud e Jung, secondo la quale, nella «cura dell'anima», alla fase analitica, deve seguire una fase sintetica, cioè più attiva e orientata alla scoperta della volontà personale. Così come vi sono molte correnti psicoanalitiche, possono allo stesso modo coesistere diverse correnti psicosintetiche, dal momento che, come afferma lo stesso Assagioli, "non esiste ortodossia in Psicosintesi e nessuno, a partire da me stesso, può proclamarsene il vero o autentico rappresentante".

Pertanto, in senso più ampio, «psicosintesi» può essere definito ogni atteggiamento orientato verso integrazioni e sintesi sempre più vaste, atteggiamento che si prenda a cuore l'uomo nella sua interezza e nella sua unicità, fino alla realizzazione della sua dimensione spirituale (o transpersonale). Per questo motivo, Assagioli arriva ad affermare che "la Psicosintesi non può essere rappresentata all'esterno da nessuna organizzazione" e in questo dimostra la sua levatura di ricercatore libero, al di là di ogni settarismo e identificazione con questa o quella chiesa, anche se laica.

La Psicosintesi è stata sviluppata da Assagioli in Italia fin dagli inizi del Novecento (con il nome di Psicagogia), e successivamente è stata diffusa negli Stati Uniti fino ad essere attualmente conosciuta e praticata in tutto il mondo. Tenendo fede al suo spirito improntato al dialogo e all'unificazione, la Psicosintesi accoglie istanze e contributi di molte e disparate correnti psicologiche, integrandole però nella sua specifica visione dell'essere umano.

La concezione integrale dell’essere umano tipica della Psicosintesi, la costituisce soprattutto come un metodo di autorealizzazione, teso alla pienezza delle sue quattro dimensioni: fisica, emotiva, mentale e spirituale.
I temi basilari del pensiero psicosintetico sono: le subpersonalità, l’integrazione della personalità attorno ad un centro unificatore, l’io personale, la volontà (buona, forte, abile), le funzioni psichiche, il modello ideale, la disidentificazione, la trasmutazione delle energie, la sintesi, lo sviluppo delle qualità superiori, l’espansione della coscienza, la meditazione, il supercosciente e il Sé transpersonale. La Psicosintesi opera nei seguenti campi: psicoterapia, integrazione personale e realizzazione delle proprie potenzialità, educazione, rapporti interpersonali e sociali.

Il modello della psiche umana proposto da Assagioli può essere rappresentato, molto brevemente, con una figura ovoidale: all'interno si trovano l'inconscio nelle sue diverse componenti (inconscio inferiore, medio e superiore), un nucleo centrale corrispondente al campo della coscienza con al centro l'Io.



OVOIDE di R.Assagioli

- All'esterno dell'uovo si trova l'inconscio collettivo.
- L'Io non è altro che il riflesso del Sé.
- Il Sé è raffigurato sulla sommità dell'ovoide, quindi esso trascende l'individualità della psiche.
- È transpersonale, rappresenta quella
dimensione trascendente che ogni essere umano possiede dentro di sé.

La caratteristica fondamentale della psicosintesi è di comprendere nella propria prassi anche lo sviluppo spirituale della persona, inteso quindi come possibilità di integrare armonicamente diverse dimensioni della psiche, un processo già presente nella psicologia di Jung e noto come individuazione. In particolare per Assagioli è essenziale, nel processo di sviluppo spirituale, entrare in contatto con il Sé transpersonale. Esiste quindi un percorso di psicosintesi personale, che riguarda l'integrazione e l'armonizzazione delle varie istanze psichiche, ed un percorso di psicosintesi transpersonale, che permette all'uomo di accedere a dimensioni più elevate della psiche. In senso psicoterapeutico è possibile pertanto parlare di una psicoterapia a livello dell'Io, e di una a livello del Sè.

La Psicosintesi terapeutica è promossa dalla Società Italiana di Psicosintesi Terapeutica (SIPT)[1] fondata da Assagioli con sede in Firenze, via San Domenico 14. I suoi corsi formativi di durata quadriennale in psicoterapia, aperti a medici e psicologi secono la normativa della L.56/89, sono legalmente riconosciuti dallo Stato italiano. In Firenze opera anche l'Istituto di Psicosintesi che ha sedi sparse in tutta Italia, e che si occupa di promuovere in senso terapeutico e non il pensiero di Roberto Assagioli.


La psicosintesi di Roberto Assagioli, una delle correnti più interessanti della psicologia moderna, ci può aiutare a spogliarci da ruoli stereotipati e spesso superati dalle nostre stesse esperienze. In questo articolo, presentiamo una semplice introduzione ad alcuni dei principi basilari di tale teoria.



F. Errera, "La maschera e il volto" tratto da www.dfn.it/arte/ efc/veron3.htm
Liberarsi dai ruoli attraverso la disidentificazione: il percorso psicosintetico nella teoria di Roberto Assagioli
 




IL VOLTO e LA MASCHERA


GIU' LA MASCHERA!
di Pippo Palazzolo

Ogni mattina, quasi senza accorgercene, indossiamo la nostra “maschera” e usciamo. Abitudini, lavoro quotidiano, ruoli da svolgere, aspettative degli altri, autoconvinzioni, ci portano gradualmente a consolidare, sul nucleo centrale del nostro Io cosciente, un aggregato psichico, che per comodità possiamo chiamare “Ego”, che ragiona e pensa a se stesso pensante, un centro di consapevolezza.
Ma noi, come ci percepiamo? Dipende da come si è sviluppata la nostra consapevolezza, da quanto si è allargata la sfera del nostro “Io” conscio rispetto all’inconscio che lo avvolge. Può essere utile aver presente lo schema della nostra psiche, ideato da Roberto Assagioli.

Possiamo raffigurare la nostra psiche come un ovoide, al cui centro luminoso si trova la sfera della coscienza. Nella parte bassa c’è il sub-conscio, sede delle funzioni più elementari della psiche: rimozioni, istinti, impulsi. Nella parte alta troviamo l’inconscio superiore, sede delle funzioni più elevate: l’intuito, il pensiero, l’immaginazione. Ogni “Io”, o “Sé”, è collegato con un “Sé” superiore, la parte spirituale che si incarna in un corpo, ma che rimane legato al “Sé transpersonale” (o “Logos”, “Tutto”, “Assoluto”, o comunque si voglia definire l’entità trascendente che tutto muove e permea).

L'ovoide della psiche, di Roberto Assogioli
Ma torniamo al nostro “Io”, così piccolo ma così esigente, a volte arrogante! E’ il nostro strumento, ciò che ci permette di conoscere, sperimentare la vita e relazionarci con l’esterno. Come tutti gli strumenti, di per sé è neutrale, ma può essere un aiuto o un ostacolo alla nostra crescita. Nel corso della crescita, la nostra personalità si forma, si evolve, si modifica, a seconda delle circostanze familiare, delle esperienze, della cultura acquisita.

In ogni stadio della nostra vita, noi adottiamo delle strategie di “sopravvivenza” che, specie da bambini, sono per lo più inconsce. Pensiamo ai bambini “seduttivi”, che ottengono tutto con la dolcezza e, all’opposto, ai bambini “terribili”, che ottengono lo stesso tutto, ma perché strillano e rompono. E, più avanti, lo studente “modello” e il “bullo”, la ragazza “che ci sta” e la “virtuosa”, il “buon padre di famiglia” e lo “scioperato” antisociale, e così via.

Quei comportamenti che noi abbiamo adottato in determinate circostanze, e che allora ci servivano, con il tempo diventano abitudini, riflessi condizionati, abiti che ci sembrano una seconda pelle. Per questo motivo, noi accumuliamo un certo numero di modelli o maschere comportamentali, che nella psicosintesi vengono chiamate “sub-personalità”.

E’ come se, all’interno della nostra psiche, ci fosse un piccolo teatro con tanti attori con ruoli diversi. Uno di loro sarà il primo attore, la nostra “maschera” consapevole, l’identità che accettiamo, le altre saranno in secondo piano, ma pur sempre vive e desiderose di attirare l’attenzione. Fino a quando non le “scioglieremo”, riconoscendole e superandole in una “sintesi” più alta, le sub-personalità toglieranno energia ai nostri programmi consapevoli: dobbiamo dare spazio a tutti, perché diversamente nel nostro inconscio una parte (o più) di noi cercherà di andare per conto suo, anche in contrasto con i nostri progetti.

