ANGELI E DEMONI ALL’ITALIANA
Istituto per le Opere di Religione I.O.R.
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Istituto per le Opere di Religione
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Provvedere alla custodia e
all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo IOR
medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e
carità.
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Eretto
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Presidente (ruolo passato al
vicepresidente)
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Direttore
Generale: Paolo Cipriani
Membri del Consiglio di Sovrintendenza:- Dott. Carl Albert Anderson, Dott. Antonio Maria Marocco, Dott. Ronaldo Hermann Schmitz, Dott. Manuel Soto Serrano[1]. Prelato: vacante |
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Sede
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Torrione
Niccolò V, 00120 Città del Vaticano
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L'Istituto per le Opere di Religione (meglio noto con l'acronimo IOR e comunemente conosciuto come Banca Vaticana) è un istituto privato, creato nel 1942 da papa Pio XII e con sede nella Città del Vaticano. È erroneamente considerato la banca centrale della Santa Sede[2], compito invece svolto dall'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). Il suo direttore generale riporta direttamente ad un consiglio di amministrazione composto da cardinali che a loro volta rispondono al Papa. L'attuale presidente ad interim è Ronaldo Hermann Schmitz, succeduto al presidente Ettore Gotti Tedeschi.
Lo IOR è stato più volte coinvolto in scandali, finanziari e non, fra i quali spiccano l'"affare Sindona" e il crac del Banco Ambrosiano.
Indice
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Storia
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Note
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Struttura e finalità [modifica]
Secondo quanto stabilisce il suo statuto, ha lo scopo di:
« ... provvedere alla custodia e
all'amministrazione dei beni mobili e immobili trasferiti o affidati allo IOR
medesimo da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e
carità.
L'Istituto pertanto accetta beni con la destinazione, almeno parziale e futura, di cui al precedente comma. L'Istituto può accettare depositi di beni da parte di Enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.[3] » |
Ha una sola sede, collocata nel torrione "Niccolò V" addossato al Palazzo "Sisto V", residenza del pontefice all'interno dello Stato della Città del Vaticano.[4]
Lo IOR consta di 130 dipendenti, un patrimonio stimato (nel 2008) di 5 miliardi di euro, 44 000 conti correnti, riservati a dipendenti vaticani, ecclesiastici e ad una ristretta quantità di enti privati. Rilevanti sono gli investimenti esteri, in prevalenza in titoli di Stato o portafogli a basso rischio. Gli interessi medi annui oscillano dal 4 al 12% e, non esistendo tasse all'interno dello Stato vaticano, si tratta di rendimenti netti.[5] Per quanto riguarda gli utili conseguiti, essi non vanno corrisposti ad azionisti - che nel caso dell'Ente non esistono - ma sono devoluti in favore di opere di religione e di carità.[6]
L'istituto è gestito da professionisti bancari e guidato da un presidente, non necessariamente un consacrato o un religioso, che riferisce direttamente ad un collegio di cinque cardinali, nominati dal Papa e in carica per un quinquennio con lo scopo di vigilare sulla fedeltà dell'istituto agli obblighi statutari, e al Papa (o al cardinale camerlengo durante un periodo di sede vacante).
Il bilancio e tutti i movimenti che vengono fatti dall'Istituto sono noti solo ed esclusivamente al Papa, al collegio dei cardinali che lo gestiscono, al Prelato dell'istituto, al Consiglio di sovrintendenza, alla Direzione generale ed ai revisori dei conti.[7]
Una rete di contatti con banche sparse nel mondo rende possibile l'esportazione di quantità illimitate di denaro in assoluta riservatezza, poiché Città del Vaticano non aderisce ai patti internazionali antiriciclaggio. Inoltre, il conto può essere aperto sia in euro che in valuta straniera. I clienti vengono identificati solo attraverso un numero codificato, alle operazioni non si rilasciano ricevute, non esistono libretti di assegni intestati allo IOR [8] e tutti i depositi e passaggi di denaro avvengono tramite bonifici[9]. Infine, avendo sede in uno Stato sovrano, ogni richiesta di rogatoria deve partire tramite il ministero degli esteri del paese richiedente. Finora quasi nessuna rogatoria è stata mai concessa dal Vaticano.
A seguito di vicende giudiziarie riguardanti infrazioni della normativa antiriciclaggio compiute dallo IOR, il 30 dicembre 2010 il Vaticano si è impegnato a dare piena applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, introducendo leggi volte alla lotta al riciclaggio, che sono entrate in vigore il 1º aprile 2011.[10]
Il codice SWIFT dello IOR è IOPRVAVX:
- IOPR identifica l'Istituto per le Opere di Religione
- VA è il codice paese per lo Stato della Città del Vaticano
- VX il codice per la Città del Vaticano
Storia [modifica]
L'Istituto per le Opere di Religione è un ente dotato di personalità giuridica parte della struttura amministrativa della Chiesa cattolica. Divenne un'organizzazione formale nel XIX secolo derivando da un sistema informale finanziario della Chiesa conosciuto come Obolo di San Pietro.
L'Istituto attraversò tre periodi di grande cambiamento: nel 1870 con la dissoluzione dello Stato Pontificio; nel 1929 con i Patti Lateranensi che stabilirono l'indipendenza della Città del Vaticano; ed in seguito agli accadimenti della seconda guerra mondiale.
Dalla fondazione alla gestione di Nogara [modifica]
Bernardino Nogara, a capo dell'Amministrazione
speciale per le Opere di Religione dal 1929 al 1954
L'11 febbraio 1887, papa Leone XIII costituì la "Commissione delle Opere Pie" che nel 1908, su iniziativa di papa Pio X, fu rinominata "Commissione amministratrice delle Opere di Religione".
I Patti Lateranensi firmati nel 1929 durante il periodo fascista, riconobbero la Città del Vaticano come uno Stato indipendente. Con la legge di esecuzione del trattato (legge del 27 maggio 1929, n. 810[11]) l'Italia, per compensare l'espropriazione dei beni immobili che la Chiesa cattolica aveva subito con le leggi napoleoniche prima e fino al 1871 con le leggi del 7 luglio 1866 di soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose e del 15 agosto 1867 per la liquidazione dell'Asse ecclesiastico poi, si obbligava a versare alla Santa Sede la somma di lire 750.000.000 ed a consegnare titoli di debito pubblico consolidato per un valore nominale di 1.000.000.000 di lire. Questo fu una parte consistente dei capitali che motivarono la creazione della banca e consentirono di iniziare la sua attività economica.
La gestione del capitale fu affidata nel 1929 da papa Pio XI al banchiere laico Bernardino Nogara, posto a capo della neo-costituita "Amministrazione speciale per le Opere di Religione". Nogara pose due condizioni per accettare l'incarico assegnatogli: gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo. Così, fra il 1929 e l'inizio della seconda guerra mondiale, Nogara riuscì ad investire i capitali vaticani in numerosi segmenti dell'economia italiana, specialmente nell'energia elettrica, nelle comunicazioni telefoniche, nel credito bancario, nelle ferrovie locali, nella produzione di macchine agricole, nel cemento, nell'acqua e nelle fibre tessili sintetiche. Fra le società controllate spiccano l'Italgas e, nel settore tessile, la Società Italiana della Viscosa, La Supertessile, la Società Meridionale Industrie Tessili e La Cisaraion, unite poi nella holding CISA-Viscosa, poi assorbita nella SNIA Viscosa. La dirigenza di Nogara permise anche forti partecipazioni nell'Istituto di Credito Fondiario, nelle Assicurazioni Generali, nella Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, nell'Istituto Romano di Beni Stabili (una compagnia immobiliare), nella Società Elettrica ed Elettrochimica del Caffaro, nella CONDOR Società per l'industria petrolifera e chimica, nella Società Mineraria e Metallurgica Pertusola, nella Società Adriatica di Elettricità e nelle Cartiere Burgo. Per quanto riguarda il settore bancario, il controllo dei capitali vaticani si estese al Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma[12]. All'arrivo della crisi degli anni '30, Nogara riuscì a vendere all'IRI gli interessi mobiliari del Banco di Roma, del Banco di Santo Spirito e del Credito sardo a prezzi di mercato, nonostante il loro deprezzamento pressoché totale, con un guadagno di circa 630 milioni di dollari. Nogara, dal 1942 vicepresidente della Società Generale Immobiliare, ne rese l'Amministrazione speciale per le Opere di Religione azionista di maggioranza nel 1945, con il 32,2% di capitale[13]. Un altro investimento strategico si rivelò quello nelle Officine Meccaniche Reggiane, nella Breda e nella Compagnia Nazionale Aeronautica, che nel 1935 fornirono armamenti e munizioni per l'offensiva italiana in Libia.
