martedì 30 agosto 2011

DHARMA ADHARMA MAYA - Dialogo fra Krishna ed Arjuna - Insegnamenti - "Jnana Yoga - Lo Yoga della Saggezza Divina"- 4° capitolo della Bhagavad Gita


Il Signore Supremo disse ad Arjuna:
1 - 2. "Io esposi questo yoga imperituro a Vivasvat (il dio sole); Vivasvat passò la conoscenza a Manu (il legislatore indù); Manu lo insegnò a Ikshvaku (il fondatore della dinastia solare). In questo modo è stato trasmesso in regolare successione, finché lo conobbero i rajarishi (saggi reali). Ma durante il lungo scorrere del tempo, o Arjuna, la conoscenza dello yoga è andata perduta nel mondo.
3. "Quest'oggi ti ho parlato di quello stesso antico yoga, perché tu sei Mio devoto e amico. Invero il sacro mistero (dello yoga) dà il sommo bene (all'umanità)". Arjuna disse:
4. "Vivasvat è nato prima, e la Tua nascita è avvenuta dopo. Come posso dunque comprendere che Tu abbia insegnato questo yoga all'inizio (prima della Tua nascita)?".
Il Signore Beato disse:
5. "Molte nascite sono state sperimentate da Me e da te, Arjuna. Io le conosco tutte, mentre tu non le ricordi.
6. "Malgrado Io sia senza nascita e d'essenza immutabile, tuttavia diventando il Signore della creazione, entrando nella Mia Natura Cosmica (Prakriti), Mi rivesto degli abiti cosmici della Mia maya (potere illusorio).
7. "o Bharata, ogni volta che la virtù (dharma) declina e il vizio (adharma) predomina, Io M'incarno come un Avatar.
8. "Di era in era Io appaio in forma visibile per proteggere i virtuosi, distruggere chi fa il male e ristabilire la giustizia.
9. "Colui che intuisce nella loro vera luce le Mie manifestazioni divine e azioni vibratorie, dopo aver lasciato il corpo non rinasce; egli viene a Me, o Arjuna:
10. "Santificati dall'ascetismo della saggezza, liberati da attaccamento, paura e collera - con le menti assorte e ancorate in Me - molti hanno realizzato il Mio Essere.
11. "O Figlio di Pritha, nello stesso modo in cui gli uomini Mi sono devoti, così Mi manifesto loro. Perciò in tutti i modi (di cercarMi) gli uomini seguono il sentiero che porta a Me.
12. "Desiderando il successo delle loro azioni sulla terra, gli uomini adorano gli dèi (diversi ideali) perché i frutti derivati dalle azioni si ottengono rapidamente nel mondo umano.
13. "Io ho creato le quattro caste, secondo le diversità di attributi (guna) e azioni (karma). Sebbene ne sia l'Autore, sappi però che Io non agisco e sono al di là di ogni mutamento.
14. "Le azioni non causano attaccamento in Me, né Io ho desiderio per i loro frutti. Chi s'identifica con Me, chi conosce la Mia natura, è anche libero dalle catene karmiche delle azioni.
15. "Sapendo questo, i saggi che hanno cercato la liberazione sin dai tempi antichi hanno compiuto le azioni dovute. Perciò agisci anche tu responsabilmente, come fecero gli antichi dei tempi passati.
16. "Anche i saggi sono confusi riguardo l'azione e l'inazione. Perciò ti spiegherò che cosa costituisce la vera azione, conoscendo la quale sarai liberato dal male.
17. "La natura del karma (azione) è molto difficile da comprendere. Per capire davvero la natura della giusta azione, bisogna comprendere anche la natura dell'azione proibita (sbagliata) e quella dell'inazione.
18. "Chi vede l'inazione nell'azione e l'azione nell'inazione è dotato di discriminazione ed è uno yogi. Egli ha realizzato lo scopo di tutte le azioni (ed è libero).
19. "I sapienti chiamano saggio l'uomo che agisce senza piani egoistici e senza desideri per i risultati, e le cui azioni sono purificate (bruciate) dal fuoco della saggezza.
20. "Abbandonando l'attaccamento ai frutti dell'azione, sempre contento, non dipendendo da nulla, pur impegnandosi nelle azioni il saggio non compie alcuna azione (che lo lega).
21. "Facendo semplici azioni fisiche, non ne subisce le cattive conseguenze il saggio che ha rinunciato a ogni senso di possesso, che è libero dalle speranze (umane illusorie) e la cui mente (e cuore, citta) è controllata dall'anima.
22. "Contento di ricevere quel che gli viene senza sforzo, stabilito al di sopra delle coppie di opposti, privo di gelosia, invidia e inimicizia, considerando in ugual misura il guadagno e la perdita, pur agendo egli non è legato dal karma.
23. "Tutto il karma (il risultato delle azioni) si dissolve completamente per l'essere liberato che, privo d'attaccamento, con la mente centrata nella saggezza, agisce solo per compiere la vera cerimonia spirituale del fuoco (yajna).
24. "Il processo di offrire e la stessa oblazione (ghi) sono Brahman (Spirito). Il fuoco e colui che fa l'oblazione in esso sono altre forme dello Spirito. Chi realizza questo, rimanendo assorto in Brahman durante tutte le attività, raggiunge soltanto Brahman.
25. "Invero alcuni yogi offrono sacrifici ai deva (divinità); mentre altri offrono il sé, come un sacrificio fatto dal Sé, nel fuoco dello Spirito soltanto.
26. "Alcuni devoti offrono, come oblazioni nel fuoco del controllo interiore, i poteri dell'udito e degli altri sensi. Altri ancora offrono come sacrificio, nel fuoco dei sensi, il suono e gli altri oggetti dei sensi.
27. "Alcuni (seguaci del sentiero del jnana-yoga) offrono tutte le attività dei sensi e le funzioni della loro forza vitale come oblazioni nel fuoco yoga del controllo interiore nel Sé, acceso dalla conoscenza.
28. "Altri devoti offrono come oblazioni ricchezza, autodisciplina e i metodi dello yoga; mentre altri, pieni d'autocontrollo e prendendo rigidi voti, offrono in sacrificio lo studio di sé e l'acquisizione della conoscenza delle sacre scritture.
29. "Altri devoti offrono il respiro inalante del prana nel respiro esalante dell'apana, e il respiro esalante dell'apana nel respiro inalante del prana, arrestando così la causa di inalazione ed esalazione (rendendo non necessario il respiro) attraverso la pratica costante del pranayama (la tecnica di controllo vitale del Kriya Yoga).
30. "Altri devoti, seguendo una dieta appropriata, offrono tutti i diversi tipi di prana - e le loro funzioni - come oblazioni nel fuoco dell'unico prana. Tutti questi devoti conoscono la vera cerimonia del fuoco (della saggezza) che estingue i loro peccati karmici.
31. "Mangiando il nettare che rimane da una qualunque di queste cerimonie del fuoco spirituale, essi (gli yogi) raggiungono lo Spirito Infinito (Brahman). Ma la realizzazione dello Spirito non è per gli uomini che non compiono i veri riti spirituali. Senza vero sacrificio, o Fiore dei Kuru, da dove può venire un mondo migliore (un'esistenza migliore o un più elevato stato di coscienza)?
32. "Diverse cerimonie spirituali (yajna fatti con la saggezza o con oggetti materiali) si trovano nel tempio dei Veda (lett. 'bocca di Brahman'). Sapendo che nascono tutte dall'azione, e realizzandolo (e praticando queste azioni), troverai la salvezza.
33. "O Parantapa! La cerimonia del fuoco spirituale della saggezza è superiore a qualunque rituale fatto con oggetti materiali. O Partha, ogni azione nella sua globalità (l'atto, la causa, l'effetto karmico) raggiunge la sua consumazione nella saggezza.
34. "Comprendi questo! Abbandonandoti (al guru), ponendo domande (al guru e alla tua percezione interiore) e servendo (il guru), i saggi che hanno realizzato la Verità ti impartiranno la saggezza.
35. "Ricevendo questa conoscenza da un guru, o Pandava, non cadrai più nell'illusione come ora! Con quella saggezza vedrai l'intera creazione nel tuo Sé e poi in Me (Spirito).
36. "Anche se fossi il più grande dei peccatori, tuttavia con la sola zattera della saggezza attraverserai senza pericolo il mare del peccato.
37. "Come il fuoco ardente riduce la legna in cenere, allo stesso modo - o Arjuna - il fuoco della saggezza riduce tutto il karma in cenere.
38. "Invero non c'è nulla in questo mondo più santificante della saggezza. A suo tempo il devoto che avrà successo nello yoga realizzerà spontaneamente questa verità dentro il suo Sé.
39. "L'uomo di devozione che è assorto nell'Infinito, che ha controllato i sensi, ottiene la saggezza. La realizzazione della saggezza dona immediatamente la pace suprema.
40. "L'ignorante, l'uomo senza devozione e quello pieno di dubbi, alla fine periscono. L'individuo instabile non ha né questo mondo (la felicità terrena), né il prossimo (la felicità astrale), né la felicità suprema (Dio).
41. "O Dhananjaya, chi ha rinunciato all'azione mediante lo yoga ed ha dissipato i suoi dubbi con la saggezza, si stabilisce nel Sé; le azioni non lo legano.
42. "Perciò sorgi, o Bharata! Prendi rifugio nello yoga, recidendo con la spada della saggezza il dubbio - nato dall'ignoranza - che esiste nel tuo cuore circa il Sé".
Qui finisce il quarto capitolo chiamato "Jnana Yoga" "Lo Yoga della Saggezza Divina"

domenica 28 agosto 2011

§ * * *G A Y A T R I M A N T R A - Insegnamenti - Sri Sathya Sai Baba* * * §

 

Il Gayatri Mantra





Gayatri Mantra in sanscrito: OMBHUR BHUVAH SVAHA
TAT SAVITUR VARENYAM
BHARGO DEVASYA DHIMAHI
DHIYO YO NAH PRACHODAYAT




Om
Meditiamo sulla Gloria di Isvara
Colui che ha creato l'Universo,
Colui che merita adorazione,
Colui che impersona la Conoscenza e la Luce,
Colui che cancella tutti i peccati e l'ignoranza,
Possa Egli illuminare i nostri intelletti.