Il primo passo da fare, per liberare le nostre energie e uscire dalle spinte contraddittorie delle sub-personalità, è riconoscere le nostre sub-personalità, capire come si sono formate e se sono ormai superate. A quel punto, potremo cominciare a lavorare per trasformarle, attraverso un lavoro di integrazione, che porterà ad una “sintesi”, alla nascita di una personalità armoniosa e arricchita di nuove componenti.

Sciolte le sub-personalità, diventa importante riaggregare le energie psichiche così liberate in un “modello ideale”, ciò che noi siamo veramente, anche se forse lo abbiamo dimenticato!
Quando nasciamo, tutti noi abbiamo un progetto da realizzare, ma con il passare del tempo a volte lo dimentichiamo. Per fortuna è possibile recuperarlo, ci sono varie tecniche che ci possono riportare sulla “retta via”, quella di una piena realizzazione in questa vita... ma questo è un altro discorso!

Pippo Palazzolo
giugno 2005


Roberto Assagioli - Sito Ufficiale di PSICOSINTESI:www.psicosintesi.it
Consigliamo a quanti volessero approfondire la conoscenza della Psicosintesi, di visitare il sito ufficiale dell'Istituto di Psicosintesi, www.psicosintesi.it, che contiene ampie informazioni sia sulla vita di Roberto Assagioli che sulle sue teorie, nonché sulle numerose attività organizzate in tutta Italia.
Il Centro di Psicosintesi più vicino a Ragusa è quello di Catania, molto attivo: www.psicosintesict.it .


Tratto da:
http://www.lealidiermes.net/psicosintesi.htm


>>> TARA BIANCA <<<
Una testimonianza:

PSICOSINTESI

Incontrai per la prima volta Roberto Assagioli, il fondatore della psicosintesi, nel 1969. Ero tornato da un soggiorno prolungato in California, che in quegli anni era una fucina di nuove idee, fra cui quelle che più mi interessavano: la realizzazione delle proprie potenzialità, la psicologia transpersonale, gli stati alterati di coscienza. Ero stato per un po’ di tempo all’Istituto di Esalen, che era l’epicentro di tutte le ricerche e attività su questi temi. Lì avevo sentito parlare dello psichiatra italiano Roberto Assagioli come di una figura molto importante in questo campo: “Ma come, sei italiano e non lo conosci neppure? Sta a Firenze”.
Tornato in Italia, gli scrissi e poi andai a trovarlo. La notte prima, pur non avendolo mai incontrato, né visto in fotografia, lo sognai: un vecchietto esile e sorridente, con la barba bianca e l’aria di un rabbino saggio. Era sul sedile posteriore di un’automobile molto bella e lussuosa . Mi disse: “Vieni, ti porto a fare un giro”.

Il giorno dopo incontrai Assagioli, ed era proprio come il personaggio nel sogno. E così decisi di andare a far un giro con lui. Il giro a cui mi portò fu una trasformazione interiore profonda e uno straordinario ampliamento delle mie prospettive.

Queste erano cose normali per chiunque lavorasse con lui. Si facevano strani sogni, molto belli e intensi, c’erano capovolgimenti interiori improvvisi, accadevano coincidenze sorprendenti, si provavano sensazioni ed emozioni fino ad allora sconosciute. Si vedeva che cos’è davvero il cambiamento.
Eppure Assagioli non si atteggiava a guru o stregone. Anzi apparteneva alla migliore tradizione scientifica e culturale del primo secolo XX. Aveva scritto su La Voce con Prezzolini, era stato amico di Jung, e Freud lo aveva considerato come il rappresentante della psicanalisi in Italia: non a caso, visto che era stato il primo a tradurla e pubblicarla in italiano.

Era stato vicino a personaggi come Martin Buber e Rabindranath Tagore. E, cosa più importante di tutte, aveva fondato la psicosintesi, una scuola di psicologia che ha molti spunti stimolanti per chiunque si interessi alla propria trasformazione personale.

Proprio prima che Assagioli morisse, mi capitò una strana coincidenza. Ero nuovamente in California, a Los Angeles. Incontrai per caso a un concerto un uomo che mi disse di conoscere Assagioli. Lo aveva conosciuto qualche anno prima. Era andato a casa sua, e Assagioli lo aveva fatto aspettare per qualche minuto in una piccola stanza d’aspetto. Poi la cameriera di Assagioli lo aveva fatto accomodare in un’altra camera, e, dandogli carta e penna, gli aveva detto: “Ora il dottor Assagioli la prega di elencare tutto quello che ha visto nella prima camera – ogni oggetto, soprammobile, quadro, e così via”.

Era l’esercizio dell’osservazione, molto utile per chi vive troppo nelle sue emozioni e si dimentica l’aggancio con la realtà. Proprio mentre questo signore mi raccontava questo episodio, Assagioli (io non lo sapevo) stava morendo nella sua casa di campagna a Capolona.

Questo esercizio dell’osservazione può sembrare una curiosità, un esercizio semplice. Ma il concetto sottostante è fondamentale. La psicosintesi mira alla padronanza di tutte le nostre funzioni psichiche. Come possiamo sentirci bene se non abbiamo nessun controllo su noi stessi, se non possiamo usare al meglio gli strumenti di cui siamo dotati?

In questo lavoro è centrale il ruolo della volontà, che Assagioli considerava la “Cenerentola della psicologia”. Lui la ricuperò dal dimenticatoio in cui l’aveva relegata la psicanalisi, e le diede un ruolo centrale nella sua psicosintesi. Però si tratta di una volontà rinnovata: non il pugno di ferro, il volli fortissimamente volli, l’autoritarismo, ma la volontà come padronanza di sé e capacità di interagire attivamente col mondo anziché essere vittima delle circostanze – un tratto comune, quest’ultimo, a tutti i nevrotici di questo mondo.

Un altro tema, quello forse più suggestivo, della psicosintesi, è il superconscio: l’origine delle nostre intuizioni migliori, dei momenti più belli della nostra vita, dei sentimenti superiori come la gioia, la pace, l’amore disinteressato, e dei nostri spunti creativi. Per favorire l’accesso al superconscio la psicosintesi offre varie tecniche pratiche, basate sulla visualizzazione, il silenzio interno, la meditazione. Assagioli differenzia l’inconscio superiore o superconscio dall’inconscio medio (il materiale di cui non siamo sempre consci, ma che è accessibile: per esempio il nostro numero di telefono o il ricordo di che cos’è successo l’estate scorsa), e dall’inconscio inferiore, sede delle pulsioni e degli istinti, la parte di noi che rappresenta i primordi della nostra evoluzione. Questa divisione fra inferiore e superiore è talvolta vista (ingiustamente) come un tentativo di contrabbandare nella psicologia un sottile moralismo. Niente di tutto ciò: “inferiore” vuol dire solo “precedente”.

Io però avevo delle difficoltà con questa apparente dicotomia. Assagioli mi diede questa immagine: ”Noi siamo come una ninfea, la sua bellezza e il suo profumo sono alla luce del sole, e sotto la superficie le sue radici sono immerse nel fango”. A me piaceva la polemica, quindi colsi subito l’occasione:”Ecco il moralismo! Gli istinti, la sessualità, il corpo sono il ‘fango’, lo spirito è bello perché è separato dal corpo.” Uno a zero per me, pensavo. Ma mi sbagliavo. La risposta di Assagioli fu illuminante: “Per nulla. Il moralista sei tu. Tu pensi che il fango sia brutto e sporco. Per me è una sostanza viva e fertile, collegata intimamente con il fiore. Senza il fango la ninfea non potrebbe mai vivere e svilupparsi.”

E ora ritorniamo nella sala d’aspetto di Assagioli. C’era un divano con sopra una coperta di seta color granata, con una scritta sanscrita ricamata in oro. Un biglietto offriva la traduzione: “Come gli uomini vengono a me, così li accolgo”. E’ un verso della Bhagavad Gita, il testo sacro indiano. E’ Krishna che parla, il simbolo del Sé spirituale: e ci dice che le vie per raggiungerlo sono varie.

C’è chi si può realizzare attraverso la danza e chi invece attraverso la meditazione, chi con il lavoro e l’immersione nella società e chi con la contemplazione della bellezza, chi con la ricerca scientifica e filosofica, e chi invece con la preghiera. Anche questo è un concetto caro ad Assagioli: le vie al mondo spirituale (o transpersonale, come preferiva chiamarlo lui) sono molte. Non ci sono dogmi, non ci sono monopoli, non ci sono percorsi obbligati.