Il 17 marzo 1941 l'Amministrazione speciale assunse la denominazione di "Amministrazione delle Opere di Religione".
L'Istituto per le Opere di Religione [modifica]
Il 27 giugno 1942 un documento autografo di papa Pio XII lo trasforma nell'"Istituto per le Opere di Religione", una banca con scopo di lucro, dotata di personalità giuridica propria. Con questa trasformazione lo IOR divenne un vero e proprio istituto di credito avente come oggetto d'impresa quello di far fruttare i capitali a disposizione.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare che prevedeva l'esenzione dello IOR dal pagamento delle imposte sui dividendi[12].
Nel corso degli anni l'istituto fu criticato per la spregiudicatezza del suo modus operandi, basato principalmente sulla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare, anche grazie ai sostanziosi privilegi ed esenzioni sopracitati.
Nel 1962 lo IOR deteneva il 24,5% della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona, al quale, nel 1969, papa Paolo VI affidò una consulenza per la modernizzazione dello IOR. Assieme a lui, una commissione formata da Luigi Mennini, Pellegrino de Strobel e Massimo Spada. A Sindona fu venduta la Società Generale Immobiliare, della quale lo IOR mantenne una quota del 3%. Successivamente, furono numerosissime le partecipazioni comuni, comprese le movimentazioni di capitali in paradisi fiscali, fra IOR e Sindona[14].
Nel 1971 l'arcivescovo e guardia del corpo di Paolo VI Paul Marcinkus fu nominato presidente dello IOR.
Nel 1972, lo IOR possedeva circa il 51% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto. Per volontà del direttore dello IOR Marcinkus, il 37% delle azioni vennero vendute al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei vescovi veneti - tra i quali l'allora monsignor Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I) - che, non essendone stati informati, chiusero per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto[15].
Secondo dichiarazioni del pentito di mafia Vincenzo Calcara, lo IOR era coinvolto nel riciclaggio di denaro di Cosa Nostra[16], mentre un altro pentito, Francesco Marino Mannoia (secondo Giovanni Falcone «il più prezioso collaboratore di giustizia») rivelò nel 1998, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri, che «Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano. (...) Lo IOR garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione»[9][17]. Perciò «quando il papa Giovanni Paolo II venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma»[9] (esplose davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro la notte fra il 27 e il 28 luglio 1993).
Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi,[18] che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, attraverso lo IOR sarebbero stati movimentati, tra il 1989 e il 1993, 275 milioni di euro in contanti, più 135-200 miliardi di lire in titoli di Stato. Nel suo libro Vaticano S.p.A. sostiene che lo IOR era attivo nel riciclaggio di denaro sporco, tangenti e supporto finanziario alla mafia. Il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, ha detto
Con i proventi delle sue attività economiche, negli anni ottanta lo IOR avrebbe finanziato organizzazioni politiche ed entità bancarie volte a contrastare movimenti filomarxisti in America Latina (ad esempio i Contras nicaraguensi[21]) ed i regimi comunisti dell'Europa dell'Est[22] (come il sindacato polacco Solidarność).[21]
Il 21 giugno 1982 si apre il caso del crac del Banco Ambrosiano, uno dei maggiori scandali finanziari italiani dal dopoguerra, nella quale sono coinvolti, tra gli altri, i vertici dello IOR (fra cui il Mons. Paul Marcinkus), Roberto Calvi, Michele Sindona e Licio Gelli. Per i vertici vaticani non ci furono conseguenze giudiziarie rilevanti, grazie allo status giuridico dello IOR.
Scandalo del Banco Ambrosiano [modifica]
Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano[23][24]. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d'Italia Giulio Padalino aveva eseguito un'ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla "parte occulta" della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c'erano lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR[25]. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 da Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panama), Erin S.A (Panama), Bellatrix S.A (Panama), Belrosa S.A (Panama) e Starfield S.A (Panama)[26], società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da "paravento" alla destinazione dell'ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano[27].
L'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l'8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.[28]
Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica "coperta" guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra[16].
Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito[29]: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale.[30]
La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano[31], Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo "conclusioni unanimi" sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale[32][33]. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario" [34].
Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano il 17 giugno 1982[35][36] . Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu trovato avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo.
Il 1º marzo 1990 con chirografo di Giovanni Paolo II, l'Istituto per le Opere di Religione viene dotato di un nuovo statuto che ne riafferma le finalità.[6] Nonostante tutto, lo IOR è rimasto invischiato anche in scandali più recenti.
Scandali recenti [modifica]
- Scandalo Enimont
Nel 1993, negli anni di Tangentopoli, il giudice Borrelli del pool di Mani pulite appurò il transito nelle casse dello IOR di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati a quello che fu conosciuto come scandalo Enimont. In quell'occasione, in via del tutto eccezionale, lo IOR decise di rispondere ad una rogatoria richiesta dal pm Antonio Di Pietro che lavorava allora nel pool di Mani pulite ed indagava sul caso. Tuttavia i magistrati hanno poi denunciato che la banca vaticana aveva falsificato i documenti, nascondendo i conti di Giulio Andreotti e non trasmettendo la documentazione su molte altre posizioni. Successivamente, per far tornare i conti, ulteriore documentazione inviata venne ritenuta falsa. Da allora, questo risulta esser stato l'unico caso in cui lo IOR abbia risposto a rogatorie internazionali. Secondo il giornalista Peter Gomez, lo IOR risulta essere l'unica banca del mondo ad aver trasmesso informazioni false alla magistratura italiana[37]. Alti prelati e dirigenti dello IOR, tra cui il presidente Angelo Caloia[9], rimasero immuni da processo o arresto a motivo dell'articolo 11 dei Patti Lateranensi che recita: «Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano»[38] .
- Operazione Sofia
Il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro sostiene che lo IOR fosse impegnato nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata in seguito a Tangentopoli[18]. A tal proposito, Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, coordinatore dell'inchiesta sul golpe bianco-porpora afferma:
« L'operazione Sofia, vale a dire il tentativo
di creare il Grande Centro che avrebbe preso il potere[39].
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- Caso Fiorani - BPI
Il 10 luglio 2007, uno dei "furbetti del quartierino" Giampiero Fiorani rivelò ai magistrati milanesi la presenza, nella BSI svizzera, di tre conti della Santa Sede da «due o tre miliardi di euro» e di aver versato in nero nelle casse dell'APSA (la Banca centrale vaticana) oltre 15 milioni di euro[9][40].