 

SRI SATHYA SAI BABA SINGS THE GAYATRI MANTRA:





La Gayatri è la personificazione di tutte le forme di Divinità - "Sarva Devatha Swaroopam".La Gayatri non appartiene ad alcuna casta, setta o religione. La sua portata è universale.(Sathya Sai Baba)




Il Gayatri Mantra e' il Mantra piu' sacro, e, mentre prima era conosciuto e cantato soltanto dagli Iniziati indu', oggi tutti hanno il permesso di cantarlo, per volonta' di Sai Baba.
Il Gayatri Mantra e' l'essenza di tutti i Mantra, vale a dire l'Essenza di tutti i sacri Nomi di Dio.
La Gayatri e' una preghiera volta solo ad ottenere l'Illuminazione dell'intelletto.
E' un'invocazione rivolta alla Dea che non ha un nome speciale ma che trascende tutti i Nomi.
Essa e' diretta alla Madre Universale, senza alcun nome restrittivo:
Essa e' la Madre di tutte le genti, di tutti i tempi e di tutte le religioni.
E' di validita' universale
.






La Gayatri

Tutto ciò che è visibile risplende nella Gayatri, perché Vac (la parola) è Gayatri e tutti gli oggetti sono la "parola", indicati dalla "parola" e inclusi nella "parola".

La parola è linguaggio o suono. Il linguaggio descrive gli oggetti, li esprime e li indica. Tutti gli oggetti appartengono al mondo, niente è al di là di esso. Questo mondo è il corpo dell'uomo ed egli non può uscire dal suo corpo. L'elemento vitale (il Prana) lo sostiene, è nel suo cuore, e non può essere stimolato dall'esterno.

La Gayatri si regge su quattro piedi (i Veda) e sei categorie. Le categorie sono: la parola, gli oggetti, il mondo, il corpo, il respiro, il cuore. Il Purusha celebrato dalla Gayatri è veramente magnifico, solenne, glorioso. Tutta la molteplicità delle cose, com'è stato affermato, non è che una parte del Suo corpo. Il numero e la specie, la misura ed il significato degli oggetti, sono al di là della comprensione umana ed essi sono solo la quarta parte della Sua magnificenza. Le altre tre parti sono la Sua fulgida forma immortale.

E' impossibile capire il mistero di quella forma piena di splendore. Il Purusha indicato dalla Gayatri è Brahman. Egli è l'Onnipervadente, incomprensibile, presente nello stato di veglia; è nella personalità dell'uomo ed è presente nello stato del sogno; è nel cuore dell'uomo, che colma e completa, ed è presente nello stato di sonno profondo. Chiunque conosca questa verità, raggiunge la totalità, il Brahman. Ossia chi ha coscienza dei tre stati di veglia, di sogno e di sonno profondo, è completo, è egli stesso il Brahman. E' ridicolo che l'Uomo, il Purusha, l'Atmasvarupa divenga il depositario dell'egoismo e dell'impurità. Che disastro! Perché anche oggi possa essere riconosciuto come Purusha dovrebbe cercare di seguire il sentiero capace di dargli un atomo di quella gloria.

Perché quindi parlare del Purusha-dharma? Come possono praticare il Purusha-dharma le persone che non si curano di ottenere nemmeno l'infinitesima parte della gloria del Purusha? Neppure la più diligente ricerca oggi potrebbe rivelare la benché minima parte di esso. Come affermarono gli antichi Rishi "quando il ri-nato (nato a nuova vita, il nato due volte)1 abbandona la preghiera quotidiana, cade nella perdizione"; così dicono anche le tradizioni sacre.

Coloro che trascurano le preghiere quotidiane (Sandhya)2 non hanno alcun diritto di celebrare gli altri riti. Gli antichi saggi ottennero longevità, fama, gloria, saggezza e splendore divino perché recitarono le preghiere Sandhya (preghiere giornaliere fatte all'alba, a mezzogiorno e al crepuscolo) per molti anni; questo è citato anche da Manu nel codice che da lui prende il nome (Codice di Manu).

Perciò, da qualunque punto di vista vogliamo considerarlo, nessun Brahmino è degno di tale titolo se non medita sulla Gayatri. Ciò che qui si intende per Brahmino è l'uomo che ha pienamente realizzato il principio di Brahman (Dio) e che si è purificato con la pratica costante della contemplazione di Dio. Costui non ha nulla a che vedere con la casta e neanche col grado religioso. Però, coloro che hanno ereditato il titolo di Brahmino hanno la specifica responsabilità di essere fedeli alle devozioni Sandhya e alla Gayatri.

Che cosa significa esattamente la parola Sandhya? "Sam" vuol dire "bene" e "dhya" deriva da dhyana (meditazione); quindi Sandhya significa: "intensa meditazione sul Signore", concentrarsi con fervore su Dio. Per fissare la mente in Dio è necessario controllare le proprie attività, e perché il controllo possa aver successo bisogna superare l'ostacolo dei tre guna (sattwa, rajas, tamas).3 Quando questi aspetti dell'impulso naturale predominano e spingono l'uomo nella loro direzione, bisogna pregare Dio perché annulli il loro influsso. E' il primo dovere dell'uomo che lotta per raggiungere Dio.

Il "mattino" è il momento della qualità sattwica; il "mezzogiorno" è l'ora della qualità rajasica e alla sera, ora del buio, si manifesta l'ondole tamasica. Questa è legge di natura.

All'alba la mente, risvegliata dopo il conforto del sonno, è libera da agitazioni e depressioni; perciò è calma, e in quelle condizioni mentali la meditazione sul Signore è molto proficua ed è il motivo per cui viene prescritta al mattino. Ma l'uomo, inconscio di quel significato, pratica il rito in modo meccanico, soltanto perché glielo hanno detto gli antichi saggi. Praticare la meditazione dopo averne capito il significato più profondo e segreto, è il secondo dovere dell'uomo.

Man mano che il giorno avanza, nell'uomo si desta la natura rajasica, la natura dinamica, ed egli entra così nel campo del lavoro e della fatica. Prima di consumare il pasto del mezzogiorno, deve meditare di nuovo sul Signore, offrirgli il suo lavoro ed il relativo risultato; può incominciare a mangiare solo dopo questo atto di devozione e di riconoscente ricordo. Se si osserva questo rituale, la qualità rajasica può essere tenuta sotto controllo e dominata dalla natura sattwica. Questo è il significato della meditazione meridiana che è il terzo dovere dell'uomo.

L'uomo ha infine un'ultima caratteristica: la tamasica. Quando giunge la sera, egli si affretta a tornare a casa per cenare e poi, sopraffatto dal sonno, va a dormire. Ma un altro dovere però lo aspetta; mangiare e dormire è il destino degli oziosi e dei fannulloni. Quando il peggiore dei guna, il tamas, minaccia di prendere il sopravvento, l'uomo deve fare uno sforzo particolare per sfuggire alle sue spire, ricorrere alla preghiera in compagnia di coloro che amano il Signore e dedicarsi alle letture della Sua gloria, rafforzando così le virtù. Questa è la preghiera Sandhya prescritta per la sera. La mente deve essere preparata e guidata correttamente; dev'essere portata a capire che la beatitudine data dalla meditazione e la gioia di sentirsi inconscia del mondo esteriori sono molto più grandi e durevoli del conforto che la dose giornaliera di riposo fisico può dare. Una tale beatitudine, una tale gioia, può essere sentita e realizzata da tutti; la facoltà del discernimento vi aiuterà a capirlo. E questo è il quarto dovere dell'uomo.

L'uomo che, nel corso della sua vita, pratica tre volte al giorno le devozioni-Sandhya, è veramente un uomo elevato. Egli è sempre contento ed ottiene sempre tutto ciò che desidera. Ha conquistato la salvezza mentre è ancora in vita; è un jivanmukta, un liberato in vita.

Bisogna però stare attenti affinché la Sandhya non diventi abitudine meccanica, una monotona osservanza fra le tante prescritte. Dev'essere eseguita con la consapevolezza dell'importanza implicita nel suo significato recondito. Si dovrebbe capire chiaramente il significato della Gayatri e sentire l'identità fra quello splendido Essere, l'Atmasvarupa menzionato nel Mantra, e se stessi. Coloro che ignorano il suo significato finiranno per trascurarla.

Manu4 ha dichiarato che la Gayatri è il respiro stesso del Brahmino ed ha sottolineato che questa non è soltanto una frase declaratoria, ma è la verità. Che cosa c'è infatti di più efficace, per il progresso spirituale, della meditazione sullo splendore che illumina e alimenta l'intelletto umano? Che cos'è più vitalizzante della preghiera che chiede di liberare la mente dalle tendenze nocive?

Per l'uomo non esiste corazza migliore del rafforzamento delle virtù. Manu attesta che il Brahmino non perderà la sua condizione finché rimane fedele alla Gayatri e viene ispirato dai suoi significati. Dice inoltre che, se un Brahmino è troppo debole per proseguire lo studio dei Veda, deve almeno recitare la Gayatri ed esserle fedele sino in fondo. Anche le tradizioni sacre confermano che non c'è un tesoro più grande della Gayatri.

La forza dello spirito può compiere tutti i doveri legati al mondo, e poiché la Gayatri dà l'energia spirituale, per sostenere quella forza bisogna invocarla con devozione nei momenti appropriati. Per lo sviluppo del corpo fisico è necessario un cibo sattvico; così, per vivificare lo splendore dell'anima umana, dev'essere attirato lo splendore del Sole sotto forma di Bhavana, o intelligenza creativa.