Il lavoro su se stessi non è una forma di divertimento solitario. Assagioli ha sempre dato un’enorme importanza alle relazioni fra persone. Il nostro equilibrio e il nostro benessere dipendono da come sono le nostre relazioni con gli altri: ci portiamo dentro i conflitti irrisolti, i rancori, i brutti ricordi delle nostre relazioni. Per contro, se i nostri rapporti con gli altri sono sereni e armoniosi, ci sentiremo molto meglio anche noi. L’amore, la gentilezza, la serenità, l’apertura, e altre qualità interpersonali si possono coltivare. Nei rapporti con gli altri possiamo realizzare noi stessi.

Dopo circa un anno di lavoro con Assagioli, mi parve di capire che nella psicoterapia le tecniche non sono poi così importanti, ciò che conta davvero è la qualità del rapporto fra terapeuta e cliente o paziente, l’alchimia che avviene fra queste due persone. Lo dissi ad Assagioli, in maniera un po’ brusca: ”Le tecniche non servono a niente. Quello che conta è il rapporto.” C’era un po’ di malizia e di presunzione in questa affermazione: dopotutto, la psicosintesi è piena di tecniche. Pensavo di prendere Assagioli alla sprovvista. Ma non ci riuscii. La sua risposta arrivò immediata: “Finalmente ci sei arrivato. Mi domandavo quanto ci avresti messo a capire!”

Assagioli fu anche uno dei pochi a considerare la bellezza un’esperienza fondamentale. Di solito in psicologia di bellezza si parla poco. Per lui era un tema centrale. Parlava di una vera e propria Via della Bellezza, che porta alla realizzazione di sé e che ha come suo ingrediente di base il senso di rivelazione e di pienezza che il bello ci può offrire. Ma nella psicosintesi la bellezza in ogni sua forma è considerata degna di attenzione, perché è formativa. Incontrando un cliente di psicoterapia, Assagioli voleva sapere quali erano i suoi film preferiti, i quadri, i libri, le musiche. La bellezza ci guarisce, ci cambia, ci educa. Questo insegnamento di Assagioli è alla base del libro che ho scritto sulla bellezza, e gli sono grato per avermi aperto questa nuova, essenziale prospettiva.

Sulla comunicazione con l’aldilà sono sempre stato piuttosto scettico. Assagioli ha comunicato con qualcuno dei suoi allievi dopo la sua morte? Dopotutto era del mestiere, visto che fu uno dei primi a interessarsi alla parapsicologia in Italia, lasciando in seguito questo campo di ricerca per concentrarsi sulla psicosintesi. Ma c’è stato un evento curioso che mi ha molto colpito. Assagioli are morto da alcuni mesi, lasciando un grande vuoto. Parlavo con una donna che lo aveva incontrato una volta. Riferendomi della sua conversazione con lui, mi disse che Assagioli le aveva consigliato di leggere il saggio di Emerson Self reliance. Mi spiegò che in quel saggio Emerson parla dell’importanza di basarsi sulle proprie idee e sulla propria esperienza anziché appoggiarsi a ciò che dicono le autorità, i saggi, i grandi pensatori. Tutto ciò che viene da noi è più autentico, è di prima mano e vale di più di qualsiasi convinzione sia ereditata da qualcun altro.

In quel preciso momento io ebbi la sensazione precisa e intensa che Assagioli stesse comunicando con me, che mi dicesse, ora devi fare da solo, fidati di te stesso. Quale migliore ultimo insegnamento poteva dare un grande maestro?
Ma forse era solo una coincidenza.
http://www.pieroferrucci.it/psicosintesi.asp





Bibliografia Opere di Roberto Assagioli

Psychosynthesis: a manual of principles and techniques, Hobbs, Dormann & Company, New York 1965
Psicosintesi: per l'armonia della vita, Mediterranee, Roma 1966
Principi e metodi della Psicosintesi Terapeutica, Astrolabio, Roma 1973 - traduzione italiana (a cura di E. Zanotti) di "Psychosynthesis: a manual of principles and techniques".
The act of will, The Wiking Press, New York 1973
L'atto di volontà, Astrolabio, Roma 1977 - traduzione italiana (a cura di Maria Luisa Girelli) di "The act of will".
Educare l'uomo domani, Firenze, Ed. Istituto di Psicosintesi 1988, postumo
Lo sviluppo transpersonale (a cura di M. Macchia Girelli), Astrolabio, Roma 1988, postumo
Comprendere la Psicosintesi (a cura di M. Macchia Girelli), Astrolabio, Roma 1991, postumo
Opere su Roberto Assagioli
A. Berti, Roberto Assagioli: profilo biografico degli anni di formazione, Firenze, Ed. Istituto di Psicosintesi 1987
B. Caldironi, l'uomo a tre dimensioni-colloqui con Roberto Assagioli, 1967-1971, a cura di Laura Oretti, ed. Girasole, Ravenna, 2004
B. Caldironi, "psicodinamica e psicoterapia" Manuale di pratica clinica. ed. Girasole, Ravenna, 2004
P. Giovetti, Roberto Assagioli. La vita e l’opera del fondatore della Psicosintesi, Roma, Ed. Mediterranee 1995
M. Macchia, Roberto Assagioli: la Psicosintesi, Roma, Nomina 2000
Teoria e pratica della psicosintesi
A. Alberti, Il Sé ritrovato, Firenze, Pagnini 1994
A. Alberti, Il bimbo interiore, Firenze, Pagnini 2000
A. Alberti, L'uomo che soffre, l'uomo che cura, Firenze, Pagnini
A. Alberti," Psicosintesi e oltre" ed. Pagnini, Firenze
L. Boggio Gilot, Psicosintesi e meditazione, Roma, Ed. Mediterranee 1988
A. Bocconi, P. Lacerna, Il Matto e il Mondo, Roma, Nomina 2001
P.M. Bonacina, L'uomo stellare. Sensazione, istinto, affettività, immaginazione, mente, intuizione, volontà, Firenze, Pagnini 1998
B. Caldironi, Seminari di psicoterapia e psicopatologia ed Nanni, Ravenna 1992
B. Caldironi, Seminari di terapia immaginativa, ed Nanni, Ravenna 1992
P. Ferrucci, Crescere. Teoria e pratica della Psicosintesi, Roma, Astrolabio 1981
P. Ferrucci, Introduzione alla Psicosintesi. Idee e strumenti per la crescita personale, Roma, Ed. Mediterranee 1994
P. Ferrucci, Esperienze delle vette, Roma, Astrolabio 1989
P. Ferrucci" La forza della gentilezza", Oscar Mondadori, 2006
J. Firman, A. Gila, La ferita primaria: la visione della psicosintesi su trauma, guarigione e crescita, Firenze, Pagnini e Martinelli, 2004
F. Guidi, Iniziazione alla Psicosintesi, Roma, Ed. Mediterranee 2005
M. Lancia, La sessualità nel processo educativo. Una visione psicosintetica, Firenze, Ed. Istituto di Psicosintesi 1992
W. Parfitt, La Psicosintesi - Una guida all’autorealizzazione, Milano, Xenia 1993
M. Rosselli, (a cura di) I nuovi paradigmi della psicologia. Il cammino della Psicosintesi, Assisi, Cittadella 1992
S.A. Tilli, Concetti della psicologia umanistica di Roberto Assagioli, Firenze, Ist. Italiano di Psicosintesi 1980
R. Boni, "Entro il cuore dell'armonia" ed. Nomina, Roma 2004
Rivista di Psicosintesi Terapeutica (nuova serie), Firenze, Edizioni S.I.P.T. - pubblicazione semestrale
Sintesi, studi di psicoterapia psicosintetica, Firenze, collana di testi monografici sul tema della psicoterapia psicosintetica edito dalla S.I.P.T


Riviste:

Psicosintesi

Rivista on-line (www.psicosintesi.it) a cura dell’ISTITUTO DI PSICOSINTESI, Via San Domenico 16, 50133 Firenze.
Rivista di Psicosintesi Terapeutica
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martedì 21 dicembre 2010

LA COMUNITA' ESSENA FRA GNOSI e CRISTIANESIMO

LA COMUNITA' ESSENA FRA GNOSI E CRISTIANESIMO.