- Caso Anemone - Grandi Opere
Nell'inchiesta sulle "grandi opere" del 2010 sugli appalti del G8 a La Maddalena (nota anche come "Caso Anemone"), è stato accertato che Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, arrestato per corruzione) avesse un conto presso lo IOR, dove - secondo i pubblici ministeri - avrebbe trasferito buona parte delle sue rendite[41]. Nel 2006, interrogato dall'allora PM di Potenza Henry John Woodcock, aveva ammesso lui stesso l'esistenza di tale conto, usato per ripagare un debito da 380 000 euro contratto da monsignor Franco Camaldo, prelato d'onore e cerimoniere del Papa, intermediario nell'acquisto di una villa dove avrebbe dovuto avere sede un nuova loggia massonica[41][42][43]. Balducci aveva un conto allo IOR in quanto "gentiluomo di Sua Santità" nonché "consultore" e "supervisore" del patrimonio della Propaganda Fide[43], la quale ha affittato decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi inclusi nelle liste dell'imprenditore Diego Anemone[42]. I magistrati sospettano ulteriori collegamenti con lo IOR a seguito di sequestri di documentazione contabile, in particolare a Angelo Zampolini, intermediario della "cricca" di Anemone e Balducci nell'acquisto di un appartamento a Roma per l'ex ministro Claudio Scajola[42]. Gli inquirenti ritengono altresì che parte del denaro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e da altri imprenditori si trovi depositato presso IOR[42].
L'Unità di informazioni finanziarie della Banca d'Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa SanPaolo c'è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell'inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone[44]. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue[45].
- Operazioni di riciclaggio
Nel maggio 2010 la procura di Roma ha aperto un'indagine sui rapporti sospetti tra lo IOR e altre dieci banche, fra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca del Fucino[46]. Le quotidiane operazioni da milioni di euro fra questi istituti e lo IOR sotto forma di miriadi di assegni dagli estremi non chiari, avevano destato già nel 2009 i sospetti dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. È stato accertato dai magistrati che lo IOR utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione a Roma, versandovi assegni da parte dei propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio (legge 173/1991 e D.Lgs 231/2007)[46][47]. Attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008, per poi interrompere le operazioni con l'integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit[46][47]. I PM sospettano che le transazioni attraverso conti "schermati" intestati allo IOR celino in realtà operazioni per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all'occultamento di reati vari, dall'evasione fiscale alla truffa[46][47]. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato casi di beneficiari fittizi fra quelli comunicati agli inquirenti[46]. La magistratura italiana non ha però competenza ad indagare sullo IOR senza una rogatoria internazionale, a causa della sua natura formalmente estera[46][47].
Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d'Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio[48][49]. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino[49][50]. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.[48]
Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600.000 euro, effettuato nell'ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa SanPaolo, e assegni per 300.000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall'analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino[44][51]. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano.[52]
A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l'adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011.[10]
Tuttavia "l’emanazione di tale normativa", come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d'Italia[53], "di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente".
Nel Marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte[54].
- Vatileaks e dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi
Per approfondire, vedi la voce Vatileaks.
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Nel corso dei primi mesi del 2012 si è verificata una sistematica fuga di documenti riservati vaticani riguardanti i rapporti all'interno e all'esterno della Santa Sede. Tali documenti evidenzierebbero, tra l'altro, lotte di potere all'interno del Vaticano e alcune irregolarità nella gestione finanziaria dello Stato e nell'applicazione delle normative antiriciclaggio. Il 24 maggio 2012 Ettore Gotti Tedeschi, presidente dal settembre 2009, si presenta dimissionario al Consiglio di sovrintendenza e lascia la presidenza con la sfiducia del Consiglio. I quotidiani parlano di posizioni inconciliabili tra lui e altri interlocutori istituzionali riguardo l'attuazione delle norme di trasparenza bancaria[55]. Il giorno successivo gli subentra ad interim, come da statuto, il vicepresidente Ronaldo Hermann Schmitz, con ratifica della Commissione cardinalizia di vigilanza. La Commissione cardinalizia adotta formalmente la sfiducia votata all'unanimità dal Consiglio di sovrintendenza il giorno prima, che addebitava all'ex presidente di «non aver svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio» e forse anche di aver fatto filtrare all'esterno notizie riservate[56]. Il 27 viene diffuso un duro comunicato del Consiglio di sovrintendenza con le motivazioni della sfiducia [57]. Il 2 giugno viene comunicato formalmente per lettera all'ex presidente il trasferimento delle sue competenze al vicepresidente, che diviene presidente ad interim [58].
Organi ed amministrazione [modifica]
L'amministrazione è essenzialmente gestita da tre organi: una commissione cardinalizia di controllo che riferisce direttamente al Papa ed è da questi nominata; un consiglio di soprintendenza, paragonabile a un consiglio di amministrazione, composto da banchieri internazionali, ed una direzione generale che dirige e gestisce l'operatività dell'istituto.
Il Pontefice nomina il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e gli altri quattro cardinali membri. Il presidente può essere un cardinale o un laico professionista del settore.
Il presidente della commissione cardinalizia nomina il presidente della consiglio di sovrintendenza dello Ior, e il vicepresidente.
Tutti i membri della commissione di vigilanza eleggono con voto di maggioranza i restanti membri del consiglio di sovrintendenza.
Emanazione diretta del consiglio di sovrintendenza è la direzione dell'istituto, formata dal direttore generale e dal vice direttore, nominati entrambi dal consiglio medesimo. La direzione è responsabile di tutta l'attività operativa dell'Istituto e ne risponde al consiglio di sovrintendenza.
Commissione cardinalizia di vigilanza [modifica]
Dal 24 febbraio 2008, in sostituzione del card. Angelo Sodano, il presidente della commissione cardinalizia di vigilanza dello IOR, è il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.[6]
La commissione è composta dai cardinali:
- Tarcisio Bertone, presidente;
- Attilio Nicora, rinnovato in carica, e presidente dell'Autorità di Informazione Finanziaria (Aif);
- Jean-Louis Tauran, francese, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e Presidente della Commissione per le Relazioni Religiose con i Musulmani;
- Telesphore Placidus Toppo, indiano, Arcivescovo di Ranchi;
- Odilo Pedro Scherer, brasiliano, Arcivescovo di San Paolo del Brasile.
Escono dalla commissione Juan Sandoval Íñiguez, Arcivescovo di Emerito Guadalajara e lo statunitense Adam Joseph Maida, Arcivescovo Emerito di Detroit.
Consiglio di sovrintendenza [modifica]
Il presidente del consiglio di sovrintendenza dello IOR è temporaneamente Ronaldo Hermann Shmitz, a seguito della sfiducia del Consiglio stesso votata a Ettore Gotti Tedeschi.
Gli altri membri del consiglio sono:[59][60]:
- Carl A. Anderson - cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo (USA)
- Antonio Maria Marocco - Avvocato, già Notaio (Italia)
- Ronaldo Hermann Shmitz (Germania)
- Manuel Soto Serrano (Spagna)
Altri membri dello IOR sono
- Paolo Cipriani - Direttore (già Vice direttore generale)
- Massimo Tulli - Vice direttore
- vacante - Prelato dell'Istituto
Note [modifica]
- ^ Ior: incontri al vertice in vista della scelta del nuovo presidente del Consiglio di Sovrintendenza, da News.va
- ^ Agenzia di stampa "ZENIT"
- ^ |Art.2 dello Statuto
- ^ Piantina della Città del Vaticano
- ^ Panorama, n. 16, 17 aprile 2008, pag. 101.