Quando la forza spirituale cresce, anche i sensi sono attivati e guidati verso tendenze benefiche; quando diminuisce, i sensi sbagliano e voi sbagliate. Quindi, se l'energia solare viene attirata proprio nel momento adatto, il beneficio è assicurato, com'è sicuro il raccolto quando i semi sono piantati nella giusta stagione. Possono forse le tenebre nascondere e confondere quando il sole è sorto e ha coperto la terra col suo fulgore? Come può prevalere il dolore quando siamo immersi in quello splendore e sostenuti da quell'energia che deriva direttamente dalla sorgente, da Brahman? La tecnica di questo metodo è stata trasmessa dagli antichi a beneficio di tutti gli aspiranti. Apprendetela e praticatela; con la vostra diretta esperienza potrete constatare la verità del loro insegnamento.

Che scopo ha la sacra cerimonia dell'Upanayana?5 A quale Mantra siete stati iniziati in quel giorno? Perché vi è stato insegnato allora solo quel Mantra? Perché non è stata data la stessa importanza ad altre formule? Riflettete su questi interrogativi, e capirete che la Gayatri è il Re dei Mantra.

Scoprirete anche che i riti acquistano nuovo significato e che hanno molti obiettivi, che i fatti e le opere degli antichi sono degni della vostra attenzione. Se non cercate di conoscerne il significato, li interpreterete secondo la vostra fantasia e troverete trucchi e stratagemmi per evitare i doveri che la vita vi impone.

Dunque, qual è il vero significato della parole Gayatri? Per Gayatri si intende sia una Dea6 che una formula. Gayatri è ciò che protegge le forze vitali e gli organi di senso, incominciando dalla parola (Vaak). Inoltre si dice che la Gayatri salva coloro che la cantano, la venerano, la invocano e meditano su di essa. Questo Mantra sacro ha trasformato un veggente di stirpe non sacerdotale (Rajarshi) come Viswamitra, in un saggio divinamente ispirato, cioè in un Brahmarshi. La Vedamata, la madre dei Veda, concederà la Sua grazia a tutti coloro che l'adorano. Questa Dea è descritta nelle composizioni Brahmana e Dharmasutra; se riuscirete a capire bene questi testi, potrete realizzarla senza nessun aiuto.

Il Dharma, impregnato di tali profondi misteri, viene oggi discusso e volutamente interpretato in vari modi; ed è questa la ragione del suo declino.

Perciò è essenziale ripristinare l'eterno Dharma e ristabilire l'interpretazione naturale della verità atmica, che è la base del Dharma. Altrimenti questo concetto sarà trasformato al punto da non essere più riconoscibile e prevarrà la fantasia.

Ogni azione deve avere l'impronta del Dharma, qualunque sia la sua natura!

Bhagavan Sri Sathya Sai Baba

Tratto da: La legge eterna, Fondazione Sathya Sai Seva, Roveredo GR, CH, 1986, pp. 61-69, ISBN 88-77340-04-5

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1 Chi ha ottenuto dal suo Guru una "seconda nascita" attraverso la Gayatri, l'iniziato.

2 Sandhya significa "congiunzione degli astri". Le preghiere-Sandhya sono quindi quelle fatte in determinate ore del giorno, ore in cui il Sole si trova in una determinata posizione rispetto alla Terra, cioè l'alba, il mezzogiorno, il crepuscolo. Perciò le "preghiere-Sandhya" sono la "congiunzione dell'anima con Dio".

3 Guna: sono le tre modalità in cui la natura si manifesta; sattwa è la modalità dell'intelligenza e della luminosità; rajas è la modalità dell'energia motoria e dell'attività mentale; tamas è quella dell'inerzia statica e dell'oscurità psichica.

4 Il mitico autore e compilatore della Manu-smrti, o Codice di Manu, che è una raccolta di norme legislative basate sull'insegnamento dei Veda.

5 Rito di iniziazione.

6 Nella tradizione, la Gayatri è personificata come una Dea, madre dei quattro Veda.






DISCORSO DIVINO


I cinque volti della Gayatri

9 aprile 2000


...Entusiasmo, audacia,
coraggio, devozione,
energia, valore.

O incarnazioni dell'Amore,
o rinati,(1) la vita del brahmacharya (2) è davvero santa, ed è la migliore.
In questo sacro e puro periodo del brahmacharya, la prima nascita in assoluto è rappresentata dall'iniziazione al mantra della Gâyatrî. Con il Gâyatrî Mantra, l'uomo comune si trasforma in saggio (vipra), il giovane studente (vatu), mediante la recita dei Veda, diventa gradualmente un saggio e, con la pratica della Gâyatrî, deliziandosi con essa fin nel profondo del proprio cuore, si trasforma in Dio.

Nessuno è totalmente divino alla nascita; si può essere di casta bramina, ma la vera rinascita (dvija) avviene con l'iniziazione al Gâyatrî Mantra.
Successivamente, praticandola e condividendola gioiosamente con altri, si raggiunge lo stato della saggezza, dal quale, votando completamente la propria vita alla Gâyatrî, si raggiunge lo stato bramanico, divino. C'è dunque uno stadio di vita ordinaria, comune a tutti, un secondo stadio che è la rinascita al Divino, un terzo di saggezza e un quarto bramanico. In una sola vita umana, si possono verificare quattro mutazioni.

La Gâyatrî non è una formula comune. Che cos'è? La Gâyatrî è la Madre di tutti i Veda, l'essenza di tutti i Veda, la base di tutte le Scritture, la sostanza di tutte le mete e la meta di tutti i sentieri. Nel nome della Gâyatrî sono inclusi tre nomi: il primo è Gâyatrî, il secondo è Sâvitrî, il terzo è Sarasvatî.

Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî: quali vantaggi apportano? Che benedizione racchiudono? Chi è Gâyatrî? Gâyatrî è colei che domina i sensi. Sâvitrî è la padrona della vita. Fu infatti per un voto di verità che ella poté salvare la vita del marito. Poi, c'è Sarasvatî. Chi è costei? È la personificazione autentica della parola. Dunque, Gâyatrî, Sâvitrî e Sarasvatî sono le forme simboliche del sentimento, della parola e del corpo. L'uomo otterrà la vera forma dell'umanità quando avrà in sé tutte e tre queste caratteristiche ben armonizzate tra loro.

Quindi, The proper study of mankind is man.
È PROPRIO DEL GENERE UMANO STUDIARE L'UOMO.

Vale a dire che, quando c'è unità e coerenza tra ciò che proviene dal cuore, dalla lingua e dalle mani, c'è umanità. Sentimenti, parole ed opere: dove si trovano? Nell'uomo. Non esiste potere più grande di quello che c'è nell'uomo, e la sua vita è l'essenza di tutti i poteri, come il cuore è l'essenza di tutte le mete. Quindi, l'uomo non è solo ciò che si dipinge come un comune individuo; occorre essere uomini in concreto.
In che modo la Gâyatrî è racchiusa nell'uomo?
Bhûh bhuvah svah
tat savitur varenyam
bhargo devasya dhîmahi
dhiyo yo nah prachodayât.

Bhûh è la Terra; bhuvah sono i Cieli; svah è il Cosmo infinito. Perciò, Terra, Cielo e Universo si trovano tutti nell'uomo.
La Terra è il mondo fatto di materia; bhuvah è l'energia vitale che fa vibrare il corpo. Questa energia vitale dà al corpo stabilità, sviluppo, felicità e gli conferisce la facoltà dell'azione. Poi c'è svah, il Cielo.

Allora, bhuvah è il mondo materiale, è la forza vitale che mette in vibrazione i corpi. Svah conferisce un tipo di conoscenza (jñâna), che chiamano impropriamente "radiazione". Però, non si tratta di una conoscenza materiale; non è la conoscenza della natura. Nel linguaggio vedico si chiama Prajña Brahma, per indicare che è una conoscenza che supera ogni altra conoscenza: è la Completa Costante Consapevolezza.

L'uomo è rivestito di questo tipo di sacra energia; pur avendo tutti i poteri, li ha perduti dimenticando che può riporre ogni fiducia in sé stesso. Quando un uomo perde ogni fiducia in sé stesso, perde tutti i poteri che ha in sé. Dunque, bhûh bhuvah svah sono le vostre tre forme.

Ragazzi, ognuno di voi non è una singola persona, bensì tre persone: la prima è quella che pensate di essere, cioè il corpo fisico;(3) la seconda è quello che gli altri pensano che voi siate, la terza è il principio vitale che è dentro di voi. Quello solo è l'OM, che proviene da dentro, dalla regione dell'ombelico; è questo che proviene dal sito di Brahma (Brahma sthâna), ed è pure una sorta di forza vitale propria dell'uomo.

Quello che gli altri pensano che voi siate è il corpo mentale e quello che voi realmente siete è il principio dell'Âtma. Il corpo fisico, il corpo mentale e il corpo spirituale: ecco le tre persone che voi siete.
Quindi, non c'è differenza fra voi e Dio; voi siete semplicemente l'incarnazione di Dio ed è solo per un vostro attaccamento al corpo che avete dimenticato la vostra vera dimensione divina. L'uomo non è altro da Dio, non è qualcosa che Gli sia estraneo.

Il pandit che prima ha preso la parola, ha detto:
Saha nâvavatu saha nau bhunaktu
saha vîryam karavâvahai
tejasvi nâvadhîtamastu mâ vidvishâvahai.
Om shântih shântih shântih.(4)

Qual è il significato essenziale di questo mantra?

Viviamo tutti insieme, lavoriamo tutti insieme, diffondiamo la conoscenza che abbiamo acquisito insieme, viviamo in armonia senza fraintenderci.