http://www.youtube.com/watch?v=XysBAdUXo-U&playnext=1&list=PL9C0AD0AC791D2252&index= 13 PREGHIERE ESSENE  IN ARAMAICO 
Nella premessa effettuero’ una sintesi estrema delle mie analisi storiche e del mio pensiero in merito alle origini e forma del cristianesimo primitivo
Le scoperte che cambiano la nostra conoscenza delle origini cristiane.
Intorno la metà del 1945 a Naj Hammadi, località dell'Alto Egitto furono scoperti, all'interno di una giara sotterrata tra le sabbie del deserto, 52 antichissimi codici risalenti al III - IV secolo d.C. e contenenti documenti composti, probabilmente, intorno al II - III secolo d.C..
Questi documenti avrebbero cambiato la nostra conoscenza di una tra più antiche forme del cristianesimo primitivo: lo gnosticismo cristiano.
Tutto ciò che sapevamo sullo gnosticismo cristiano, era in gran parte desunto dalle feroci invettive dei Padri della Chiesa contro la Gnosi, ritenuta la più pericolosa forma di eresia.
A questi documenti si aggiungevano rare testimonianze di origine gnostica scoperte, per lo più, alla fine dell'800, come la Pistis Sophia o, molto più di recente, nel 1939, il trattato Cataro dei "Due principi" ritenuto scomparso con la epurazione seguita alla crociata contro gli Albigesi ed i Catari. 