- ^ a b c L'Osservatore Romano: Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell'Istituto per le Opere di Religione
- ^ Statuto dello IOR
- ^ La banca vaticana e la loggia P2, dal sito loggiap2.com
- ^ a b c d e Curzio Maltese. Scandali, affari e misteri - tutti i segreti dello Ior. La Repubblica, 26 gennaio 2008. URL consultato in data 30/08/2008.
- ^ a b Vaticano emana nuove norme antiriciclaggio. Reuters Italia, 30 dicembre 2010. URL consultato in data 5 gennaio 2010.
- ^ Legge del 27 maggio 1929 n. 810, Trattato fra Italia e Santa Sede
- ^ a b Ferruccio Pinotti. Poteri Forti, BUR, 2005, citato sul sito di disinformazione.it
- ^ Vittorio Vidotto.Il recupero delle proprietà ecclesiastiche a Roma prima e dopo il Concordato del 1929. Relazione al convegno biennale dell'AISU
- ^ Mario Guarino; Fedora Raugei, Gli anni del disonore, Bari, Dedalo, 2006, 115. URL consultato il 2009-01-12.
- ^ La strana morte di papa Luciani: un decesso all'italiana? da "Storia in Network"
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- ^ In una lettera del 5 giugno 1982 pubblicata nel libro di Ferruccio Pinotti Poteri forti (Bur, 2005), Calvi scriveva a Giovanni Paolo II: «Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona...; sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest...; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato...»
- ^ Profilo storico dell'Ambrosiano sul sito di Intesa Sanpaolo
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- ^ Sergio Bocconi. Quelle missioni da Berlinguer e Craxi per i crediti del vecchio Ambrosiano. Corriere della Sera, 26 ottobre 2007, p. 35. URL consultato in data 30/08/2008.
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- ^ Sentenza della Corte Costituzionale n.609/1988 che dichiara inammissibile la questione di illegittimità costituzionale sollevata dal giudice istruttore del Tribunale penale di Milano in merito alla sentenza del 17 luglio 1987 della Corte di Cassazione che annullava l'ordinanza confermativa del mandato di cattura
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- ^ Gotti Tedeschi lascia la presidenza dello Ior dopo un braccio di ferro sulla trasparenza finanziaria, IlSole24ore, 24 maggio 2012
- ^ Ior, Schmitz nominato presidente ad interim della «banca del Papa», IlSole24ore, 25 maggio 2012
- ^ Lo Ior a Gotti Tedeschi: «Non hai fatto il tuo dovere», IlSole24ore, 27 maggio 2012
- ^ I cardinali ratificano il licenziamento di Gotti Tedeschi. Padre Lombardi: nessuna divisione tra i cardinali, IlSole24ore, 2 giugno 2012
- ^ (IT, EN) Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede: Nomina del nuovo consiglio di sovrintendenza e del presidente dell'Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.). URL consultato in data 23-09-2009.
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Bibliografia [modifica]
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- Giancarlo Galli. Finanza Bianca. La Chiesa, i soldi, il potere. Mondadori, 2004. ISBN 88-04-51262-8
- Curzio Maltese. La questua - Quanto costa la Chiesa agli italiani. Feltrinelli, 2008. ISBN 88-07-17149-X
- Gianluigi Nuzzi, Vaticano S.p.A. Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa, (PDF) Chiarelettere, 2009.
- Ferruccio Pinotti. Poteri forti. BUR Biblioteca Univ. Rizzoli, 2005. ISBN 88-17-00355-7
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- Gaetano Zingali. I rapporti finanziari fra Stato e Chiesa. Vallardi, 1943.
Riferimenti per i dati economici [modifica]
- «Cresce il deficit della Santa Sede», articolo de "la Repubblica" del 10 marzo 1985 che riporta diversi dati economici dello IOR per l'anno 1981 e 1984
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 1997 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 1998 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 1999 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2000 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2001 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2002 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2003 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2004 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2005 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2006 e relazione del card. Sergio Sebastiani
- Conferenza stampa per la presentazione del bilancio consuntivo della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e Obolo di San Pietro per l'anno 2007
Filmografia [modifica]
- I banchieri di Dio, regia di Giuseppe Ferrara (2002)
Voci correlate [modifica]
Altri progetti [modifica]
Collegamenti esterni [modifica]
- L'Istituto per le Opere di Religione ed il suo funzionamento sul sito ufficiale del Vaticano
- Quando monsignor Marcinkus era il vero re di Roma, articolo del "Corriere della Sera" del 20 luglio 1998
- Ricercati gli uomini d'oro dello IOR, articolo de "la Repubblica" del 26 febbraio 1987
- Da Solidarnosc al clan della Magliana tutti i segreti del banchiere di Dio, articolo de "la Repubblica" del 7 ottobre 2005
- Scandali, affari e misteri tutti i segreti dello Ior, articolo de "la Repubblica" del 26 gennaio 2008
- IOR: una lunga storia Estratto dal libro Poteri Forti di Ferruccio Pinotti
- Resoconto stenografico della seduta dell'8 ottobre 1982 della Camera dei deputati, dove è contenuto il discorso dell'allora Ministro del Tesoro Beniamino Andreatta
- Economia della Città del Vaticano
- Storia dei rapporti fra Stato italiano e Chiesa cattolica
- Città del Vaticano
- Finanze della Santa Sede
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C'è il Vaticano dietro il più grosso produttore d'armi italiano
Proprio la banca vaticana figura come secondo maggior
azionista del gruppo Beretta Holding SpA
Lo IOR (L'Istituto per le
Opere di Religione), vale a dire la Banca Vaticana, sarebbe il secondo maggior
azionista del più grande produttore d'armi italiano. la notizia è stata
divulgata dal blog "I Segreti della Casta di
Montecitorio" che scrive:
"Pochi sanno infatti che la Fabbrica d'armi Pietro Beretta spa (tra le più grandi industrie di armi al mondo) è controllata dal gruppo Beretta Holding SpA e il maggior azionista del gruppo Beretta Holding SpA, dopo Ugo Gussalli Beretta, è clamorosamente lo IOR (L'Istituto per le Opere di Religione) la banca del Vaticano!"
La notizia trova conferma anche sul quotidiano "Cronache Laiche", testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma.
"Pochi sanno infatti che la Fabbrica d'armi Pietro Beretta spa (tra le più grandi industrie di armi al mondo) è controllata dal gruppo Beretta Holding SpA e il maggior azionista del gruppo Beretta Holding SpA, dopo Ugo Gussalli Beretta, è clamorosamente lo IOR (L'Istituto per le Opere di Religione) la banca del Vaticano!"
La notizia trova conferma anche sul quotidiano "Cronache Laiche", testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Roma.
uando i tempi saranno maturi, l'egoismo e il denaro regneranno sovrani...
Si vedranno santi e madonne dappertutto, miracoli e avvenimenti straordinari e
ruote di fuoco nel cielo. .. Magia, astrologia, alchimia e satanismo
coinvolgeranno molte persone. Satana sarà presente sulla Terra e ingannerà
molti. E molti saranno coloro che lo seguiranno. E molti saranno coloro che
sentiranno la sua presenza. La veste di Satana sarà sempre seducente. E sarà la
veste di esseri provenienti dal cosmo...G.B.
lunedì 10 settembre 2012
IL CASO I.O.R. "La
peggiore dittatura è quella che riesce a farci credere di essere liberi..."
(Ralh Davemport)
lo IOR (Istituto per le
Opere di Religione) ha sede presso la Città del Vaticano. Ufficialmente l'unico
azionista di questa banca è il papa.
Lo IOR fu fondato nel 1887 da Leone XIII, col nome di "Commissione per le Opere Pie", al fine di convertire le offerte dei fedeli in un fondo facilmente smobilizzabile. La prima riforma delle finanze vaticane risale al 1908, quando su iniziativa di papa Pio X l'istituto assunse il nome di Commissione amministratrice delle Opere di Religione.