Questa è l'unità di cui parlano i Veda; in essi non c'è alcun senso di divisione, ma vi si proclama il sommo sacro non dualismo.
I corpi possono essere differenti; nomi e forme possono essere diversi, e tuttavia il principio atmico è uno solo: "La Verità è una, ma i saggi la definiscono con molti nomi". Come vedete, studenti, ci sono molte lampadine accese; esse non sono tutte uguali, hanno colori e dimensioni diversi, ma la corrente elettrica è una sola. Così pure i corpi sono differenti, per forma e nome, ma il principio spirituale è in tutti sempre lo stesso. Ecco la vera non dualità.

Che significa "Advaita" o non dualismo? È l'impulso di conoscenza (jñânashakti) che tocca tutti; la vera conoscenza (jñâna) non è dualistica.
Qui non si parla di jñâna come di conoscenza fisica, non s'intende la scienza del mondo o il nozionismo profano. No, assolutamente. Si parla dell'Âtma jñâna, che è la Conoscenza del Sé, la quale non è dualistica; è una forma del Sé che è in voi. Voi lo state dimenticando, oggi dimenticate di essere quell'incarnazione d'amore.

A che cosa sono dovute tutte le sofferenze che ci sono in India oggi? Al fatto che si è persa la fede nell'Âtma e si è accresciuto l'attaccamento al corpo, con conseguente diminuzione dell'attaccamento allo Spirito.
Perciò, oggigiorno gli uomini non fanno che alimentare i propri desideri, evitando di applicarsi alla vita interiore. Ciò che dovrebbe fare l'uomo, dunque, è di crescere gradualmente nella vita spirituale, che è la sua vera vita.

Tutte le ricchezze che si guadagnano, come sono venute, così se ne vanno. Ed è così anche del corpo, che cresce e perisce. Solo la beatitudine non viene mai meno, quella eterna, suprema beatitudine dello yoga, che è beatitudine trascendentale, non dualistica: "la suprema felicità, la forma della sapienza che è al di là degli opposti dualistici, estesa quanto il cielo, unica, eterna, inamovibile, testimone di tutto, trascendente i sensi e i tre guna".

Incarnazioni dell'Amore,
in verità, se si riconosce il Divino, il mondo intero apparirà come una scena onirica. Anche Dakshninâmûrti (5) dà questo insegnamento. Tutto il mondo è come uno specchio in cui si possono vedere molte immagini diverse.
Lo specchio è uno. Gli anziani del giorno d'oggi stanno perdendo questo modo di vedere e persino le madri e i padri sono incapaci di dare insegnamenti giusti. Gli insegnanti hanno perso molta della loro capacità didattica.
Che colpa ne hanno dunque i bambini? Il loro cuore è molto puro:
"incondizionato, senza macchia, eterno". Questi bambini dal cuore così puro sono trascinati per vie impure e sono indotti ad assecondare desideri materiali, ingiusti. La loro vita viene interamente invasa dalla confusione.
No, no! Ai bambini insegnate l'unione, dite loro come camminare sul sentiero della purezza, dell'altruismo; esortateli a rinunciare a tutte le seduzioni mondane e a desiderare il bene di tutti: Lokâssamastâh sukhino bhavantu:
"Che tutti i mondi siano felici".

Noi siamo degli individui e l'individuo è un jîva, ossia un essere vivente, che ha un'anima. In tutti c'è un'unica realtà, che è Dio, il quale non è separato: il singolo è un'anima, il Tutto è Dio. Perciò, quando ci uniamo a qualcuno, là si manifesta Dio. (6) Laddove c'è un solo albero non possiamo dire che sia una foresta; diremo che c'è un solo albero. Non si chiama villaggio un luogo dove c'è una sola casa; ci vogliono diverse case insieme per fare un villaggio. Un uomo solo non fa società; più uomini insieme costituiscono una società. La società non è qualcosa di separato da una collettività di uomini. Perciò, nei molti risiede la gioia dell'unione e nell'unione dei molti si ottiene l'Uno, il Divino cui dobbiamo giungere.

Dunque, perché ci siamo introdotti in un sentiero spirituale? La vita ci è stata data perché trasformassimo la nostra umanità in divinità; quindi, dobbiamo mutare l'umano in divino. Quando ciò avviene? Quando la verità affiora dentro di noi, quella sola è la Divinità.
Dio non è qualcosa di differente: "Dio permea l'Universo intero con piedi, occhi, teste, bocche, orecchie". Dovunque guardiate, Egli è là: non esiste un posto senza Dio. "Egli è più piccolo dell'atomo e più grande dell'immenso". Tuttavia, dipende da noi essere o no in grado di accogliere il Divino con la giusta ampiezza di sentimenti.

Studenti, se ripeterete il Gâyatrî Mantra tre volte al giorno, all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, la vostra Divinità rifulgerà in ogni parte del mondo. La Gâyatrî è l'essenza di ogni religione e il fondamento di tutti gli obiettivi. Bisogna che la Gâyatrî sia cantata correttamente. Perciò va insegnata normalmente. Ogni uomo, a qualsiasi casta appartenga, ha il diritto di cantarla. Quindi, non create delle discriminazioni affermando che essa sia per un tipo di persone e non per altre. Come in tempi antichi, anche oggi, avendo preso abitudini scorrette, ci dimentichiamo delle tradizioni e delle usanze antiche.

Per che cosa ci ha dotati d'un corpo Iddio? È di facile deduzione.
Abbiamo un corpo per compiere buone azioni, delle mani per far del bene, e anche una respirazione perché ne facciamo buon uso. Ecco ciò che insegna la Gâyatrî:
quando inspiriamo aria, dobbiamo introdurre nel corpo il sacro respiro della vita divina; quando espiriamo, dobbiamo buttar fuori l'aria viziata.
Ciò che dobbiamo dunque assumere oggi è l'aria buona, rifiutando quella cattiva e impura. Quando inspiriamo, facciamo "So" e, con questo "So", introduciamo aria pura. Quando espiriamo, facciamo "Ham", e rigettiamo l'aria impura.
Dentro di noi deve entrare ossigeno e fuori deve uscire il biossido di carbonio. La nostra vita sussiste grazie a questo processo; così il corpo rimane in salute. Dobbiamo alimentarci bene, assumendo della buona frutta e del buon cibo; fuori espelleremo i rifiuti del cibo. È la creazione di Dio che ha sancito queste regole, ma nessuno sembra volere rendersene conto.

O uomo, assumi ciò ch'è puro ed espelli ciò ch'è impuro. Prendi il buono e rigetta il cattivo. Vedi il bene e non il male. Figlioli, anche qui stiamo dimenticando ciò che Dio ci ha dato!

NON VEDERE IL MALE; VEDI IL BENE.
NON PRESTARE ASCOLTO ALLE COSE CATTIVE; ASCOLTA QUELLE BUONE.
NON PARLARE DEL MALE; DI' CIÒ CHE È BUONO.
NON FAR DEL MALE; FAI DEL BENE.
NON PENSAR MALE; PENSA BENE.
QUESTA È LA VIA VERSO DIO.


Oggigiorno si usa la lingua per dir cose malvagie, le orecchie per udire atrocità, gli occhi per guardare immagini immonde. Non dovreste guardare cose brutte; dovreste posare lo sguardo su quelle buone. Dio ci ha dato tutti questi organi perché ne facciamo buon uso.

Perciò, anche Purandaradasa (7) cantò: "Avete gli occhi, ma siete diventati ciechi e non sapete vedere Dio. A che vi servono gli occhi se non sapete vedere Swami? A che scopo avere occhi e vista?" (8) Perché Dio ci ha dato degli occhi? "Perché volete avere occhi? A che vi servono se non vedete Dio?" Con gli occhi che ci sono stati donati dovremmo vedere cose pure, ma oggi i sentimenti di purezza sono ridotti a un nulla negli adulti e anche nei bambini. Questi bimbi, dunque, siano da oggi educati a sviluppare un buono e puro modo di vedere le cose, poiché Dio è in tutto. Non esistono il bene e il male, né peccato né merito. Anche questo fu affermato da Purandaradasa. Conoscete molto bene ciò che affermò.

Dio è Colui che protegge i devoti, ma anche Colui che li punisce.
Guardate Krishna; punì Kamsa e protesse Shishupâla e suo padre. Ogni singolo atto compiuto dal Signore è per punire il male e proteggere il bene. Allo stesso modo, Râma punì Râvana e protesse Vibhîshana. Lo stesso Râma che usò protezione verso Vibhîshana, inflisse una punizione a Râvana.

Quindi, la protezione e la punizione coesistono entrambe nell'unico Dio. Ma sembra che sia impresa non facile capire a fondo questa duplice natura di Dio. Se Dio protegge e punisce, coloro che sono di mente equanime sono Dio.
Ecco perché i Veda proclamano: "Ci protegga Egli e ci nutra..." (Saha nâvavatu...) Questo saha, lo "stare insieme", è indispensabile all'uomo.

In ogni cuore esiste lo stampo della Gâyatrî, che ha cinque facce.
Perché cinque facce? Lo avete visto: solo al centro c'è una faccia di colore blu.
Per quale ragione? Le facce sono cinque: bhûh-bhuvah-svah, sono le tre dimensioni che stanno unite insieme per formare un solo volto. Tat è la seconda faccia; savitur-varenyam è la terza; bhargo-devasya-dhîmahi è la quarta; dhiyo-yo-nah-prachodayât è la quinta.

Poiché questo mantra si divide in cinque parti, si dice che la Gâyatrî sia Pañchamukhî svarûpinî, "la Dea dai Cinque Volti". Ciò significa che la Gâyatrî non vede solo i quattro mondi, ma anche l'impegno, lo sforzo della disciplina (Udyoga). Perciò la Gâyatrî è preghiera, meditazione, anelito (per la liberazione).

Quindi, la preghiera è "Bhûh bhuvah svah"; la meditazione è "tat savitur varenyam". Si prega dicendo "bhargo devasya dhîmahi": "siano rimosse le tenebre dell'ignoranza che ci sono in me"; poi "dhiyo yo nah prachodayât":
"o Madre, concedimi una buona intelligenza (buddhi), dei buoni pensieri, una buona mente". In definitiva, sotto lo stesso nome della Gâyatrî ci sono devozione, conoscenza e distacco. Perciò, non abbiamo assolutamente bisogno di pensare ad altro.