Le forme degradate e tarde di gnosi, descritte in questi documenti, facevano apparire questo pensiero come astruso, contorto ed a tal punto criptico che risultava incomprensibile la presa che, invece, questa forma di cristianesimo ebbe su vastissime e variegate parti del tessuto civile.
Naj Hammadi, invece, ci ha finalmente restituito il fascino della forma primordiale della gnosi, ma nel contempo ci ha fatto comprendere come questo pensiero fosse, già nel II secolo d.C., perfettamente sviluppato in una teologia di sorprendente coerenza e complessità e come l'anelito di libertà nel rapporto personale con il divino e la possibilità per l'uomo di ritrovare il divino in sé, rappresentasse, oggettivamente una forma di fede molto più attraente e stimolante rispetto ad un cristianesimo masochistico centrato sulla cupa teologia del peccato.
Alla scoperta del 1945 si aggiunse, un anno dopo, quella ancor più straordinaria avvenuta in alcune grotte a Qumran nei pressi del Mar Morto, ove furono ritrovati ben 800 documenti, alcuni in discreto stato di conservazione, scritti tra il II sec. a.C. ed il I d.C. Questi testi ci parlano di una setta ebraica, probabilmente di origini Essene, che rivela sorprendenti affinità culturali, teologiche ed organizzative con quella che dovette essere la prima comunità cristiana formatasi all'interno dell' ebraismo.
Sebbene nessuno di questi testi possa essere considerato cristiano, è anche vero che il contenuto di tali documenti ci fa conoscere indirettamente il clima in cui nacque il cristianesimo, facendolo apparire, non una eccezione storica inspiegabile, ma come una naturale e spontanea evoluzione di questa forma di pensiero.
L'importanza di Qumran sta, soprattutto, nella conoscenza del substrato culturale Ebraico - Esseno da cui si sviluppò la seconda grande corrente del cristianesimo primitivo, il giudeo-cristianesimo.
Abbiamo, quindi, per la prima volta, grazie a Qumran e Naj Hammadi, una idea chiara degli altri due volti del cristianesimo primitivo, quello gnostico e giudaico-cristiano; essi, insieme al ben noto e vincente cristianesimo paolino, ci danno oggi una idea totalmente diversa da quella monolitica che si aveva di questo fenomeno prima del 1945.
I Vangeli gnostici
Tra i più importanti documenti scoperti nel 1945 sono stati ritrovati quattro sconosciuti Vangeli: Tommaso, Maria, Verità e Filippo.
Dati i limiti della trattazione, tralasceremo i primi tre, ricordando, in sintesi, il loro contenuto:
a.. Il Vangelo di Tommaso, documento di straordinaria importanza, che riporta 144 detti di Gesù in gran parte sconosciuti o in una forma diversa e, in apparenza, più arcaica di quella nota nei vangeli Canonici.
b.. Il Vangelo di Maria: frammento conclusivo di un documento che esalta il ruolo della Maddalena, figura centrale per lo gnosticismo.
c.. Il Vangelo di Verità: importantissima esposizione della teoria gnostica valentiniana.
d.. Il Vangelo di Filippo. Il codice che lo contiene risale al 330-340 d.C. ma la data proposta per la composizione è di svariati anni precedente: 120-200 d.C.
Questo documento in lingua Copta non è un vangelo tradizionale, non espone, cioè, fatti della vita di Gesu’, ma è una presentazione della teologia proto-gnostica.
L'importanza di questo Vangelo risiede nel fatto che, a differenza di quanto accade solitamente con testi di medesima origine, specie quelli di più tarda composizione, il pensiero viene qui espresso in forma quasi del tutto chiara e senza il tipico corredo criptico-mitologico che ha reso, spesso, indecifrabili i testi gnostici
nella controversia tra giudeo-cristiani e cristianesimo paolino; Giacomo, che in quanto fratello o fratellastro di Gesù é discendente della stirpe di Davide, diviene il capo della comunità giudeo-cristiana di Gerusalemme e, di conseguenza, il capo della principale e la prima delle Chiese.
Il suo ruolo, che i Vangeli ed in particolare gli Atti degli apostoli e la lettera ai Galati, identificano come di comando insieme a quello di Pietro e Giovanni, è ben più importante di quello dello stesso Pietro: egli è il discendente ereditario di Gesù e del trono di Davide.
Il Vangelo apocrifo di Tommaso, scoperto nel 1945 a Nag Hammadi, dà a lui lo scettro del comando e non a Pietro attraverso queste parole:
Vangelo di Tommaso Loghion 13 "Gesù rispose loro: - Dovunque andrete seguirete Giacomo il Giusto¹, colui a motivo del quale sono stati creati il cielo e la terra.".
Pietro è, probabilmente, il sacerdote del gruppo, forse quello che per gli Esseni di Qumran era il Messia di Aronne, mentre la figura di Giacomo pare associabile a quella il discendente del Messia di Davide nella chiave del doppio messianesimo qumramian.
Per comprendere quali erano le idee sostenute da quest'uomo e per renderci conto dell'influenza e del potere che egli rappresentava, basta leggere la narrazione che ritroviamo negli Atti degli apostoli, relativa al primo concilio svoltosi intorno al 48 d.c. a Gerusalemme.
In quel concilio si discusse del caso "circoncisione" : era necessario ed opportuno praticarla al pagani convertiti ? I pagani dovevano necessariamente essere sottoposti a tutte le norme della Legge, divenendo, così, ebrei prima ancora che cristiani ?
Giacomo chiuse il dibattito e prese la decisione finale, dopo aver ascoltato il parere di Pietro con queste parole: "Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue. Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe" Atti 14,19.
Crediamo che,anche solo questo brano, sia sufficiente a chiarire i termini di ciò che stiamo affermando. 
Giacomo prende la decisione finale, quindi égli è il capo indiscusso della comunità. 
Giacomo non afferma, come la teologia e la stereografia cristiana tradizionale ha sempre sostenuto, che la Legge non è più valida o che non lo è per i pagani, ma solo che l'insegnamento della Legge e quindi le pratiche della Legge oggettivamente imbarazzanti, come quelle della circoncisione, potevano essere insegnate successivamente, quando i convertiti pagani, venuti alla fede, avrebbero cominciato ad ascoltare Mosé nelle sinagoghe.
Giacomo parla di fede in Dio e non in Gesù. Egli é a capo di una comunità si ritrovava e celebrava i suoi riti all'interno delle sinagoghe
La stessa decisione di vincolare i nuovi cristiani ad alcune limitatissime pratiche dietetiche, che segue immediatamente il brano che abbiamo discusso, dimostra che il cristianesimo di Giacomo, in realtà, non esiste, ma che Giacomo è, prima di tutto, un ebreo come ebrea era la comunità che si riuniva intorno a lui.
Ma allora se le cose stanno in questi termini, chi decise che era giunto il momento di separarsi dall'ebraismo e di creare una nuova religione ?
Ancora una volta, è Giacomo stesso a darci una risposta nella sua ultima apparizione negli Atti degli Apostoli, quando, rivolgendosi a Paolo, il più ambiguo dei personaggi neotestamentari, dice:
Atti 21,21 "Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla Legge. Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.
Che facciamo ? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. Fa dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la Legge. Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia".
Il brano è fondamentale poiché ci rivela, in poche parole, una verità che le scoperte archeologiche che abbiamo illustrato, dimostrano con chiarezza:
Migliaia di Giudei sono "venuti alla fede" cioè si sono uniti alla fazione cristiana dell'ebraismo e credono in Dio ma anche nel suo Messia, Gesù.
I giudeo-cristiani sono gelosamente legati alla Legge ed alle tradizioni ebraiche.
Molti giudei affermano che Paolo ha tradito l'ebraismo e la Legge insegnando persino agli ebreo-cristiani, di abbandonare le pratiche giudaiche.
Giacomo non crede alle voci che circolano su Paolo, peraltro vere come dimostrano le sue lettere (Romani e Corinzi 1 e 2) e, per dirimere la questione, obbliga Paolo a dimostrare il suo attaccamento alla Legge con un atto di sottomissione alle decisioni di Giacomo (che si rivela, anche in questo caso, il capo indiscusso): chi avrebbe, infatti, potuto imporre a quello che la Chiesa riconosce come il braccio destro di Pietro, un simile atto di sottomissione se non il capo della Chiesa ?
I pagani, comunque accettati nell'ambito dell'ebraismo-cristiano, erano, ritenuti una categoria a sé che era vincolata, almeno all'inizio della fase di conversione, ad un numero ridottissimo di norme di purezza alimentare (praticamente l'astensione dai cibi immolati)
Se si vuole comprendere, anche superficialmente, la portata di ciò che, in estrema sintesi, stiamo affermando, basta leggere le parole che Paolo riporta in una delle sue prime lettere: quella ai Galati:
Galati 2,11 "Ma quando Cefa (Pietro) venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba (fino ad allora compagno di Paolo e che lo lascerà definitivamente dopo questo episodio) si lasciò attirare nella loro ipocrisia."
Dopo questo evento e successivamente a questa lettera, Pietro apparirà raramente nell'epistolario paolino. Quelle rare volte Paolo destinerà a Pietro parole che non possono certo definirsi di stima, ma che, invece, testimoniano una evidente rottura e separazione tra le fazioni cristiane.
L'unico documento che testimonia della presunta coincidenza di intenti tra questi due personaggi, è la seconda Lettera di Pietro, che, purtroppo, è universalmente riconosciuta come un falso.
Le parole di Paolo:
- confermano il primato di Giacomo sullo stesso Pietro costretto a sottomettersi alle direttive degli emissari del "fratello di Gesù".
- sono la prova di una rottura nell'ambito della prima comunità cristiana.
- ci dimostrano che la rottura riguardò il comportamento di Paolo, inerente la dieta e le norme di purezza e quindi ruotava intorno alle pratiche della Torah ebraica.
- E’ chiaro che, Paolo, questo oscuro personaggio divenuto cristiano dopo la morte di Gesù grazie ad una visione di Gesù risorto, sembra essere la risposta a tutte le nostre domande sulle modalità in cui nacque e si sviluppo la rottura tra le due fazioni del Cristianesimo:
- quella nata e sviluppatasi intorno ai 12, a Giacomo, fratello di Gesù e Pietro, che non fu mai una religione, ma solo una fazione dell'ebraismo, peraltro ben integrata e stimata all'interno del mondo ebraico.
- quella scissionista di Paolo che abbandonò l'ebraismo e costruì la nuova religione. Fazione odiata ed avversata non solo dagli ebrei, ma prima di tutto dai giudeo-cristiani che formavano la comunità di Gerusalemme.
A queste componenti va aggiunta quella gnostica, anche se é oggettivamente difficile comprendere in che ambito si inquadri questa tendenza o se non sia, invece, parte di un diverso grado iniziatico all'interno del giudaismo. Personalmente protendo per questa seconda ipotesi che parrebbe confermata da alcuni elementi che non esito a definire proto-proto gnostici che sembrano potersi rinvenire all'interno dei più iniziatici ed "ispirati" degli scritti qumramiani: gli Inni.
Gradi iniziatici nella comunità Qumramiana ?
Non vogliamo entrare nel dettaglio complesso delle fasi di iniziazione alla comunità esseno qumramiana come emergono dal Documento di Damasco e dalla Regola della Comunità, ma é evidente che ogni passo in avanti all'interno della comunità richiedeva l'assenso di un gruppo ristretto di giudici ed il compimento di determinate fasce di età.
La gerarchia era stretta e, anche l'evidente matrice simbolica e criptica di alcuni testi, lascia intendere che di essi si possa avere vari gradi di lettura che vanno da quello letterale fino a quelli via via più "liberi" e "profondi" celati nel simbolismo.
Gli Inni, scritti probabilmente dal fondatore della comunità monastica Qumramiana, rivelano molti di questi simboli e dischiudono in parte il loro recondito significato, ma soprattutto da essi emerge la possibilità, per alcuni "iniziati" di "interpretare" la legge comprendendone "I misteri".
Il tema dei Misteri e della necessità di una interpretazione "Illuminata" è onnipresente a Qumran, la stessa comunità é nata per una differente interpretazione della scrittura.
I diversi livelli di accesso alla comunità a partir dal rigido formalismo dei primi gradi con il rispetto scrupoloso e quasi, maniacale per la Legge insieme alla presunzione di avere la "corretta interpretazione" sembra sposarsi bene con gli atti di mortificazione e sottomissione cui si sottoponevano e si sottopongono i monaci di giovane nomina, e che ritroviamo nei primi gradi della iniziazione massonica.
La libertà e l'uso disinvolto del simbolo, invece, che ritroviamo negli scritti Misterici ed in particolare negli Inni sembra suggerire ciò che a prima vista parrebbe impossibile: gli iniziati esseni si ritenevano semidei e compagni degli Angeli nella definizione dei dettami della Creazione.
Frasi come " Questi sono quelli che tu hai stabilito prima dei secoli per giudicare con loro tutte le tue opere prima di crearle insieme con l'esercito dei tuoi spiriti e la congregazione degli Angeli" (Inni co. V =XIII ver. 14), fanno comprendere come gli "eletti" si ritenessero, eterni e cooperanti nella creazione addirittura per definire e giudicare ciò che é buono o che non lo é, insieme alle stirpi degli Angeli.
Una lettura "iniziatica" e "misterica" e di conseguenza "simbolica" di questi testi sembra essere, quindi, non solo possibile ma necessaria se si vuole penetrare questo "Livello superiore di iniziazione" cui probabilmente perveniva solo il capo della comunità.
Tutto questo non sembra molto lontano dei gradi di iniziazione che ritroviamo all'interno del protognosticismo di Naj Hammadi.
I sacramenti gnostici del Vangelo di Filippo e la ricerca del Graal:
Nell'uomo, secondo 53 Vangelo di Filippo, è nascosta una scintilla divina: la Gnosi è il processo autonomo di ricerca e riscoperta d dell'Io interiore all'interno del quale è celata quella scintilla.
Esistono elementi simbolici più o meno espliciti nel Vangelo di Filippo, che ci aiutano a fare un passo ulteriore, che è alla base la proposta di riflessione che intendiamo proporre.
Dice il Vangelo di Filippo:
"La sua carne è il suo Logos e il suo sangue è il suo Spirito. Colui che ha ricevuto questo ha cibo, bevanda e vestito." (V.F. 57,1) e ancora: "Il calice della preghiera contiene vino ed acqua. Essendo simbolo del sangue. esso è pieno di Spirito Santo ed appartiene all'uomo totalmente perfetto" (V.F. 75,10)
Il significato del Calice, una delle molteplici forme che nell'immaginario medievale prenderà il Gaal, sembra andare, in questo documento, ben al di là del senso meramente materiale e del valore simbolico intuibile se si adopera il solo metro interpretativo del cristianesimo ortodosso.