La trasformazione in una banca vera e propria avvenne nel 1941, anche se il finanziamento più significativo che indusse il papato a favorire tale trasformazione, fu quello concesso dal fascismo, col Concordato (Patti Lateranensi) del 1929, che prevedeva, a titolo di risarcimento per la perdita degli Stati pontifici l'indomani dell'unificazione nazionale, qualcosa come 100 milioni di dollari (40 in contanti e 60 in obbligazioni; in lire erano 750 milioni), oltre all'esenzione dalle tasse e dai dazi sulle merci importate in Vaticano.
Per gestire questo ingente patrimonio, papa Pio XI istituisce l'Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che affida a un laico esperto, l'ingegner Bernardino Nogara, un abile banchiere proveniente dalla Comit, membro della delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il trattato di pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di Istanbul.
Grazie alla sua abilità, Nogara trasformò l'Amministrazione in un impero edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il banchiere pose a Pio XI per accettare l'incarico di gestire il patrimonio del Vaticano furono due: gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo.
Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie e ad altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l'acquisto di azioni di società che svolgevano attività in netto contrasto con l'insegnamento cattolico (armi, contraccettivi ecc.).
Nogara rilevò l'Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del Vaticano nella società, l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del cardinale Eugenio che poco dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di Pio XII. Grazie alla gestione di Nogara, il Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma entrarono ben presto nell'ambito dell'influenza del Vaticano.
Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel consiglio di amministrazione: preferiva affidare quest'incarico a uno dei suoi uomini di fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che si occupava della gestione degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di Pio XII, i principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano parte, i loro nomi cominciarono ad apparire tra quelli degli amministratori di un elenco sempre più lungo di società. Gli uomini di fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto: industrie tessili, comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità, acqua. Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di remunerazione.
Nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di armi per la campagna d'Etiopia, una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che Nogara aveva acquisito per il Vaticano. E rendendosi conto, prima di molti altri, dell'inevitabilità della seconda guerra mondiale, sempre Nogara cambiò in oro parte del patrimonio Vaticano da lui gestito. Le sue speculazioni sul mercato dell'oro continuarono per tutto il periodo in cui fu alla guida dell'amministrazione dei beni del Vaticano.
Sin dai tempi di Pio XII lo IOR, bisognoso di disporre di fondi sicuri, fornì sbocchi bancari ai fascisti italiani e ai nazisti, nonché alla mafia, anche perché al tempo della dittatura fascista era molto difficile al Vaticano gestire liberamente l'Obolo di S. Pietro proveniente dalle due Americhe.
Il 27 giugno 1942 Pio XII decise di cambiare nome all'Amministrazione speciale per le Opere di Religione che diventò Istituto per le Opere di Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un'autonoma personalità giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere beni per la Santa Sede, ma anche a quello di amministrare il denaro e le proprietà ceduti o affidati all'istituto stesso da persone fisiche o giuridiche per opere religiose e di carità cristiana.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che la Santa Sede era esonerata dal pagare le imposte sui dividendi azionari.
Inoltre il Vaticano, essendosi dichiarato neutrale durante la II guerra mondiale, poté, come la Svizzera, trattare tranquillamente affari con la Germania di Hitler. Finita la guerra il Vaticano non risarcì mai le vittime dell'olocausto, restituendo loro i preziosi che i nazisti avevano trasformato in lingotti.
Anzi la Banca Vaticana contribuì a nascondere l'oro nazista non solo nella stessa Santa Sede, ma anche presso il santuario di Fatima in Portogallo, controllato da elementi massonici, i quali solo apparentemente risultano anticlericali (è noto infatti che la loggia segreta P2 aveva ampi contatti con gli ambienti vaticani).
Lo IOR ha contribuito anche alla scomparsa di buona parte dell'oro della Croazia indipendente, che durante l'ultima guerra mondiale collaborava coi nazisti. Gli ustascia (i cattolici nazisti) massacrarono impunemente ben mezzo milione di serbi ortodossi, nonché decine di migliaia di ebrei e di gitani.
La leadership ustascia, finita la guerra, si era rifugiata proprio in Vaticano e in alcune proprietà francescane italiane. Uno dei mediatori che permise agli ustascia e anche ad altri criminali nazisti di ottenere l'impunità, fu il segretario di stato Montini, in seguito papa Paolo VI.
In particolare gli ustascia ebbero bisogno della Banca Vaticana proprio per gestire finanziariamente il loro governo esiliato in Argentina e per spedire i propri criminali in fuga verso il Sudamerica, l'Australia e altri luoghi con la protezione della Cia.
Ovviamente il Segretariato Vaticano è a tutt'oggi assolutamente contrario a rendere pubblici gli archivi relativi alla II guerra mondiale.
Intanto Nogara continuava a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano. Negli anni '50 e '60 lo IOR prese ad arricchirsi coi fondi che molte famiglie agiate volevano trasferire all'estero per pagare meno tasse.
Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. E Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in società che operavano nei settori più diversi: alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.
Nel 1954 Bernardino Nogara decise di ritirarsi, senza tuttavia interrompere l'attività di consulente finanziario del Vaticano, che continuò fino alla morte, avvenuta nel 1958. La stampa dedicò poco spazio alla sua scomparsa, ma negli ambienti vaticani si era ben consapevoli della sua eccezionale importanza.
Al geniale banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne affiancato il principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e spregiudicatezza nella gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò in varie operazioni, la maggior parte delle quali in collaborazione con Michele Sindona.
Lo IOR, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai stato tenuto a nessun tipo di informativa - né verso i propri clienti, né verso terzi - né tanto meno a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività.
A ogni cliente viene fornita una tessera di credito con un numero codificato: né nome né foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono libretti di assegni intestati allo IOR: chi li vuole dovrà appoggiarsi alla Banca di Roma, convenzionata con l'istituto vaticano.
I clienti dello IOR possono essere solo esponenti del mondo ecclesiastico: ordini religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici, cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana, diplomatici accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i dipendenti del Vaticano e pochissime eccezioni, selezionate con criteri non conosciuti.
Il conto può essere aperto in euro o in valuta straniera: circostanza, questa, inedita rispetto alle altre banche. Aperto il conto, il cliente può ricevere o trasferire i soldi in qualsiasi momento da e verso qualsiasi banca estera. Senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si dice che lo IOR è l'ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati. I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti.
Lo IOR è indipendente dagli altri due istituti finanziari vaticani e sulla sua attività si sa soltanto che è gestito da cardinali di alto livello e da banchieri internazionali.
Il vescovo Paul Marcinkus, il più famoso dirigente dello IOR, faceva chiaramente capire che la Banca Vaticana godeva di privilegi assoluti nell'esportazione all'estero dei capitali. Ed egli era in grado di servirsi dei noti finanzieri e bancarottieri, Michele Sindona, colluso coi poteri mafiosi italo-americani, avvelenato in carcere, e Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato a Londra; nonché del capo della P2, Licio Gelli, arrestato per attività sovversiva, e del vescovo Hnilica, che per tutti gli anni '80 trasferì in Vaticano i fondi anticomunisti provenienti dall'Europa dell'est e i fondi cospicui provenienti dai pellegrinaggi di Medjugorje in Bosnia.
Utilizzando numerose società fantasma con sede a Panama o nel Lussemburgo, lo IOR divenne uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali alla fine degli anni '70. Era infatti in grado di utilizzare le filiere mafiose di Sindona per istradare grosse somme fuori dal Paese, sotto il naso di tutti gli organismi di controllo.