Studenti, dovreste dedicarvi ai vostri studi tenendo sempre a mente il Gâyatrî Mantra:
ciò vi terrà lontani da ogni difficoltà, sia nello studio, sia in tutto il resto. La Gâyatrî non vi sarà in nessun modo d'impedimento, poiché fa parte della vostra intima coscienza. Oggi, dunque, dovete far sì che nel vostro cuore si stabilisca questo potere della vostra coscienza interiore. Il giorno in cui avrete installato nel vostro cuore il Gâyatrî Mantra, aumenterà in voi il fulgore del Divino oltre che la vostra capacità intellettiva.

"Dhiyo yo nah prachodayât": Dhi significa che l'intelligenza si sviluppa. Si è detto che, nell'antichità, si dovevano iniziare al Gâyatrî Mantra i bambini di otto anni. Oggi, però, a causa di un peggioramento della situazione e ai cambiamenti della natura, è andata persa quella tradizione.
Se cominciamo sin d'ora a cantare il Gâyatrî Mantra, la nostra intelligenza rifulgerà in tutto il suo splendore e ci tornerà alla memoria persino ciò che avevamo dimenticato; tutto quanto abbiamo studiato rimarrà impresso nel cervello.

Dunque, è la Gâyatrî che elargisce la conoscenza. La Gâyatrî non è allora una formula comune. Satyavan fu riportato in vita dalla devozione della moglie Sâvitrî, sfuggendo alla morte grazie a questo mantra.

La verità, la rettitudine, la pace, l'amore e la non violenza sono gli aspetti peculiari della Gâyatrî: sono i suoi cinque volti. Nel nostro cuore, dunque, dobbiamo mantenere sempre queste qualità pure. Non dobbiamo offendere nessuno, mai pensar male di nessuno. Pensiamo bene. Su questa linea Vyâsa offrì la sintesi di 18 Purâna in due semplici frasi:

Help ever. Hurt never.
SEMPRE AIUTARE. MAI FAR DEL MALE.
Ci bastano queste due frasi. Per quanto possibile, soccorrete gli altri e, comunque, non fate mai del male. Non c'è niente di più santificante dell'avere in animo questi due propositi e attuarli.

La gente ripete "Moksha, moksha, Liberazione!". Ma che cos'è la liberazione?
È qualcosa che si va a prendere da qualche parte? No, no! Moksha è la distruzione di moha, l'illusione. È l'illusione che va eliminata, per far posto all'infatuazione di Dio.

Sono stati definiti quattro obiettivi che dominano l'esistenza: il dharma o rettitudine, artha o ricchezza, kâma o desiderio e moksha o liberazione.
Questi quattro fini della vita devono essere ridotti a due. Infatti dharma e artha diventano uno solo, in quanto la ricchezza va acquisita con giustizia e rettitudine. Così pure gli altri due, kâma e moksha, si riducono a uno solo. Che cosa dobbiamo desiderare? Non certo cose materiali, bensì la liberazione.

In sintesi, le finalità della vita sono la rettitudine (dharma) con cui va guadagnata la ricchezza (artha), e la liberazione (moksha) cui bisogna tendere con amore e passione (kâma). Con questi quattro obiettivi l'esistenza può essere trasformata in molte maniere e ognuno ne dà una versione propria.

Incarnazioni dell'amore, l'unica cosa che dovremmo desiderare è l'amore, poiché l'amore è Dio e Dio è amore.

Love is God. Live in love.
L'AMORE È DIO: VIVETE NELL'AMORE.
Senz'amore l'uomo non potrebbe vivere un solo secondo. Quindi, dobbiamo far sì che cresca l'amore in noi e, con l'amore, invocheremo Gâyatrî. Fra tutti i nomi divini, Gâyatrî è il più elevato.

(Swami conclude col bhajan "Prema mudhita...")


Brindâvan, 9 aprile 2000.
Upanayana, Iniziazione al Gâyatrî Mantra.

Versione integrale.
(1) Swami apostrofa l'uditorio costituito di bambini che sono appena stati iniziati al Gâyatrî Mantra con il termine di "nati una seconda volta" (second born), a indicare che con l'iniziazione si rinasce nello Spirito.

(2) Il brahmacharya è lo stato dello studente religioso; è il primo degli âshrama, o stadi tipici della vita dell'uomo, quello del brahmachârin, lo studente della scienza brahmanica che segue la vita spirituale e i doveri della sua condizione, compreso il celibato, la continenza, la castità nei pensieri, nelle parole e nelle azioni, per mezzo di una padronanza perfetta sui sensi.

(3) Swami pronuncia questa prima parte del concetto in inglese: "Boys! You are not one person, but three. First, the one you think you are. Physical body."

(4) È l'invocazione iniziale di alcune Upanishad: "Possa Egli proteggerci, e ci possa nutrire; che noi si possa entrambi lavorare insieme con grande energia. Possa il nostro studio essere vigoroso e accurato, e che non ci possa essere mai odio tra di noi. Om pace, pace, pace!"

(5) È la Deità che presiede allo sforzo umano di acquisire sapienza; Shiva stesso venuto come maestro, inteso come sommo Yoghi e Maestro di Conoscenza, di musica e dei Veda, che simboleggia l'altruistica ascesi che conduce alla
riunione con il Brahman.

(6) "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18, 20).

(7) Santo del Kannada, compositore di musica sacra.

(8) "Figlio dell'uomo, tu abiti in mezzo a una genia di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genia di ribelli" (Ezechiele 12, 2). "O popolo stolto e privo di senno, che ha occhi ma non vede, che ha orecchi ma non ode" (Geremia 5, 21)


sabato 27 agosto 2011

I N S E G N A M E N T I _<=>_ Sri Sathya Sai Baba


"Non siate devoti della Mia forma, ma dei Miei insegnamenti,
perché io sono venuto allo scopo di ridare l'antica strada
maestra che conduce a Dio." (Baba)


Versi di Sai Baba
Voi sapete che la mia mano sa tenere la stretta ma non
abbandonate la presa finche la grazia non sara' vostra.

Con animo fervente Mi avete pregato ed io, nel segreto,
vi ho ascoltato.

Pregate, pregate ancora finche' la grazia non sara' vostra.

Nell'intimita' del cuore qualcosa mi avete chiesto, lo so' ma
voi non lasciatemi finche' non vi avro' risposto.

So' che cosa volete: ma la vostra speranza non venga meno
prima che il mio piano si sia compiuto.

Siate perseveranti e finiro' per cedere.

Nella vostra disperazione raggiungerete lo scopo alla fine.

Chiedete, questo e quello, ma non allontanatevi da me, mai!
Giungere a meta' strada e poi lasciarmi, no, non e' devozione.

Lasciate che le diversi fedi esistano, lasciate che prosperino,
lasciate che la gloria di Dio sia cantata in tutte le lingue,
nella moltitudine dei canti.

Questo dovrebbe essere il vostro ideale.

Rispettate le differenze tra le fedi e riconoscetele come valide
purche' non si spenga la fiamma dell'unita'.


La vostra fede e' piu' potente della mia energia divina essa puo'
fare cose meravigliose, puo' forzare il Signore a manifestarsi
per darvi cio' che pensate che Egli vi dara'.


E' il cuore che raggiunge la meta. Segui il cuore, perche' un
cuore puro cerca oltre l'intelletto.
E' il cuore puro che viene ispirato.


Non camminate davanti a Me, potrei non seguirvi.
Non camminate dietro a Me, potrei non guardarvi.
Camminate accanto a Me, arriveremo insieme!


Chi puo' assumersi per se' il diritto di dire: Dio e' cosi', o e' cosi'?
Chi puo' permettersi di dire che Dio non ha una
tale forma o un'altra caratteristica?

L'uomo puo' prendere dalla vastita' dell'oceano solo quel poco che puo'
contenere il recipiente che si e' portato a riva.


PREGHIERA DI ABBANDONO

Perche' vi agitate? Lasciate a me la cura di tutte le vostre cose.
Ci pensero' io. Io intervengo soltanto quando saprete abbandonarvi
a me completamente.

Io non aspetto altro e quando vi abbandonerete a me completamente,
non dovrete piu' preoccuparvi di nulla: lasciate ogni paura, ogni sconforto.

Voi dimostrate di non fidarvi di me: confidate in me ciecamente abbandonarsi
significa allontanare il pensiero dalle preoccupazioni, allontanare il pensiero
dalle difficolta' che incontrate, allontanare il pensiero da tutti i problemi che avete.

Mettete tutto nelle mie mani dicendo:" Signore pensaci tu, sia fatta la tua volonta'!"
Che e' come dire"Signore ti ringrazio, hai preso tutto nelle tue mani per risolvere
ogni cosa per il mio bene maggiore!".

Abbandonarsi non vuole dire preoccuparsi per l'esito delle vostre aspettative, non
significa preoccuparsi perche' una circostanza ha avuto risultati diversi
da quelle che aspettavate.

Cosi' facendo dimostrate di non credere all'amore che nutro per voi, dimostrate
di non credere nel fatto che la vostra vita' e' sotto il mio controllo
e che nulla mi sfugge.

Non pensate mai a cosa succedera', a come andra' a finire, se cedete a questa
debolezza dimostrerete di non avere fiducia in me.

Volete o non volete che ci pensi io? Allora dovete smettere di preoccuparvi voi!
Io vi condurro' soltanto se vi abbandonerete completamente a me.

E quando devo portarvi per una via diversa da quella che vi aspettereste voi,
vi ci portero' con le mie stesse braccia.

Cio' che vi mette in agitazione e' la vostra mente, il vostro pensiero, la vostra
preoccupazione, il voler provvedere voi a tutti i costi.