Chi si nutre dal Graal, o dal Calice, proprio come avviene nella leggenda, ha "cibo, bevanda e vestito".
Per comprendere però il senso di queste parole bisogna porsi nell'ottica gnostica.
Il Vestito è la vera carne che non è quella corrotta materiale, ma è il vestito divino.
Nella teologia di Filippo, il "vestito è superiore a chi lo indossa" perché in esso c'è l'immagine divina che è nell'uomo.
Lo stesso dicasi per le parole cibo e bevanda; esse rappresentano Logos e Spirito, cibi extraterreni e divini del vero Uomo, cioè dell'Uomo deificatosi attraverso la Gnosi.
Per pervenire a questa conoscenza profonda del Sé è necessario ascendere al Padre attraverso le sfere celesti per ricongiungersi alla propria fonte divina; nel Vangelo di Filippo vengono proposti all'Uomo gnostico tre sacramenti che sanciscono simbolicamente tre importanti passi di questa ascesa.
Il primo sacramento è il Battesimo con valenza ben differente da quella che la cerimonia ha nel cristianesimo tradizionale paolino.
La verità è nella immagine e non in ciò che realmente vediamo; è necessario, quindi, immergersi interamente e fino al capo nell'acqua nella quale si specchia la nostra immagine.
Attraverso questa immersione ci fondiamo all'immagine ed esprimiamo l' aspirazione a divenire tutt'uno con essa.
Inizia così il lungo e doloroso processo di iniziazione che è, in questa prima fase, teso unicamente a realizzare quella introspezione che potremmo definire mistico-psicoanalitica, con cui l'uomo giunge alla radice del male in sé ed indaga nel suo subconscio.
Questa indagine sofferta lo porterà a conoscere l'altro Io, ma, nello stesso tempo, come in una seduta psicoanalitica, la conoscenza dell'errore nascosto porta alla morte dell'Io nascosto nell'errore.
Questa morte, con cui termina la prima fase della iniziazione gnostica, viene sancita, in Filippo, dal sacramento della Unzione.
A questa morte, però segue immediatamente una resurrezione che deve, per Filippo, "avvenire in questa carne" e quindi in vita e non, come sostenuto nell'ambito del cristianesimo paolino, dopo la morte.
E' una rinascita a nuova vita e l'inizio del cammino di ricongiunzione dell'uomo che ha raggiunto e conosciuto l'abisso del mondo passionale in Sé.
L'ascesa alle sfere celesti con la riscoperta della scintilla divina è, ora, possibile perché l'uomo e purificato dalle incrostazioni del mondo passionale ed è libero da esse.
La fase massima della iniziazione gnostica viene sancita dall'ultimo dei sacramenti: la Camera Nuziale.
Nella camera nuziale avviene il ricongiungimento mistico dell'Uomo con il suo angelo da questo congiungimento si genereranno i figli mistici di quella unione, i cosiddetti Figli della Camera Nuziale.
Il Vangelo di Filippo resta volutamente ambiguo sui riti che si compiono in questa camera. Vari sono i paralleli con il rito di consumazione dell'atto sessuale tra due coniugi, ma se si legge con attenzione il testo e soprattutto se si osserva che questo rito viene svolto quando lo gnostico è ormai libero dalle pulsioni del mondo compresa quella sessuale, è difficile ritenere, a differenza di quanto riportato dai Padri della Chiesa, che nell'ambito di questo rito si svolgesse anche una unione sessuale.
Qualunque sia, però, il tipo di cerimonia che si svolgeva nella Camera Nuziale, il rito completo sembra, almeno da come viene descritto in Filippo, riguardare unicamente il Sommo Sacerdote, anche se i "Figli (mistici) della Camera Nuziale" possono, unici tra tutti gli gnostici, partecipare al rito.
Iniziazione gnostica, massonica e qumramica
Nella iniziazione gnostica il lungo periodo che passa dal battesimo alla unzione, non sembra contenga alcun elemento che può definirsi propriamente gnostico. L'obiettivo é liberare l'uomo dalle passioni e sebbene lo gnostico sia convinto che la creazione é frutto di un dio inferiore il DEmiurgo, e che sue sono anche le Leggi che non hanno validità per lo gnostico, l'insistenza di Filippo sulla ebraicità dello gnostico e sulla necessità di "Ingannare" gli "arconti ingannatori", la Legge e la mortificazione dell'Io che ne proviene dalla osservanza strettissima, sembra essere il migliore strumento per il superamento delle passioni attraverso l'esercizio alla sottomissione.
Insomma la Legge da strumento arcontico diviene, inaspettatamente, strumento per l'esercizio di inibizione dell'Io passionale.
Qualcosa del genere accade anche nelle diverse forme di iniziazione mistica compresa quella massonica. La sottomissione e la mortificazione dell'Io e della carne é strumento utile per allenare lo spirito alla separazione dei frutti delle azioni, quindi da vincolo del Dio ignorante diviene strumento per prepararsi a conoscere il vero Dio ovvero il Padre.
Quindi, l'assurdo diviene possibile, a fronte di una osservanza maniacale delle norme nei primi gradi, si perviene alla liberazione totale da esse nei gradi più elevati.
Questo avvenne nel monachesimo templare e nelle varie forme di monachesimo che "deviarono" (almeno nella visione della Chiesa) e questo avviene oggi nella iniziazione massonica.
L'eletto preparato a lungo con questi atti di consapevole sottomissione e mortificazione, diviene, come un militare, in grado di prendere decisioni "autonome", "giuste" ed in linea con "l'interesse superiore" e non con quello personale.
Conclusioni
Non abbiamo purtroppo prove definitive di una convergenza tra l'essensimo e lo gnosticismo, ma esistono prove archeologiche, come quella testimoniata dal mosaico di Acquileia e dalle stesse Case iniziatiche del Vangelo di Filippo, che in ambito gnostico-cristiano di origine ebraica la frequentazione della sinagoga (il mosaico di Acquileia ha elementi tipici di una sinagoga quali il nodo di Salomone e svariati altri elementi simbolici ed architettonici) sembra essersi mantenuta e nel contempo sembrano essersi inseriti gli elementi tipici del patrimonio gnostico (alle interpretazioni di chi ha letto, correttamente, nel mosaico gli elementi tipici delle sinagoghe si aggiunge chi, vedi appendice alla Pistis Sophia del Moraldi, ha visto, anche qui correttamente, il patrimonio simbolico tipico della gnosi.
Da un punto di vista logico é solo nell'ambito esseno, come lo consociamo, che, lo gnosticismo, nel mondo ebraico, avrebbe potuto prender piede. In pratica l'essenismo ha elementi strutturali che lo rendono compatibile (nelle forme iniziatiche superiori) allo gnosticismo cristiano.
E' evidente che, se si ammette per un istante questa possibilità, non par peregrina l'affermazione che la teologia ebraica mosaica sia, in realtà, una forma di "copertura" necessaria per assicurare la separazione dei gradi inferiori ed impreparati degli iniziandi, da quelli superiori in cui si acquisiscono conoscenze destinate ad un numero ristretto, affidabile e preparato di persone.
Da qui il valore puramente "strumentale" della fede ebraica e la possibilità che, nell'ambito di questo ristretto gruppo di iniziati si sia determinata una differente strada che assicurare la "prosecuzione" ed il trasferimento del testimone.
A questo punto non pare nemmeno impossibile, la scelta di adattare, in base alle circostanze, le forme esteriori dei gradi inferiori iniziatici, al contesto storico mutato.
La complessità e coerenza della teologia gnostica cristiana fin dalle sue prime manifestazioni (vedi Naj Hammadi) pare, in realtà, fin troppo ben "funzionante" e congeniata soprattutto se si osservano i diversi livelli interpretativi degli scritti e la relativa complessità e coerenza singola e combinata.
Sembra difficile credere che queste forme di pensiero possano esser nate improvvisamente. E' naturale supporre che siano trasformazioni di qualcosa di precedente, ma é anche eccessivamente semplicistico pensare che siano solo un adattamento alla cristiana di elementi filosofici di matrice alessandrina o egizia: perché, infatti, tali filosofie avrebbero dovuto piegarsi al Cristo e renderlo il centro del loro interesse e l'essenza della loro teologia.
Alcune delle religioni (solo alcune ?) sembrano essere lo strumento per un duplice effetto, il controllo della non "divergenza" e "dissipazione" della struttura sociale, e dall'altro, il modo per selezionare coloro che, opportunamente "allenati" dall'esercizio dei rituali religiosi, si rendono via via edotti e propensi al passaggio attraverso i diversi superiori gradi fino alla gnosi riservata ai pochi.
Una cosa é certa, dal punto di vista pratico, la scelta di una forma religiosa vincente e pervasiva, insieme alla possibilità sociale plasmante di essa, é il miglior terreno ove coltivare lo gnosticismo elittario nella forma egizia, anzi la teologia che ritroviamo nel Vangelo di Filippo suggerisce teologicamente in maniera esplicita proprio questa forma di "sopravvivenza" del trasferimento culturale gnostico.
In pratica esistono, in toto, le condizioni necessarie ma non sufficienti ad affermare che l'essenismo abbia contenuto nella forma elittaria una matrice gnostica di origine molto più antica trasformatasi in gnosi cristiana.
Riassunto:
- Lo gnosticismo di Naj Hammadi suggerisce la necessità di un uso strumentale della religione e di un trasferimento simbolico, iniziatico ed elitario della conoscenza.
- L'essenismo di Naj Hammadi contiene gli elementi essenziali a costituire l'umus migliore per l'impianto dlela matrice gnostica e nelle forme più elitarie come gli Inni ed i testi misterici, suggerisce numerosi elementi di chiara o probabile matrice gnostica.
- Il cristianeismo, nella forma indicata dai testi di Naj Hammadi, sembra la naturale evoluzione del pensiero esseno sia nei "Gradi inferiori" che in quelli superiori.
- Il cristianesimo é sicuramente stata una trasformazione storicamente opportuna di una matrice prossima al collasso storico come quella essena, schiacciata dagli eventi che stavano per travolgere il mondo ebraico.
- L' gnosticismo cristiano elittatio e quindi quello di matrice egizia si presenta, per la substruttura teologica, compatibile con il cristianesimo, anzi l'ortodossia cristiana si rivela il migliore elemento di protezione e salvaguardia della conoscenza elitaria gnostica contribuendo alla diffusione della matrice simbolica del controllo (matrice rituale religiosa) ed alla contemporanea preparazione dell'umus di coltura di un progetto sociale e cosmico di matrice gnostica elitaria.