Poi, quando Sindona era diventato meno frequentabile, a seguito dei suoi debiti con la giustizia, lo IOR cominciò a servirsi di Roberto Calvi e della sua banca.
In quel periodo nel Vaticano si fronteggiavano due fazioni politiche contrapposte: una, massonica-moderata, denominata "Mafia di Faenza", faceva capo a Casaroli, Samorè, Silvestrini e Pio Laghi, l'altra, integralista, legata all'Opus Dei, faceva capo a Marcinkus, Mons. Virgilio Levi, vice direttore dell'"Osservatorio Romano", e Mons. Luigi Cheli, Nunzio pontificio presso l'ONU.
Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi, lo IOR subì un vero e proprio terremoto: il cardinale Markinkus riuscì a farla franca solo appellandosi all'immunità diplomatica.
Lo IOR fu fondato nel 1887 da Leone XIII, col nome di "Commissione per le Opere Pie", al fine di convertire le offerte dei fedeli in un fondo facilmente smobilizzabile. La prima riforma delle finanze vaticane risale al 1908, quando su iniziativa di papa Pio X l'istituto assunse il nome di Commissione amministratrice delle Opere di Religione.
La trasformazione in una banca vera e propria avvenne nel 1941, anche se il finanziamento più significativo che indusse il papato a favorire tale trasformazione, fu quello concesso dal fascismo, col Concordato (Patti Lateranensi) del 1929, che prevedeva, a titolo di risarcimento per la perdita degli Stati pontifici l'indomani dell'unificazione nazionale, qualcosa come 100 milioni di dollari (40 in contanti e 60 in obbligazioni; in lire erano 750 milioni), oltre all'esenzione dalle tasse e dai dazi sulle merci importate in Vaticano.
Per gestire questo ingente patrimonio, papa Pio XI istituisce l'Amministrazione speciale per le Opere di Religione, che affida a un laico esperto, l'ingegner Bernardino Nogara, un abile banchiere proveniente dalla Comit, membro della delegazione che, dopo la prima guerra mondiale, negoziò il trattato di pace e, successivamente, delegato alla Banca Commerciale di Istanbul.
Grazie alla sua abilità, Nogara trasformò l'Amministrazione in un impero edilizio, industriale e finanziario. Le condizioni che il banchiere pose a Pio XI per accettare l'incarico di gestire il patrimonio del Vaticano furono due: gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo.
Il Papa accettò e si aprì così la strada alle speculazioni monetarie e ad altre operazioni di mercato nella Borsa valori, compreso l'acquisto di azioni di società che svolgevano attività in netto contrasto con l'insegnamento cattolico (armi, contraccettivi ecc.).
Nogara rilevò l'Italgas, fornitore unico in molte città italiane, e fece entrare nel consiglio di amministrazione, come rappresentante del Vaticano nella società, l'avvocato Francesco Pacelli, fratello del cardinale Eugenio che poco dopo sarà eletto Papa e assumerà il nome di Pio XII. Grazie alla gestione di Nogara, il Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma entrarono ben presto nell'ambito dell'influenza del Vaticano.
Quando acquisiva quote di una società, raramente Nogara entrava nel consiglio di amministrazione: preferiva affidare quest'incarico a uno dei suoi uomini di fiducia, tutti appartenenti all’elite vaticana che si occupava della gestione degli interessi della Chiesa. I tre nipoti di Pio XII, i principi Carlo, Marcantonio e Giulio Pacelli, ne facevano parte, i loro nomi cominciarono ad apparire tra quelli degli amministratori di un elenco sempre più lungo di società. Gli uomini di fiducia della Chiesa erano presenti dappertutto: industrie tessili, comunicazioni telefoniche, ferrovie, cemento, elettricità, acqua. Bernardino Nogara sorvegliava ogni settore che promettesse margini di remunerazione.
Nel 1935, quando Mussolini ebbe bisogno di armi per la campagna d'Etiopia, una considerevole quantità fu fornita da una fabbrica di munizioni che Nogara aveva acquisito per il Vaticano. E rendendosi conto, prima di molti altri, dell'inevitabilità della seconda guerra mondiale, sempre Nogara cambiò in oro parte del patrimonio Vaticano da lui gestito. Le sue speculazioni sul mercato dell'oro continuarono per tutto il periodo in cui fu alla guida dell'amministrazione dei beni del Vaticano.
Sin dai tempi di Pio XII lo IOR, bisognoso di disporre di fondi sicuri, fornì sbocchi bancari ai fascisti italiani e ai nazisti, nonché alla mafia, anche perché al tempo della dittatura fascista era molto difficile al Vaticano gestire liberamente l'Obolo di S. Pietro proveniente dalle due Americhe.
Il 27 giugno 1942 Pio XII decise di cambiare nome all'Amministrazione speciale per le Opere di Religione che diventò Istituto per le Opere di Religione. Nasce così un ente bancario dotato di un'autonoma personalità giuridica e che si dedicherà non soltanto al compito di raccogliere beni per la Santa Sede, ma anche a quello di amministrare il denaro e le proprietà ceduti o affidati all'istituto stesso da persone fisiche o giuridiche per opere religiose e di carità cristiana.
Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare in cui si affermava che la Santa Sede era esonerata dal pagare le imposte sui dividendi azionari.
Inoltre il Vaticano, essendosi dichiarato neutrale durante la II guerra mondiale, poté, come la Svizzera, trattare tranquillamente affari con la Germania di Hitler. Finita la guerra il Vaticano non risarcì mai le vittime dell'olocausto, restituendo loro i preziosi che i nazisti avevano trasformato in lingotti.
Anzi la Banca Vaticana contribuì a nascondere l'oro nazista non solo nella stessa Santa Sede, ma anche presso il santuario di Fatima in Portogallo, controllato da elementi massonici, i quali solo apparentemente risultano anticlericali (è noto infatti che la loggia segreta P2 aveva ampi contatti con gli ambienti vaticani).
Lo IOR ha contribuito anche alla scomparsa di buona parte dell'oro della Croazia indipendente, che durante l'ultima guerra mondiale collaborava coi nazisti. Gli ustascia (i cattolici nazisti) massacrarono impunemente ben mezzo milione di serbi ortodossi, nonché decine di migliaia di ebrei e di gitani.
La leadership ustascia, finita la guerra, si era rifugiata proprio in Vaticano e in alcune proprietà francescane italiane. Uno dei mediatori che permise agli ustascia e anche ad altri criminali nazisti di ottenere l'impunità, fu il segretario di stato Montini, in seguito papa Paolo VI.
In particolare gli ustascia ebbero bisogno della Banca Vaticana proprio per gestire finanziariamente il loro governo esiliato in Argentina e per spedire i propri criminali in fuga verso il Sudamerica, l'Australia e altri luoghi con la protezione della Cia.
Ovviamente il Segretariato Vaticano è a tutt'oggi assolutamente contrario a rendere pubblici gli archivi relativi alla II guerra mondiale.
Intanto Nogara continuava a lavorare per accrescere le risorse del Vaticano. Negli anni '50 e '60 lo IOR prese ad arricchirsi coi fondi che molte famiglie agiate volevano trasferire all'estero per pagare meno tasse.
Furono rafforzati i legami con diverse banche. Già dai primi del Novecento i Rothschild di Londra e di Parigi trattavano con il Vaticano, ma con la gestione Nogara gli affari e i partner bancari aumentarono vertiginosamente: Credit Suisse, Hambros Bank, Morgan Guarantee Trust, The Bankers Trust di New York (di cui Nogara si serviva quando voleva comprare e vendere titoli a Wall Street), Chase Manhattan, Continental Illinois National Bank. E Nogara assicurò al Vaticano partecipazioni in società che operavano nei settori più diversi: alimentare, assicurativo, acciaio, meccanica, cemento e beni immobili. Un susseguirsi di successi finanziari senza precedenti per la Chiesa cattolica.