Quante volte intervengo quando, per le vostre necessita' spirituali e per quelle
materiali, la vostra anima si rivolge a me dicendomi:"Pensaci tu!"
E poi chiude gli occhi e riposa tranquilla! Voi riceverete molto soltanto quando
la vostra preghiera sara' affidamento totale a me.

Voi nel dolore pregate affinche' io intervenga, ma affinche' intervenga come
volete voi: non vi affidate a me, ma volete che io mi adatti alle vostre richieste.

Non siete malati che chiedono la cura al medico, ma malati che gliela suggeriscono!
Non fate cosi'. Anche nelle situazioni piu' tristi dite:" signore ti lodo e ti ringrazio per
questo mio problema, per quest mia necesstia'.

Ti prego di disporre le cose come meglio ritieni opportuno per la vita terrena e temporale.

Tu sai cosa e' meglio per me". Se mi dite realmente : "sia fatta la tua volonta',
che e' come dire pensaci tu", io intervengo con tutta la mia onnipotenza e risolvo
le situazioni piu' critiche, anche quelle impossibili.

A volte hai l'impressione che la sventura incalzi invece che allontanarsi? Non ti agitare,
chiudi gli occhi e dimmi con fiducia: "Pensaci tu. Sia fatta la tua volontà".

Allora ci pensero' io e, quando occore, compiro' anche un miracolo.
Io penso sempre a voi, posso aiutarvi completamente
soltanto quando vi affidate totalmente a me.
Pubblicato nella Lista Yahoo!Sadhana, 9 Feb 2004
Religioni e Fedi
"Le Scritture delle differenti Fedi quali la Bibbia, il Corano, le Upanishad, lo Zendavestha, sembrano diverse, ma il loro scopo è lo stesso: stabilire la fraternità tra gli uomini e la paternità di Dio come base essenziale per la pace nel mondo. Nessun Credo deve sentirsi superiore ad un altro, poiché ciascuno si forma dalle esigenze del tempo e dello spazio, dal linguaggio e dal livello di esperienza. Voi siete membri della famiglia di Sai. Sebbene apparentemente fate parte di Fedi diverse, la fede in Sai rimuove tutte le barriere della vostra mente. Vivete in Dio. Vivete nell'Amore."
- Sri Sathya Sai Baba

Salutate tutte le religioni come le figlie di una stessa Madre
"Tutte le fedi non sono che tentativi di preparare gli uomini alla Via; tutti aspirano ad avere la stessa illuminazione con la purificazione della mente per mezzo delle buone azioni. I semi di tutte le religioni sono nel SanathanaDharma (le Verità Eterne) del Vedanta. Quel Dharma esamina tutti i possibili approcci al Divino e li dispone affinché possano essere utilizzati dall’aspirante, secondo il suo livello di preparazione e di raggiungimento. Il Dharma Vedico è il trisavolo, il Buddismo è il figlio, la Cristianità è il nipote, e l’Islam è il trisnipote. Se tra loro c’è qualche incomprensione, è un affare di famiglia. Il patrimonio ancestrale, in cui sono tutti coeredi, è lo stesso."
- Sri Sathya Sai Baba, da Howard Murphet, Un nuovo viaggio, Edizioni Milesi


"La verità proclamata da tutte le religioni è unica ed è sempre la stessa. Tutte le religioni hanno in comune il fine ultimo della vita. Tutte le religioni hanno per scopo la promozione della retta condotta, mediante il cambiamento delle attitudini mentali dell'uomo, generando quindi armonia fra il corpo, la mente e l'intelletto. Fondamento di ogni religione è la moralità, e la moralità non è altro che amore disinteressato. Le religioni, dunque, sono state istituite per incoraggiare il benessere sociale diffondendo l'amore per tutti gli esseri. Tutte le religioni raccomandano ai loro aderenti di cercare la pace eterna, la shânti, dentro se stessi. Nessuna religione approva l'uso della violenza. Ogni religione raccomanda di coltivare tolleranza e rispetto per tutte le religioni, aprendo così la strada alla non violenza, - ahimsa."
- Sri Sathya Sai Baba (tratto da: Mother Sai n. 3 anno 1992)


"Tutte le religioni insegnano una disciplina fondamentale: la rimozione dalla mente del difetto dell'egoismo e della ricerca dei piccoli piaceri. Ogni religione insegna all'uomo a riempire il suo essere della gloria di Dio e ad eliminare la meschinità dell'orgoglio. Essa lo allena ad usare metodi di distacco e discernimento, in modo che l'uomo possa avere pensieri elevati ed arrivi alla liberazione. Credere che tutti i cuori sono ispirati dall'unico e solo Dio; che tutte le fedi glorificano l'unico e solo Dio, che ha tutti i nomi in tutte le lingue e tutte le forme che l'uomo può concepire, dimostra che esiste un solo Dio. Il modo migliore per adorarlo è attraverso l'amore. Coltivate quella eka bhava (attitudine all'unità) tra gli uomini di tutti i credo, di tutti i paesi e continenti. Questo è il messaggio d'amore che Io porto. Questo è il messaggio che desidero che voi prendiate a cuore".
- Sri Sathya Sai Baba


"Colui che coltiva Amore nel campo del suo cuore
è un vero Cristiano, un vero Sikh,
un vero Indù, un vero Musulmano.
In realtà, egli è un autentico essere umano e vero Guru."
(Versi Telugu)
- Sri Sathya Sai Baba, Introduzione al Discorso del 5 Luglio 2001


C'è un urgente bisogno di armonia
"Tutti i dogmi religiosi, eccetto pochi, possono essere facilmente armonizzati e riconciliati. Lo stesso Dio viene celebrato e adorato sotto vari nomi, attraverso varie cerimonie e rituali, nelle molte religioni dell'uomo. In ogni età, per ogni razza o comunità di gente, Dio ha inviato profeti per stabilire pace e buona volontà. Dal momento che attualmente molte religioni si sono diffuse tutto il mondo, esse hanno perso i sentimenti fraterni, perdendo con ciò validità. C'è un urgente bisogno di armonia. Tutti i grandi uomini sono immagini di Dio. Essi formano nel Regno di Dio una singola casta; essi appartengono ad una sola patria: la Fratellanza Divina. Ognuno deve impegnarsi a comprendere le pratiche e i credo degli altri. Solo allora ciascuno potrà, con mente pura e cuore amorevole, realizzare la Divina Presenza negli altri. Il principio dell'armonizzazione è il cuore di tutte le religioni e di tutte le fedi."
- Sri Sathya Sai Baba - "Sutra Vahini"


"Lo scopo della religione deve essere quello di sublimare la mente dell'uomo."
- Sri Sathya Sai Baba (SSS 10,61)
Le diverse religioni del mondo secondo Sai Baba

LE DIVERSE GRANDI RELIGIONI DEL MONDO E LA LORO UNITA'

236. Che cos'e' la religione ? Danne una definizione.

La Religione puo' essere definita il sistema
prevalente di fede in un potere sovrumano.

237. Perche' conduciamo una vita religiosa ?

Condurre una vita religiosa vuol dire sottometterci
alla Volonta' Divina agendo in modo da ottenere la
Grazia di Dio. Ogni religione ha la sua filosofia,
ma la religione appartiene al regno del cuore,
mentre la filosofia appartiene al regno della testa:
entrambe devono andare a braccetto. La religione e'
una componente essenziale nella formazione dell'uomo

238. Qual'e' la base della religione ? Quante religioni
esistono ? Come vengono classificate ?

La religione e' qualcosa di essenziale perche' l'uomo
conduca una vita buona. La sua base e' la fede. Oggi
le religioni principali sono undici: classificate in
Ariane, Semitiche e Mongoliche. Al gruppo Ariano
appartengono l'Induismo, il Giainismo, Il
Buddhismo, la religione di Zoroastro e quella dei
Sikh. Appartengono al gruppo Semitico l'Ebraismo il
Cristianesimo e l'Islam; sono Mongoliche il Taoismo,
il Confucianesimo e lo Scintoismo.

239. Qual'e' la Verita' centrale di tutte le religioni?

La verita' centrale di tutte e' che Dio e' la perfetta
personificazione dell'Amore, della Grazia, e della
Misericordia; Egli e' Perfezione assoluta; e' il padre
di tutto il Creato, e tutte le creature sono figli
suoi.

240. " Ekam sad vipra bahuda vadanti ": " Dio e' Uno,
anche se i saggi parlano di Lui in molti modi "
Cosicche' ogni religione e' una rivelazione a suo
modo di questa grande verita': Dio non e' monopolio
dell'una e dell'altra religione.

241. Quali sono i nomi che gli Indu' danno a Dio?

Lo chiamano con molti nomi: Isvara, Rama, Krsna...
Paramatman, Brahman.

242. Qual'e' il concetto di Dio dei Gianisti ?

Essi non parlano mai di Dio, bensi' del principio
divino della perfezione. Quando esso si incarna in
una persona lo chiamano " Aranat ". La meta suprema
e' il Regno Divino, nel quale scompare ogni vincolo
col Samsara e con le sue sofferenze, e in cui
l'individuo raggiunge la gioia eterna.
Lo stato in cui tutti i desideri e tutti gli
attaccamenti sono distrutti e' chiamato " Nirvana "
o " Moksa ".

242 a. Qual'e' il concetto Buddhista di Dio ?

Essi, come i Giainisti, non postulano l'esistenza
di Dio in modo diretto e specifico. Essi credono
che lo stato piu' alto che l'uomo possa raggiungere
e' il 'Buddha ' (risvegliato ), che non e' molto
diverso dal "Dio" dei cosiddetti 'teisti'. Egli e'
divino; il "Kavalin", o "Mukta", o il "Buddha" e'
la personificazione dell'Amore e di " Prajna."

243. Che nome danno a Dio i seguaci di Zoroastro ?

Lo chiamano " Ahura Mazda ", il Dio che e'
Verita', Sapienza, e Luce.