domenica 10 ottobre 2010

Film Integrale "F R I D A"...una grande e "speciale"pittrice Mexicana: §* * * F R I D A K A H L O - Opere - Biografia - Bibliografia * * * §

F R I D A  K A H L O



FRIDA KAHLO

« Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni. »
(Frida Kahlo, Time Magazine, "Mexican Autobiography" (1953-04-27))

"Commentare questo film t o t a l e è impresa, almeno per me, ardua...lo vidi due volte di seguito, appena uscito nelle sale di 1a visione...il locale non esiste più, c'è altro, ora...è un tornado di emozioni altissime, musiche eccezionali, recitazione...recitazione...perchè aggettivare UN CAPOLAVORO? Salma Hayek interpreta non-una-mexicana...non-una-pittrice...non-una-caparbia-sterile....Salma Hayek vi *porge LA DONNA che vuole essere SOLO SE STESSA, senza patteggiamenti*....vi porge un femminino in gestazione, la reale ESSENZA DELLA DONNA che *deve ancora nascere*...ma, Salma, forse, attraverso la turbolenta vita di Frida Kalo, *mostra la strada per compiere questa gestazione NON INDOLORE: nascere a se stesse per ESSERE SE STESSE!*...questo può farlo solo una donna con una profonda consapevolezza e Salma Hayek  è questo...mentre recita in maniera fuori del comune, *è consapevole!*....E' una donna bellissima, iperfotografata...In *F R I D A*, Salma rinuncia alla sua faccia da rotocalco e regala a tutte le donne uno spunto, dal quale partire per iniziare e compiere quella gestazione,...*oggi, così essenziale, importante per tutta l'Umanità...!!!* 
Frida Kahlo Diego Rivera 1932.jpg
Frida Kahlo con il marito Diego Rivera nel 1932, foto di Carl Van Vechten
Frida Kahlo, il cui nome completo era Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (Coyoacán, 6 luglio 1907Coyoacán, 13 luglio 1954), è stata una pittrice messicana.

 


La vita

Frida Kahlo era figlia di Wilhelm Kahlo, tedesco, nato a Baden-Baden da genitori ebrei tedeschi, emigrato in Messico dall'Ungheria (dalla città di Arad, oggi sotto la Romania). Fu una pittrice dalla vita quanto mai travagliata. Sosteneva di essere nata nel 1910, poiché si sentiva profondamente figlia della rivoluzione messicana di quell'anno e del Messico moderno.

 La sua attività artistica ha avuto di recente una rivalutazione, in particolare in Europa con l'allestimento di numerose mostre.
Affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiarono per poliomielite (ne era affetta anche sua sorella minore), fin dall'adolescenza manifestò talento artistico e uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale.

A 17 anni rimase vittima di un incidente stradale tra un autobus su cui viaggiava e un tram, a causa del quale riportò gravi fratture tra cui 2 alle vertebre lombari, 5 al bacino, 11 al piede destro e la lussazione del gomito sinistro, inoltre un corrimano dell'autobus si staccò, le trafisse il fianco e uscì dalla vagina. Ciò la segnerà a vita costringendola a numerose operazioni chirurgiche. Dimessa dall'ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel suo letto di casa col busto ingessato. Questa forzata situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere.

Il suo primo soggetto fu un suo autoritratto che in seguìto diede in dono al ragazzo di cui era innamorata. Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo tale che potesse vedersi, e dei colori; cosicché iniziò la serie di autoritratti. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a recuperare la capacità di camminare, sebbene non senza dolori, che sopporterà a vita.

Portò i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell'epoca, per avere una sua critica. Rivera rimase colpito dallo stile moderno della giovane artista tanto che la trasse sotto la sua ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana.

Divenne un'attivista del partito comunista messicano cui si iscrisse nel 1928, partecipò a numerose manifestazioni e nel frattempo si innamorò di colui che era stata la sua "guida". Infatti nel 1929 il 21 agosto sposò Rivera, che era al suo terzo matrimonio, pur sapendo dei continui tradimenti a cui andava incontro. Dopo anni di dolori coniugali,prese a fare lo stesso, anche con esperienze omosessuali.

In quegli anni al marito Rivera furono commissionati alcuni lavori negli USA, come il muro all'interno del Rockefeller Center di New York, o gli affreschi per la fiera internazionale di Chicago. A seguito dello scalpore suscitato dall'affresco nel Rockefeller Center, in cui un operaio era chiaramente raffigurato col volto di Lenin, gli furono revocate tali commissioni. Nello stesso periodo di soggiorno a New York la Kahlo rimase incinta, per poi avere un aborto spontaneo a gravidanza inoltrata a causa dell'inadeguatezza del suo fisico a sopportare una gestazione. Ciò, ovviamente, la scosse molto. Quindi decise di tornare in Messico col marito.

I due decisero di vivere in due case separate collegate, però, da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi "da artista". Nel 1939 però, i due divorziarono a causa del tradimento di Rivera con Cristina Kahlo, la sorella di Frida.

Rivera tornò da Frida un anno dopo, difatto non l'aveva mai dimenticata e, malgrado i tradimenti, mai aveva smesso di amarla. Le fece una nuova proposta di matrimonio che lei accettò non senza qualche riserva. Si risposarono nel 1940 a San Francisco. Da lui aveva assimilato uno stile volutamente naïf che la portò a dipingere in particolare piccoli autoritratti ispirati all'arte popolare e alle tradizioni precolombiane. La sua chiara intenzione era, ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native, affermare in maniera inequivocabile la propria identità messicana.

Il suo cruccio maggiore fu quello di non aver avuto figli. La sua appassionata (e all'epoca discussa) storia d'amore con Rivera è raccontata in un suo diario. Ebbe - dicono le cronache - numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che, neanche all'epoca, potevano passare inosservati come quelli del rivoluzionario russo Lev Trotsky e del poeta André Breton. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti.

Pochi anni prima della sua morte le venne amputata la gamba destra, in evidente stato di cancrena. Le ultime parole che scrisse nel suo diario sono "Attendo con gioia la mia dipartita. E spero di non tornare mai più."

Caratteristiche artistiche

Il regalo del letto a baldacchino con annessa installazione di uno specchio durante il suo prolungato immobilismo, ebbero inizialmente per Frida un effetto sconvolgente e la portarono al ricorrente tema dell'autoritratto. Il primo che dipinse fu per il suo amore adolescenziale, Alejandro.