Nel 1954 Bernardino Nogara decise di ritirarsi, senza tuttavia interrompere l'attività di consulente finanziario del Vaticano, che continuò fino alla morte, avvenuta nel 1958. La stampa dedicò poco spazio alla sua scomparsa, ma negli ambienti vaticani si era ben consapevoli della sua eccezionale importanza.
Al geniale banchiere, nel corso della sua lunga attività, venne affiancato il principe Massimo Spada. Anche lui mostrò lungimiranza e spregiudicatezza nella gestione degli interessi del Vaticano e si lanciò in varie operazioni, la maggior parte delle quali in collaborazione con Michele Sindona.
Lo IOR, in quanto istituto che opera con modalità proprie, non è mai stato tenuto a nessun tipo di informativa - né verso i propri clienti, né verso terzi - né tanto meno a pubblicare un bilancio o un consuntivo sulle proprie attività.
A ogni cliente viene fornita una tessera di credito con un numero codificato: né nome né foto. Con questa si viene identificati: alle operazioni non si rilasciano ricevute, nessun documento contabile. Non ci sono libretti di assegni intestati allo IOR: chi li vuole dovrà appoggiarsi alla Banca di Roma, convenzionata con l'istituto vaticano.
I clienti dello IOR possono essere solo esponenti del mondo ecclesiastico: ordini religiosi, diocesi, parrocchie, istituzioni e organismi cattolici, cardinali, vescovi e monsignori, laici con cittadinanza vaticana, diplomatici accreditati alla Santa Sede. A questi si aggiungono i dipendenti del Vaticano e pochissime eccezioni, selezionate con criteri non conosciuti.
Il conto può essere aperto in euro o in valuta straniera: circostanza, questa, inedita rispetto alle altre banche. Aperto il conto, il cliente può ricevere o trasferire i soldi in qualsiasi momento da e verso qualsiasi banca estera. Senza alcun controllo. Per questo, negli ambienti finanziari, si dice che lo IOR è l'ideale per chi ha capitali che vuole far passare inosservati. I suoi bilanci sono noti a una cerchia ristrettissima di cardinali, qualsiasi passaggio di denaro avviene nella massima riservatezza, senza vincoli né limiti.
Lo IOR è indipendente dagli altri due istituti finanziari vaticani e sulla sua attività si sa soltanto che è gestito da cardinali di alto livello e da banchieri internazionali.
Il vescovo Paul Marcinkus, il più famoso dirigente dello IOR, faceva chiaramente capire che la Banca Vaticana godeva di privilegi assoluti nell'esportazione all'estero dei capitali. Ed egli era in grado di servirsi dei noti finanzieri e bancarottieri, Michele Sindona, colluso coi poteri mafiosi italo-americani, avvelenato in carcere, e Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, trovato impiccato a Londra; nonché del capo della P2, Licio Gelli, arrestato per attività sovversiva, e del vescovo Hnilica, che per tutti gli anni '80 trasferì in Vaticano i fondi anticomunisti provenienti dall'Europa dell'est e i fondi cospicui provenienti dai pellegrinaggi di Medjugorje in Bosnia.
Utilizzando numerose società fantasma con sede a Panama o nel Lussemburgo, lo IOR divenne uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali alla fine degli anni '70. Era infatti in grado di utilizzare le filiere mafiose di Sindona per istradare grosse somme fuori dal Paese, sotto il naso di tutti gli organismi di controllo.
Poi, quando Sindona era diventato meno frequentabile, a seguito dei suoi debiti con la giustizia, lo IOR cominciò a servirsi di Roberto Calvi e della sua banca.
In quel periodo nel Vaticano si fronteggiavano due fazioni politiche contrapposte: una, massonica-moderata, denominata "Mafia di Faenza", faceva capo a Casaroli, Samorè, Silvestrini e Pio Laghi, l'altra, integralista, legata all'Opus Dei, faceva capo a Marcinkus, Mons. Virgilio Levi, vice direttore dell'"Osservatorio Romano", e Mons. Luigi Cheli, Nunzio pontificio presso l'ONU.
Coinvolto nello scandalo del Banco Ambrosiano di Calvi, lo IOR subì un vero e proprio terremoto: il cardinale Markinkus riuscì a farla franca solo appellandosi all'immunità diplomatica.
Dopo le vicende legate
al banco Ambrosiano, al crac e al cardinale Marcinkus, nel 1990 papa Giovanni
Paolo II lo ha riformato, affidandone la gestione a persone laiche ma di
credenze cattoliche; lo presiede, infatti, Angelo Caloia, professore
dell'università Cattolica di Milano, ex presidente del Medio Credito Lombardo e
attualmente a capo di due società di Banca Intesa. Ai prelati è riservata una
funzione di vigilanza.
Lo IOR ha sede unica in Vaticano. Ufficialmente non ha filiali in nessun altro luogo. Non ha accesso diretto ai circuiti finanziari internazionali. Non aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Il riferimento è la segreteria di Stato vaticana di monsignor Angelo Sodano. Per operare in Europa lo IOR si avvale di due grandi banche, una tedesca e una italiana, i cui nomi non si conoscono. Si pensa a Banca Intesa, della quale lo IOR possiede il 3,37% insieme con la Banca Lombarda e la Mittel (il cosiddetto Gruppo bresciano dei soci), e di Deutsche Bank, ma nessuno lo conferma con certezza.
Oggi lo IOR amministra un patrimonio stimato in 5 miliardi di euro e funziona come un fondo chiuso. In pratica ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi clienti (dipendenti del Vaticano, membri della Santa Sede, ordini religiosi, benefattori) garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Anche per depositi di lieve consistenza.
Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano, basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298 milioni di dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49 milioni in bond societari, 36 milioni in emissioni delle agenzie governative e 17 milioni in titoli governativi) più un milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture da 273,6 milioni di euro tra IOR e partner Usa.
I segreti finanziari del Vaticano vengono conservati nelle Isole Cayman, il paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello IOR. Le Cayman sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano.
In Italia i diritti di voto dei 45 milioni di quote di Banca Intesa (per un valore in Borsa di circa 130 milioni di euro) sono stati concessi alla Mittel di Giovanni Bazoli in cambio di un dividendo maggiorato rispetto a quello di competenza. E quando la Borsa tira, gli affari si moltiplicano. Nel 1998 p. es. non sfuggì a molti l’ottimo investimento (100 miliardi di lire) deciso dallo IOR nelle azioni della Banca popolare di Brescia: in meno di 12 mesi il capitale si quadruplicò, naturalmente molto prima del crollo del titolo Bipop.
Ma il patrimonio dello IOR non è solo mobile. Dell’Istituto si parla anche in relazione alle beghe con gli inquilini di quattro condomini di Roma e Frascati che lo IOR, a cavallo fra il 2002 e il 2003, ha venduto alla società Marine Investimenti Sud, all’epoca di proprietà al 90% della Finnat Fiduciaria di Giampietro Nattino, uno dei laici della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, e oggi in mano alla lussemburghese Longueville.
Gli inquilini, però, affermano di sentirsi chiedere il pagamento del canone di locazione ancora dallo IOR, che nei documenti ufficiali compare anche come Ocrot: Officia pro caritatis religionisque operibus tutandis, con il codice fiscale italiano dell’istituto: 80206390587.