244. E i Mussulmani ?

Essi lo chiamano "Allah", il Misericordioso, il
pietoso, il solo Signore del Creato.

245. Come chiamano Dio gli ebrei ?

Lo chiamano Geova.

246. Qual'e' il nome che i Sikh danno a Dio ?

Per essi e' " Sat " o " Akal "; il vero e l'Eterno.

247. Le varie religioni sono altrettante vie verso Dio.
Spiegamelo.

Fin dai primi tempi l'uomo e' stato conscio di una
Potenza trascendentale che governa e sostiene
l'Universo. Quest'idea si sviluppo' attraverso i
secoli, e diede luogo a molti credi. Se esaminiamo
le varie religioni del mondo troviamo che hanno
tutte all'incirca la stessa idea di Dio, anche se Lo
chiamano con nomi differenti.
Fin da quei tempi l'uomo ha avuto fame di Dio ed ha
desiderato conoscere le sue Vie. Tutte le religioni
accettano in coro le tre carattersitiche
fondamentali di Dio: l'Onnipotenza, l'Onniscienza, e
l'Onnipresenza. Nessuno puo' vivere senza l'amore di
Dio, e nulla puo' essere fatto nel Creato senza il
suo potere. Quindi le diverse religioni sono
altrettante vie che conducono all'unica e stessa
Meta, che e' Dio.

248. Ogni religione intende Dio a modo suo. Parlamene in
dettaglio.

Per gli Ebrei Dio e' un Dio di Giustizia, perche'
essi, per una ragione o per un'altra sono sempre
stati una minoranza perseguitata in tutti i paesi
dove si trovavano; I Buddhisti e i Giainisti, che
danno molta importanza agli effetti distruttivi del
desiderio e della concupiscenza, tendono a sognare
un Principio Divino privo di passioni, eppure pieno
di compassione per l'umanita' sofferente e oppressa.
Tutte le religioni credono nella preghiera, che e' un
mezzo di comunicare intimamente con l'Onnipotente.

La religione Vedica insiste spesso sul "sacrificio"
( 'Yajana' e 'Yaga') e sulla rinuncia, e nel suo
sviluppo piu' tardo del Vedanta preme sulla necessita'
dell'incessante ricerca dell'uomo per la Realta'
Suprema per mezzo dell'introspezione, del Sadhana e
dell'amore del Vero. Cristo insiste sulla
fratellanza degli uomini e sulla Paternita' di Dio e
vuole che i suoi seguaci si dedichino a servire il
prossimo.

Gli Indu' hanno i loro Avatara, che sono la
manifestazione umana di Dio, venuto di epoca in
epoca a riconfermare il Dharma e il Sathya in questo
Universo. Come Incarnazioni di Dio hanno un'immensa
influenza su tutta la India ed anche nel resto del
mondo.

Maometto e' considerato Profeta di Allah, il Suo
portavoce, ed ha combattuto duramente per salvare la
sua gente dal peccato e dalla barbarie.

Mose' fu uno dei massimi profeti ebrei, Buddha per i
Buddhisti, e Mahavira per i Giainisti. Tutti parlano
di Dio, e diedero al mondo in forma di religione cio'
che di Dio avevano capito. Le loro Scritture
conservano i loro insegnamenti.

249. Quali sono le grandi Scritture degli Indu' ?

Sono i Veda, le Upanisad, i Purana, e le Dharma
Sastra. In esse sono tracciati con ricchezza di
particolari i valori eterni della vita.

250. Quali sono le Scritture dei Cristiani ?

Sono contenute nella Bibbia, e specialmente nei
Vangeli del Nuovo Testamento, che parla della storia
di Cristo e dei Suoi Apostoli.
Meditazione
I segni di una buona Meditazione

Dopo i canti della sera, siete soliti fare dieci minuti diMeditazione. Sin qui, tutto bene. Ma, lasciate che vi domandi se, quando vi alzate dopo quei dieci minuti, scorgete negli altri una maggiore luminosità, come fosserocirconfusi da un' aura divina. In caso contrario avete solo perduto tempo. È aumentata in voi la capacità di amare? Parlate di meno? Vi dedicate al prossimo con maggiore sollecitudine? Questi sono tutti segni del buon successo nella Meditazione.

Il progresso spirituale deve trovar conferma nel miglioramento del carattere e del comportamento e la Meditazione deve mutare il vostro atteggiamento verso gli esseri viventi e verso le cose; altrimenti è un'ipocrisia. Anche un macigno, sotto l'azione del sole, della pioggia e delfreddo, si disintegra nel terreno e si trasforma in alimento per l'albero.
Anche il cuore più duro può essere intenerito, perché vi germogli il Divino.

Meditare per amare

L'Amore crea l'unione, mentre l'odio separa. L'Amore trasferiscel'attenzione di se sull'altro, in modo che i due pensano, parlano ed agiscono come fossero uno. Quanto più
l'Amore abbraccia, tanto più le varie entità si riducono all'Uno. Amando Me, amate tutti, perché incominciate a percepire e a conoscere che Io sono in tutti. La
Meditazione vi renderà consapevoli che Io sono Colui che risiede in tutti icuori, che sono lo stimolo, la motivazione, la guida, la meta. Apritevi aquella visione, a quella consapevolezza e fatene vostro inestimabile possedimento. Allora avrete ciò che spesso Mi chiedete, "Sakshatkara". Il vostro amore deve essere libero e puro da ogni velo, da ombra o macchia di ego come lo è il Mio, in modo che possa fondersi in Me.

(SSS VII, 502)

Si può insegnare a meditare?

Alcune istituzioni pretendono di addestrare delle persone nellaMeditazione e, a tal fine, organizzano dei corsi! Ma come fidarsi di loro? Tutt'al più si possono insegnare esercizi per stare seduti in modo corretto o per esercitarsi nelle varie posture; ma come può qualcuno aiutare un altro a rimanereintensamente concentrato? Amate Dio e nessuna distrazione potrà deviareda Lui il vostro pensiero. (...)

Per avere buon esito dalla Meditazione e dalla preghiera non c'èbisogno di appoggiarsi ad altri, o di prendere contatto con un saggio per farsi suggerire un mantra da recitare. Pregate Dio, che è in voi, e da Lui avrete la guida di cui avete bisogno.

Rivolgete la vostra mente a Dio, dedicatevi a Lui e scoprirete chela vita è una corrente ininterrotta di beatitudine. Se disponete di un ventilatore, dovete orientarlo verso di voi, per trarne sollievo. Allo stesso modo, la menteorientata con risolutezza verso Dio, potrà darvi la beatitudine della Liberazione.

(SSS VII, 338)

Le ultime esortazioni sul tema

Oggi la gente sta sprecando il proprio tempo in nome dellaMeditazione. Costoro sanno forse tener ferma la propria mente per un solo minuto? No! Si siedono in una postura particolare per mezz'ora, un'ora, ma non fanno che perdere tempo. Siete forse capaci di rimanere con una mente ferma perun'ora? La mente corre all'impazzata come una scimmia! Mentre sprecatetempo nel respingere questa scimmia impazzita e nel cercare di tenerla afreno, essa se ne scappa ancora via.
Considerate il vostro dovere come Dio e intraprendete ogniattività per amor Suo. Allora il lavoro si trasformerà in adorazione (In inglese si gioca sull'assonanza dei due termini "work" = lavoro e "worship" = adorazione, NdT).

Considerate ogni lavoro come il lavoro di Dio. Quella è vera Meditazione!Non raggiungerete la Meditazione chiudendo semplicemente gli occhi e mettendovi in posizione meditativa. La gioventù d'oggi sta sprecando il propriotempo prezioso, a causa di questo equivoco sulla Meditazione.
Considerate qualunque lavoro facciate come un lavoro di Dio.

Considerate il vostro corpo come uno strumento.

Sviluppate la convinzione che Dio sta servendosi del vostro corpocome di uno strumento per compiere quel lavoro.

Qualunque servizio intraprendiate con l'ausilio dell'egoismo nonpuò essere servizio gradito al Signore. Sacrificate il vostro egoismo, considerate tutto come divino. Un approccio del genere all'attività è reale Meditazione. Conquell'altro genere di Meditazione si spreca tempo, vita, energie, tutto.Continuate a fare tutto recitando il Nome di Dio. Tutte le azioni sarannosantificate da questo approccio.

Non confinate Dio in un luogo. Qualunque cosa vedete, vi trovatedentro Dio. Se vi mettete a meditare, considerando Dio come fosse limitato in un luogo, rimpicciolite Dio, che pervade ogni cosa e dimostrate di avere una menteristretta. Siate di larghe vedute. Solo con questo tipo di discriminazione, giungerete alla saggezza.




I cinque involucri e l'io

Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Etere, Mente, Intelletto ed Ego sono iprimi elementi con cui si formò l'Universo. I1 fango, o la creta, èl'elemento base con cui si modella un vaso e, perciò, è la causa materiale del vaso. Il vasaio, senza la cui idea (sankalpa) e applicazione non potrebbe nascere il vaso, è la sua causa efficiente. Allo stesso modo,Prakriti è la causa materiale dell'Universo e Brahman la sua causa efficiente. È per volere di Brahman che nella creazione hanno avuto origine infinite sfaccettature di questo Universo dinamico dalle molteplici forme einnumerevoli oggetti. E tuttavia dobbiamo ricordare che è Brahman coluiche ha manifestato Se stesso in questo Infinito. Krishna esortò Arjuna adignorare la diversità nell'unità e a discernere l'unità nella diversità.Si deve comprendere la non dualistica natura atmica di questo mondo
molteplice.

Dhyana conferisce all'uomo la capacità di riconoscere questa unitàe di discernere sia l'Immanenza che la Trascendenza di Dio.

I quattro stati di coscienza

L'unico onnipervadente Brahman permea tutto l'Universo deglioggetti animati ed inanimati. Questo Brahman onnicomprensivo ha assunto la forma udibile della parola primordiale AUM. In questo Sommo Parabrahman sono sintetizzati quattro inseparabili elementi: Vishva, Taijasa, Prajna e Turiya.