Nei suoi ritratti raffigurò molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali fu il grave incidente di cui rimase vittima nel 1925 mentre viaggiava su un autobus. I postumi di quell'incidente (un palo le perforò il bacino e a causa delle ferite sarà sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici) condizioneranno la sua salute (ma non la sua tensione morale) per tutta la vita. Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte: crea visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile.

Allo stesso tempo coglie l'occasione di difendere il suo popolo attraverso gli autoritratti, facendovi confluire quel folclore messicano e quell'autobiografismo utopico che li rende originali rispetto alla canonica pittura di storia.
Sotto questo aspetto, forte (ma non privo talvolta di un certo humour) risulta nei suoi quadri l'impatto di elementi fantastici accostati a oggetti in apparenza incongruenti. Si tratta di quadri di piccole dimensioni (Frida predilige il formato 30 x 37 cm) dove si ritrae con una colonna romana fratturata al posto della spina dorsale o circondata dalle scimmie che cura come figlie nella sua Casa Azul.

Tre importanti esposizioni le furono dedicate nel 1938 a New York, l'anno successivo a Parigi e nel 1953, un anno prima della morte, a Città del Messico. Nella sua casa di Coyoacán, la "Casa Azul", sorge oggi il Museo Frida Kahlo.

Il rapporto con il Surrealismo

A partire dal 1938 la pittura si intensifica: i suoi dipinti non si limitano più alla semplice descrizione degli ‘incidenti’ della sua vita, parlano del suo stato interiore e del suo modo di percepire la relazione con il mondo e quasi tutti includono tra i soggetti un bambino, sua personificazione.

Nel 1938 il poeta e saggista surrealista André Breton vide per la prima volta il suo lavoro: ne rimase talmente stregato da proporle una mostra a Parigi e proclamò che Frida fosse ‘una surrealista creatasi con le proprie mani’. A Parigi Frida frequentò i surrealisti facendosi scortare nei caffè degli artisti e nei night club, tuttavia trovò la città decadente; sapeva che l’etichetta surrealista le avrebbe portato l’approvazione dei critici, ma le piaceva l’idea di essere considerata un’artista originale.

Quello che può essere considerato il suo lavoro più surrealista è Ciò che l’acqua mi ha dato: immagini di paura, sessualità,memoria e dolore galleggiano nell’acqua di una vasca da bagno dalla quale affiorano le gambe dell’artista. In quest’opera così enigmatica sono chiari i riferimenti a Dalì soprattutto per l’insistenza sui dettagli minuti.

Estremamente surreale è anche il suo diario personale, iniziato nel 1944 e tenuto fino alla morte, si tratta di una sorta di monologo interiore scandito da immagini e parole. Per molte immagini il punto di partenza era una macchia di inchiostro o una linea, come se usasse la tecnica dell’automatismo per verificare le sue nevrosi.

In ogni caso, nonostante l’accento posto sul dolore, sull’erotismo represso e sull’uso di figure ibride, la visione di Frida era ben lontana da quella surrealista: la sua immaginazione non era un modo per uscire dalla logica ed immergersi nel subconscio, ma piuttosto il prodotto della sua vita che lei cercava di rendere accessibile attraverso un simbolismo. La sua idea di surrealismo era giocosa, diceva che esso ‘’è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie’’. Anni dopo Frida negherà violentemente di aver preso parte al movimento, forse perché negli anni quaranta questo cessò di essere di moda.

Influenza culturale

Frida Kahlo è stata la prima donna latinoamericana ritratta su un francobollo degli Stati Uniti, emesso il 21 giugno 2001. L'immagine scelta è un autoritratto dell'artista eseguito nel 1933.
La vita, passione e morte di Frida Kahlo sono state raccontate in almeno tre film, l'ultimo dei quali - tratto dalla biografia scritta da Hayden Herrera - è stato girato dalla regista Julie Taymor (Frida) e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2002.

Opere - Dipinti : http://www.google.it/images?hl=it&biw=1276&bih=588&gbv=2&q=frida%20kahlo%20opere&wrapid=tlif12867164549312&um=1&ie=UTF-8&source=og&sa=N&tab=vi

  • Ritratto di Alicia Galant - (1927) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Ritratto di Miguel N. Lira - (1927) - Instituto Tlaxcalteca de Cultura, Tlaxcala
  • L'autobus - (1929) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Autoritratto - (1930)
  • Autoritratto con scimmia - (1930) - Albright-Knox Art Gallery, Buffalo(New York)
  • Frida e Diego - (1931) - San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco
  • Ritratto di Eva Frederick - (1931) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Ritratto di Luther Burbank - (1931) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Ospedale Henry Ford (o Il letto volante) - (1932) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti - (1932)
  • La mia nascita - (1932)
  • Il mio vestito è appeso là (o New York) - (1933)
  • Qualche piccola punzecchiatura - (1935) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • I miei nonni, i miei genitori e io - (1936)
  • Autoritratto dedicato a Lev Trockij - (1934) - National Museum of Women in the Arts, Washington D.C.
  • Frida e l'aborto - (1936) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Il piccolo defunto Dimas Rosas all'età di tre anni - (1937) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • La mia balia e io - (1937) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Ricordo - (1937)
  • Ciò che ho visto nell'acqua e ciò che l'acqua mi ha dato - (1938)
  • I frutti del cuore - (1938)
  • Il cane itzcuintli con me - (1938)
  • Quattro abitanti del Messico - (1938)
  • Due Nudi nella Giungla (La Terra Madre) - (1939) - Collezione Privata
  • Il suicidio di Dorothy Hale - (1939) - Phoenix Art Museum, Phoenix
  • Le due Frida - (1939) - Museo de Arte Moderno, Città del Messico
  • Autoritratto con collana di spine - (1940)
  • Autoritratto con i capelli tagliati - (1940) - Museum of Modern Art, New York
  • Autoritratto con scimmia - (1940)
  • Autoritratto per il Dr. Eloesser - (1940)
  • Il sogno (o Il letto) - (1940)
  • Cesto di fiori - (1941)
  • Io con i miei pappagalli - (1941)
  • Autoritratto con scimmia e pappagallo - (1942)
  • Autoritratto con scimmie - (1943)
  • La novella sposa che si spaventa all'aprirsi della vita - (1943)
  • Retablo - (1943 circa)
  • Ritratto come una Tehuana (o Diego nel mio pensiero) - (1943)
  • Pensando alla morte (1943) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Radici (1943) - Collezione privata
  • Diego e Frida 1929-1944 - (1944)
  • Fantasia - (1944) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Il fiore della vita - (1944) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • La colonna spezzata - (1944) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Ritratto di Donna Rosita Morillo - (1944) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Il pulcino - (1945) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • La maschera - (1945) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Mosè (o Il nucleo solare) - (1945)
  • Ritratto con scimmia - (1945) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Senza speranza - (1945) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Il piccolo cervo - (1946)
  • Autoritratto con i capelli sciolti - (1947)
  • Albero della speranza mantieniti saldo - (1946)
  • Il sole e la vita - (1947)
  • Autoritratto - (1948)
  • Diego e io - (1949) - Collezione privata
  • L'abbraccio amorevole dell'universo, la terra, Diego, io e il signor Xolotl - (1949)
  • Autoritratto con ritratto del Dr. Farill - (1951)
  • Ritratto di mio padre - (1951) - Museo de Frida Kahlo, Città del Messico
  • Perché voglio i piedi se ho le ali per volare - (1953) - Museo de Frida Kahlo, Città del Messico
  • Autoritratto con Diego nel mio Cuore - (1953-1954) - Collezione Privata
  • Autoritratto con Stalin (o Frida e Stalin) - (1954 circa) - Museo de Frida Kahlo, Città del Messico
  • Il cerchio - (1954 circa) - Museo Dolores Olmedo Patiño, Città del Messico
  • Il marxismo guarirà i malati - (1954 circa) - Museo de Frida Kahlo, Città del Messico
OPERE - Video : http://www.google.it/search?hl=it&biw=1276&bih=588&gbv=2&q=frida+kahlo+opere&wrapid=tlif12867164549312&um=1&ie=UTF-8&tbo=u&tbs=vid:1&source=og&sa=N&tab=iv

Bibliografia

  • Frida - 2010 - Herrera Hayden - Baldini Castoldi Dalai editore

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    § * * * I N F I N I T A M E N T E_P E R  L'E T E R N I T A' * * * §