Per il 25esimo anniversario di pontificato, Giovanni Paolo II il 25 ottobre 2003 ha ricevuto un assegno da 2,5 milioni di dollari, la rendita di un fondo d’investimento americano da 20 milioni di dollari dedicato a lui, il Vicarius Christi Fund.
Il denaro è gestito dall’ordine cavalleresco cattolico più grande del mondo, nato 122 anni fa nel Connecticut: The Knights of Columbus (I Cavalieri di Colombo), che conta 1,6 milioni di membri tra Stati Uniti, Canada, Messico, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Filippine, Bahamas, Guatemala, Guam, Saipan e Isole Vergini.
Il suo cavaliere supremo, Virgil Dechant, è uno dei 9 consiglieri dello Stato Città del Vaticano e anche vicepresidente dello IOR. Con i 2,5 milioni di dollari regalati a Karol Wojtyla il 9 ottobre 2003, il totale delle donazioni dell’ordine cavalleresco al vicario di Cristo ha superato i 35 milioni di dollari. Nulla, in confronto ai 47 miliardi di dollari del fondo assicurativo sulla vita gestito dai Cavalieri di Colombo, al quale Standard & Poor’s assegna da anni il rating più elevato.
L’ordine investe nei corporate bond emessi da più di 740 società statunitensi e canadesi e solo nel 2002, piazzando polizze sulla vita e servizi di assistenza domiciliare ai suoi iscritti attraverso 1.400 agenti, ha incassato 4,5 miliardi di dollari (il 3,4% in più rispetto al 2001). Una parte delle entrate, 128,5 milioni di dollari, è stata girata a diocesi, ordini religiosi, seminari, scuole cattoliche e, ovviamente, al Vaticano che nel 2002, tra la rendita del fondo del Papa, gli assegni alle nunziature apostoliche di Usa e Jugoslavia, il contributo alla Santa Sede nella sua missione di osservatore permanente all’Onu e quello per il restauro della basilica di san Pietro, ha ricevuto dai Cavalieri di Colombo 1,98 milioni di dollari.
www.nuovimondimedia.com
Lo IOR ha sede unica in Vaticano. Ufficialmente non ha filiali in nessun altro luogo. Non ha accesso diretto ai circuiti finanziari internazionali. Non aderisce alle norme antiriciclaggio sulla trasparenza dei conti. Il riferimento è la segreteria di Stato vaticana di monsignor Angelo Sodano. Per operare in Europa lo IOR si avvale di due grandi banche, una tedesca e una italiana, i cui nomi non si conoscono. Si pensa a Banca Intesa, della quale lo IOR possiede il 3,37% insieme con la Banca Lombarda e la Mittel (il cosiddetto Gruppo bresciano dei soci), e di Deutsche Bank, ma nessuno lo conferma con certezza.
Oggi lo IOR amministra un patrimonio stimato in 5 miliardi di euro e funziona come un fondo chiuso. In pratica ha rendimenti da hedge fund, visto che ai suoi clienti (dipendenti del Vaticano, membri della Santa Sede, ordini religiosi, benefattori) garantisce interessi medi annui superiori al 12%. Anche per depositi di lieve consistenza.
Secondo un rapporto del giugno 2002 del Dipartimento del Tesoro americano, basato su stime della Fed, solo in titoli Usa il Vaticano ha 298 milioni di dollari: 195 in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine (49 milioni in bond societari, 36 milioni in emissioni delle agenzie governative e 17 milioni in titoli governativi) più un milione di euro in obbligazioni a breve del Tesoro. E l’advisor inglese The Guthrie Group nei suoi tabulati segnala una joint venture da 273,6 milioni di euro tra IOR e partner Usa.
I segreti finanziari del Vaticano vengono conservati nelle Isole Cayman, il paradiso fiscale caraibico, spiritualmente guidato dal cardinale Adam Joseph Maida che, tra l’altro, siede nel collegio di vigilanza dello IOR. Le Cayman sono state sottratte al controllo della diocesi giamaicana di Kingston per essere proclamate Missio sui iuris, alle dipendenze dirette del Vaticano.
In Italia i diritti di voto dei 45 milioni di quote di Banca Intesa (per un valore in Borsa di circa 130 milioni di euro) sono stati concessi alla Mittel di Giovanni Bazoli in cambio di un dividendo maggiorato rispetto a quello di competenza. E quando la Borsa tira, gli affari si moltiplicano. Nel 1998 p. es. non sfuggì a molti l’ottimo investimento (100 miliardi di lire) deciso dallo IOR nelle azioni della Banca popolare di Brescia: in meno di 12 mesi il capitale si quadruplicò, naturalmente molto prima del crollo del titolo Bipop.
Ma il patrimonio dello IOR non è solo mobile. Dell’Istituto si parla anche in relazione alle beghe con gli inquilini di quattro condomini di Roma e Frascati che lo IOR, a cavallo fra il 2002 e il 2003, ha venduto alla società Marine Investimenti Sud, all’epoca di proprietà al 90% della Finnat Fiduciaria di Giampietro Nattino, uno dei laici della Prefettura degli affari economici della Santa Sede, e oggi in mano alla lussemburghese Longueville.
Gli inquilini, però, affermano di sentirsi chiedere il pagamento del canone di locazione ancora dallo IOR, che nei documenti ufficiali compare anche come Ocrot: Officia pro caritatis religionisque operibus tutandis, con il codice fiscale italiano dell’istituto: 80206390587.
Per il 25esimo anniversario di pontificato, Giovanni Paolo II il 25 ottobre 2003 ha ricevuto un assegno da 2,5 milioni di dollari, la rendita di un fondo d’investimento americano da 20 milioni di dollari dedicato a lui, il Vicarius Christi Fund.
Il denaro è gestito dall’ordine cavalleresco cattolico più grande del mondo, nato 122 anni fa nel Connecticut: The Knights of Columbus (I Cavalieri di Colombo), che conta 1,6 milioni di membri tra Stati Uniti, Canada, Messico, Porto Rico, Repubblica Dominicana, Filippine, Bahamas, Guatemala, Guam, Saipan e Isole Vergini.
Il suo cavaliere supremo, Virgil Dechant, è uno dei 9 consiglieri dello Stato Città del Vaticano e anche vicepresidente dello IOR. Con i 2,5 milioni di dollari regalati a Karol Wojtyla il 9 ottobre 2003, il totale delle donazioni dell’ordine cavalleresco al vicario di Cristo ha superato i 35 milioni di dollari. Nulla, in confronto ai 47 miliardi di dollari del fondo assicurativo sulla vita gestito dai Cavalieri di Colombo, al quale Standard & Poor’s assegna da anni il rating più elevato.
L’ordine investe nei corporate bond emessi da più di 740 società statunitensi e canadesi e solo nel 2002, piazzando polizze sulla vita e servizi di assistenza domiciliare ai suoi iscritti attraverso 1.400 agenti, ha incassato 4,5 miliardi di dollari (il 3,4% in più rispetto al 2001). Una parte delle entrate, 128,5 milioni di dollari, è stata girata a diocesi, ordini religiosi, seminari, scuole cattoliche e, ovviamente, al Vaticano che nel 2002, tra la rendita del fondo del Papa, gli assegni alle nunziature apostoliche di Usa e Jugoslavia, il contributo alla Santa Sede nella sua missione di osservatore permanente all’Onu e quello per il restauro della basilica di san Pietro, ha ricevuto dai Cavalieri di Colombo 1,98 milioni di dollari.
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non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei
malvagi va in rovina.
LUCE INFINITA DELL'AMORE, DELLA COMPASSIONE, DELLA VERITA' |
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