Lo stato di veglia (Jagratavasta), è lo stato di coscienzaordinario ed è in relazione col mondo grossolano della materia. Fornisce una conoscenza empirica del mondo fenomenico, servendosi di sensazioni e di percezioni. Possiede diversi modi di conoscenza ed essi sono costituiti dai cinque organi di azione (Karmendriya), dai cinque organi di percezione (Jnanendriya), le cinque energie vitali (Prana), la mente (Manas), l'intelletto (Buddhi), la coscienza (Citta) e l'ego (Ahamkara). Questi 19aspetti della conoscenza sensoriale o empirica nello stato di veglia siintegrano fra loro. In sostanza, è questa conoscenza che bramaardentemente i piaceri del mondo materiale.

Lo stato di coscienza di sogno (Svapnavasta), ha la facoltà diriconoscere ed avere a livello subconscio una pallida idea della sacraesperienza di divinità e santità. È correlata ad aspetti più sottili della conoscenza ed esperienza umane. In questo stato si hanno impressioni più sottili delle esperienze di veglia.

Lo stato di Prajna (Prajnavasta) e quello di Turiya (Turiyavasta)hanno caratteristiche differenti. Il Prajnavasta è uno stato di coscienza trascendentale, in cui la dicotomia fra il grossolano ed il sottile scompaiono nella supercoscienza: rimane il puro "Prajna", ossia la coscienza di Divinità. In questo stato, le facoltà di differenziazione e
diversificazione della mente sono inattive. Ecco perché si sostiene che ilPrajnana è Brahman. È per venire incontro allo scalatore di questa vettadella Divinità che Krishna ha esposto nella Bhagavad Gita la "Sadhana diDhyana", il sentiero della Meditazione. Nel Prajnavasta tutti i desiderimondani e le smanie vengono sublimati nella beatitudine di un'esperienzaspirituale. La brillante luce del Prajnana risplende stabilmente in questo stato di coscienza più elevata.

Il Turiyavasta è il più alto stato di coscienza, dove si sperimenta l'essenza dell'Atma. Il discepolo fa esperienza della tranquillità, della Divinità e della non-dualità. Si tratta di uno stato di supercoscienza puro,placido e stabile, in cui tutti gli attributi discriminanti e differenziali sono trascesi e assorbiti nell'eterna ed assoluta Realtà di Brahman.

La recita o il canto dell'AUM (Omkara) contempla la fusione dei tresuoni primordiali: A, U e M. Queste tre lettere rappresentanorispettivamente lo stato di coscienza di veglia, di sogno e di sonnoprofondo e simboleggiano anche Brahma, Vishnu e Mahesvara, la Trinità che pe rsonifica le realtà corrispondenti ai tre stati di coscienza sopra
menzionati. Come in un rosario un filo trapassa i grani per tenerli insieme,così Brahman trapassa tutte le anime e le fa essere interdipendenti ecorrelate fra loro.

L'autorealizzazione consiste nell'immediata, intima e uniformecomprensione dell'Assoluto, suprema ed integrale realtà di Brahman: è unamistica esperienza che oltrepassa mente, spazio e tempo. Dhyana è unsussidio per raggiungerla. L'occhio non può vedere se stesso. Allo stessomodo, I'Atma non può vedersi. Se una bambolina di sale viene perduta nelle profondità del mare, vi si scioglie e diventa irrecuperabile. Così pure, il Jivatma che cerca il Paramatma perde la propria individualità e identità.
Brahman è un oceano che non si può scandagliare. L'anima di una persona cheva in cerca di Dio diviene una con Dio. L'Atma e il Paramatma sonoontologicamente identici e non duplici. Non sono che aspetti del livello di coscienza più elevato.

Nella Meditazione, la mente, l'intelletto e i vari sensi sonotrascesi per mezzo dell'autocontrollo. Nello stato superconscio di Dhyana,tutti i dualismi, le dicotomie, le differenze e le relatività scompaiono.Dhyana è sinonimo della conoscenza assoluta della Divinità: è una visione ed una via verso il Divino, che conduce al Sat-Cit-Ananda, ossia alla Realtà integrale dell'Essenza-Coscienza-Beatitudine. Essa fa raggiungere la beatitudine senza fine, conferisce la beatitudine dell'Atma ed ottiene
all'uomo la suprema beatitudine e la beatitudine dell'assenza di dualismo.

Esperienze di Meditazione

Un discepolo avrà diversi tipi di esperienze durante la meditazione. Quando egli è assorto nella Divinità ode suoni di ognigenere. È come se sviluppasse una specie di percezione extrasensoriale.Sente dei suoni di strumenti musicali come la vina, il mirdanga ed ilflauto. Queste dolci melodie sono simbolo di Dio che prende forma. Sono i
risultati iniziali di Dhyana. Durante i primi stadi della meditazione, tuttigli organi sensoriali diventano ipersensibili e questa acutizzazione della sensibilità fa sì che il meditante abbia delle reazioni ai suoni e alle visioni straordinarie. Col passare del tempo questa ipersensibilità, ovvero questa facoltà di percezione extrasensoriale si raffina nella piùalta facoltà di ascoltare la Voce stessa del Silenzio, il suono primordiale del Divino Pranava. Il discepolo è in ascolto della ripetizione e dell'eco della Voce Primeva: AUM. Così egli sperimenta l'ineffabile ed inesprimibile beatitudine dello stato di Supercoscienza o Turiya. Durante la meditazione profonda, alcuni praticanti sentono come se il lorocorpo fosse diventato molto pesante e non riescono a muoversi liberamente.Alcuni altri, invece, sperimentano una sensazione di estrema leggerezza elevitano verso l'alto. Altri ancora hanno la sensazione di tremore ebrividi. Il discepolo dalla mente tenace e salda non si farà innervosire da
queste fantastiche esperienze paranormali, ma continuerà indisturbato lasua disciplina

Paramahansa Ramakrishna attraversò tutti questi stadi di meditazione, dall'avente forma al privo di attributi. Nel corso della suaevoluzione spirituale la Madre Divina gli Si rivelò sotto la forma di Kah.Ma l'Atma è privo di forma. Perciò si consiglia al discepolo di lasciarealle proprie spalle tutte le forme e i nomi e di tentare l'esperienza del
Brahman Senza Forma. L'Assoluto Brahman privo di forma e attributi concedela più elevata estasi spirituale. Il meditante rimane incantato e rapito dal divino afflato del Brahman senza attributi e sperimenta la beatitudine perfetta.

Un novizio deve incominciare la meditazione su una forma di Dio.Osservi tutte le norme, sia puntuale e regolare nella sua disciplina. Unalberello deve essere protetto dagli animali. Bisogna mettergli attorno una recinzione, affinché possa crescere fino a divenire un grosso albero. Il recinto non sarà più necessario quando sarà un enorme albero. Similmente, norme e regolamenti sono necessari ad uno che si trova alle prime armi conla meditazione, mentre un discepolo avanzato non dipende da sostegni
esteriori, perché può andare in trascendenza ogni volta che lo desidera.La meditazione gli è spontanea ed abituale.

Dhyana non va confusa con Dharana, che è semplice concentrazione. Ilprimo stadio di concentrazione dovrebbe essere portato a termine dallacontemplazione e dal fatto che si è assorti. Questo essere assorti conduce alla meditazione.

La Meditazione non è monopolio di qualche particolare religione. Èun programma universale e pratico per ottenere la conoscenza uniforme diDio.

La mente trema, è agitata, difficile a sorvegliare, difficile adrenare, L'intelligente la scaglia alla mira come un arciere lafreccia.
Come un pesce tratto dall'acqua e buttato sulla sponda, si scuote la mente Per sfuggire al dominio della mente.



Tratto da: DHYANA, La meditazione, negli insegnamenti di Sri Satya Sai Baba, Mother Sai Publications
(Il volume è disponibile pressoMother Sai Publications)
Il messaggio di cui sopra è stato pubblicato nella Lista Yahoo Sadhana e Lista Sublimen.



Un giorno, un rappresentante di classe Gli fece avere un foglietto, sul quale era scritta la proposta di formare a Prashanti Nilayam dei corsi permanenti per preparare degli insegnanti di meditazione, al fine di diffonderla in tutto il Paese.

"Mi sono messo a ridere quando lessi questa proposta - commentò Swami - C'è qualcuno che può insegnare ad un altro a meditare? Si può forse insegnare la Meditazione? È possibile insegnare la postura, come tenere gambe, mani, collo, testa o schiena; si possono tenere lezioni sul modo, o sul ritmo del respiro. Ma la Meditazione è un aspetto interiore dell'uomo; richiede una profonda quiete del soggetto, lo svuotamento della mente per riempirsi della Luce originata dalla Scintilla Divina che sta dentro. È una disciplina che nessun libro di testo può insegnare e nessun corso può diffondere.
Corsi di meditazione! Chi istituisce corsi di meditazione non sa cosa voglia dire Dhyana, né ha interesse a saperlo! Purificate le vostre emozioni; distillate i vostri impulsi; coltivate l'amore. Solo in quel caso potrete divenire padroni di voi stessi: questo dominio è il fine, il processo della Meditazione, ovvero di Dhyana.
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Una madre può sedersi accanto a suo figlio e sussurrargli delle parole per incoraggiarlo a parlare; ma il bambino dovrà servirsi della sua propria lingua e del suo sforzo personale. Similmente, potrà esservi chi vi insegna il modo di stare seduti e di tenere il tronco diritto, le gambe piegate, le mani distese con le dita incrociate, il respiro lento e costante; ma chi potrà insegnarvi a tenere sotto controllo la mente ribelle?" (SSS VII,- 380-381)



Il messaggio di cui sopra è stato pubblicato nella Lista Yahoo Sadhana.


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